LA BICI INCARNA IL MITO DELL'UOMO LIBERO

Chi seguì la cavalcata che portò Donald Trump alla Casa Bianca ricorderà perfettamente come egli,
prim’ancora di battere Hillary Clinton, sconfisse i repubblicani in casa loro essendo bravo a sfruttare
la loro incapacità di unirsi e sostenere un unico candidato capace di contrastarlo.

Il recupero di Biden
I risultati che si profilano da questo Super Tuesday dicono che il “ribaltone” orchestrato da Barack Obama
a sostegno del suo ex vice abbia funzionato eccome, portando in dote a Biden
non soltanti i voti dei sostenitori dei candidati che si sono ritirati per sostenerlo (Buttigieg e Klobuchar),
ma anche un effetto traino tra moltissimi elettori che continuavano a essere indecisi per una serie di fattori:
Sanders troppo socialista, Biden (fino a 48 ore fa) troooppo debole, Bloomberg troppo repubblicano e così via.

La batosta di Bloomberg
La pessima figura rimediata da Bloomberg – che per questo scorcio di campagna elettorale ha investito la bellezza di 700milioni di bigliettoni verdi –
è l’ennesima dimostrazione che la teoria secondo cui nel 2016 Trump vinse grazie alla manipolazione degli elettori su Twitter e Facebook
è una baggianata grande come una casa.

Il Web aiuta a veicolare ciò che si è realmente, ergo, se nel mondo reale il mio “prodotto” è debole non ci sono santi che tengano,
non funzionerà nemmeno se investirò tutti i soldi del mondo online.

Nel 2016 – come oggi, del resto – Trump riempiva i palazzetti, riuscendo a riportare entusiasmo tra un elettorato repubblicano
che sembrava, va ricordato, essersi abituato all’idea che con ogni probabilità avrebbe vinto Hillary Clinton, che era per tutti la strafavorita.

Ergo, vivaddio i soldi sono importanti ma non sono tutto.

Solo pochi mesi fa, quando decise di scendere in campo, Bloomberg aveva una reputazione di ferro:
magnate dell’informazione e consolidatore della rivoluzione di Rudy Giuliani da Sindaco di New York,
oggi ne esce con il patrimonio personale alleggerito e con la reputazione che sta tutta nel soprannome che gli ha affibbiato Donald Trump: Mini Mike.

Mini Mike, don’t lick your dirty fingers. Both unsanitary and dangerous to others and yourself! pic.twitter.com/LsKLZNeZL9

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) March 4, 2020

Ora è testa a tasta tra Biden e Sanders
Ora la corsa è delineata e quindi anche gli altri candidati dem si adegueranno al nuovo scenario,
così molto probabilmente la deludente Elizabeth Warren si ritirerà per sostenere Bernie Sanders,
per il quale la strada si fa sicuramente in salita, ma questo non significa che i giochi siano già chiusi.
 
La decisione, dopo i risultati del Super Tuesday di ieri sera, era attesa:
Michael Bloomberg ha annunciato poco fa il ritiro dalla corsa delle primarie.

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Ma questo è solo il primo aspetto di un ridimensionamento complessivo.
Le volontà politiche dell'ex sindaco di New York erano altre.

Il secondo elemento, che rischia rendere la partita interna ai Dem davvero scontata, è l'endorsement,
che riguarderà proprio l'ex vice presidente di Barack Obama.

Joe Biden
, dopo il sostegno di Pete Buttigieg e dopo quello di Amy Klobuchar,
che è stata decisiva per la sfida in Minnesota, incassa anche il sostegno di Bloomberg,
confermando a tutti gli effetti di essere diventato il favorito per la nomination.

Bernie Sanders
non mollerà fino alla fine. E un trionfo del "vecchio leone" del Vermont non può essere escluso a priori.

L'effetto favorevole a Biden, però, adesso sembra inarrestabile.

L'establishment partitica ha scelto su chi puntare: questo ormai è un dato di fatto.

Michael Bloomberg, almeno sino a questo momento, aveva speso più soldi di tutti.
Lo scopo dichiarato? Battere Donald Trump. Si diche che Bloomberg abbia già speso 528 milioni.

Il dato è stato riportato anche dall'Adnkronos.
I delegati ottenuti presso le Isole Samoa - com'è ovvio che sia - non possono giustificare la continuazione di una campagna così esosa.
Ieri, poco dopo l'emersione delle prime statistiche elettorali, il magnate pareva intenzionato a proseguire.
Poi, nel corso della nottata, sono iniziate a trapelare delle voci: il settantottenne stava decidendo il da farsi.
E la comunicazione, puntuale, è arrivata poche ore dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali.
Bloomberg non è riuscito nel suo intento.
In alcuni Stati, dove l'ex sindaco di New York aveva investito parecchio, non ha neppure impensierito i suoi avversari.
E questo è un fattore che sarà stato analizzato dal suo team.

Joe Biden adesso ha davanti un'autostrada.
Il fronte moderato si è compattato.

Il destino di Sanders, invece, dipenderà pure dalle mosse della senatrice Elizabeth Warren.
Se la sinistra dovesse trovare la quadra, il "vecchio leone" del Vermont acquisirebbe qualche possibilità in più.
Ma per ora l'esponente del Massachussets non sembra disposta a fare un passo indietro.
E Sanders non può che sperare in un ripensamento. Il lato radicale del campo è ancora trafficato.

Quello centrale è stato sgombrato da qualunque competizione intestina.
La semplificazione, come si è visto negli Stati che si sono espressi ieri,
è il lasciapassare per il ritorno della corrente Obama-Clinton,
che pare destinata a mettere il cappello sulla vittoria di Biden.

La strada però è ancora lunga. Ed i colpi di teatro non mancheranno.
 
Questa volta non sarà Istanbul, né Sochi: l’incontro previsto per giovedì
tra il presidente russo Vladimir Putin ed il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, si terrà a Mosca.

E questo non è un elemento di second’ordine: si giocherà in casa russa,
il faccia a faccia avverrà nelle stanze del presidente russo, non in campo neutro.

Sarà la terza volta in pochi mesi che Putin ed Erdogan parleranno de visu:
ad ottobre i due si sono visti a Sochi e, all’ordine del giorno, c’era l’escalation anti curda avviata in Siria dalla Turchia,
poi l’8 gennaio l’incontro è avvenuto ad Istanbul
in occasione dell’inaugurazione di una parte del TurkishStream
ma ha visto anche tra gli argomento toccati la situazione in Libia.

Adesso sarà la volta della guerra ad Idlib, lì dove forze turche ed esercito siriano si stanno scontrando frontalmente.
E dunque potrebbe non essere un caso che Erdogan sia chiamato questa volta a salire fino a Mosca.

Il richiamo all’ordine di Putin
Lo scenario siriano è tornato ad essere turbolento a partire da gennaio:
l’esercito di Damasco nelle prime settimane del nuovo anno è tornato ad avanzare nella provincia di Idlib
,
l’ultima parzialmente rimasta fuori dal suo controllo.

Ma questa è anche la provincia caratterizzata da chilometri di confine con la Turchia,
lo stesso da cui tra il 2011 ed il 2012 Ankara ha fatto affluire migliaia di jihadisti ed islamisti in funzione anti Assad.

Ed ora Erdogan non ha intenzione di vedere nuovamente la presenza, nei posti di frontiera con Idlib, della bandiera della Repubblica Araba Siriana.

Per questo la sua reazione contro le ultime operazioni militari dell’esercito siriano è stata molto dura:
prima ha inviato mezzi e nuovi armamenti ai gruppi islamisti da lui finanziati e che controllano gran parte della provincia,
successivamente ha mandato i suoi stessi soldati nei campi di battaglia.
E questo ha innescato nuove e maggiori tensioni.


Almeno 50 soldati turchi sono stati uccisi, per tutta risposta da Ankara sono stati attivati droni e missili terra aria
per togliere ai siriani, e dunque anche ai russi, il monopolio dello spazio aereo su Idlib.

L’abbattimento di almeno 3 aerei militari siriani, l’ultimo nella giornata di martedì, ne è un lampante esempio.

Ed è proprio sullo spazio aereo che adesso i russi vorrebbero in qualche modo chiarire la situazione.
Fonti militari hanno parlato nei giorni scorsi della possibilità che gli specialisti russi abbiano iniziato ad attuare manovre di disturbo,
anche di natura elettronica, contro i droni turchi. Tanto che l’esercito siriano è riuscito, tra le altre cose,
a riprendere la città di Saraqib
senza subire negli ultimi giorni nuovi raid dai droni di Ankara.

E dopo l’escalation e gli infruttuosi incontri tra delegazioni russe e turche, adesso Putin potrebbe definitivamente richiamare all’ordine Erdogan:
da parte del Cremlino, la principale preoccupazione sarebbe costituita per l’appunto dallo stop alle violazioni dello spazio aereo siriano.

Erdogan isolato
Il presidente turco dal canto suo, oltre a dover giocare in trasferta dovrà tener conto anche del fatto
che arriverà a Mosca non certo da una posizione di forza.

I suoi interventi ad Idlib non hanno modificato il corso della battaglia, al di là della reazioni ordinate dopo la morte dei soldati turchi
per il resto l’avanzata di Assad è potuta continuare senza grandi stravolgimenti.

Sotto il profilo militare, le milizie islamiste sostenute da Erdogan appaiono allo sbando e con sempre meno uomini e mezzi a disposizione.
Ankara quindi non ha che poche carte da giocare, tanto più che nonostante le minacce rivolte all’Ue sul fronte migratorio
Erdogan non potrà presentarsi con in tasca il sostegno europeo o della Nato

. Al contrario, da Bruxelles (intesa come sede sia delle istituzioni comunitarie che della Nato)
a parte qualche nota di solidarietà nessuno è corso in auto della Turchia sul fronte di Idlib.

L’unico vero obiettivo su cui potrà puntare Erdogan a Mosca, è l’ottenimento di almeno un compromesso
volto a tranquillizzarlo sulla vicenda dei profughi in arrivo dalla Siria: ossia la creazione di una fascia di sicurezza
attorno al confine per evitare che migliaia di persone premano lungo le sue frontiere.

Per il resto però, il sultano da queste ultime settimane ne è uscito leggermente ridimensionato.
 
Battuta di arresto per il governo.
Nel pieno dell'emergenza coronavirus, la maggioranza Pd-M5S si è spaccata, come si dice in gergo parlamentare, in Commissione Finanze.

I deputati erano riuniti per eleggere il successore di Carla Ruocco alla presidenza. Ma qualcosa è andato storto.

Già dalla mattina il rischio era nell'aria.

Il candidato era Nicola Grimaldi, anche lui grillino come la presidente uscente
chiamata a guidare la commissione bicamerale di inchiesta sul sistema bancario.
Il voto era previsto alle 15, ma non è andato come sperato dai Cinque Stelle.

Grimaldi aveva infatti l'appoggio del Pd e di Leu, oltre a quello - scontato - del suo Movimento.

Ma tutti gli sguardi erano rivolti ad Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi, infatti, fino a ieri
ha cercato di far pesare l'esclusione sulla commissione Banche e quella bicamerale di inchiesta sulla comunità del Forteto.

Secondo L'Adnkronos, Iv già in mattinata aveva pensato di non partecipare al voto.
Grimaldi ieri aveva provato a telefonare a Maria Elena Boschi, nella speranza di ottenerne l'appoggio ed evitare nuove tensioni nella maggioranza.

Alla prova del voto, però, secondo quanto risulta,la maggioranza si sarebbe spaccata.
O, meglio, lo stesso Movimento si sarebbe diviso.

Grimaldi infatti è stato battuto 20 voti a 19 da Raffaele Trano, anche lui del M5S.
Che però non era il candidato "ufficiale".

Trano infatti è stato votato da un pezzo dei grillini e dal centrodestra.

“La inarrestabile deriva del M5S si è palesata anche oggi alla Camera durante l’elezione
del nuovo presidente della commissione Finanze - dicono i deputati Marco Osnato e Galeazzo Bignami,
componenti della commissione Finanze per Fratelli d’Italia.
Grazie ai voti dell’opposizione di centrodestra e di alcuni dissidenti degli stessi 5 stelle,
è stato infatti eletto il grillino Raffaele Trano, che contendeva la presidenza a Nicola Grimaldi (anche egli 5 stelle),
sostenuto però dalla maggioranza di governo. Una maggioranza sempre più litigiosa,
con il Movimento 5 Stelle sempre più diviso...di certo non un grande viatico per il proseguimento del governo rossogiallo".
 
È finito nei guai un 50enne di Vo’ Euganeo, comune italiano in provincia di Padova
oggi purtroppo conosciuto per essere uno dei principali focolai di Coronavirus.

Malgrado l'emergenza sanitaria in atto, nei giorni scorsi
l'uomo ha lasciato la cittadina facente parte della cosiddetta “zona rossa” ed ha raggiunto il Trentino.

Secondo quanto riferito da “L'Adige”, l'intera vicenda è venuta a galla
in seguito ad un ricovero in ospedale del 50enne, avvenuto lo scorso venerdì 28 febbraio.

Lasciata Vo' per andare a sciare a Cavalese (Trento), l'uomo è infatti caduto mentre percorreva una delle piste, riportando seri traumi.
Trasportato al pronto soccorso dell'ospedale di Cavalese, il soggetto ha fornito i propri dati anagrafici,
ed in questo modo è stata fatta la scoperta. Il paziente, che fortunatamente non presentava i sintomi del Coronavirus,
proveniva da una zona ora considerata a rischio per l'ingente numero di contagi (ben 77 persone trovate positive soltanto lo scorso sabato).

Naturalmente all'interno della struttura ospedaliera è scattato l'allarme,
e sono stati immediatamente attivati tutti i protocolli per garantire la sicurezza del personale sanitario e degli altri pazienti.
A tranquillizzare ulteriormente i professionisti che operano nel nosocomio e gli utenti,
il fatto che l'uomo, trasportato in barella, non abbia avuto contatti con gli altri pazienti nelle sale del pronto soccorso.
Durante gli esami radiodiagnostici eseguiti per valutare la presenza di fratture,
il soggetto non avrebbe inoltre potuto contagiare i radiologi, che stavano indossando tutti i dispositivi di protezione individuale
previsti per il genere di reparto in cui operano.

Dai controlli è poi emerso che il 50enne si era allontanato da Vo' prima che il divieto entrasse in vigore
ed aveva reso nota la propria intenzione di soggiornare in un'altra zona.
Essendo uscito per sciare non ha rispettato la quarantena.
 
Siamo di fronte ad una "pandemia globale".

Non ha dubbi il ministro della Salute tedesco, Jens Spahn, mentre sale in tutto il mondo il numero dei contagiati
e il termine che l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) finora si è rifiutata di utilizzare inizia ad apparire nei discorsi ufficiali.

Sono 240 gli infettati in Germania, e quello che è chiaro, ha detto il ministro tedesco
"è che non abbiamo ancora raggiunto il picco dell'epidemia".

Per questo motivo oggi al Bundestag sono state annunciate le ultime misure disposte dal governo per far fronte alla diffusione del virus.

Tra queste c’è l’obbligo dell'acquisto "centralizzato degli indumenti protettivi urgentemente necessari per gli studi medici e gli ospedali"
e il divieto delle esportazioni di mascherine, guanti e tute protettive, salvo rare eccezioni come le
"azioni concertate di aiuto internazionale".

Una decisione analoga, questa, a quella presa nei giorni scorsi dal governo di Mosca.

Ma il governo tedesco teme che il numero dei contagiati possa salire in modo esponenziale.

"Di fronte al dubbio, la sicurezza della popolazione deve avere la precedenza, anche sugli interessi economici",

ha aggiunto il ministro della Salute riferendo in Parlamento.
Casi di coronavirus sono stati registrati in tutti i Land tedeschi, eccezion fatta per la Sassonia-Anhalt.
 
Il coronavirus ha rinviato a data da destinarsi la verifica politica del governo.

E Giuseppe Conte ringrazia sentitamente questo accidente che lo mette, almeno temporaneamente,
al riparo da possibili smottamenti e sommovimenti all’interno della coalizione.

Nel ringraziamento al virus per grazia ricevuta si aggiungono il segretario del Pd Nicola Zingaretti,
che si ritrova alla guida di un partito tanto confuso da prendere addirittura in considerazione l’ipotesi di cambiamento del nome.

E l’intero gruppo dirigente del Movimento Cinque Stelle impegnato nella definizione non solo di un nuovo assetto di vertice
ma, soprattutto, di una nuova ed efficace ragione di esistenza.

A Conte ed ai leader dei partiti della coalizione, però, un solo miracolo non basta.
Ora al santo virus ne chiedono un secondo rappresentato dal congelamento della legislatura da ottenere attraverso il rinvio,
anche in questo caso a data da destinarsi, del referendum sul taglio dei parlamentari.

Il loro ragionamento è semplice: più si allontana il referendum, più si allunga il tempo necessario per ridisegnare la mappa dei collegi elettorali
e più si assicurano mesi di sopravvivenza alla attuale quadro politico di legislatura.

Senza collegi non si può votare neppure con l’attuale legge elettorale.
Per cui se il referendum slitta, l’operazione si realizza alla faccia di chi insiste nel chiedere il voto anticipato.

In questo clima fatto di rinvii per sopravvivere l’unica scadenza che sembra
non poter essere rinviata in nessun caso è quella delle nomine
.

Su questo terreno non c’è coronavirus che tenga.

Il governo ed i suoi partiti sono fermamente intenzionati a compiere al più presto
il rito della distribuzione delle poltrone secondo il metodo Cencelli della lottizzazione della Prima Repubblica.

L’unica concessione all’emergenza dell’epidemia sarà probabilmente quella della mancata stretta di mano ai nominati.

Per il resto via di gran corsa all’assalto alla diligenza pubblica magari addirittura sostenendo
che l’emergenza impone di ridisegnare la mappa del sottogoverno senza lasciare vuoti di sorta.

Ma con quale autorevolezza e credibilità un governo miracolato dal virus può procedere alla nuova occupazione dello stato?
 
Questa storia delle mascherine la chiarisce bene il professor Walter Ricciardi,
componente del comitato esecutivo dell' Oms, in più interviste,
dicendo come e perché vanno usate e chi dovrebbe proteggersi,
facendo una distinzione molto precisa fra queste a seconda dell'esigenza reale.

Interessante la differenza fra le classi FFP2 ed FFP3, dove FF sta per "facciale filtrante".
Così scopriamo che P2 filtra al 92% e P3 filtra al 98%.

Chi ci curerà se si ammalano i nostri sanitari? Quanti di loro hanno contratto il coronavirus?
Temendo la crisi economica ecco che la si butta in caciara.

Dapprima emergenza zero, poi emergenza mite e poi emergenza rossa.

Abbiamo dato il triage all'intero paese. Il governo ha subito giustamente parlato di precauzioni,
di lavarsi bene le mani e quindi di mascherine, purché avessero il marchio CE, ma allora era solo una bozza del Decreto.
Adesso arriva il Decreto sul quale è scritto che si possono indossare mascherine anche senza il marchio CE.

Siamo un po confusi. Sarebbe come dire che possiamo comprare i giocattoli per i bambini,
le stoviglie, i cosmetici, ogni cosa senza quel marchio, tanto improvvisamente non fanno più male alla salute.

Se la mascherina senza marchio CE in tempo di coronavirus non è così fondamentale, allora varra' presto per tutto il resto.
Brutto precedente, che peserà sulla salute di tutti noi.

Non crediamo che basti un Decreto ministeriale per abbassare l'asticella dei rischi di contagio.
Fino a ieri terrorismo mediatico e oggi per proteggersi bastano i fazzolettini da naso profumati?

Se un medico o un infermiere che ha usato una mascherina non a norma CE
si dovesse ammalare e poi morisse, cosa succederebbe dopo?
Come minimo i familiari si rivolgerebbero alla Corte di Strasburgo.
Non é un caso che il Consiglio dell'UE ha istituito il marchio nel 1993, a tutela della salute, cui l'Italia ha aderito.

Un passaggio di Safety di Assosistema, che rappresenta in Confindustria il settore di produzione e distribuzione
di questi dispositivi di protezione individuali (DPI) e collettivi, riporta:
"Quando è necessaria la protezione del personale sanitario si deve utilizzare un DPI ed indossarlo correttamente,
avendo cura di seguire le istruzioni del fabbricante e verificando la tenuta della maschera al volto dell'operatore.
Questo è fondamentale per garantire la protezione, dato che anche il dispositivo più sofisticato indossato in maniera non corretta, non serve a nulla".
 
Il problema che abbiamo in Italia riguarda la comunicazione e l'immagine quindi che forniamo di noi all'estero.

La nostra comunicazione è sbagliata, il ministero degli esteri probabilmente non investe come dovrebbe su questo,
forse non spende bene i soldi che ha a disposizione, poiché sta dando di noi un'immagine da lazzaretto, disgraziata,
quando si potrebbe spiegare che i nostri medici stanno facendo di tutto per tutelare la salute dei cittadini, salvando centinaia di vite, ogni giorno.

Non è passata nemmeno chiaramente l'immagine di quel Comandante della nave a Yokohama,
ultimo a scendere dopo tutti i passeggeri, l'anti-Schettino, un grande orgoglio per tutti noi, per l'Italia.

Anche lì, un silenzio tombale.

Abbiamo veri eroi nel nostro Paese, che tutti i giorni lavorano in silenzio, rischiando e vanno rispettati per questo.

Vedono passare ministri, Presidenti del Consiglio, governi.

Loro sono sempre li fino al pensionamento.

Sono i nostri operatori della sanità, i nostri medici, i nostri infermieri e i nostri operatori socio-sanitari.
 

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