la Germania oggi ha salvato l'euro

in questo video il blogger afferam giustamente che la BCE+germani+francia
non salvano la Grecia
ma solo le LORO banche

quando è possibile con "i prestiti" alla grecia
altrimenti con la nazionalizzazione come succederà a DEXIA


[ame=http://www.youtube.com/watch?v=t9nmwJR9a7Y&feature=related]2/2 - Blogger svizzero parla per la Grecia ed il NWO - YouTube[/ame]
 
la Polizia greca è come quella italiana

scortano i mafiosi in parlamento e massacrano la popolazione

STUPIDI
non capiscono che anche LORO fanno parte della popolazione come le loro mamme e i loro figli
e che dovrebbero fare il colpo di stato?
chi capirebbe?
quando votiamo a cosa pensiamo?
 
la Francia ha salvato DEXIA
e il suo rating è stato confermato a Tripla A

sta litigando con Frau Merkel
perchè Sarcozy vuole utilizzare in modo impoprio il fondo SALVA STATI per sdalvare le banche


ma Frau non ci sta ed ha pure ragione

le banche le dovrrebbe salvare la BCE [anche se poi paga sempre pantalone.... vedi l'Irlanda]

mentre gli STATI dal fondo apposito

o no?
 
Salva Stati senza la Gran Bretagna
CdT.ch - Salva Stati senza la Gran Bretagna



Dal 2013 non parteciperà più al fondo europeo
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Il premier britannico David Cameron ha lanciato un avvertimento ai governi europei. (foto Keystone)

BRUXELLES -
«I leader dell'Eurozona devono assumersi una responsabilità collettiva e muovere i passi decisivi per prevenire il disastro economico, perché il tempo sta scadendo»: così il premier britannico David Cameron avverte i governi della moneta unica in un'intervista al Financial Times. Ma annuncia: la Gran Bretagna non parteciperà al prossimo fondo salva-Stati o ad altre forme di sostegno dei Paesi, anche a breve termine.
«La Gran Bretagna condivide la visione degli USA», ha detto il premier, e con essa ritiene necessari passi come la ricapitalizzazione delle banche e la costruzione di un 'firewall' attorno alla Grecia per evitare che il contagio della crisi del debito si estenda. Per il premier serve un «grande bazooka», ovvero l'aumento del fondo salva Stati Efsf che dai 440 miliardi di ora passi a 2.000 con un meccanismo di leva finanziaria.
Ma senza la partecipazione di Londra: «Non saremo parte del fondo salva Stati dopo il 2013», ha detto, dicendosi «scettico» anche sulla partecipazione ad altre forme di sostegno ai Paesi, e addirittura «preoccupato» dall'eventualità che la Banca europea d'investimenti (Bei) possa essere coinvolta nella ricapitalizzazione delle banche. Per Cameron è sufficiente il contributo che il suo Paese sta dando attraverso il Fmi.
 
lunedì, 10 ottobre 2011
ITALIA: SELL GERMANY and BUY ITALY!

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Un paio di settimane fa mi sono chiesto per quale motivo se è vero che le banche italiane detengono almeno 200 miliardi di debito tedesco, crediti alle famiglie, obbligazioni corporate o titoli di stato e quindi bund & company, mi chiedevo per quale motivo non hanno ancora liquidato i loro investimenti per comprare titoli di stato italiani, prima che una valanga travolga il castello di carte tedesco, le cui fondamenta poggiano sulle esportazioni e sul fragile e sistemico sistema finanziario tedesco.

Mentre il mondo intero si diletta ad osservare l'esposizione verso i paesi dell' area periferica e dimentica paesi come Germania, Francia, Inghilterra e Stati Uniti, noi andiamo ad osservare da vicino quello che accade a proposito degli investimenti in titoli tedeschi da parte degli italiani.

Qui sotto potete osservare attraverso la Banca Internazionale dei regolamenti quelli che sono i crediti nei confronti della Germania. Oltre 257 miliardi di di cui oltre 37 in titoli di stato, oltre 57 in titoli corporate bancari e ben 162 direttamente al settore privato ovvero imprese e famiglie.


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Ma andiamo oltre e osserviamo quanto è accaduto in Giappone negli ultimi mesi.
" Vendi la Germania e compra l'Italia. E' una sorpresa l'atteggiamento degli investitori giapponesi evidenziato nelle ultime statistiche disponibili del ministero delle Finanze di Tokio; fino ad estate inoltrata hanno continuato ad acquistare titoli di Stato italiani, mentre allegerivano parecchio il loro portafoglio di Bund sia di Treasuries americani. (...) Fatto sta che nel periodo gennaio-luglio i loro investimenti nell'obbligazionario italiano (acquisti meno vendite) risultano in aumento, con acquisti netti positivi per 107,6 miliardi di yen ( contro i 131,9 dell'intero anno precedente ) Questo mentre il loro portafoglio di Bund e Treasuries calava di circa 1.100 miliardi di yen ciascuno: il totale dell'alleggerimento dell'esposizione verso titoli di debito sovrano estero si è però limitato a 767,4 miliardi di yen, in quanto è aumentato lo shopping di titoli di Paesi emergenti.
In totale dall'inizio dell'anno gli investitori nipponici risultavano con un portafoglio obbligazionario italiano (emissioni corporate incluse) pari a 5.049 miliardi di yen, oltre a 214 miliardi di yen investiti nell'equity ( da cui non sembra abbiano disinvestito tenendosi le perdite di valore )
I giapponesi sono quindi risultati investitori netti in titoli italiani non solo nell'intero 2010, ma anche nel primi 7 mesi di quest'anno. Gia a luglio però, gli acquisti netti si erano appiattiti a soli 2,9 miliardi rispetto ai 65,6 di giugno (...) ( Sole 24 Ore )"


Ora anche un bambino può comprendere che il famigerato spread tra Bund e titoli di Stato italiani è distorto dal panico degli investitori internazionali che utilizzano la liquidità immessa dalle banche centrali per la ricerca di un minimo porto sicuro senza valutare oggi le conseguenze di questa moda di massa, come è accaduto recentemente all'oro e al franco svizzero.

Basta guardare cosa accade per i treasuries americani, acquistati quotidianamente dalla FED che stampa un giorno si e un'altro ancora
come sta accadendo pure in Inghilterra altro paese sull'orlo di un collasso,
paesi che non hanno altro di meglio da fare che urlare il pericolo europeo quando in realtà sono loro che sono pura nitroglicerina al sole!
Altro che bazooka come suggerisce bimbo Cameron altro che garanzie per proteggere gli interessi delle nazioni non appartenenti ad eurolandia dall'Inghilterra dobbiamo proteggerci dal virus della loro carta straccia fallita!

Comunque sia ancora una volta la nostra esposizione ai titoli di Stato di questi paesi è sostanzialmente limitata o meglio inesistente.
Complessivamente si tratta di circa
45 miliardi nel caso dell'Inghilterra
contro i 455 della Germania
e i 291 della Francia
mentre per quanto riguarda gli Stati Uniti abbiamo circa 35 miliardi a fronte dei 491 tedeschi e dei 529 mialirdi francesi-

Ciò che impressiona è l'esposizione al settore privato americano ed inglese, settore sotto pressione e soggetto ad un epocale deleveraging.

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Il prossimo anno le certezze che sembrano accompagnare gli investitori nei loro movimenti da gregge diventeranno piano, piano lentamente insicurezza, l'insostenibile insicurezza legata alla sostebilità di un debito, di un'economia di carta in attesa che la verità per l'ennesima volta diventi sempre più figlia del tempo.

Banche che continuano a nascondere la realtà grazie alle demenziali metodologie FASB sono l'essenza di un sistema che non comprende che non c'è alternativa alla ristrutturazione del debito. Come scrive John Hussman banche come Bank of America e Citigroup sono discariche a cielo aperto e sottolineare che sono troppo grandi per fallire è come dire che gli obbligazionisti non potranno mai subire nessuna perdita.

Se poi fosse vero come mi ha suggerito ieri via sms un caro amico che Vegas della Consob ha testimoniato in diretta al LA7 che in Italia il mercato è fatto per il 50 % dagli High Frequency Trading di cui vi rimando al CODICE DA VINCI e che in America la percentuale è del 70 % è chiaro che ormai il mercato non esiste più, un mercato completamente fuori controllo una sorta di commercio di armi atomiche clandestine se si pensa che qualche idiota esaltato vuole l'applicazione anche per il mercato obbligazionario.

Nel frattempo attenzione alla verde Irlanda il paese di cui nessuno più parla, ma del quale ci occuperemo nei prossimi giorni.

Sempre che dietro l'angolo non ci sia finalmente una seria presa di coscienza della politica che vada oltre le dichiarazioni...

ROMA «Daremo una risposta globale, durevole e rapida alla crisi entro la fine di questo mese»: lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy a Berlino in conferenza stampa con la cancelliera tedesca Angela Merkel.«Oggi non forniremo dettagli della soluzione, perché si tratta di un pacchetto completo che presenteremo entro il G20. Noi siamo completamente d'accordo. Francia e Germania hanno posizioni assolutamente allineate su tutti gli aspetti della crisi e sappiamo perfettamente quale strada vogliamo percorrere, ma ci sono le istituzioni europee, c'è un patto, e ci sono i mercati».

«Io e Angela in una situazione mai vista prima». «Vorrei aggiungere una cosa: Frau Merkel e io dobbiamo prendere decisioni e non fare proposte, nella cornice di una crisi che nessuno ha mai vissuto prima» ha detto Sarkozy, implicitamente difendendo la Merkel (e probabilmente se stesso) da chi in questi giorni la accusa di non essere in grado di avere una visione per l'Europa: «Fatemi anche dire che proprio perché in passato c'erano visionari e visioni, si è tralasciato di trovare soluzioni nei dettagli, e per questo motivo oggi ci troviamo in questa crisi, che si poteva evitare dieci anni fa. Ma non voglio accusare nessuno».

«Francia e Germania proporranno modifiche importanti ai trattati europei» ha aggiunto Sarkozy.

Merkel: risoluti su banche, soluzione entro il G20. «Siamo risoluti a ricapitalizzare le nostre banche e a trovare una soluzione permanente e globale della crisi entro il G20» ha detto la Cancelliera tedesca Angela Merkel. «Chiederemo a tutte le autorità da prendere in considerazione, consulteremo l'organo di sorveglianza europeo come il Fmi, per essere certi che le misure siano sostenibili e stabili - ha detto Merkel - Abbiamo un enorme interesse a che le banche possano fare i loro compiti. E in questo Francia e Germania sono assolutamente determinate».

«Difenderemo l'euro con tutte le nostre forze». «La decisione di una moneta unica ha aperto nuovi orizzonti e perciò va difesa da noi con tutte le forze - ha detto Merkel - Ma la decisione di una moneta unica deve avere anche delle fondamenta e questa crisi ha dimostrato che le fondamenta non sono ancora sufficienti». ILMESSAGGERO


Sono sempre più convinto che in questa sorta di delirio finanziario il momento della Verità si sta avvicinando, giusto in tempo per l'ultimo biglietto sull'Arca di Noè non prima di aver sperimentato l'ultima quiete prima di una nuova tempesta.


 
Così il “patto” Merkel-Sarkozy affonda l’Europa

Mauro Bottarelli

martedì 11 ottobre 2011


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Angela Merkel e Nicolas Sarkozy (Foto Ansa) Approfondisci
FINANZA/ Cinque (cattivi) pensieri sul caso Popolare di Milano, di G. Credit

SCENARIO/ Pelanda: l’Italia "contro" l'Europa per evitare la recessione


vai allo speciale Euro e Italia: quale destino?






«L’Europa darà delle risposte durevoli, globali e rapide entro la fine del mese per arrivare al vertice del G-20 unita e con i problemi risolti». Cosa vi avevo detto non più tardi della scorsa settimana? L’ineffabile duo Merkel-Sarkozy non ha la minima idea di come uscire dal pantano greco - sempre più patetico, visto che miracolosamente Atene ha scoperto di avere denaro sufficiente fino a metà novembre per pensioni e stipendi, permettendo alla troika di godersi il clima mite di Atene ancora per un po’ ed evitando ulteriori e inutili esborsi all’Europa -, giocano a prendere tempo fino al 3 novembre, quando a Nizza andrà in scena la pantomima finale della presidenza di turno francese.

E, nel frattempo, lasciano il neo-papà Sarkozy tranquillo di accudire il neonato e cacciare qualche miliardo per salvare Dexia, oltre a un paio di banche francesi più che traballanti.
Solo che il buon Sarkò l’anno prossimo ha le presidenziali e un eccessivo esborso pubblico per stabilizzare il sistema bancario potrebbe significare l’addio al rating AAA del Paese (ieri confermato, non a caso, da Standard&Poor’s): come dire, bye bye Eliseo. I tedeschi lo sanno e hanno capito che l’amico francese, protagonista domenica dell’ennesimo vertice con Angela Merkel a colpi di pacche sulle spalle, sotto sotto sta cercando di fregarli, utilizzando il fondo Efsf per rianimare Societe Generale, Bnp Paribas o Credite Agricole e costringendo Berlino a pagare di tasca propria la ricapitalizzazione di Deutsche Bank.

Non a caso, Angela Merkel ha definito “ultima ipotesi” l’utilizzo del fondo per aiutare gli istituti europei: un fraterno altolà all’amicone.
Al termine del meeting di Berlino, Cip e Ciop hanno reso noto che proporranno delle «importanti modifiche ai Trattati europei per una maggiore integrazione dell’Eurozona. L’obiettivo è quello di avere una cooperazione più stretta e vincolante fra i Paesi membri».

Belle parole.

In concreto?
Nulla, attendiamo Nizza nella consapevolezza che sia poco democratico l’atteggiamento di Parigi e Berlino, visto che se si parla di Trattati europei, tutti i membri dovrebbero conoscere e discutere i particolari di riforme che li riguardano.

Chi pensano di essere questi due?
Fanno tanto i maestrini, ma, alla fine, le banche da ricapitalizzare in fretta sono proprio francesi e tedesche: che lezioni vogliono darci, quindi? Al riguardo Sarkozy ha poi sottolineato che sulle banche esiste un «completo accordo» fra i due Paesi, mentre Merkel ha dichiarato che Berlino è pronta a fare «ciò che è necessario per ricapitalizzare gli istituti al fine di garantire il credito per l’economia».

Con quali soldi, visto che si parla di 1 trilione di euro per le banche dell’area euro?

Non si sa, suspence fino al G20 di Nizza.

geofinanza.ilsussidiario.net
 
. Pelanda: l’Italia "contro" l'Europa per evitare la recessione

Carlo Pelanda

lunedì 10 ottobre 2011


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Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti (Foto Ansa)




Ritengo illogica una politica del rigore non calibrata con gli andamenti reali dell’economia che rischia di impoverire l’Italia senza una vera necessità. La domanda globale è in contrazione e potrebbe restare bassa per buona parte del 2012. Se viene meno il traino dell’export e il mercato interno viene de-finanziato, troppo e troppo in fretta, da ulteriori tagli della spesa pubblica, è probabile che l’Italia cada in recessione.


Lieve (-1%), ma con il rischio di diventare grave se la Germania - dipendente dalle esportazioni e con poca capacità di crescita interna - confermasse la tendenza verso la stagnazione/recessione in atto.


Non si possono escludere buone sorprese, perché con tutta la liquidità immessa nel mercato americano ed europeo dalla Banche centrali, e ora congelata dal pessimismo, basterebbe un segnale di ricostruzione della fiducia per far ripartire gli investimenti delle imprese. Prima o poi tale segnale arriverà, probabilmente dopo la sconfitta di Obama, considerato ormai un fattore depressivo, nelle elezioni presidenziali del novembre 2012. Inoltre, appena il mercato percepirà che la crisi dell’eurodebito è contenibile tornerà ottimista ed espansivo a livello globale. Ma non è possibile ora scommettere sui tempi della seconda buona notizia, pendente quella cattiva dell’insolvenza della Grecia con conseguente pericolo di crisi bancaria. E la prima potrà venire solo tra un anno, forse anticipata in estate.
Dieci mesi di incertezza, appunto, potranno tenere bassa la domanda globale e in questo caso l’Italia è a rischio di recessione amplificata dalla deflazione da rigore in un contesto europeo anch’esso stagnante o recessivo.



Soluzioni.

Una riduzione del costo del denaro da parte della Bce aiuterebbe, ma non appare intenzionata a farlo e comunque è già passato il momento in cui il taglio può avere effetti stimolativi in tempo utile per l’inverno.

Un’altra soluzione è quella di tentare di creare fiducia nel mercato interno italiano con sorprese stimolative.
Questo è infatti l’intento del “decreto sviluppo” allo studio del governo in questi giorni. Potrà fare qualcosa, ci auguriamo tutti che sia più di un qualcosa, ma se non si riducono le tasse e non si avvia un cambiamento di modello, per esempio la totale flessibilità del mercato lavoro che aumenterebbe subito occupazione e investimenti, l’effetto stimolativo non bilancerà quello recessivo.
Resta l’opzione di attutire il rigore sul piano dei tempi.

Ciò sarebbe logico.

In quale Bibbia sta scritto che dobbiamo raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 invece che nel 2016? L’obiettivo ravvicinato è dovuto alla priorità di comunicare al mercato che, non facendo più nuovo debito dal 2013 in poi, l’Italia sarà più credibile al riguardo della possibilità di ripagarlo. Ma se per dare questo messaggio va in recessione con la conseguenza di ridurre il gettito, allora il mercato valuterà che l’Italia dovrà raggiungere il pareggio con ulteriori tagli o aumenti di tasse che peggioreranno la recessione, rendendola endemica e a spirale.


Il governo dovrebbe porre questo problema in sede europea e ottenere che in tutta l’Eurozona la politica del rigore venga calibrata con gli andamenti reali dell’economia e che ciò divenga una posizione comune. Se ciò non avverrà, per l’Italia il costo di restare nell’euro sarà troppo elevato aumentando il vantaggio di uscirne, nonostante la tempesta che ciò comporterebbe. L’Italia, intanto sottovoce, deve cominciare a porre questo aut aut se vuole evitare la spirale di impoverimento e finire, come in Grecia, con recessioni a meno 5% e la gente in rivolta.

www.carlopelanda.com
 

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