Certa sinistra perde il pelo ma non il vizio dell’intollarenza e della faziosità ideologica.
E non lo perde, talvolta, nemmeno quando si cinge il busto con la fascia tricolore.
Così è accaduto ad esempio a Rimini, dove la giunta comunale si è resa responsabile di una decisione che definire sconcertante è dire poco.
È stata infatti sospesa l’intitolazione di una rotonda cittadina a Don Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e Liberazione che, proprio nella città romagnola, tiene il suo annuale Meeting per l’Amicizia tra i Popoli.
Con questa decisione, gli ineffabili amministratori comunali riminesi hanno di fatto eretto un nuovo, piccolo, ma significativo, muro della vergogna, perché riportano di fatto l’orologio delle conunità romagnola alle divisioni e agli odi di trent’anni fa, quando ancora infuriava la guerra fredda.
La sinistra non ha mai perdonato a Cl (e al suo fondatore) il fatto di aver contrastato l’occupazione degli spazi politici da parte dell’ultrasinistra nelle università e di aver realizzato, sempre negli atenei, le prime esperienze politiche di collaborazione con i giovani di destra.