La galleria delle stroncature

Caro Baleng, per quanto riguarda il primo punto non faccio alcun fatica a riconoscerti le capacità di "previsione" delle sensibilità future che sicuramente appartengono solo chi ha una notevole cultura e padronanza del campo unita oltretutto al fatto di essere artista e già conosci la stima nei tuoi confronti per cui non mi dilungo su questo, trovo però il tuo ragionamento molto categorico e schematico, anche se condivido il fatto che una certa qualità la si può trovare indipendentemente dall'intenzione di partenza nelle diverse tipologie di lavori.

Se l'op A rinvia, se ho capito correttamente, ad un'autoaffermazione di sè ed al voler lasciare una "traccia", mi domando se l'artista abbia sempre a priori questa consapevolezza, visto che spesso tenta molte strade e molte direzioni e magari la produzione migliore non segue neppure un'evoluzione cronologica, tranne che in presenza di scritti teorici a supporto che documentano in modo evidente gli obiettivi ed il percorso individuato.

L'elemento che non ho compreso è come tu ti ponga rispetto a quello che, anche non "concettuale spinto" privilegia o valorizza più che l'elemento estetico o di "anima", ricordo di aver letto scritto da te, spero di non sbagliare che "l'arte è sofferenza", la componente più di "testa"... , mi riferisco ad un approccio più scientifico o tecnico-progettuale, senza arrivare ad autori come Sassolino che premetto mi suscita ancora una qualche perplessità. Mi scuso perchè magari lo hai già scritto e non ho colto.

Concordo con te sul ruolo dell'artista che agisce e vuole modificare la socierà e spesso legge in anticipo quanto deve avvenire non limitandosi a dare al mercato quanto ci si aspetta da lui... l'ultima era una battuta o forse una mezza verità. Sono convinta anch'io di una generale decadenza, povertà di idee, paura di rischiare o mettersi in gioco, mancanza di visione strategica e di ideali alti, egoismo e mancanza di cultura... nonostante spesso proprio dai periodi più bui della storia sono usciti i veri giganti.
Accenno una risposta con la musica. Pare chiaro che la musica di Schönberg non abbia per scopo quello di "divertire", così come l'orchestra Casadei non intendeva certo proporre questioni esistenziali. L'artista ha sempre molta consapevolezza rispetto a che cosa vuol colpire, anche se può tranquillamente imbrogliarsi da solo. Se poi segue molte strade, ciò non ha nulla a che vedere con questo, è solo una indicazione che il problema è ancora lontano dall'essere risolto. Per restare nel paragone, l'autore di molta arte concettuale mi ricorda il compositore (c'è) che non scrive pensando musica, ma scrive musica come effetto grafico e valuta solo quello, non importa poi quali suoni ne verranno. Se parti da un campo diverso, facilmente divieni un intruso nel campo finale, quello in cui pretendi di esprimerti. Siccome poi credo che l'io dell'artista sia fondamentale, un'arte dove si pretenda di cancellarlo (e rispetto ad Alviani A. Warhol era un dilettante), anche se esplicitamente non lo si dice, ha proprio lo stesso impatto della musica prodotta come effetto grafico.
 
Ti propongo solo la riflessione se oggi, come ai tempi di Duchamp, non sia forse prematuro dare pareri (stroncature) così forti come fai tu.
Un po' come stavo raccontando sulla storia della Biennale, che riprenderò, dove ad esempio gli impressionisti misero piede solo qualche decennio dopo. O tal Caravaggio riscoperto quattro secoli dopo.
La domanda è: abbiamo veramente tutti gli strumenti per analizzare e decidere ciò che è o non è Arte?
Lasciami almeno il dubbio.
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Mi riallaccio ad esempio al 3D del concettuale, anche quello vorrei riprendere ma il tempo è sempre poco, dove ho percepito che potrei andare avanti a scrivere pagine senza riuscire a confutare il tuo approccio deterministico a ciò che è, o non è, Arte.
...
Il bello del confronto e' il sale della vita e ci aggiungo anche "il dubbio", che nel mio caso tutelo con estrema diligenza per poter anche cambiare idea qualora meriti.

Ecco se devo, e se posso con amicizia, sollevarti una critica, mi sembri troppo sicuro e convinto delle tue tesi che partono da assunti e da una formazione comunque abbastanza classica e poco incline al cambiamento, a prescindere se questo cambiamento sia positivo o negativo.

Magari sbaglio, ma non ho ancora colto se negli ultimi 50 anni tu hai trovato una qualche novità in qualche corrente, tendenza o anche singolo Artista che non abbia usato un pennello e che non sia uno scultore.
Ti pongo la questio con sincera volontà di cogliere se il medium della tela e' imprescindibile nella tua analisi.
...
Cristiano

Personalmente ho preso a suo tempo, giovanissimo, una cotta per artisti che allora erano d'avanguardia (Cobra, Matta, A.Gorky di cui posterò nella galleria degli entusiasmi) o quasi. Dagli anni 70 ho percepito che qualcosa era cambiato (che cosa fosse successo l'ho capito più o meno 20 anni dopo, ma è argomento di scienze spirituali, per cui esula), ed era cambiato in peggio. Per un po' ho continuato a frequentare le biennali, per dire, fino alla disperazione. Ho poi avuto una lunga relazione con una artista/artigiana i cui lavori riuscimmo a portare anche nel negozio del Louvre a Parigi, per dire che c'era un buon livello. Lei era entusiasta di moda,installazioni varie, scenografie ... non è mai riuscita a contagiarmi, ma ho capito che il mondo dell'arte attuale si rivolge più ai valori della scenografia che a quelli dell'arte pittorica in generale.
In questo campo, e relativamente a questo, esistono cose di buon livello, anche ottimo, così come nella moda. Quello che contesto è voler affermare che i valori dei due campi sono gli stessi. Io penso che nella scenografia, e in gran parte anche nelle installazioni, si punti a questionare la presenza fisica dell'uomo nel mondo, agendo quindi sulle percezioni e non sulle rappresentazioni. Un certo tipo di "pennellata", per esempio, nell'arte diciamo pittorica richiede di essere goduto e capito di per sé, mentre nella scenografia è esclusivamente in funzione dell'effetto complessivo, di per sé non conta. Così agiamo su un piano più superficiale, seppur degno del massimo rispetto, proprio come la moda.
Peraltro, mi rendo conto che dire agendo quindi sulle percezioni e non sulle rappresentazioni e poi Un certo tipo di "pennellata", per esempio, nell'arte diciamo pittorica richiede di essere goduto e capito di per sé, e di seguito nella scenografia è esclusivamente in funzione dell'effetto complessivo, sembra proprio contraddittorio, ma lo spiego subito. In realtà nel "quadro" tutto l'agire dell'artista viene valutato e considerato, quindi l'effetto complessivo così come la singola pennellata, che essa stessa è dunque "effetto complessivo". Osservare un quadro è come meditare, e si può farlo sia nel particolare che nella visione complessiva. Viceversa, l'effetto scenografico ha valore solo nel suo insieme, anche se i singoli elementi, isolati, fossero di qualità, e questo proprio perché in questo consiste l'arte scenografica (qui assimilata alle installazioni). I valori vengono appercepiti globalmente, come atmosfera, per esempio, o come ricostruzione fantastica.
Se poi vogliamo aggiungere il fumetto, anche questo ha i suoi specifici valori, e lo dice uno che apprese a 12 anni a distinguere tra i vari disegnatori di Topolino (e ringrazio ancora l'amico che mi avviò a questa comprensione).
Quindi, ogni arte ha i suoi valori, i suoi scopi, le sue modalità. Se le si riconosce, si riesce a valutare anche la qualità. Altrimenti, se si mescola tutto, se si valuta un fumetto con i criteri di un quadro, o una street art con i criteri di un atelier di moda, non si fa neanche un frullato, si fa un pastrocchio senza senso e si perde qualsiasi coerenza e direzione. Cosa che per un pochino può anche esser vista come distruzione creativa, ma se prolungata oltremisura, come oggi avviene, fa sbiadire del tutto l'aggettivo, rimane solo la distruzione.
Con ciò chiarisco che non ho pregiudizi verso qualsiasi tipo di lavoro, ma lo giudico nel suo ambito, mi sembra giusto. E nel suo ambito vorrei vederlo, non per ossessione di ordine, ma perché anche lo spettatore si mette in azione, e se sbaglia criteri, in due parole, non gode :evil: . Aggiungo che so bene come la mia limitazione sia di avere interesse vivo solo per certi ambiti e non per altri, compresa anche gran parte della scultura, proprio come un gourmet che mangia alla trattoria di fronte al Pantheon, ma è interessato solo ai valori dell'abbacchio e del chianti sul tavolo (ma non andategli a dire che il Pantheon è buono come un piatto di spaghetti, ché ve lo farà ingoiare - il Pantheon, naturalmente :prr: )
Per esempio, all'ultima Biennale di VE una delle poche cose che mi dettero "buone vibrazioni" fu un filmato di un polacco su una rappresentazione di opera lirica all'aperto in un villaggio povero del Centro America, con i ragazzi in motorino e gli animali del villaggio che traversavano la scena, ed una stupenda inquadratura temporale tra alba e tramonto che aveva il respiro della vita vera.
Grande, veramente grande. Ma la Biennale non era il suo posto.
E con questo si potrebbe tornare alla distinzione in campi, quella dell'arte concettuale, della quale ritengo che abbia usurpato uno spazio non suo al solo scopo di lucrare sulle ricchezze di quell'altro campo, quello dell'arte visiva. Spero anzi di aver chiarito qualcosa anche riguardo quel topic.

PS: caro amico che leggi, ho fatto una fatica boia a scrivere tutto ciò cercando di essere chiaro e semplice. Ti sarò grato se prima di rispondere, o anche solo di commentare interiormente, farai anche tu la piccola fatica di rileggere il tutto cercando di avere ben chiari quanti più punti possibile. Spero la cosa non ti pesi più di tanto. :baci:
 
Cy Twombly
pare che avere nel proprio nome molte lettere "rare", come w, y, j , ma anche z, aiuti non poco nella strada del successo e della celebrità. :-o
Poi c'è chi ne abusa. In queste opere non trovo nulla. Chi legge faccia per un momento finta che siano cartoni trovati nelle immondizie e si chieda se li raccoglierebbe per attaccarseli in casa.

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Io invece sono un pro Cattelan, ma già si sapeva. E non perché... è bravo, disarmante, egocentrico, ironico ecc... ecc.. ma perché Baleng ci ha posato la sua penna.:king:

E poi come diceva qualcuno di famoso "meglio passare x bocca che nell'indifferenza".
 
Bernard Buffet (Parigi 1928/Francia 1999) e Carzou (Aleppo -Siria 1907/ Francia 2000) sono due famosissimi artisti francesi del 900 (il secondo di origine armena).
Non li ho mai sopportati.
Se consideriamo autori come Morlotti, Gentilini, Cassinari superati, di questi, che dovremmo dire?

Buffet

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Carzou

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quest'ultimo addirittura sarebbe una veduta di Venezia.http://www.antiquites-du-marche-des-ternes.fr/img/objets/med/objet-288.jpg

Pare evidente la somiglianza tecnica tra i due. Si crea un brutto disegno affogato in reticoli di segni rigidi, poi si butta del colore più o meno senza logica poetica. Sono opere che, secondo me, Giustino potrà giudicare come addirittura energeticamente pericolose. Se poi qualcuno volesse "salvare" l'ultimo, osservare prego la bruttura del colonnato del palazzo :stop:

Quanto alle figure, diciamo che siamo dalle parti di Migneco. :bannato:
 
Ultima modifica:
mi permetto di scrivere qui per segnalare un artista che secondo me non ha senso.... chiamasi Rapetti Mogol!
Ultimamente ho visto una piccola mostra su poesia visiva e Vincenzo Accame, alcune bellissime opere segniche fatte nel 1973... beh direi che il nostro potrebbe essere denunciato per plagio! non so e non conosco e non ho intenzione di conoscere la filosofia del Rapetti( ho visto una piccola intervista su Orler e mi sono un po spaventata... inguardabile oltrettutto)... sono fuori strada?
 
mi permetto di scrivere qui per segnalare un artista che secondo me non ha senso.... chiamasi Rapetti Mogol!
Ultimamente ho visto una piccola mostra su poesia visiva e Vincenzo Accame, alcune bellissime opere segniche fatte nel 1973... beh direi che il nostro potrebbe essere denunciato per plagio! non so e non conosco e non ho intenzione di conoscere la filosofia del Rapetti( ho visto una piccola intervista su Orler e mi sono un po spaventata... inguardabile oltrettutto)... sono fuori strada?
No, sei sulla strada giusta. Il mondo dell'arte ormai è fatto di epigoni.
 
Arthur Luiz Piza

13 gennaio 1928 (età 89), San Paolo, San Paolo, Brasile.
Pochi decenni fa era di gran moda, costava, e tutte le gallerie specializzate lo proponevano. Io non ne ho mai voluto sapere. Poiché chi legge qui probabilmente non ne aveva mai sentito parlare, forse avevo ragione.
Noto soprattutto per le sue incisioni al taille-douce

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Magari ai cultori dell'autore dei portauova bianchi stanno fischiando le orecchie. Possono tranquillizzarsi, le gallerie chiedono da 250 a 1000 € per questi pezzi. Peccato che ce ne siano in vendita montagne.
 

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