Forex trading La BNS comprava gli Euro a 1,20...??? Secondo voi li vende a 1,00...???

1.1150 magari, non vedo questo gram momentum da comprare una call secca...
Piuttosto monterei una bella iron condor!
 
Dopo lo choc iniziale dovuto al referendum sulla Brexit i mercati azionari hanno guadagnato un po’ di terreno. Il mercato svizzero, che grazie alle sue qualità difensive ha segnato in confronto delle perdite sui cambi minime, si trova ora quasi agli stessi livelli prima del referendum. Ma bisogna ancora rimanere in allerta. I mercati finanziari rimangono comunque soggetti a fluttuazioni poiché dopo la Brexit le incertezze rimangono tante. Non vi è una rotta concreta da seguire per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Ma soprattutto è ancora incerto il significato della Brexit per la congiuntura economica europea e principalmente per quella britannica così come per l’unione politica nell’UE. Alcuni gruppi di imprese nazionali e internazionali hanno già annunciato di voler annullare alcuni progetti di investimento. Anche l’umore dei consumatori britannici non rimarrà immune date le insicurezze causate dalla Brexit. Inoltre, la svalutazione improvvisa della Sterlina rincara le importazioni. Le previsioni di crescita della Gran Bretagna dopo l’uscita variano fortemente. Alcuni osservatori di mercato si aspettano una recessione mentre altri pronosticano solo un leggero raffreddamento congiunturale. Secondo il nostro parere non ci saranno eventi apocalittici. In base a quanto sarà grande la decrescita verrà implicata anche l’economia dell’Europa continentale poiché la Gran Bretagna rappresenta un importante partner commerciale di moltissimi paesi europei. Secondo il presidente della BCE Mario Draghi nei prossimi tre anni la Brexit potrebbe costare all’economia europea circa lo 0,5% del PIL. Quanto saranno forti le conseguenze sulla situazione economica britannica ed europea si scoprirà solo nelle settimane a venire. Le preoccupazioni inerenti alla crescita dei mercati sono però aumentate sensibilmente. Questo si riflette p.es. nelle aspettative inflazionistiche a lungo termine che sono scese a un minimo record e ciò senza nessuna oscillazione del prezzo del petrolio il quale è rimasto pressoché invariato. Anche le aspettative sui tassi di interesse sono state regressive. Le aspettative del mercato secondo le quali la BCE dovrebbe allentare la politica monetaria nel corso del prossimo anno sono aumentate. Anche le altre banche di emissione, tra cui la Banca Nazionale Svizzera, restano in allerta dopo il referendum sulla Brexit. La BNS ha confermato l’acquisto di valute e preso in considerazione altri interventi se la pressione sulla rivalutazione del franco dovesse perdurare. L’acquisto di valute deve essere stato considerevole poiché il franco svizzero in confronto alle altre due classiche valute rifugio come lo yen giapponese e il dollaro americano si è rivalutato molto meno. Uno sguardo su quanto sono stati considerevoli gli interventi si potrà dare settimana prossima osservando i dati della BNS relativi alle riserve valutarie. La Banca del Giappone invece, dal 2011, non ha effettuato più nessun intervento sui mercati valutari. Lo yen giapponese ha un ruolo più importante nelle operazioni di pagamento internazionali rispetto al franco svizzero - soprattutto come valuta rifugio nel continente asiatico. Dopo la Brexit lo yen si è addirittura rivalutato di più rispetto al dollaro americano. Le quotazioni USD/JPY sono praticamente di nuovo pari a quelle del 2013, come prima dell’inizio della forte e straordinaria crescita monetaria in Giappone. Le aspettative nei confronti della Banca del Giappone di continuare a prendere delle misure nella seduta di consiglio di fine luglio sono pertanto grandi. La Brexit ha influito anche sulle aspettative nei confronti della politica monetaria statunitense. I piccoli incrementi dei tassi di interesse sui mercati a termine, comunque pevisti nei prossimi 1-2 anni, sono ora completamente eliminati. Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, già prima del referendum aveva fatto intendere che la Brexit avrebbe fatto protrarre ulteriormente il prossimo incremento dei tassi. Alcuni banchieri centrali lo hanno poi confermato nei giorni scorsi. Però non si esclude che le aspettative sui tassi di interesse potrebbero risalire, soprattutto se la settimana prossima il tasso di occupazione nel mercato del lavoro dovesse continuare a salire considerevolmente dopo la debole crescita del mese scorso. Con la Brexit la lista alternante e globale dei fattori di insicurezza si è sicuramente allungata. Perciò non si prevede nemmeno nel secondo semestre un aumento dei tassi di riferimento negli USA.
 
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Stamattina è stato pubblicato il dato sulle riserve in valuta straniera di giugno, che mostra un aumento di 6,7 miliardi di CHF, per un totale pari a 608,8 miliardi.

Ciò conferma il deciso intervento della Banca Nazionale Svizzera per proteggere la valuta.

Crediamo che la BNS continuerà a intervenire sul Forex per far sì che l’EUR/CHF rimanga sopra quota 1,0800.


Oltre alle attuali incertezze, si aggiunge il fatto che la Finlandia potrebbe convocare un referendum per uscire dall’UE.

Inoltre, le attuali turbolenze in Europa e i problemi delle banche europee stanno spingendo sempre più soldi verso i rifugi sicuri, soprattutto verso il CHF.

Riteniamo che il livello a 1,0800 sia un forte livello d’intervento, soprattutto perché rileviamo che su questo livello crescono le pressioni a vendere CHF.

L’intervento sul Forex dovrebbe continuare a essere lo strumento preferito per far indebolire il franco, almeno per il momento, perché ciò causa meno turbolenze nell’economia, anche se un taglio del tasso verso il -1% non sarebbe una tragedia.

Per concludere, la BNS è riuscita a impedire che il CHF si apprezzasse troppo dopo la Brexit.



A nostro avviso, mantenere la stabilità della divisa richiederà un forte aumento del bilancio.

La BNS rimane in stato di massima allerta rispetto agli sviluppi sulla Brexit.
 
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Per gli investitori istituzionali e le imprese con elevanti portafogli di liquidità la situazione si presenta diversamente. Da quando la Banca nazionale ha buttato a mare in sordina la sua politica dei cambi e si è messa a sperimentare con i tassi negativi al fine di mantenere sotto controllo il franco svizzero, la detenzione di denaro contante per i grandi investitori è inefficiente. Di conseguenza, la bolla sui mercati azionari e immobiliari è ampiamente un fenomeno monetario, e spinge necessariamente i grandi investitori verso gli asset con valutazioni elevate o eccessive. Ciononostante, restiamo ancorati con testardaggine al concetto dei tassi negativi, anche se questi ultimi non bastano, come abbiamo visto di recente. In caso contrario, dopo il voto sulla Brexit la BNS non avrebbe sentito la necessità di intervenire in misura così marcata sul mercato delle divise. Cosa che per altro aveva già fatto in precedenza – anche se in dosi minori – e che continuare a fare tuttora, nonostante gli effetti collaterali negativi diventino sempre più percepibili. Per quanto possano essere smussate le armi delle autorità monetarie, i mercati finanziari continuano ad affidarvisi e a riporre una fiducia quasi cieca nelle banche centrali. La Brexit ha offerto un'anticipazione di quello che può succedere quando l'imprevedibile diventa realtà. Ma i mercati finanziari seguitano a reagire in maniera ottusa a tutto ciò che succede e che non era mai stato paventato
 
Ciao Mario, il cross è stagnante tra 1,08 e 1,09... non si capisce dove voglia andare anche se penso sia sempre in scenario UP verso svalutazione CHF...!!! Tu tutto bene? ;)
 
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’obiettivo principale è il raggiungimento dei massimi pre-Brexit a 1,1013, ancora irraggiunti e il cui test sarà cruciale per capire la forza rialzista di EUR/CHF: il livello di resistenza ha avuto infatti una grande valenza anche prima del 23 giugno e potrebbe compromettere, almeno in via temporanea, il rialzo del cambio
 

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