la Germania oggi ha salvato l'euro

Ecco perchè il buon Trichet dopo aver smesso l'abito del monaco oggi urla che il sistema è a rischio, le banche vanno assolutamente ricapitalizzate, che l'Europa all'improvviso è diventata sistemica.

Ecco perchè queste cose le saprete sempre e solo dai bloggers e non dalla stampa ufficiale, quelli dietro l'ufficialità e il politicamente corretto vi nasconderanno sempre tutto!

Ieri sul Financial Times a questo indirizzo hanno pubblicato l'analisi che abbiamo condiviso la scorsa settimana " Italy’s debt a better bet than ‘triple A’ UK ovvero il debito italiano nonostante i vari downgrade è migliore della ignobile tripla A inglese e guarda caso non hanno potuto nasconderla questa analisi anche se si continua a seminare idiozie!

dall'interessante lettura di
I CIELI D'IRLANDA! | icebergfinanza
 
La proposta dell’ Allianz di rafforzare l'Efsf, il fondo salvastati, trasformandolo in un programma di assicurazione sull’eventuale default dei titoli di stato governativi, sta guadagnando terreno nell'Unione europea. E’ quanto anticipano il Wall Street Journal e MF/DowJones, che hanno intervistato l’ideatore del piano, Paul Achleitner, membro del board del colosso assicurativo tedesco.
http://icebergfinanza.splinder.com/post/25...erna-giovinezza


EFSF sostituirà l'AIG europea?


GERMANIA: LA FONTE DELL'ETERNA GIOVINEZZA!

Mentre quotidianamente arrivano conferme dell'opera di mobbing delle banche tedesche, come riportato anche dal Sole24Ore nei confronti del nostro Paese, andiamo a dare un'occhiata a cosa frulla nella geniale mente della virtuosissima Germania, delle sue banche e delle sue assicurazioni.



Ricordo ai lettori che ogni centesimo che uscirà dal famigerato fondo salvastati EFSF servirà per sostenere banche tedesche, francesi e inglesi tecnicamente insolventi che in questi anni hanno dato vita al fenomeno "subprime" europeo, visto che ogni centesimo che verrà utilizzato per sostenere uno stato sovrano periferico in difficoltà servirà per sostenere il sistema bancario di quel paese che a sua volta restituirà i capitali alle banche europee che hanno finanziato questa orgia del debito in questi anni.



La proposta dell’ Allianz di rafforzare l'Efsf, il fondo salvastati, trasformandolo in un programma di assicurazione sull’eventuale default dei titoli di stato governativi, sta guadagnando terreno nell'Unione europea. E’ quanto anticipano il Wall Street Journal e MF/DowJones, che hanno intervistato l’ideatore del piano, Paul Achleitner, membro del board del colosso assicurativo tedesco.




"Non usate l'Efsf come un creditore, usatelo come un assicuratore sui bond", sostiene Achleitner, spiegando che il suo piano estenderebbe l'impatto del meccanismo anti-crisi provvisorio dall'attuale capacità effettiva di 440 mld euro a oltre 3.000 miliardi di euro.



Per Achleitner, questa stima assume che sia assicurato il 20% del debito emesso e che i 780 mld euro versati dai Governi all'Efsf vengano utilizzati come garanzia. Achleitner, sostenuto dall'ad di Allianz, Michael Diekmann, spiega che il piano, elaborato in stretta cooperazione con Deutsche Bank , trova il sostegno di assicuratori come MunichRe e di alcune grandi banche francesi.



Achleitner riferisce inoltre che Allianz è in strette consultazioni con la Troika (Bce, Fmi, Commissione europea). Diekmann spiega che questo piano non prevede una ricapitalizzazione delle banche, che è materia dei singoli governi più che dell'Efsf.



Secondo Achleitner, la proposta dovrebbe essere accolta positivamente dai paesi dell'Eurozona perché permetterebbe di condividere il rischio di sostenere il debito sovrano tra contribuenti e investitori privati. I maggiori Paesi dell'Eurozona non dovrebbero più rischiare di coprire il 100% di perdite sui bond, mentre i privati potrebbero fare investimenti ponderati in base all'ammontare della copertura di ogni bond, osserva Achleitner.



Per l'esponente di Allianz, un altro vantaggio del piano è che i policymaker potrebbero adattare il prezzo e i tassi di assicurazione per fornire gli appropriati incentivi sia agli investitori che ai debitori sovrani.



A differenza dell'attuale modello dell'Efsf, che si poggia su un rating AAA per prendere prestiti a tassi bassi, Achleitner sottolinea che nella proposta di Allianz al Fondo "non importa avere un rating tripla-A". Ma come funzionerebbe in concreto il piano?



I singoli stati (per esempio Spagna e Italia) per un ammontare definito (diciamo 25%-30%) del debito in emissione potrebbero comprare protezione da default (pagando un maggiore spread, per esempio 20 basis point in più) presso l'Efsf, esattamente come si faceva per l'emissione dei cosiddetti cdo (collateralized debt obligation).



La perdita dovuta a un eventuale default del debito sovrano verrebbe dunque assorbita fino al 25%-30% dall'Efsf, garantendo i sottoscrittori dei titoli di stato, ai quali resterebbe in carico l’eventuale perdita suppletiva.



Ma questi scienziati non hanno ancora capito che serve una profonda ed incisiva ristrutturazione del debito di tutto il sistema finanziario, soprattutto delle banche azzerando gli azionisti e coinvolgendo gli obbligazionisti. E chissenefrega se i vari PIMCO o BLACKROCK devono subire perdite significative, ma che razza di capitalismo è mai questo, vinci anche quando perdi, socializzando le perdite e privatizzando i guadagni. Altro che comunismo!



Do you remenber AMERICAN INTERNATIONAL GROUP... la famigerata assicurazione americana che garantiva la capitalizzazione necessaria a concedere impieghi mentre il capitale era impiegato per scopi speculativi a mezzo sistema finanziario mondiale, implosa e nazionalizzata dal governo americano?



La fantasia nella finanza è al potere ma come spesso ricordato dal buon Paul Volcker negli ultimi anni l'unica invenzione degna di nota è rimasta ancora il bancomat!




Banche: Enria (Eba) non commenta indiscrezioni su necessita' capitale


Relative a Core Tier 1 al 7% e interventi da 100 miliardi (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 11 ott - Il presidente dell'Autorita' bancaria europea Andrea Enria non ha voluto commentare le indiscrezioni sui nuovi livelli di capitale Core Tier 1 che sarebbe necessario garantire per fronteggiare la sfiducia sulla tenuta delle banche. "Non commento le indiscrezioni", ha indicato al termine dell'audizione all'Europarlamento. L'agenza Reuters aveva indicato sulla base di fonti non specificate che l'Eba ritiene necessario un Core Tier 1 al 7% contro il 5% previsto nell'ultimo stress test e che, di conseguenza, su tale base sarebbero 48 le banche che dovrebbero rafforzare il patrimonio per circa cento miliardi di euro complessivi.



Ma non erano tutte solide queste banche dopo una serie di stress-test strepitosi! A proposito un consiglio!



La stagione delle trimestrali entra nel vivo e sarà affascinante ascoltare cosa avranno da raccontarci i bilanci delle maggiori banche mondiali, soprattutto quelle che sono fondamentalmente solide!
 
Così la Germania vuol "truffare" l’Europa

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2011/10/13/FINANZA-1-Cosi-la-Germania-vuol-truffare-l-Europa/213680/



Mauro Bottarelli

giovedì 13 ottobre 2011


Merkel_AquilaR400.jpg
Angela Merkel (Foto Ansa) Approfondisci
FINANZA/ Così il “patto” Merkel-Sarkozy affonda l’Europa, di M. Bottarelli

FINANZA/ Se anche Bankitalia diventa il “mercato delle vacche”..., di L. Torrisi


vai allo speciale Euro e Italia: quale destino?







«Alla fine il fondo salva-Stati sarà approvato da tutti, sono più che convinta che entro il 23 ottobre (data del prossimo Consiglio Ue, ndr) avremo le firme di tutti gli Stati membri», così impose ai sudditi sua maestà d’Eurolandia, Angela Merkel, riducendo il no di Bratislava al capriccio di un bambino che ora verrà messo in castigo e debitamente minacciato.
La logica è sempre quella: riprova, sarai più (euro)fortunato. Nella perfetta riproposizione del ricatto imposto all’Irlanda sul voto di ratifica del Trattato di Nizza dopo il primo “no” popolare, il parlamento slovacco ha sì bocciato l’ampliamento del fondi Efsf, facendo cadere il governo di centrodestra, ma, miracoli dell’eurodittatura, il voto si terrà di nuovo entro la fine di questa settimana con il sì bipartisan dell’opposizione socialdemocratica, che aveva posto come precondizione al suo sì l’indizione di elezioni anticipate. Et voilà, la sovranità popolare del Parlamento legittimamente eletto di Bratislava si accomodi per l’ennesima volta in discarica e avanti con l’eurocrazia franco-tedesca.

Un applauso al partito “Libertà e Solidarietà” e al suo leader, capaci di rimetterci la poltrona pur di non votare un qualcosa che ritengono dannoso per le tasche dei contribuenti slovacchi. Chapeau!
Non possiamo dire altrettanto, invece, del numero uno dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, capace di dire finalmente la verità, salvo rimangiarsi tutto come un politicuccio qualsiasi poche ore dopo, su strigliata dei soliti poteri forti che governano l’Europa e affidando la smentita a un responsabile della comunicazione del suo governo.
Ma cosa aveva detto Juncker alla televisione austriaca Orf? «Si sta discutendo l’ipotesi di far subire ai detentori di titoli di Stato della Grecia perdite anche superiori al 60% rispetto al valore nominale dei bond: e nemmeno questo basterebbe a chiudere la crisi sui debiti pubblici nell’area euro». Ovvero, la verità. Al momento, infatti, il secondo geniale piano di aiuti alla Grecia dell’Ue prevede un haircut del 21% circa, qualcosa alle soglie dell’oltraggioso, più che del ridicolo. Ma sono bastate poche ore di verità ed ecco che Juncker ha mostrato la sua vera natura. Anzi, l’ha fatta mostrare a un portavoce del governo del Lussemburgo, Guy Schuller, che all’agenzia Bloomberg ha spiegato come le dichiarazioni siano state male interpretate: «Il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, nega di aver ipotizzato per i creditori della Grecia svalutazioni superiori al 60%. Intendeva dire che le svalutazioni potrebbero superare il 21%». Ma vah?
Ma a confermare, nonostante le smentite diplomatiche, che la situazione non è più seria, ma drammatica, ci ha pensato il Mister Magoo dell’economia mondiale, quel Jean-Claude Trichet che dopo aver negato per mesi e mesi la realtà e aver dato vita a un suicida rialzo dei tassi d’interesse, ora che sta per lasciare la patata bollente a Mario Draghi ha un sussulto di realismo (interessato): «Nelle ultime tre settimane la situazione è peggiorata. La crisi è sistemica e va affrontata con decisione. La ricapitalizzazione delle banche in Europa è necessaria per proteggere l’economia reale. Potrebbe essere benefica la possibilità che l’Efsf presti soldi ai governi per ricapitalizzare le banche».

Et voilà, un bell’assist del francese Trichet al francese Sarkozy, deciso a usare i soldi dei contribuenti europei per salvare Dexia e depurare i bilanci di Societe Generale, Credit Agricole e Bnp Paribas, ma costretto a scontrarsi contro il “nein” della Merkel, secondo cui l’Efsf dovrà essere usato per quella finalità solo come ultima, disperata opzione in caso sia in pericolo la tenuta stessa dell’euro.
Insomma, haircuts o no?

«Potremmo andare incontro al classico effetto palla di neve. In un caso simile, i mercati sposterebbero istantaneamente l’attenzione verso il Portogallo, dove il rendimento dei biennale è già al 17%», fa notare Andrew Roberts, capo del monetario a Royal Bank of Scotland.

La situazione, in effetti, è pesante.

Nonostante il decennale greco sia già trattato al 60% di sconto sull’open market, le banche europee non devono svalutare le perdite fino a quando il default non è formale e il debito è detenuto nei loro loan book a lungo termine.

Il pericolo cresce quando e se le banche sono obbligate a cristallizzare il danno prima di aver aumento i loro cuscinetti di capitale.
Insomma, fatta la sintesi, per tutti - tranne i tedeschi - è necessario espandere il fondo Efsf ad almeno 1,5 triliardi di euro. Il problema è che ormai non è più così facile farlo in sicurezza. Lo spread di rendimento tra il Bund e il debito a 10 anni dell’Efsf si è divaricato da 66 a 112 punti base dall’inizio di luglio e se questa tendenza proseguirà, sarà lo stesso fondo a diventare un problema.



L’Efsf tratta come uno yield misto dei migliori fideiussori, ma se l’Efsf emette più debito dobbiamo aspettarci che sia trattato con un ampliamento ancor maggiore rispetto alla media soppesata dei fideiussori, visto che le nazioni deboli stanno diventando sempre più deboli e potranno facilmente creare perdite reali sul portafoglio sottostante.
Quindi, al netto del “no” slovacco che diventerà un sì e dei segnali poco confortanti degli spreads, occorre trovare una nuova via - la quarta - per rendere l’Efsf una gioiosa macchina da guerra. Già, perché nonostante abbia poco più di un anno di vita, il fondo Efsf ha già conosciuto parecchie mutazioni, tutte al rialzo e tutte a beneficio di banche e assicurazioni con soldi pubblici. All’inizio si parlava di meno di 300 miliardi di euro, con un worst case scenario di perdite pari a circa il 40% dell’ammontare prestabile, ovvero 120 miliardi.

Per un po’ nulla cambiò, fatta salva l’ovvia non partecipazione di Irlanda e Portogallo come fideiussori e quindi limitando la portata dell’Efsf e delle sue perdite potenziali.

Poi si salì e la disponibilità potenziale crebbe fino a 450 miliardi di euro, corrispettivo di quanto garantito dagli Stati con rating AAA, aumento che nei fatti si sostanziò in un totale di 726 miliardi.


PAG. SUCC. >
A quel punto, il piano sembrò quello di cambiare la natura stessa del fondo, non solo destinato a fare prestiti, ma anche a comprare bonds. aumentando quindi il volume delle perdite potenziali, salite al 60% dei 450 miliardi, ovvero a 270 miliardi (soldi a rischio per potenziali salvataggi a babbo morto di banche e assicurazioni). Poi, prima ancora che si arrivasse alla ratifica di tutti i 17 Stati, ecco l’idea di iniettare capitale alle banche, quindi con un potenziale di perdita combinato tra investimenti equity e bonds che saliva all’80%, pari a 360 miliardi di euro.
Basta così? No, non basta ancora
.......
......
continua
 
Ultima modifica:
okkio che
Allianz, infatti, ha un’esposizione da triliardi al reddito fisso in giro per il mondo e oltre 450 miliardi di euro investiti in assets europei e cerca disperatamente un cavaliere bianco
e
Deutsche Bank ha una leva mostruosa
 
okkio che
Allianz, infatti, ha un’esposizione da triliardi al reddito fisso in giro per il mondo e oltre 450 miliardi di euro investiti in assets europei e cerca disperatamente un cavaliere bianco
e
Deutsche Bank ha una leva mostruosa

Il piano, presentato dalla Allianz, è ben visto anche da Deutsche Bank e MunichRe (quindi è Made in Germany). Ma è mal visto dal sottoscritto… Mi tornano alla mente storie già viste… Un déjà vu… AIG ad esempio vi ricorda qualcosa?

da Flash EFSF: e se si trasforma in assicurazione?

Flash EFSF: e se si trasforma in assicurazione? | IntermarketAndMore
 
Il piano, presentato dalla Allianz, è ben visto anche da Deutsche Bank e MunichRe (quindi è Made in Germany). Ma è mal visto dal sottoscritto… Mi tornano alla mente storie già viste… Un déjà vu… AIG ad esempio vi ricorda qualcosa?

da
Flash EFSF: e se si trasforma in assicurazione?

Flash EFSF: e se si trasforma in assicurazione? | IntermarketAndMore
Crepe nell'asse Parigi-Berlino - Il Sole 24 ORE

Crepe nell'asse Parigi-Berlino


Finalmente il problema della ricapitalizzazione delle banche è al centro del dibattito politico europeo. L'ha introdotto Christine Lagarde, fresca della sua nomina a presidente del Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Lo hanno sottolineato Angela Merkel e Nicolas Sarkozy nel loro vertice. Lo ha ripetuto il presidente della Commissione europea Manuel Barroso.

L'instabilità del settore bancario trasmette i problemi di finanza pubblica all'economia reale. L'incertezza sulla solvibilità delle banche rende loro difficile raccogliere fondi sul mercato. Non riuscendo a farlo a costi ragionevoli, le banche smettono di fare prestiti alle imprese. Senza credito l'economia reale si avvita. L'Europa si sta avviando velocemente verso la recessione. Risolvere questa instabilità è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per uscire dalla crisi.


Il diavolo - dicono gli inglesi- è nel dettaglio.



E questo sicuramente vale per la ricapitalizzazione delle banche.

A sentire Sarkozy la ricapitalizzazione dovrebbe avvenire utilizzando il fondo di stabilità europeo.

A sentire Barroso dovrebbe essere effettuata dal mercato e poi in misura subordinata dai governi nazionali.

A sentire Josef Ackermann, amministratore delegato di Deutsche Bank, non dovrebbe avvenire affatto, perché il mercato non è disponibile e i governi nazionali non hanno soldi e una ricapitalizzazione finirebbe per peggiorare la loro situazione fiscale, indebolendo ulteriormente le banche.


Tutti hanno una parte di ragione, ma tutti soffrono di una visione che è troppo influenzata dai loro problemi personali.
Christine Lagarde e Nicolas Sarkozy sono preoccupati dalla situazione francese. Nonostante il rating AAA, la Francia rischia quasi quanto l'Italia. Il sistema bancario francese è molto esposto verso i paesi periferici. L'ostinazione di Sarkozy a «salvare» la Grecia dal default è dettata dalla preoccupazione che le sue banche non reggano ad un tale evento. Il secondo salvataggio della banca franco-belga Dexia è costato complessivamente 4 miliardi di investimenti azionari e 90 miliardi di garanzie, di cui il 35% offerto dalla Francia. Se le tre principali banche francesi (Société Générale, Crédit Agricole e Bnp Paribas) dovessero avere bisogno dello stesso tipo di aiuto, questo costerebbe al governo francese 36 miliardi di investimenti in capitale di rischio e 820 miliardi di garanzie. Aggiungendo queste garanzie al debito corrente la Francia raggiungerebbe un debito pubblico pari al 133% del Pil, peggio del nostro e vicino alla Grecia.
Ergo, Lagarde e Sarkozy vogliono spostare il peso della ricapitalizzazione sull'Europa.





Da parte sua Barroso capisce che se il fondo di stabilità viene usato per salvare le banche, nulla resta per qualsiasi altra manovra. Questo non solo non risolve i problemi di fondo (il rischio di insolvenza sovrana), ma esautora di qualsiasi potere la commissione europea, cioè lui.



Josef Ackermann, infine, ha ragione che i Governi nazionali non hanno le risorse per salvare le banche, ma questo dovrebbe essere una ragione di più (non di meno) per ricorrere al mercato.

Che fare? L'interazione tra problemi di finanza pubblica e banche rende questa crisi molto più complicata di quella del 2008.

Il fallimento di ben due stress test che hanno promosso banche che sono fallite di lì a poco rende questo strumento non più credibile. È necessario un approccio radicale che incida alla fonte del problema: l'eccesso di debito.
Quando un'impresa fondamentalmente sana ha troppi debiti, si effettua una conversione di parte del debito in azioni. Per Stati sovrani e banche questa procedura è molto complicata. Per questo motivo Roberto Perotti ed io abbiamo proposto un piano che di fatto replica il risultato di questa ricapitalizzazione, evitando i problemi tipici dei fallimenti.
La prima parte della nostra proposta è una eurotassa sulle obbligazioni bancarie già emesse (non quelle future), con una aliquota funzione dello spread queste banche pagano sul mercato del credito. Questa tassa ha tre vantaggi: raccoglie gettito, punisce i creditori meno avveduti e penalizza le banche più rischiose.
La seconda parte consiste in un'altra eurotassa, questa volta sul debito sovrano di ogni Paese, anch'essa proporzionale allo spread di ciascun debito sovrano. Anche questa tassa sarebbe applicata allo stock esistente del debito, non sulle nuove emissioni, in modo da non avere effetto sul costo dell'indebitamento. Una tassa del genere di fatto impone un haircut al debito più rischioso, senza causare un default, e ha gli stessi vantaggi della tassa precedente.
C'è un ovvio problema potenziale con questa tassa: poiché il valore del debito scende, potrebbe portare certe banche più vicino al default. Tuttavia, con il gettito ottenuto l'Europa potrebbe fare un'offerta irrinunciabile alle banche: ricapitalizzatevi, o vi ricapitalizziamo noi. In questo secondo caso, si noti che la partecipazione andrebbe all'Efsf (o un ente equivalente) e non ai singoli Governi nazionali, diminuendo così il rischio di interferenze politiche nel mercato del credito.
Questa proposta risolve non solo i problemi finanziari dell'area euro, ma anche i problemi personali dei vari partecipanti. Risolve i problemi sollevati esplicitamente da Josef Ackermann, ovvero che i Governi nazionali non hanno sufficienti risorse per ricapitalizzare le banche. Risolve anche quelli da lui sollevati implicitamente: perché Deutsche Bank, che è gestita meglio, deve pagare per la cattiva gestione delle banche francesi? Nella nostra proposta il costo per ogni banca è proporzionale al rischio che si sono assunte. Risolve i problemi elettorali di Sarkozy, che non vuole dover annunciare ai francesi che il suo Governo ha perso la AAA prima delle elezioni. E quelli di Barroso, disperatamente alla ricerca di un ruolo. Richiede però coraggio politico e leadership. Purtroppo è quello che manca in Europa.
 
Più che ai cds di Societe Generale o Credit Agricole bisognerebbe guardare a quelli di BNP Paribas che secondo i dati dell'EBA quella dei fantasiosi ed inaffidabili stress test aveva a fine anno un'esposizione di oltre sette miliardi e mezzo a Grecia e Portogallo mentre le maggiori banche italiane non arrivano tutte insieme a un miliardo e mezzo!

Compreso perchè Sarkozy sia molto agitato in questi giorni?
da EUROPA: BATTAGLIA NELLA NEBBIA | icebergfinanza




Affascinante
si downgradano tra loro, nella battaglia in mezzo alla nebbia, mentre rimbomban o i colpi di cannone.



Non c'è alcuna alternativa alla nazionalizzazione di alcune banche, azionisti ed obbligazionisti devono assumersi le proprie responsabilità, il sistema è in buona parte fallito, si deve preservare solo ed esclusivamente il risparmio dei depositanti il resto è rischio puro!
 
Ultima modifica:
E ora anche la Germania ha paura di fallire...

Mauro Bottarelli

giovedì 20 ottobre 2011
GEOFINANZA/ E ora anche la Germania ha paura di fallire...




merkel_dubbiosaR400.jpg
Angela Merkel (Foto Ansa) Approfondisci
FINANZA/ Dagli Usa una ricetta che porta l’Italia al disastro, int. a F. Forte

FINANZA/ Così la "guerra" tra banche e Grecia scuote l’Europa, di M. Bottarelli


vai allo speciale Euro e Italia: quale destino?





“Not our debt”, gridano gli indignados di ogni latitudine, proponendo come soluzione alla crisi del debito il suo annullamento, la rivolta contro i creditori, l’insolvenza. E l’armata dei fautori della bancarotta strategica ha un suo totem da sventolare: l’Islanda e la sua scelta di non ripagare i creditori britannici e olandesi, dopo che nel 2008 le tre principali banche del Paese - Landsbanki, Kaupthing e Glitnir - sono andate a zampe all’aria con la crisi dei subprime.

In effetti, una gran bella storia con tanto di inchiesta per perseguire i responsabili della crisi e riscrittura della Costituzione affidata a un “comitato dei 25”, tra cui figurano un pastore e un contadino scelto dai cittadini attraverso i social network. Insomma, il tripudio della democrazia diretta e della sovranità nazionale. Perché i Piigs non seguono questa strada, si chiedono gli indignados, facendo pagare alle banche il costo della crisi?
Stop, titoli di coda, dissolvenza, colore che sgrana e vira sul seppia, pellicola che esce sibilando dal proiettore.

Il film è finito.

La realtà è un’altra.

Primo, gli amministratori di Landsbanki, principale istituto islandese, hanno già fatto sapere che le proprietà immobiliari della banca sono più che sufficienti per ripagare il debito verso Gran Bretagna e Olanda e che i pagamenti cominceranno al termine delle dispute legali interni, al più tardi entro fine di quest’anno.

Insomma, l’Islanda ripaga - eccome - il debito, solo lo fa in silenzio. Inoltre, la ricetta islandese non è esportabile, tanto più in Grecia.

Troppe le differenze, prima delle quali il fatto che il primo sia un Paese di 330mila anime e il secondo di 11 milioni. Seconda, e più importante, il problema di debito islandese era una tantum, tutto bancario e tutto d’importazione, ovvero dovuto alla crisi dei subprime Usa, con cui le tre banche principali del Paese avevano giocato un po’ troppo. Non si trattava di un problema di debito sovrano da rifinanziare per mantenere in vita un sistema elefantiaco di welfare, come quello greco o anche italiano.
Volgarmente parlando, insomma, una volta risolta la questione attraverso il default prima bancario e poi statale, con il non rimborso del debito estero, Reykjavik non aveva il problema di paesi stranieri che, essendo stati fregati una volta, non finanzieranno più il suo debito sovrano sul mercato.

La Grecia, invece, sì. Dio non voglia, quindi, che qualcuno ad Atene decida di cedere al populismo e alla piazza, sfiorando anche soltanto con il pensiero l’ipotesi di non pagamento del debito estero. Ipotesi tutt’altro che peregrina, purtroppo, visti i continui contrasti tra Germania e Francia. La prima in pressing sulle banche perché accettino tagli fra il 50% e il 60% al valore dei titoli greci nel loro portafoglio, la seconda favorevole al fatto che si apportino solo modifiche tecniche all’accordo preliminare raggiunto con gli investitori privati a luglio, basato su haircuts del 21%.






E Parigi ora trema davvero.

E con buona ragione. Moody’s ha infatti minacciato di mettere il rating a tripla A della Francia in outlook negativo. In pratica, Parigi, fra tre mesi, rischia di vedersi tagliato il suo giudizio di eccellenza, se il piano di salvataggio europeo per le banche e i paesi membri in difficoltà dovesse avere costi troppo alti. L’avvertimento arriva a ridosso del vertice europeo di domenica, in cui si discuterà proprio di questo. Moody’s terrà anche in considerazione gli sforzi della Francia per tenere sotto controllo i suoi conti e aiutare il sistema bancario. Secondo l’agenzia di rating, Parigi in questa fase ha meno spazio di manovra che nel 2008 per riequilibrare e cambiare il suo bilancio: «La Francia nei prossimi mesi dovrà affrontare difficili sfide ed esporsi per aiutare i partner europei in difficoltà. Per evitare un downgrade dovrà continuare a implementare le necessarie riforme economiche e di bilancio. Inoltre, il governo francese dovrà mostrare visibili progressi nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che sui è data». Come diciamo da settimane, insomma, la Germania è pronta e volenterosa di scaricare i costi della crisi sulla Francia: alla faccia del direttorio! E il rischio enorme sta tutto nel vertice di domenica e nella volontà di Berlino di dare seguito alla più volte citata “opzione Allianz” per ampliare il fondo Efsf, ovvero ottenere un effetto leva sulla disponibilità massima dello stesso fino a 2-3 triliardi di euro per utilizzarlo come assicurazione “first loss” sulle obbligazioni dei paesi periferici: se passerà, si rischia un reazione brutale dei mercati.

Prepariamoci, quindi, cari amici, visto che il quotidiano britannico The Guardian si spingeva ieri a sostenere che la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy avrebbero concordato un massiccio aumento della “potenza di fuoco” del fondo europeo salva Stati, quell’Efsf che, tramite il ricorso alla leva finanziaria, vedrebbe moltiplicarsi di quasi cinque volte la sua capacità di intervento, passando da una dotazione di 440 miliardi di euro si potenzierebbe a oltre 2 miliardi teorici. Ma su altre testate circolano altre versioni e cifre in merito alla stessa vicenda: come al solito, la parola d’ordine europea è chiarezza!


Ad esempio, stando al Financial Times Deutschland, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, sarebbe d’accordo a utilizzare la leva finanziaria sull’Efsf, ma solo per potenziarlo fino a 1.000 miliardi di euro teorici: un’apertura che comunque, se confermata, segnerebbe un cambiamento di linea rispetto a quella finora tenuta dallo stesso Schauble sulla questione; peccato che si sostanzierebbe nella non copertura per Spagna e Italia (ovvero nell’assenza di fondi per l’anticipo di rischio pari al 20% per gli investitori che vogliano comprare nuovi Btp e o Bonos) rispetto alle emissioni obbligazionarie per tutto il 2012, quindi un anno senza scudo di Bce e nemmeno dell’Efsf come assicurazione a garanzia. Auguroni!



Ma stavolta l’asse franco-tedesco rischia di ritrovarsi come il topo nella trappola.

Il professor Ansgar Belke, del Diw Institute di Berlino, ha infatti dichiarato che «ogni utilizzo della leva per il fondo Efsf potrebbe essere “velenoso” per il rating AAA della Francia e potrebbe dar vita a una catena incontrollabile di eventi. Sarebbe controproducente rispetto a tutti gli sforzi fin qui fatti per stabilizzare la crisi del debito europeo, tutti basati sullo status tripla A di un numero sufficiente di economie forti. In extremis, potrebbe causare la rottura dell’Eurozona stessa».


E la Francia, minacce di Moody’s a parte, è già oggi estremamente vulnerabile, visto che può vantare i peggiori debiti di budget e deficit primario degli stati con rating AAA (ovviamente si può obiettare che la Gran Bretagna stia peggio, peccato che Londra abbia una moneta e una banca centrale sovrane). Sempre il professor Belke fa notare come «Bnp Paribas, Societe Generale e Credit Agricole potrebbero aver bisogno a breve di 20 miliardi di capitale fresco, con un effetto deprimente per lo Stato. L’attuale ratio debito/Pil del 82%, è destinata a salire facilmente e rapidamente al 90% se la crisi non verrà frenata».
E subito dopo la minaccia di Moody’s di declassare la tripla A sul rischio sovrano della Francia, è salita ai massimi anche la pressione sui buoni del Tesoro francese: gli Oat decennali di Parigi erano scambiati sul mercato secondario al 3,13%, con lo spread sul Bund a 110 punti base, su livelli record dall’introduzione dell’euro.



Ma se Parigi piange, Berlino rischia di non ridere e, anzi, di scottarsi parecchio le dita giocando, come sta facendo, con il fuoco.

Per Thorsten Polleit di Barclays Capital, «i pesi derivanti dai salvataggi che il governo tedesco deve sostenere, potrebbero portare a un drastico deterioramento del debito e alla messa in discussione del rating AAA».

Insomma, l’azzardo di operare a leva sull’Efsf è un’arma a doppio taglio: se da un lato scaricherebbe sui contribuenti europei i costi dei tagli obbligazionario dei bonds detenuti da banche, fondi pensione e assicurazioni, dall’altro farebbe volare via il rating AAA di Francia e Germania, principali contributori in sede Ue.

A oggi, infatti, l’Efsf è un creditore privilegiato.

Quindi, tutti i soggetti poc’anzi elencati che hanno acquistato debito greco in buona fede, dovranno subire le perdite. Solo una volta che queste saranno ridotte a zero con un haircut al 100%, il debito dell’Efsf comincia a essere svalutato, la cosiddetta “last loss”.


Allianz, invece, vuole ribaltare l’impostazione, facendo in modo che sia il fondo salva-Stati a prendere il primo colpo, ovvero a pagare per primo. Che rating avrebbe l’Efsf se davvero si darà vita a questa follia? BBB? Forse CCC?

Ma, soprattutto, qualche particolare di non secondaria importanza. Primo, gli stanziamenti dell’Efsf non sono in cash ma in garanzie, quindi non avranno la potenza di fuoco degli acquisti diretti della Bce. Inoltre, la soluzione “Allianz” permette agli investitori lo switch da bond rischiosi a obbligazioni nuove e parzialmente garantite, ma non fa nulla per il rischio di solvibilità sottostante.




Creare un mercato obbligazionario a due binari rischia poi di destabilizzare gli attuali detentori di debito, impattando sui mercati terziari. Ad esempio, chi detiene obbligazioni belghe potrebbe incorrere in sofferenze mentre gli investitori attenderanno che l’Efsf attui il de-risking di quei titoli.

Ancora, questo Efsf potenziato avrà vita breve e appare unicamente uno strumento per prendere tempo: nella migliore delle ipotesi, infatti, scadrà per statuto nel luglio del 2013, quando entrerà in vigora l’Esm. Del quale, però, da più parti si chiede l’attivazione con un anno di anticipo, luglio 2012, dimenticandosi che questo diverrà da subito un creditore senior e soggetto istituzionalizzatore di tagli obbligazionari.
«Si deve fare tutto il possibile per evitare il contagio della crisi del debito. Nell’azione di contrasto alla crisi stiamo procedendo millimetro dopo millimetro», così Angela Merkel si è rivolta ai parlamentari della Cdu martedì pomeriggio. Anche “Frau Nein” sembra aver capito che il ghiaccio sta diventando sottile sotto i piedi di tutti: e non salta più sulla sedia, sbraitando. Ma si muove piano e cauta, millimetro dopo millimetro.
 
Ultima modifica:
Reportage
Merkel & Sarkozy? In Europa non li sopporta più nessuno

Giovanni Del Re


Il Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy si sente trattato come un portaborse. Il premier lussenburghese Juncker non nasconde il fastidio per una gestione disordinata della crisi, mentre il direttorio franco-tedesco, con Parigi vicina al declassamento delle agenzie di rating, è sempre più centrato su Berlino. L’ultimo episodio che ha rafforzato il malcontento diplomatico e istituzionale è stato il balletto di date che ha accompagnato il vertice anti-crisi fissato nel fine settimana e “prolungato” fino a martedì. Intanto, la Commissione bilancio del parlamento tedesco ha approvato le linee guida sul potenziamento dell’Efsf, escludendo l’uso della leva e ponendo un tetto alle garanzie sui bond periferici pari a 211 miliardi di euro.








Share
Email
Stampa


Merkel-Sarkozy_0.jpg







Economia
21 ottobre 2011 - 18:12 BRUXELLES - «Sono stati superati i limiti della decenza». Un diplomatico europeo sbotta così, visibilmente innervosito quando si trova a parlare dell'ultima trovata della coppia Nicolas-Angela: il vertice "a puntate". Sì, perché proprio così viene descritto dai tedeschi, non un doppio vertice - quello di domenica 23 e quello di mercoledì 26 - ma uno solo con "soltanto" una pausa di due giorni in mezzo. A Bruxelles i diplomatici di molti altri paesi, ma anche le istituzioni Ue sono furibondi e questa volta non cercano neppure di nasconderlo tanto. Soprattutto, però, la rabbia è ora anzitutto diretta alla Germania, è stata il cancelliere Angela Merkel a volere il primo rinvio (dal vertice originariamente in programma il 17 e 18 marzo e spostato a domenica), ma soprattutto è stata lei a imporre, per le spicce, lo "sdoppiamento" di questo summit rinviato, senza neppure la cortesia di passare per il presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy. Almeno, per il primo rinvio, Sarkozy e Merkel avevano avuto l'accortezza di "suggerire" la mossa a Van Rompuy, il quale aveva potuto inviare il suo comunicato con l'ironico «ho deciso di rinviare il vertice».
E così non ci vuole molto a trovare chi ti racconta di uno sfogo di rabbia di Van Rompuy, uomo solitamente decisamente (fin troppo) compassato, «mi trattano come un portaborse», avrebbe detto in privato. Varie fonti diplomatiche affermano che sia dovuto intervenire Sarkozy in persona per convincere la Merkel a mantenere comunque il vertice di domenica, mentre il cancelliere voleva un altro rinvio tout-court. «Sarebbe stato un messaggio drammatico per i mercati, che ce l'avrebbero fatta pagare cara», commenta un diplomatico francese. A trasmettere tutto il fastidio di Bruxelles è stato, davanti ai microfoni delle tv tedesche arrivando al Palazzo Justus Lipsius, dove si incontrano i ministri delle Finanze dell'eurozona, il presidente dell'eurogruppo, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker. Il balletto sui vertici rinviati e sdoppiati «ha un impatto disastroso», ha dichiarato.
La mancanza di cortesia e il "direttorio", sempre più a uno - più che a due, viste le crescenti difficoltà della Francia, a rischio declassamento e con i suoi spread sul Bund in rialzo - in realtà si aggiunge a una gestione assolutamente disastrosa della crisi. E questo soprattutto, ancora, per via della Merkel che puntando i piedi fin dall'inizio sulla Grecia ci ha portati al punto in cui siamo. «Siamo al direttorio di uno solo - sibila un altro diplomatico - che per di più cerca di imporci ricette sbagliate» in nome della politica interna, con il nuovo diktat della Corte Costituzionale del coinvolgimento del Parlamento per ogni decisione sul Fondo salvastati (Efsf). Soluzioni controverse come quella di fare dell'Efsf, per ampliarne la potenza di fuoco, una sorta di assicuratore sul 20% dei titoli di nuova emissione di stati in difficoltà. Italia e Spagna sono in rivolta: in un sol colpo non solo si rischierebbe il tracollo del valore dei titoli già emessi - argomentano - ma si metterebbe nero su bianco che i loro titoli di Stato sono di serie B sancendo oltretutto che un rischio default, per quanto piccolo, c'è. Altrimenti perché "assicurare"? Fonti tedesche prospettano adesso un'altra ancor più bizzarra soluzione: coinvolgere il Fondo Monetario, ma "alla spicciolata".
«Ogni stato membro dell'Ue è anche membro del Fmi - argomentava un diplomatico tedesco di alto rango - potrebbe dunque chiedere linee di credito cautelari a Washington, come ha fatto a suo tempo la Polonia, se si sente sono pressione». E intanto resta il no granitico tedesco all'idea francese di fare dell'Efsf una banca, come vorrebbe Parigi, con accesso alla liquidità della Bce. «La verità - commentano diplomatici europei a Bruxelles - è che qui c'è divergenza su tutto, la credibilità generale è andata a farsi benedire, e ancora non si riesce a capire dove possa essere la soluzione». Tantopiù, aggiungono, che «tutto è terribilmente intricato, e ogni giorno che passa aumentano i costi, le soluzioni diventano sempre più ardue e sempre più difficili da comunicare alle rispettive opinioni pubbliche». I tedeschi si mostrano invece tranquilli. «Alla fantasia dei nostri ministri delle finanze e dei nostri esperti - commenta l'alto diplomatico di Berlino di cui sopra - non mettiamo limiti». Della serie: «qualcosa ci inventeremo»....
Parole chiave: Merkel + sarkozy + Van Rompuy
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto