Fleursdumal
फूल की बुराई
Interessanti riflessioni su una nuova architettura sociale
20 ottobre e dintorni - sbancor
#
Dunque, dunque dunque...
quando si discute di precariato gli animi si scaldano: in buona
sostanza mi sembra di vedere almeno tre posizioni (scusate la
schematicità) la prima sostiene essere il precariato forma creativa ed
autonoma del lavoro e si oppone a ridurlo a una visione "novecentesca"
dello scontro di classe (Montecchi). La seconda (Bifo) è più sfumata,
coglie gli elementi di innovazione, ma raccomanda di non cadere negli
errori del passato: le lotte di resistenza. La terza è
tradizioinalista: il precariato come moderna schiavitù, la legge Biagi
va abolita. (il grosso del "movimento" (?), Beppe Grillo, ma non certo
la lista di rekombinant).
Come mio costume svolgerò il tema in forma paradossale e radicale.
Premetto che alla creatività non ho mai creduto più di tanto, e
proprio non capisco il surplus di creatività presente nel rispondere a
un telefono in un call center, rispetto a quello di prendere a
martellate un pezzo di ferro. Si dirà il primo richiede "relazioni
umane".
Ok. Ma il secondo è "heavy metal" allora!
Siamo seri. La differenza - in economia - non è nella forma concreta
che assume il lavoro (questione che attiene la sociologia del lavoro)
ma il rapporto di scambio, la forma contrattuale astratta che ne
regola l'erogazione. E' evidente che sia nel caso del call center che
in quello del metalmeccanico la forma è capitalista, in quanto viene
pagato un salario in corrispettivo di un lavoro svolto. La differenza
fra precariato e non, sta nella "gestione del rischio" del lavoro. Nei
lavori precari il capitalista tende a trasferire sul lavoro "autonomo"
parte dei rischi imprenditoriali. Rischi di mercato, rischi
tecnologici, rischi finanziari, che una volta erano "a carico"
dell'impresa, e anzi costituivano la giustificazione economica
dell'utilità dell'imprenditore nel processo produttivo, oggi vengono
trasferiti sul lavoro.
Il processo è in corso da quasi trent'anni: mobilità, flessibilità,
precarietà sono state le grandi fasi di trasformazione del lavoro
dipendente in lavoro autonomo. La rivoluzione ITC ha fornito la
piattaforma tecnologica su cui poter organizzare, decentrare e
coordinare questa nuova forma di lavoro: cià che prima richiedeva
l'unità locale della fabbrica, oggi ha come fabbrica il mercato mondo.
Che fare? La sinistra radicale rimpiange la grande fabbrica
taylorista, il keynesismo, il welfare. Io Mirafiori la conoscevo bene,
e anche l'OM Fiat di Milano, l'Ercole Marelli, l'Anic di Porto
Marghera, la Fatme di Roma e posso sinceramente dirvi che non erano il
Paradiso. Erano l'Inferno! Io credo che uno dei grandi meriti delle
lotte degli anni '70 sia stato quello di obbligare Agnelli ad
automatizzare il reparto verniciatura della FIAT. Ritengo che la
deindustrializzazione in un paese come l'Italia sia un dono del cielo.
La cosa migliore che può capitare ad un operaio-massa è cambiare
lavoro.
La sinistra radicale rimpiange lo Stato. Siamo così sicuri che sia una
soluzione? Certo, il liberismo attuale fa rimpiangere anche il
corporativismo fascista, ma non è un buon motivo per mettersi il Fez e
la camicia nera!
Dunque? Uno dei sistemi che funziona sempre in politica, come in
letteratura, è il meccanismo dell'iterazione paradossale. Prendere sul
serio l'avversario, dargli ragione e rilanciare. In un tripudio di "di
più!, ancora! non fermiamoci qui!".
Lo slogan che ci ripetono è "siamo tutti imprenditori di noi stessi".
Prendiamolo sul serio.
Tradotto in una piattaforma vuol dire:
1. Abolizione del sostituto d'imposta: i lavoratori sono tutti a
partita IVA e pagano le tasse in ragione di un conto profitti e
perdite. Come gli imprenditori. il che vuol dire che, salvo infortuni,
non le pagano. Il sostituto d'imposta - pochi lo ricordano - è frutto
di un malagurato accordo sindacale degòli anni '50. I sindacati però
sono obsoleti e quindi anche l'accordo lo è!
2.Ovviamente essendo imprenditori non si paga l'INPS.
Solo queste due riforme farebbero aumentare il "salario reale" del
30-50% a seconda delle aliquote contributive.
Il deficit fiscale si tramuterebbe in vera e propria crisi fiscale
dello Stato. Il gettito si ridurrebbe infinitamente, lo Stato sarebbe
costretto a cambiare metodo di tassazione istituendo una patrimoniale,
che avrebbe un benefico effetto sulla redistribuzione del reddito.
L'IVA generalizzata diventerebbe in gran parte una partita di giro,
sottraendo altre risorse alla finanza pubblica. Che non potrebbe più
pagare esercito e polizia. Certo anche l'Istruzione e la sanità
Pubblica verrebbero abolite. Ma potrebbero rinascere libere
università. I padroni cecheranno per un po' di far fronte al disordine
crescente con l'istituzione di polizie private. Ma essendo anche
questi "lavoratori autonomi e precari" saranno di scarsa affidabilità
militare.
Dopo una po', la nuova economia del capitalismo totale avrebbe
totalmente espropriato i vecchi capitalisti: il trasferimento totale
dei rischi porta verso un trasferimento dei profitti. L'aumento dei
salari reali, si trasformerà in risparmio disponibile per fusioni e
acquisizioni.Nulla vieterebbe ai singoli lavoratori a partita iva di
organizzarsi in "private equity funds", espropriando così gli
espropiatori.
I rischi che tutta questa architettura sociale finisca in un "Kill
Bill 3" è assai probabile. But that's economy, stupid!
--
"God have mercy, I dont'" (Machete - Ramirez)
20 ottobre e dintorni - sbancor
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Dunque, dunque dunque...
quando si discute di precariato gli animi si scaldano: in buona
sostanza mi sembra di vedere almeno tre posizioni (scusate la
schematicità) la prima sostiene essere il precariato forma creativa ed
autonoma del lavoro e si oppone a ridurlo a una visione "novecentesca"
dello scontro di classe (Montecchi). La seconda (Bifo) è più sfumata,
coglie gli elementi di innovazione, ma raccomanda di non cadere negli
errori del passato: le lotte di resistenza. La terza è
tradizioinalista: il precariato come moderna schiavitù, la legge Biagi
va abolita. (il grosso del "movimento" (?), Beppe Grillo, ma non certo
la lista di rekombinant).
Come mio costume svolgerò il tema in forma paradossale e radicale.
Premetto che alla creatività non ho mai creduto più di tanto, e
proprio non capisco il surplus di creatività presente nel rispondere a
un telefono in un call center, rispetto a quello di prendere a
martellate un pezzo di ferro. Si dirà il primo richiede "relazioni
umane".
Ok. Ma il secondo è "heavy metal" allora!
Siamo seri. La differenza - in economia - non è nella forma concreta
che assume il lavoro (questione che attiene la sociologia del lavoro)
ma il rapporto di scambio, la forma contrattuale astratta che ne
regola l'erogazione. E' evidente che sia nel caso del call center che
in quello del metalmeccanico la forma è capitalista, in quanto viene
pagato un salario in corrispettivo di un lavoro svolto. La differenza
fra precariato e non, sta nella "gestione del rischio" del lavoro. Nei
lavori precari il capitalista tende a trasferire sul lavoro "autonomo"
parte dei rischi imprenditoriali. Rischi di mercato, rischi
tecnologici, rischi finanziari, che una volta erano "a carico"
dell'impresa, e anzi costituivano la giustificazione economica
dell'utilità dell'imprenditore nel processo produttivo, oggi vengono
trasferiti sul lavoro.
Il processo è in corso da quasi trent'anni: mobilità, flessibilità,
precarietà sono state le grandi fasi di trasformazione del lavoro
dipendente in lavoro autonomo. La rivoluzione ITC ha fornito la
piattaforma tecnologica su cui poter organizzare, decentrare e
coordinare questa nuova forma di lavoro: cià che prima richiedeva
l'unità locale della fabbrica, oggi ha come fabbrica il mercato mondo.
Che fare? La sinistra radicale rimpiange la grande fabbrica
taylorista, il keynesismo, il welfare. Io Mirafiori la conoscevo bene,
e anche l'OM Fiat di Milano, l'Ercole Marelli, l'Anic di Porto
Marghera, la Fatme di Roma e posso sinceramente dirvi che non erano il
Paradiso. Erano l'Inferno! Io credo che uno dei grandi meriti delle
lotte degli anni '70 sia stato quello di obbligare Agnelli ad
automatizzare il reparto verniciatura della FIAT. Ritengo che la
deindustrializzazione in un paese come l'Italia sia un dono del cielo.
La cosa migliore che può capitare ad un operaio-massa è cambiare
lavoro.
La sinistra radicale rimpiange lo Stato. Siamo così sicuri che sia una
soluzione? Certo, il liberismo attuale fa rimpiangere anche il
corporativismo fascista, ma non è un buon motivo per mettersi il Fez e
la camicia nera!
Dunque? Uno dei sistemi che funziona sempre in politica, come in
letteratura, è il meccanismo dell'iterazione paradossale. Prendere sul
serio l'avversario, dargli ragione e rilanciare. In un tripudio di "di
più!, ancora! non fermiamoci qui!".
Lo slogan che ci ripetono è "siamo tutti imprenditori di noi stessi".
Prendiamolo sul serio.
Tradotto in una piattaforma vuol dire:
1. Abolizione del sostituto d'imposta: i lavoratori sono tutti a
partita IVA e pagano le tasse in ragione di un conto profitti e
perdite. Come gli imprenditori. il che vuol dire che, salvo infortuni,
non le pagano. Il sostituto d'imposta - pochi lo ricordano - è frutto
di un malagurato accordo sindacale degòli anni '50. I sindacati però
sono obsoleti e quindi anche l'accordo lo è!
2.Ovviamente essendo imprenditori non si paga l'INPS.
Solo queste due riforme farebbero aumentare il "salario reale" del
30-50% a seconda delle aliquote contributive.
Il deficit fiscale si tramuterebbe in vera e propria crisi fiscale
dello Stato. Il gettito si ridurrebbe infinitamente, lo Stato sarebbe
costretto a cambiare metodo di tassazione istituendo una patrimoniale,
che avrebbe un benefico effetto sulla redistribuzione del reddito.
L'IVA generalizzata diventerebbe in gran parte una partita di giro,
sottraendo altre risorse alla finanza pubblica. Che non potrebbe più
pagare esercito e polizia. Certo anche l'Istruzione e la sanità
Pubblica verrebbero abolite. Ma potrebbero rinascere libere
università. I padroni cecheranno per un po' di far fronte al disordine
crescente con l'istituzione di polizie private. Ma essendo anche
questi "lavoratori autonomi e precari" saranno di scarsa affidabilità
militare.
Dopo una po', la nuova economia del capitalismo totale avrebbe
totalmente espropriato i vecchi capitalisti: il trasferimento totale
dei rischi porta verso un trasferimento dei profitti. L'aumento dei
salari reali, si trasformerà in risparmio disponibile per fusioni e
acquisizioni.Nulla vieterebbe ai singoli lavoratori a partita iva di
organizzarsi in "private equity funds", espropriando così gli
espropiatori.
I rischi che tutta questa architettura sociale finisca in un "Kill
Bill 3" è assai probabile. But that's economy, stupid!
--
"God have mercy, I dont'" (Machete - Ramirez)