la Germania oggi ha salvato l'euro

e la grecia và al Referendum

finalmente i politici si decidono di chiedere il parere del popolo in modo democratico



per me se la grecia sceglierà l'uscita dall'euro si salverà e salverà la sua democrazia dal totalirismo bancario

come l'Islanda
mostrerà che il neo-liberismo è una scelta economica fallimentare che produce solo povertà per tanti e concentra la ricchezza nelle mani dell'oligarchia bancaria
 
Francamente vedo poche alternative per l'Italia, le bocche da fuoco della speculazione hanno ordine di bombardare il nostro Paese sino a quando mister Clown B non avra lasciato il suo scranno
da

ITALIA CHIAMA ITALIA: ABBIAMO UN PROBLEMA!

berlusconi_economist_742d39a0.jpg
 
video
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=z1hOVA4AkP4&feature=relmfu]Napoleoni: L'Italia è insolvente, deve uscire dall'euro e stampare moneta - YouTube[/ame]
 
Anche l’Euro, come la dinamite e il revolver, è stata una pessima invenzione, anche se dicono il contrario. O meglio: non è stato inventato per tempo l’antidoto.
E noi restiamo qui a guardare, a impoverirci ogni giorno mentre l’Uomo Nero se la ride da qualche parte del globo e si tuffa felice nell’oro dei suoi forzieri.
E’ vero: sono diventato anch’io un indignado e presto passerò alle barricate in piazza davanti alle banche e alle società di gestione del rischio (il mio, ovviamente, mica il loro).
http://www.francescocaranti.com/opzioni/la-crisi-il-credit-default-swap-e-il-modello-di-arrow-debreu
 
Finanza e Mercati > In primo piano

Cls Bank, cuore del mercato mondiale delle valute, avvia gli stress-test sulla fine dell'euro

Cls Bank, cuore del mercato mondiale delle valute, avvia gli stress-test sulla fine dell'euro - Il Sole 24 ORE


Le big bank si preparano alla fine dell'euro.
E il mercato più liquido al mondo, quelle delle valute, fa gli stress test sul proprio sistema informatico.

Il punto è capire se sia in grado di reggere all'onda d'urto che si abbatterebbe sul mercato con un disfacimento della valuta unica e il contestuale ingresso di 17 monete nazionali, quelle dei Paesi attualmente agganciati all'euro.


Lo ha annunciato alla Dow Jones una fonte vicina a Cls Bank, definita «la spina dorsale del mercato mondiale delle valute». E in effetti lo è, visto che si tratta del principale organismo al mondo che assicura la regolarità degli scambi di valute effettuate dalle piattaforme delle 63 banche globali consorziate (che con Cls effettuano il 70% dei trading valutari in 17 Paesi nel mondo).
Cls Bank, per meglio capire di che cosa stiamo parlando, è supervisionata dalla Federal Reserve e da altre 23 banche centrali del mondo che consigliano agli intermediari valutari di utilizzare la piattaforma di compensazione di Cls, seppure l'adesione sia a partecipazione volontaria.

Insomma, che la stanza di compensazione più grande del mercato finanziario più grande al mondo (quelle delle valute con 4 trilioni di dollari di volumi al giorno) abbia avviato uno stress test per individuare se sarebbe pronta a fronteggiare un disfacimento dell'euro, non pare proprio una notizia confortante per l'Unione europea.

Inoltre, ci sarebbero già dei rumor sui risultati di questi stress test.

Una fonte vicina alla notizia - che preferisce restare anonima - indica che per implementare nuove valute europee sul sistema sarebbe necessario «almeno un anno».


Del resto, sulla possibilità che l'euro salti ci sono ormai anche dichiarazioni ufficiali. Venerdì scorso la banca giapponese Nomura ha definito «davvero reale» un crac della moneta pubblica avvertendo gli investitori a controllare tecnicismi legali sui bond in euro, fra cui se vi sono indicazioni se nel contratto è contemplata l'ipotesi di conversione in un'altra valuta.


Notizie poco confortanti arrivano anche dal mercato dei titoli di Stato dove oggi abbiamo assistito al testacoda della curva dei rendimenti con i titoli a breve scadenza pagare di più rispetto alle scadenze più lunghe.

Nel dettaglio i BTp a 2 anni hanno superato la soglia del 7% mentre i "cugini" a 10 anni viaggiano intorno al 6,8%. Non vanno meglio le cose in Spagna che oggi ha assegnato bond a tre mesi al tasso record del 5%, addirittura peggiore delle ultime aste su questa scadenza di Grecia e Portogallo.
www.twitter.com/vitolops
 
da http://finanzapolitica.blogspot.com/2011/12/come-la-creazione-di-moneta-puo-creare

mercoledì, dicembre 14, 2011

Come la creazione di moneta può creare occupazione

Cosa hanno in comune il Modello Economico tedesco del 1933, l'attuale sistema economico cinese, e il New Deal americano o lo stesso "Piano Marshall": la creazione di moneta fiduciaria (carta garantita dagli stati) finalizzata a creare occupazione e sviluppare gli investimenti.

C'è un bellissimo articolo dell'economista Sylos Labini che ricostruisce gli elementi essenziali del piano elaborato da Hjalmar Schacht (Presidente allora della Banca centrale tedesca).

Lo riporto integralmente premettendo come fa lo stesso Labini, che non condivido assolutamente, anzi condanno il Nazismo e il Nazional Socialismo, ma che ritengo interessantissimo l'aspetto economico e i risultati che l'uso della moneta hanno permesso di raggiungere e che questo deve favorire il dibattito attuale sull'uso della moneta.

Prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo aggiungo che oggi la Cina usa un sistema analogo, basato su una moneta ad uso interno (lo yuan) controllata rigidamente dallo stato che controlla anche tutto il sistema bancario interno e che usa i proventi delle esportazioni per approvigionarsi di dollari ed Euro da utilizzare per l'acquisto di materie prime o per fare investimenti mirati all'estero tramite i propri fondi sovrani. Ma leggendo quanto segue potrete voi stessi fare analogie e valutazioni:

di Stefano Sylos Labini.
Nei libri di economia si parla tanto del New Deal, però, ci si dimentica che il vero miracolo economico si verificò in Germania. Quando Hitler andò al potere nel 1933 oltre 6 milioni di persone (il 20 % della forza lavoro) erano disoccupate ed al limite della soglia della malnutrizione mentre la Germania era gravata da debiti esteri schiaccianti con delle riserve monetarie ridotte quasi a zero. Oggi i tedeschi hanno il terrore che l’eccesso di debito spinga la Banca Centrale Europea a stampare grandi quantità di moneta la quale farebbe scoppiare l’inflazione.
Per questo la Cancelliera Merkel, con la sua intransigenza sul risanamento dei bilanci dei paesi europei più in difficoltà e con la sua posizione contraria verso l’emissione degli Eurobond e verso gli acquisti di titoli del debito pubblico da parte della BCE, sta spingendo l’Europa in una pericolosa recessione e in una crisi di fiducia che potrebbero avere conseguenze devastanti.
Ma nel miracolo economico degli anni ’30 i nazionalsocialisti si erano creati una teoria monetaria che suonava pressappoco così: ”le banconote si possono moltiplicare e spendere a volontà, purché si mantengano costanti i prezzi. Il solo motore necessario per questo meccanismo è la fiducia. Basta creare e mantenere questa fiducia, sia con la suggestione sia con la forza o con entrambe”.
Sorprendentemente, l’artefice del miracolo economico della Germania nazista fu un uomo di origini ebraiche,
Hjalmar Schacht, Ministro dell’Economia e Presidente della Banca Centrale del Reich.
Per il commercio estero, Schacht ideò un ingegnoso sistema per trasformare gli acquisti di materie prime da altri paesi in commesse per l'industria tedesca: i fornitori erano pagati in moneta che poteva essere spesa soltanto per comprare merci fatte in Germania. Il meccanismo, di stimolo al settore manifatturiero, funzionava come un baratto: le materie prime importate erano pagate con prodotti finiti dell'industria nazionale, evitando così il peso dell'intermediazione finanziaria e fuoriuscite di capitali.
Certamente, il protezionismo prima e l'autarchia in seguito crearono un mercato chiuso in cui tutta la realtà produttiva era indirizzata e finalizzata alla produzione di beni per lo stato e / o per il consumatore tedesco.
Il controllo nazista dei cambi e dei commerci esteri dà alla politica economica tedesca una nuova libertà. Anzitutto, perché il valore interno del marco (il suo potere d'acquisto per i lavoratori) viene svincolato dal suo prezzo esterno, quello sui mercati valutari anglo-americani.
Lo Stato tedesco può dunque creare la moneta di cui ha bisogno nel momento in cui manodopera e materie prime sono disponibili per sviluppare nuove attività economiche, anziché indebitarsi prendendo i soldi in prestito. E ciò senza essere immediatamente punito dai mercati mondiali dei cambi con una perdita del valore del marco rispetto al dollaro ed evitando che il pubblico tedesco fosse colpito da quel segnale di sfiducia mondiale consistente nella svalutazione della sua moneta nazionale.
In realtà, non venne praticata la stampa diretta di moneta, poiché il principale provvedimento di Schacht fu l’emissione dei MEFO, obbligazioni emesse sul mercato interno per finanziare lo sviluppo.
In questo sistema è direttamente la Banca Centrale di Stato (Reichsbank) a fornire agli industriali i capitali di cui hanno bisogno. Non lo fa aprendo a loro favore dei fidi; lo fa autorizzando gli imprenditori ad emettere delle cambiali garantite dallo Stato. E' con queste promesse di pagamento che gli imprenditori pagano i fornitori.
In teoria, questi ultimi possono scontarle presso la Reichsbank ad ogni momento, e qui sta il rischio: se gli effetti MEFO venissero presentati all' incasso massicciamente e rapidamente, l'effetto finale sarebbe di nuovo un aumento esplosivo del circolante e dunque dell'inflazione.
Di fatto, però questo non avviene nel Terzo Reich. Anzi: gli industriali tedeschi si servono degli effetti MEFO come mezzo di pagamento fra loro, senza mai portarli all'incasso; risparmiando così fra l'altro (non piccolo vantaggio) l'aggio dello sconto. Insomma, gli effetti MEFO diventano una vera moneta, esclusivamente per uso delle imprese, a circolazione fiduciaria.
Gli economisti si sono chiesti come questo miracolo sia potuto avvenire e alla fine la risposta è stata che il sistema funzionava grazie alla fiducia. L'immensa fiducia che il regime riscuoteva presso i suoi cittadini, e le sue classi dirigenti.
Hjalmar Schacht fu l'inventore del sistema rendendo invisibile l'inflazione: gli effetti MEFO erano un circolante parallelo che il grande pubblico non vedeva e di cui forse nemmeno aveva conoscenza, e dunque privo di effetti psicologici. In seguito Schacht (che fu processato a Norimberga e ritenuto non colpevole) spiegò d'aver pensato che, se la recessione manteneva inutilizzato lavoro, officine, materie prime, doveva esserci anche del capitale parimenti inutilizzato nelle casse delle imprese; i suoi effetti MEFO non avrebbero fatto che mobilitare quei fondi dormienti. In realtà erano proprio i fondi a mancare nelle casse, non l'energia, la voglia di lavorare, la capacità attiva del popolo.
Schacht conosceva bene la frode fondamentale su cui si basa il sistema del credito e i lucri che derivano dall'abuso della fiducia dei risparmiatori, che col loro lavoro riempiono di vero denaro i conti di denaro vuoto, contabile, che la banca crea ex-nihilo. E sapeva che la prosperità della finanza internazionale dipende dall'emissione di prestiti con elevato interesse a nazioni in difficoltà economica.
Un economista britannico, C.W. Guillebaud, ha espresso con altre parole lo stesso concetto: "nel Terzo Reich, all' origine, gli ordinativi dello Stato forniscono la domanda di lavoro, nel momento in cui la domanda effettiva è quasi paralizzata e il risparmio è inesistente; la Reichsbank fornisce i fondi necessari agli investimenti [con gli effetti MEFO, che sono pseudo-capitale]; l'investimento rimette al lavoro i disoccupati; il lavoro crea dei redditi, e poi dei risparmi, grazie ai quali il debito a breve termine precedentemente creato può essere finanziato [ci si possono pagare gli interessi] e in qualche misura rimborsato".
Così Hitler raggiunse il suo scopo primario: il riassorbimento della disoccupazione e la crescita dei salari del popolo tedesco senza alimentare l’inflazione. I risultati sono, dietro le fredde cifre, spettacolari per ampiezza e rapidità. Nel gennaio 1933, quando Hitler sale al potere, i disoccupati sono 6 milioni e passa. A gennaio 1934, sono calati a 3,7 milioni. A giugno, sono ormai 2,5 milioni. Nel 1936 calano ancora, a 1,6 milioni. Nel 1938 non sono più di 400 mila. E non sono le industrie d'armamento ad assorbire la manodopera. Fra il 1933 e il 1936, è l'edilizia grazie ai grandi progetti sui lavori pubblici, inclusa la costruzione della rete autostradale, ad impiegarne di più (più 209%), seguita dall'industria dell'automobile (+ 117%) e dalla metallurgia (+83%).


NOTA – Naturalmente non condivido l’ispirazione ideologica del sito Stormfront e ritengo il nazismo una ideologia criminale. L’intento del mio articolo è quello di mettere in evidenza la politica economica e monetaria seguita dalla Germania di Hitler per risollevare un Paese allo stremo. Una politica che, con i dovuti accorgimenti, potrebbe essere riproposta nell’Europa di oggi dove la disoccupazione ha raggiunto livelli inaccettabili.
Stefano Sylos Labini
 
Anvedi la merkel

Berlino riattiva il fondo salva-banche

Alessandro MerliCronologia articolo15 dicembre 2011

FRANCOFORTE. Dal nostro inviato
Il Governo tedesco ha riattivato ieri il fondo per il salvataggio delle banche, Soffin, con una dotazione di 480 miliardi di euro, anche se tutte e sei le banche che secondo le richieste della European Banking Authority dovranno raccogliere 13,1 miliardi di euro di capitale entro metà 2012 stanno cercando di fare a meno del ricorso ai soldi pubblici. La maggiore indiziata, la Commerzbank, il secondo gruppo bancario privato, che deve aumentare il capitale di 5,3 miliardi di euro in base alle indicazioni del'Eba, ha completato ieri il riacquisto di titoli ibridi (a metà fra azioni e obbligazioni), il che ha consentito di innalzare il livello dei fondi propri di 700 milioni di euro.
Il rilancio della Soffin, che era stata creata per venire in soccorso alle banche dopo il collasso di Lehman nel 2008 ed era stata sospesa nel 2010, prevede 400 miliardi di euro per garanzie alle banche e 80 miliardi per ricapitalizzazioni. L'aspetto nuovo più importante, rispetto alla versione originaria della Soffin, è che ora le banche Tedesche potranno girare all'ente titoli di Stato dei Paesi della periferia dell'Eurozona. In questo modo, il contribuente tedesco finirà per accollarsi almeno in parte il rischio del debito sovrano dei Paesi in difficoltà. Non è chiaro per ora se i titoli che potranno essere ceduti alla Soffin siano solo quelli già in portafoglio oppure anche quelli che le banche acquisteranno in futuro, il che significherebbe un coinvolgimento molto più ampio delle casse pubbliche tedesche nella soluzione della crisi di quanto finora accettato dal Governo e dall'opinione pubblica.
La Soffin avrà la possibilità di cambiare i vertici delle banche in cui interviene, nominando un amministratore, ma non quella di costringerle ad accettare fondi pubblici. Questo per l'opposizione delle banche stesse e di uno dei partiti della coalizione di Governo, i liberaldemocratici della Fdp.
La Commerzbank, che aveva ricevuto 18 miliardi di euro dal Governo tedesco nel precedente salvataggio e che è tuttora per il 25% in mano pubblica, sta cercando in ogni modo di evitare di ricorrere di nuovo alla Soffin, come ha detto più volte il suo amministratore delegato, Martin Blessing, ed essere di fatto nazionalizzata. Ieri ha completato il riacquisto di titoli ibiridi per un valore nominale di 1,27 miliardi di euro al prezzo di 643 milioni, sfruttando lo sconto di questi titoli sul mercato (la banca ha pagato fra il 40 e il 52% del nominale): l'operazione ha consentito di recuperare capitale core tier 1 per 700 milioni di euro, secondo la banca.
La Commerzbank conta poi di far fronte al resto delle richieste dell'Eba con la riduzione di attività rischiose per 2,7 miliardi di euro e vendite di attività non strategiche, tagli di costi e utili non distribuiti per due miliardi di euro. Punterebbe tra l'altro a cedere alla Soffin la propria "bad bank" Eurohypo, alla quale ha trasferito circa 60 miliardi di euro di mutui e altri incagli, ma sta studiando il modo perché questo non figuri come aiuto di Stato. Gli analisti del settore bancario restano per lo più scettici sulla capacità della Commerzbank di cavarsela senza l'intervento pubblico.
Fra le altre banche tedesche, il più importante gruppo privato, la Deutsche Bank, cui l'Eba ha chiesto di raccogliere 3,2 miliardi di euro di capitale core tier 1, ha già dichiarato di essere in grado di farlo senza fare ricorso a fondi pubblici. Helaba e NordLb, coinvolte per importi minori, ritengono a loro volta di poter evitare l'intervento della Soffin grazie all'impegno alla ricapitalizzazione dei propri azionisti, fra cui gli Stati dell'Assia per la prima e della Bassa Sassonia per la seconda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli istituti a caccia di capitali
La sentenza dell'Eba
Secondo le richieste della European Banking Authority le banche tedesche dovranno raccogliere 13,1 miliardi di euro di capitale entro metà 2012 (si veda il grafico a sinistra), pari all11,4% del totale di ricapitalizzazione stimata per l'intera area euro
Il caso Commerzbank
Commerzbank deve trovare 5,3 miliardi, dopo aver ottenuto 18 miliardi dal Governo tedesco nel precedente piano di salvataggio. Proprio ieri Commerz ha completato il riacquisto di titoli ibridi (a metà fra azioni e obbligazioni), che ha consentito di innalzare il livello dei fondi propri di 700 milioni

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LA DATA IN CUI IL FONDO ENTRERA' IN OPERA'? FEBBRAIO 2012.
segnatevi questa data che potrebbe SIGNIFICARE LA ROTTURA DELL'EURO!!!

da IL GRANDE BLUFF: Deutsche SoFFin
e come se non bastasse

Francoforte ha dimezzato (a partire da gennaio 2012) dal 2% all’1% il coefficiente di riserva obbligatorio per le banche.

Per capire dobbiamo conoscere la riserva obbligatoria, che è un istituto con cui si “impone” alle banche di detenere una percentuale “k” della loro passività depositato presso la banca centrale.

Il regolamento di Basilea 1, stabilito nel 1988 presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, portò la riserva frazionaria al 2%, oggi; nell’omertà assoluta, in questi giorni di caos finanziario, tale percentuale è stata ulteriormente abbassata.

--------------------
fatemi capire
la germania sta distruggendo l'Europa e poi in casa applica i rimide che l'eurogruppo richiede come misure per l'europa???????
dove la Cermania dice NO!
 
e come se non bastasse

Francoforte ha dimezzato (a partire da gennaio 2012) dal 2% all’1% il coefficiente di riserva obbligatorio per le banche.

Per capire dobbiamo conoscere la riserva obbligatoria, che è un istituto con cui si “impone” alle banche di detenere una percentuale “k” della loro passività depositato presso la banca centrale.

Il regolamento di Basilea 1, stabilito nel 1988 presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, portò la riserva frazionaria al 2%, oggi; nell’omertà assoluta, in questi giorni di caos finanziario, tale percentuale è stata ulteriormente abbassata.

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fatemi capire
la germania sta distruggendo l'Europa e poi in casa applica i rimide che l'eurogruppo richiede come misure per l'europa???????
dove la Cermania dice NO!
dimenticavo
la notizia l'ho repirita da
Nuovo record per i depositi presso la Bce - Il Sole 24 ORE
Nuovo record per i depositi presso la Bce

Cronologia articolo12 dicembre 2011


Sono quasi 335 i miliardi di euro che le banche dell'Eurosistema hanno "parcheggiato" venerdì presso i forzieri della Bce per una notte. Si tratta di un record, certo (il precedente massimo, poco meno di 333 miliardi, era di un anno fa), che suona come un paradosso vista la sete delle banche di questi tempi e i crescenti timori di "credit crunch". Ma dietro all'enorme ammontare di fondi che restano lì pressoché inutilizzati non si nasconde soltanto la sfiducia che aleggia sul sistema finanziario: esistono anche ragioni tecniche che non si possono ignorare.


Il quantitativo lasciato in deposito presso la Bce è infatti legato a doppio filo al ciclo delle riserve obbligatorie che le banche devono lasciare presso le banche centrali nazionali: parte da un livello relativamente basso e cresce giorno dopo giorno fino a raggiungere il massimo un giorno prima del termine del periodo di riserva (che questo mese si chiude proprio oggi). Ci sarà quindi da attendersi un brusco calo dei depositi "overnight" a partire dai dati relativi alla giornata di ieri (pubblicati questa mattina).
La Bce è ovviamente ben cosciente della questione. Prova ne sia che giovedì scorso, fra i vari provvedimenti adottati, ne ha inclusi alcuni che cercano proprio di risolvere il problema del denaro lasciato inerte presso la cosiddetta "deposit facility". Oltre a ridurre il tasso a cui questo sarà remunerato (0,25%, ovvero 75 punti base in meno rispetto al costo del denaro ufficiale), Francoforte ha dimezzato (a partire da gennaio) dal 2% all'1% il coefficiente di riserva obbligatorio per le banche. Una mossa che, secondo gli analisti, potrà ridurre il quantitativo di fondi che gli istituti di credito stessi mantengono a scopo precauzionale e liberare denaro da rimettere in circolo per finanziare l'economia.
 

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