La fine del trading online (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
La Tobin tax farà solo danno e la pagheranno i risparmiatori

Posted on 10 ottobre 2012. Tag: banche, Seminerio, Tobin Tax, UE


- Lo scorso 28 settembre, durante l’annuale discorso sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento europeo, il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha presentato la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie (Financial Transaction Tax, FTT), destinata ad entrare in vigore dal 2014 e basata sull’aliquota dello 0,1 per cento per transazioni in azioni ed obbligazioni, e dello 0,01 per cento per operazioni in derivati (che si basano su controvalori nozionali mediamente molto elevati).

La proposta prevede che siano assoggettati ad imposizione tutti i soggetti residenti nell’Unione europea.
A causa delle reazioni fortemente contrarie di Olanda e Lussemburgo, entro l’Eurozona, e di Regno Unito e Svezia in ambito Ue, l’iniziativa è stata destinata da subito a seguire il percorso della cooperazione rafforzata, che richiede l’adesione di almeno nove membri Ue per poter essere adottata, limitatamente tuttavia agli aderenti. Con il sì del consiglio dei ministri italiano il numero di paesi disponibili a partire con l’iniziativa ammonta oggi a undici paesi. Contrariamente alla fanfara con cui alcuni sprovveduti commentatori hanno accolto l’”evento”, occorre segnalare che l’iniziativa non andrà da nessuna parte, che è fortemente disfunzionale e che è stata presentata all’opinione pubblica in maniera distorta, non è chiaro se per dolo o solo per insipienza.
Ha cominciato lo stesso Barroso durante il discorso sullo stato dell’Unione, con una motivazione molto popolare ma fallace:
«Negli ultimi tre anni gli stati membri – meglio sarebbe dire, i contribuenti – hanno concesso aiuti e fornito garanzie di 4.600 miliardi di euro al settore finanziario. E’ tempo che il settore finanziario restituisca parte di questi contributi alla società»
Chi non sarebbe entusiasticamente d’accordo con questo principio? Se non fosse che, sfortunatamente, a pagare non sarà “il settore finanziario”, se non per la parte di operazioni effettuate per il “conto proprio”, cioè per la proprietà, ma i risparmiatori, nel momento in cui passano un ordine di compravendita alla propria banca; o i fondi pensione che amministrano il risparmio previdenziale; o i fondi comuni. Comunque la si giri, l’impatto sul “consumatore finale”, il risparmiatore, sarà sostanziale. E quanto al “conto proprio” delle banche, si svilupperanno forme alternative di investimento a “bassa frequenza” senza passare dalle transazioni, ad esempio ricorrendo ai total return swap, in cui due controparti entrano in un rapporto contrattuale in cui uno paga all’altro (ad esempio) la variazione totale di prezzo di un indice o di un singolo titolo. La fantasia elusiva dell’innovazione finanziaria non conosce confini, notoriamente (e purtroppo).

Ribadiamolo ad abundantiam: in larghissima parte ad essere incisi dal tributo saremo noi contribuenti individuali, non le banche.

Ed un prelievo dello 0,1 per cento ad operazione sarebbe oggettivamente molto penalizzante, sommandosi (nel nostro paese) all’imposta patrimoniale sostitutiva, pari quest’anno all’1 per mille del controvalore di mercato e destinata a salire il prossimo anno all’1,5 per mille.


Barroso ha poi ipotizzato che la FTT possa produrre un mega-gettito di 57 miliardi di euro annui, verosimilmente se applicata da tutti i 27 paesi, da dividere tra stati e bilancio della Ue. Importo del tutto fantasioso, evidentemente, sia in valore assoluto oltre che per il fatto che ignora le azioni elusive ed il semplice adattamento di comportamenti degli agenti economici (riduzione del numero di transazioni effettuate). Di solito le variazioni sul tema della Tobin Tax sono motivate con l’induzione di disincentivi a dati comportamenti, mentre in questo caso si è voluto presentare l’imposta anche (forse soprattutto) come generatrice di un imponente gettito per un’Europa affamata di entrate. Ma le cose andranno assai diversamente.




Intanto, il percorso di cooperazione rafforzata non si risolverà in breve tempo. Secondariamente, applicare questa scelta all’ambito fiscale non fa altro che creare frammentazione, danneggiando il mercato unico. Senza contare, ribadiamolo ad nauseam, che una simile imposizione non serve a nulla se non applicata a praticamente tutto il pianeta. Ma gli equivoci continuerannno: è di ieri un commento apparso su Avvenire (giornale evidentemente sensibile alle istanze egualitarie e delle ONG) in cui ci si rallegra per l’ipotetico colpo che la FTT infliggerà al trading ad alta frequenza (HFT), visto come il nuovo demonio da esorcizzare. Purtroppo il commentatore appare disinformato. Il trading ad alta frequenza non produce necessariamente un elevato numero di transazioni ma di proposte di transazione inserite a sistema per causare reazioni degli altri investitori e condizionare nel brevissimo termine (pochi secondi) il movimento dei prezzi. Non è quindi detto che lo scambio si realizzi effettivamente. In secondo luogo, la stessa filosofia del HFT appare a rischio di crisi: all’aumentare del numero dei soggetti operanti, i margini di estrazione di utili dai mercati sono calati pesantemente, soprattutto nel trading azionario. Forse servirà trovarsi nuovi demoni da combattere.


In sintesi, l’adesione italiana appare come un do ut des nei confronti del governo tedesco, che ha fortemente voluto questa rachitica e velleitaria iniziativa, e lo stesso processo di implementazione della tassa finirà a breve sull’ennesimo binario morto, come accade ormai da lustri. Tanto rumore per nulla.



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Autore: Mario Seminerio

Nato nel 1965 a Milano, laureato alla Bocconi. Ha quasi vent'anni di esperienza presso istituzioni finanziarie italiane ed internazionali, dove ha ricoperto ruoli di portfolio manager ed analista macroeconomico, ed è attualmente portfolio advisor. Ha collaborato con la rivista Ideazione e con l’Istituto Bruno Leoni. Giornalista pubblicista, è stato editorialista di LiberoMercato, diretto da Oscar Giannino. Collabora o ha collaborato con Liberal Quotidiano, Il Foglio, Il Fatto Quotidiano, Il Tempo, Linkiesta.it. View all posts by Mario Seminerio →


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ConteRosso

mod sanguinario
una ulteriore tassa inutile e autolesionista
infatti le transazioni finanziarie si sposteranno nei paesi che non applicano
la imposta, mentre a pagare saranno i piccoli risparmiatori il che può
pure avere una qualche giustificazione, se non fosse che il ceto medio
si troverà a pagare già tutte le tasse previste dal gov Monti: imu, benzina
aumento dell'Iva etc e ora si tassano anche le pensioni di invalidità
VERGOGNA!
 

tontolina

Forumer storico
una ulteriore tassa inutile e autolesionista
infatti le transazioni finanziarie si sposteranno nei paesi che non applicano
la imposta, mentre a pagare saranno i piccoli risparmiatori il che può
pure avere una qualche giustificazione, se non fosse che il ceto medio
si troverà a pagare già tutte le tasse previste dal gov Monti: imu, benzina
aumento dell'Iva etc e ora si tassano anche le pensioni di invalidità
VERGOGNA!
ho approfondito e concluso
1.in Francia è applicata come fissato bollato sull'intemediato .... in pratica se comperi e vendi la tassa è applicata sul delta
2. in irlanda, in UK e in Swisse è già applicata come fissato bollato e si applica solo sugli acquisti e non sulle vendite

l'unica isola europea felice resterbbe: l'Olanda la Svezia e il luxemburgo


certo uno può aprire il conto trading a Singapore... o a Honkong :rolleyes:
 

tontolina

Forumer storico
ma in breve tempo abbiamo subito l'aumento della tassazione sui guadagni dal 12,50% al 20%

poi alla fine dell'anno pagheremo la patrimoniale sul nostro risparmio investito
ora pure un'altra tassa detta Tobin che bloccherà tutto...... e renderà gli investimenti non produttivi ma solo cespiti tassabili

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Deposito Titoli 2013 – Tassa di bollo 0.15 come non pagare, cosa succede se fallisce la banca

Imposta di bollo su deposito titoli passa a 0.15 per mille del valore di mercato dei titoli in deposito e non per il 2013, si può evitare ed essere comunque sicuri di non perdere l'investimento.

Torniamo, a quasi un anno di distanza, a parlare dell’imposta di bollo sul deposito titoli o come la chiamano altri della tassa sulla comunicazione deposito titoli.
Introdotta a fine 2011, con decorrenza attuativa 01 Gen 2012, con un aggravio pari allo 0,1 per mille del valore di mercato degli strumenti finanziari inseriti e non nel deposito titoli.

E’ stata sino ad ora riscossa in ordine sparso dai vari istituti bancari, si va infatti da chi la riscuote trimestralmente salvo conguaglio a fine anno, a chi si ripropone di addebitarla a fine anno in una unica soluzione, a istituti che per quest’anno si sono accollati l’onere di questa gabella, lasciando “respirare” i propri clienti.

A quasi un anno di distanza torniamo a parlarne, in quanto dal 01 Gen 2013, il balzello salirà ancora portandosi allo 0,15 per mille del valore di mercato degli strumenti finanziari inseriti e non nel deposito titoli, un bell’aumento pari al 50% rispetto all’anno precedente.

Un ulteriore aggravio, che rende questa ingiustificata tassa, ancora più pesante per il risparmiatore e ne limita la libertà di appartenenza del denaro ottenuto, tramite prodotti finanziari consentiti dalla legge italiana.

In poche parole ancora una volta, lo stato si accanisce sul piccolo risparmiatore, lasciando per ora esenti gli istituti bancari, visto che al Tobin Tax è ancora solo un’idea, e comunque non è ancora detto che debbano pagarla solo gli istituti e non anche i risparmiatori.

Per quale motivo, un risparmiatore debba essere penalizzato

con tasse pari al 20% da pagare sulle rendite finanziarie, escluse quelle al 12,5% inerenti i titoli di stato, più questo ulteriore prelievo dello 0,15 per mille sul valore dei titoli detenuti, ancora non è stato chiarito.

Per lo meno, è stato chiarito il motivo dell’introduzione del salasso, ma ancora non è stato detto perché al posto del risparmiatore non si sia andati a far pagare tasse aggiuntive sui grossi capitali, sui patrimoni degli evasori fiscali, sui patrimoni portati fraudolentemente all’estero.

Comunque, a prescindere da questo, la tassa c’è e la dobbiamo pagare, a meno che non si trovi, come capitato nel 2012, istituti pronti a farsi carico di questo esborso, pur di trattenere i vecchi o conquistare nuovi clienti.

Mentre nel 2012, dopo l’introduzione dell’imposta, vi furono parecchi istituti pronti a “graziare” gli investitori, ad oggi per il 2013 le possibilità si contano sulle dita di un’unica mano.

In lista, per ora vi sono, almeno a quanto ne sappiamo noi, solo tre possibilità, costituite da Webank, ma solo per i nuovi clienti, Binckbank e Youbanking.

Webank è il braccio internet di Banca Popolare di Milano, si tratta di un conto corrente on-line puro, senza alcun costo a carico del correntista tranne le imposte di bollo fisse come da leggi vigenti, chiaramente non fà parte di questa l’imposta di bollo sul deposito titoli che per i nuovi clienti rimane per il 2013 a carico dell’istituto.

Youbanking, è un nuovo prodotto, presente sul mercato da alcuni mesi, si appoggia al gruppo Banco Popolare, anche lui è un conto corrente on-line puro, con possibilità di aprire un deposito titoli appoggiato al conto, che è a zero spese come tutte le operazioni on line, carte di credito, bancomat ecc ecc.

La proposta di Youbanking inerente l’addebito della tassa di bollo sul deposito titoli è di tenerla a carico dell’istituto sino al 30 Giu 2015.

Capite che 2 anni e mezzo senza pagare questo balzello, cominciano ad essere “notevoli” a livello di risparmio, si parla di molte centinaia di euro, anche per chi non ha somme elevate investite.

Ricordiamo che questa tassazione colpisce qualsiasi forma di investimento, tranne rare eccezioni.

La terza possibilità è data da Binckbank, da quel che siamo riusciti a capire, il gruppo nasce in Olanda agli inizi del 2000, si tratta di professionisti del trading, che piano piano hanno effettuato acquisizioni in più paesi europei, ma non hanno un gruppo bancario alle spalle.

Questo può essere considerato negativamente o positivamente, a seconda del vostro libero pensiero, sta di fatto che si tratta di operatori puri più che amministratori di capitale, questo sempre a quanto abbiamo capito noi, poi ognuno se intende affidare i propri risparmi a questi signori, speriamo prima si informi per bene.



E queste sono le tre opzioni per evitare il salasso di cui sopra a nostra conoscenza, non è detto che prima di fine anno, qualche altro istituto lanci una promozione per attirare nuovi clienti, certo il tempo rimasto non è poi così abbondante, per chi deve decidere se è il caso di “migrare” su un altro istituto.

Decisione che non è semplice da prendere, dato che il piccolo risparmiatore, tende ad “affezionarsi” alla banca d’appoggio.

Uno dei motivi principali è quello per cui ci convinciamo che la banca in cui depositiamo i nostri risparmi sia la più sicura.

Si tratta di un modo di pensare comune, a volte non correlato da dati o altro, ma solo a sensazioni, questo tende a rendere “difficile” spostare i nostri risparmi da un istituto all’altro a seconda della nostra e non “loro” convenienza.

Quello che ci premeva capire, e mettere a disposizione dei lettori, su questo discorso è cosa succede nel momento in cui l’istituto presso il quale abbiamo in deposito i nostri titoli dovesse fallire.

Come sappiamo la liquidità e il denaro in conto deposito sono garantiti dal fondo interbancario per un massimo di € 100.000 ad intestatario.

Ma ai titoli cosa succede ?

Investimenti in fondi, polizze vita, obbligazioni terze (inclusi titoli di Stato), azioni rimangono di proprietà del cliente ( a fatti i titoli dovrebbero essere solo in “custodia” presso la banca, ma in deposito presso il Monte Titoli, per cui se una banca fallisce, i titoli che sono tutti nominativi, si possono “recuperare” tramite un altro istituto bancario)..

Investimenti in strumenti della banca (obbligazioni, pronti contro termine, certificati di deposito) seguono la procedura concorsuale per cui il rimborso del capitale ci sarà solo se ci saranno i fondi dopo il pagamento dei creditori privilegiati (es. dipendenti, Stato, creditori con garanzie)

Azioni della banca, sono quelle più a rischio in quanto verranno rimborsate dopo il pagamento di tutti i creditori

I clienti della banca fallita quindi devono temere solo se detengono azioni o obbligazioni (o altre strumenti finanziari emessi dalla banca).

I conti correnti e gli investimenti subiranno sicuramente dei disagi (blocchi, ritardi nel rimborso e nella restituzione dei titoli) ma le liquidità e gli investimenti saranno resi, non chiedeteci i tempi, di certo non si parla di giorni, settimane, forse mesi. Il caso di Banca Network è ancora ben presente a non del tutto risolto.
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Perchè tutto questo discorso ? Proprio per far capire che “fidarsi” solo di una banca e pagare centinaia di euro di tasse e di costi, non è più una scelta da risparmiatori oculati.
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Poi ognuno…….
 

tontolina

Forumer storico
Tobin tax, quello che i media non dicono



Altri analisti denunciano la perdita di posti di lavoro nelle SIM a causa dell'affievolimento degli scambi.

la Tobin Tax in francia è così e non si applica su tutte le azioni ma solo quelle con un bel flottante

lo comunica Banca Sella:


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[FONT=Arial, Helvetica, sans-serif] Gentile Cliente,
come anticipato nei mesi scorsi, Le ricordiamo che dal 1° agosto 2012 lo Stato francese ha introdotto la Financial Transaction Tax (FTT), una nuova tassa sulle transazioni finanziarie applicata alle azioni emesse da società francesi (Legge n° 354 del 14 Marzo 2012).
In particolare questa tassa è prevista solo per l’acquisto di azioni francesi:
- quotate su mercato regolamentato francese, europeo o di un paese terzo
- ed emesse da società francesi che hanno una capitalizzazione maggiore ad un miliardo di Euro
La tassa è applicata nella misura dello 0,2% sul controvalore delle operazioni di acquisto eseguite dopo il 1° agosto 2012, al netto di eventuali vendite effettuate nello stesso giorno o di pari valuta.
Può consultare l’elenco completo delle azioni soggette a tassazione accedendo a questo link.
La informiamo, infine, che la normativa francese ha previsto un regime transitorio di tre mesi (dal 1° agosto 2012 al 31 ottobre 2012), in base al quale il calcolo ed il versamento dell'imposta avverranno nel mese di novembre. Per questo motivo, nei prossimi giorni, provvederemo al recupero dell'imposta, addebitando il relativo importo sul conto collegato al Suo deposito titoli.
Per ulteriori informazioni è a Sua disposizione il Servizio di Assistenza Trading On Line tramite mail all’indirizzo [email protected] o al numero verde 800.050.202, dall'estero 0039-015-24.34.630 (attivo da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 20.30).
[/FONT][FONT=Arial, Helvetica, sans-serif]
Cordiali saluti
Staff Sella.it​
[/FONT]
 

tontolina

Forumer storico

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Azioni francesi, scatta la tassazione sulle compravendite penalizzati i piccoli investitori

FTT, ovvero tassa dello 0,2% sulle compravendite di titoli azionari di società francesi, escluse solo le operazioni di acquisto e vendita eseguite nello stesso giorno, ovvero via libera alla specualzione.



Il presidente francese Hollande tira dritto per la sua strada, ha dichiarato “guerra” alla finanza in campagna elettorale e sembra voler continuare sullo stesso binario, negli ultimi tempi si è fatto paladino di crociate quali, l’unione finanziaria europea, il programma di vigilanza BCE sulle banche e in ultimo l’applicazione della Tobin Tax.
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Ora non sembra, ma è proprio certo, che voglia continuare un discorso iniziato dal suo predecessore, l’introduzione di una tassa sulle compravendite di azioni di società francesi.
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La conferma è arrivata tramite una missiva che le banche italiane stanno cominciando a recapitare ai clienti, ne riportiamo di seguito il contenuto originale :
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Gentile cliente,
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ti informiamo che il 12 novembre 2012 procederemo con l’addebito in conto corrente della tassa francese sulle transazioni finanziarie (denominata FTT), applicata sul valore delle operazioni di acquisto di alcuni titoli azionari francesi.
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FTT: CRITERI DI CALCOLO
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Dal 1° agosto 2012 il Governo Francese prevede l’applicazione di un’aliquota pari allo 0,2% sul controvalore delle operazioni di acquisto al netto delle vendite di tutti i titoli azionari emessi da società con sede legale sul territorio francese e capitalizzazione pari a 1 miliardo di Euro al 1° gennaio dell’anno di applicazione dell’imposta, indipendentemente dal mercato sul quale siano trattati (Euronext o MTA International).
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Ai fini del calcolo, non saranno soggetti a tassazione i titoli acquistati e venduti integralmente nell’arco della stessa giornata. LEGGI GLI ESEMPI DI CALCOLO DELL’IMPOSTA
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PAGAMENTO DELLA FTT – COSA ACCADE DAL 12 NOVEMBRE 2012
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A fine luglio, in attesa dei decreti attuativi delle autorità francesi, ti abbiamo comunicato via email il rinvio dell’addebito. Oggi, chiarito il contesto normativo, abbiamo tutti gli elementi necessari al calcolo dell’imposta:
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• se nel periodo compreso tra il 1° agosto 2012 (entrata in vigore della legge) e il 12 novembre 2012 hai effettuato uno o più acquisti di titoli soggetti alla FTT, procederemo all’addebito dell’imposta che avrà data valuta pari alla data dell’operazione che l’ha generata;
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• per tutti gli acquisti effettuati dal 12 novembre 2012 in poi, invece, l’imposta verrà addebitata con la stessa data valuta dell’operazione.
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Un saluto cordiale.

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In effetti mi ricordavo di averne già parlato nel post Transazioni finanziarie – Francia introdotta nuova tassa, un banco di prova per poi esportarla. del 31 luglio 2012.
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Ma ora è arrivato il momento della verità, la tassa c’è e viene applicata, l’unica cosa che ci lascia interdetti è l’esclusione delle compravendite giornaliere.
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Ancora una volta, sembra che le finanziarie, i trader più spregiudicati riescano a farla franca, il tutto a scapito di chi compra per mantenere i titoli in portafoglio, insomma come al solito si tende a penalizzare chi lavora per stabilizzare i mercati mentre si offre un “salvacondotto” agli speculatori.

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Una negligenza, questa dei legislatori francesi che appare alquanto “sospetta”.
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Per rendere meglio l’idea guardiamo come viene applicata l’imposta :
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1) Il cliente acquista 100 azioni al prezzo di 50 euro l’una, controvalore dell’operazione sarà pari a 5000 euro, FTT applicata pari a 10 euro, ovvero lo 0,2%del controvalore dell’operazione.
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2) Il cliente acquista 100 azioni al prezzo di 50 euro l’una, controvalore dell’operazione sarà pari a 5000 euro, li rivende al prezzo di 50 euro, la posizione giornaliera è pari a zero, FTT applicabile apri a zero, non perché il cliente abbia acquistato e venduto allo stesso prezzo, ma in quanto l’acquisto e al vendita del titolo è avvenuto nella stessa giornata.
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3) l cliente acquista 100 azioni al prezzo di 50 euro l’una, ne rivende 50 nella stessa giornata, controvalore dell’operazione a fine giornata sarà pari a 2500 euro,FTT applicata pari a 5 euro, ovvero lo 0,2% del controvalore dell’operazione per il quantitativo residuo di azioni mantenute in portafoglio.
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Come potete vedere dai tre scenari ipotizzati, l‘unico caso in cui non si paga al tassa è proprio quello “caro” agli speculatori, acquisti e vendite selvagge.
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Per cui, signori azionisti, se avete in portafoglio dei titoli di società francesi, preparatevi a subire l’ennesimo furto legalizzato, questa volta da parte di un governo straniero.
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Ma quali sono i titoli impattati ? Ecco l’elenco aggiornato :
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Accor., ADP., Air Liquide., Air France-KLM. ,Alcate-Lucent., Alstom., ALTAREA., APRR., Areva., Arkema., Atos., Axa.,
Bic., Biomerieux., BNP Paribas., Bolloré., Bourbon., Bouygues., Bureau Veritas., Bel Cheese,
Cambogia (l’azienda)., Cap Gemini., Carrefour., Casino Guichard., CFAO., CGG Veritas., Christian Dior., CIC., Cemento in Francia., CNP Assurances., Colas., Credit Agricole.

Danone., Dassault Aviation., Dassault Systemes.,
Endered., EDF., Eiffage., Eramet., Essilor Intl., Euler Hermes., Eurazeo., Eutelsat Communications, Eurotunnel Group
Faurecia., FDR., France Telecom.,
GDF Suez., Gecina.
Havas., Hermes Intl.
Klepierre.
Icade., Iliade., Imerys., Ingenico., Ipsen.
JC Decaux SA.
LDF.,Lafarge., Lagardere SCA., Legrand., L’Oreal., LVMH.
Maurel e Prom., Mercialys., Metropole TV., Michelin.,
Natixis., Neopost., Nexans.
Orpea., Odet finanziario.
Pernod Ricard., Peugeot., PPR., Publicis Groupe SA.
Rally., Remy Cointreau., Renault., Rexel., Ruby.
Safran., Saint-Gobain., Sanofi., Se SCOR., Schneider Electric., SEB., Silic., Societe Generale., Sodexo., Somfy SA., Suez Environnement., SFL.
Thales., Technip., TF1., Totale.
Unibail-Rodamco.
Valeo., Vallourec., Veolia Environnement., Vicat., Vilmorin & Cie., Vinci., Virbac., Vivendi.,
Wendel.
Zodiac Aerospace.
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Oramai chi decide di investire i propri risparmi non può più dormire sonni tranquilli, dopo al tassazione delle rendite finanziarie, il prelievo Monti sul capitale investito, ora arriva anche la tassazione sulle azioni francesi, sempre che il nostro governo non tragga spunto per adottarla anche lui sui titoli azionari italiani.
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Poi Ognuno………..
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tontolina

Forumer storico
io mi domandavo
dopo l'introduzione della Tobin in Italia che succederà?

il gov. Monti prevede la tassazione solo se l'intermediario è residente in italia

quindi se un francese-un tedescvo-un belga-un..... tratta azioni italiane non paga niente

mentre un italiano che acquisterà azioni francesi
pagherà
la Tobin francese perchè l'azione è di quella nazione
e
la Tobin italiana perchè è residente in italia

in pratica sarà ipertassato 2 volte da due governi differenti!!!!!!
 

tontolina

Forumer storico
io mi domandavo
dopo l'introduzione della Tobin in Italia che succederà?

il gov. Monti prevede la tassazione solo se l'intermediario è residente in italia

quindi se un francese-un tedescvo-un belga-un..... tratta azioni italiane non paga niente

mentre un italiano che acquisterà azioni francesi
pagherà
la Tobin francese perchè l'azione è di quella nazione
e
la Tobin italiana perchè è residente in italia

in pratica sarà ipertassato 2 volte da due governi differenti!!!!!!
Tobin Tax, a pagare non è la speculazione straniera ma il sistema Italia


Scritto il 12 novembre 2012 alle 12:51 da Redazione Finanza.com
Di seguito pubblichiamo alcuni punti emersi nel corso della tavola rotonda organizzata da IFMA lo scorso 9 novembre al Palacongressi di Rimini e avente al centro del dibattito gli effetti dell’entrata in vigore dall’1 gennaio 2013 della Tobin Tax italiana. La redazione e la struttura di Brown Editore sostengono la visione, il lavoro e la preoccupazione per il sistema Italia registrato nell’analisi dell’Italian Financial Markets Advisors.
Il vessillo anti-speculazione del Governo Monti si chiama Tobin Tax, tuttavia la proposta di legge contenuta nel discusso Decreto Stabilità sembra più un vessillo anti-italiani. Sono infatti molti gli elementi di preoccupazione per l’intero sistema Paese inseriti nella norma.
Chi pensa che la proposta di legge sia uno strumento atto a disincentivare la speculazione forse sottovaluta alcuni elementi. In primis vi è un dato di fatto: a circa un anno dallo sbarco in Parlamento del tecnico Mario Monti, e dunque dai massimi dello spread tra Btp e Bund toccati nel novembre del 2011, il Premier non si è di certo preoccupato di mettere al sicuro dagli attacchi della speculazione i Titoli di Stato della Repubblica.

La Tobin all’italiana infatti non annovera le obbligazioni di Stato tra gli strumenti colpiti dalla norma.

Si potrebbe pensare a un trattamento di riguardo riservato agli investitori italiani, da sempre tra i principali acquirenti di questa asset class.

Oppure, maliziosamente, si potrebbe pensare a un regalo ai grandi fondi hedge, prevalentemente di matrice anglosassone, autorizzati dalla proposta di legge in discussione in Parlamento a mettere sotto pressione i nostri titoli di Stato a loro piacimento senza la necessità di dover pagare alcuna tassa aggiuntiva.




Anzi, gli speculatori stranieri potrebbero iniziare a sentirsi a casa. E già, perché lo stesso Governo stima un crollo degli scambi nell’ordine del 30% per la parte azionaria e dell’80% per quella legata ai derivati. Ma non saranno gli stranieri a venire meno, ma gli italiani.
Oltre al fatto che parlando di singole società, un prevedibile calo delle quotazioni e la possibile manipolazione del mercato che una riduzione della liquidità presente a Piazza Affari gioverebbe a delle Opa ostili sui gioielli dell’industria italiana, il Governo dimentica come questo scenario porterebbe alla sostanziale fine del sistema finanziario italiano. Con un semplice click di mouse, centinaia e centinaia di milioni di euro convergerebbero, per esempio, sulla piazza finanziaria di Londra.
Già ora la capitalizzazione di Borsa Italiana è ai minimi storici se messa in confronto con il Pil del Paese.
Con l’introduzione della nuova legge farebbe scivolare Palazzo Mezzanotte nell’oscurità e nell’oblio totale.

E cosa dire delle celeberrime IPO con cui lo Stato potrebbe fare cassa grazie al tanto sventolato piano di privatizzazione delle partecipazioni pubbliche?

Quale investitore comprerebbe in fase di collocamento un titolo sostanzialmente illiquido sul mercato secondario?

Come incentivarne l’acquisto?

Con valorizzazioni in fase di vendita inferiori a quelle corrette e dunque con una perdita per tutta la collettività.

Sempre che a quel punto non si decida di procedere a cessioni a fondi specializzati, ovviamente di stampo estero, capaci così di fagocitare al loro interno altri pezzi dell’economia tricolore.


Ma chi sono i temibili speculatori che Monti e il suo team tecnico ha deciso di vessare e colpire a suon di balzelli fiscali che sanno molto di semplice mossa populista in vista della prossima tornata elettorale?

In un contesto assolutamente difficile sul fronte occupazionale, appesantito da lunghi mesi di crisi internazionale e da un’economia nazionale nelle migliori delle ipotesi stagnante, la risposta è molto semplice: le aziende italiane.


Ogni società del Made in Italy, e dunque per definizione certamente non uno squalo dei mercati, sarà penalizzata da questa tassa ogni qualvolta decida di proteggere le proprie attività dalle oscillazioni dei prezzi del cambio o delle materie prime.

Saras non vuole correre il rischio che le fluttuazioni del prezzo del petrolio incidano sui risultati e sulle prospettive della società?

Dovrà pagare la Tobin Tax su ogni contratto che oserà chiudere.
Oppure, per non pagare la tassa rubando così preziose risorse economiche al proprio core business, potrà decidere di rimanere alla mercè degli speculatori veri.

E l’azienda che vende piastrelle in Canada ma non vuole vedere i propri ricavi appesantiti dalle fluttuazioni del cambio? Anche per lei una bella tassa sulle transazioni finanziarie.

Forse è un modo per avvicinare imprenditori e lavoratori: loro, speculatori come nemmeno Gordon Gekko, la Tobin la troveranno in dono con il loro mutuo a tasso variabile ma protetto dal Cap.




Gli esempi potrebbero essere numerosissimi, solo a titolo esemplificativo non si è parlato dell’aumento del costo di finanziamento che pagherebbero le aziende italiane o delle pressioni inflattive che questo incremento di aliquota causerebbe.
Il punto unico è: ma perché si sta facendo questa cosa? Certamente non è per colpire la speculazione internazionale, così come altrettanto certamente a pagare saranno gli italiani.
Ma non gli speculatori del Bel Paese: per loro le possibili vie di fuga potrebbero essere numerose e a portata di click.
Parliamo invece degli investitori normali, i padri di famiglia, i capitani d’impresa, le aziende stesse che hanno investito nel Paese le loro risorse. Saranno loro a pagare e il conto sarà molto salato. Più del miliardo di euro che questa decisione populista mira a raccogliere.


Nel ricordare ai fautori dalla Tobin Tax che l’Italia sta varando, volutamente in anticipo sui colleghi europei, la legislazione in assoluto più dura a livello mondiale in materia, la domanda finale su cui riflettere è questa: ma siamo davvero convinti che alla fine il Governo raccoglierà con la sua cara Tobin Tax il miliardo di euro messo a budget?

La politica del saldo zero sbandierata al fine di scongiurare cambiamenti della norma forse non tiene conto dell’uguaglianza: niente scambi, niente gettito.
Solo tanti limiti al sistema Italia e un grande regalo alla speculazione internazionale.
Riccardo Designori
 

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