LA MONTAGNA PIU' ALTA RIMANE SEMPRE DENTRO DI NOI

«Il voto su Rousseau? Non ho partecipato.

Si è trattato di una votazione istituita in totale spregio di qualunque regola democratica, di confronto, di condivisione.

In spregio dello statuto, che prevede una linea politica fatta dal capo politico, sentiti i capigruppo,

che a loro volta dovrebbero sentire i gruppi di riferimento».



Interpellato dall’Adnkronos, non usa mezzi termini Emanuele Dessì, senatore del M5S e “luogotenente” di Paola Taverna a Palazzo Madama.

L’esponente pentastellato commenta l’esito del voto.


«Ci siamo trovati in piena settimana di Ferragosto, periodo simbolo delle porcate politiche della Prima Repubblica.

Con un personaggio ormai alieno rispetto al M5S, il signor Casaleggio, che si inventa una votazione sentendo esclusivamente Crimi».



Inoltre, lo stesso Crimi «solo formalmente è capo politico (doveva essere reggente per 30 giorni…)», attacca il parlamentare.

Che poi precisa: «Nessuno se la prende con Crimi perché sta lì, ma ci vorrebbe un minimo di legittimazione per dettare la linea politica».


Poi Dessì entra nel merito dei temi oggetto della votazione.


«Sul secondo mandato, ho fatto spesso una battaglia dicendo da sempre,

da quando ne parlavo con Gianroberto, che secondo me il mandato in consiglio comunale è una scuola.

Non può essere considerato un vero e proprio mandato.

Il tema delle alleanze doveva essere discusso agli Stati generali e invece viene risolto con una domandina.

Come se le alleanze nei comuni si facessero schioccando le dita…».


«E' una votazione che Casaleggio si è fatto da solo. Forse per affermare – visto che non glielo riconosce più nessuno, io per primo – che esiste.

E siccome per me non esiste e quella piattaforma non serve più a niente, io non ci voto».
 
Ritorno sull'argomento con una serie di commenti.

Di chi è terra terra e dice le cose come stanno :


«Ormai i decessi si contano sulle dita di una mano.

I contagi sono naturali, le terapie intensive vuote.

Ma invece di guardare le cose con ottimismo si sta rovinando anche il mese di agosto con allarmismi ingiustificati».



Queste le parole del famoso virologo Giulio Tarro sul suo canale Twitter.


Vede malafede sulla diffusione dei dati del coronavirus.
Non c’è seconda ondata né grandi pericoli.


«Io non lascio credito e adito all’ignoranza», afferma a Radio Radio.

«Queste sono cose fatte in malafede.

Informazione fatta con una malafede proprio radicata»
.


Il prof ha indovinato tutto? «Non ho fatto altro che seguire quello che succedeva in Cina, era quello il punto di riferimento».


«Parlare di una seconda fase autunnale è inutile», continua Tarro.


"Noi addirittura abbiamo prolungato la nostra fase di emergenza fino a ottobre senza un motivo scientifico.

È proprio una questione, purtroppo, solo politica.

Gli studiosi non c’entrano niente in questa situazione perché hanno dato consigli che non sono stati seguiti».




Al centro del suo attacco un esecutivo che a detta dello specialista non aveva e non ha le competenze per gestire la situazione.


«Questi soggetti che hanno governato male fino adesso»

«sono gli stessi che hanno detto bugie a morire.

Ignoranti, nel senso buono del termine.

Perché se poi si votasse democraticamente andrebbero via.

Via dal governo, dal Parlamento, dalle Regioni e dai Comuni».


Anche i numeri brasiliani, americani e così via vanno correlati alla popolazione.


La curva è stata identica sia nei Paesi che hanno fatto il lockdown sia in quelli che sono stati più leggeri.


«L’andamento è stato identico dappertutto.

In Italia ci sono persone che decidono e non sono all’altezza della situazione».



Vanno cacciati a calci nel sedere? E qui Tarro sorride.
 
ed un quacquaraquà. Quello che ho riportato la scorsa settimana eccolo descritto qui :


In fatto di nuovi casi Agostino Miozzo, il coordinatore del comitato scientifico
è abbastanza certo quando prevede il rischio di avere presto mille nuovi positivi al giorno



Con eventuali necessarie chiusure. Già le discoteche sono state messe ko.


"Sono discretamente preoccupato. Se andiamo avanti così, con l'aumento giornaliero dei casi positivi, presto supereremo mille.
A un certo punto decideranno i numeri: di fronte al superamento di alcuni limiti, saranno necessarie chiusure.

Parlo di lockdown localizzati, questo sia chiaro.

Limitati a un certo paese o a un determinato quartiere.

Immagino, nella peggiore delle ipotesi, zone rosse molto localizzate".

Ecco la profezia fatta durante un’intervista rilasciata a Il Messaggero dal dirigente della Protezione Civile che non lascia spazio a dubbi.

Per quanto riguarda l’arrivo dell’autunno la situazione potrà solo peggiorare. Di bene in meglio.

A coloro che rientreranno dalle vacanze si aggiungeranno anche i primi casi di influenza stagionale,
i cui sintomi sono molto simili a quelli del Covid, senza contare la riapertura delle strutture scolastiche.

Miozzo ha poi parlato del pericolo dei rientri in Italia di ragazzi che hanno passato le proprie vacanze estive in Paesi comela Croazia,
luoghi, a suo dire, che hanno minimizzato l’emergenza del virus. Per non rischiare di perdere la stagione turistica che era ormai alle porte.


In Italia per il momento Miozzo ha parlato di una situazione sotto controllo e di reparti di terapia intensiva ben lontani dalla saturazione.

“Ma se i casi giornalieri da 500 diventano 4.000, si capisce bene che si va in difficoltà. La matematica non è una opinione” ha tenuto a sottolineare.

Ma a scuola come ci si dovrà comportare?

Sarà ancora obbligatorio mantenere il distanziamento, utilizzare la mascherina e lavarsi spesso le mani?

“Il presupposto della distanza, della mascherina e dell'igiene resta.
In casi del tutto eccezionali, limitatissimi, indicati dalle autorità scolastiche,
in numeri ridotti e per un periodo brevissimo entro il quale vengono trovate soluzioni,
si potrà rendere obbligatoria la mascherina, ma anche l'areazione dei locali frequentati.
Ma ripeto: solo per un numero limitato di studenti e per un periodo provvisorio.
E la soluzione del distanziamento deve arrivare velocemente.
Abbiamo anche suggerito, dove non esistono alternative, di ricorrere alle tensostrutture, come si fa nei terremoti".
 
Ancora uno che è realista ........

L'Italia ha preso conoscenza dell'epidemia del nuovo coronavirus da febbraio e da oltre sei mesi, ogni giorno, i virologi dicono tutto e il contrario di tutto.

I cittadini sono confusi dalle notizie divergenti e spesso contraddittorie, in alcuni casi allarmiste, fornite dagli esperti e non sanno più a chi credere.

La fiducia degli italiani nei confronti dei virologi è scesa notevolmente rispetto a qualche mese fa
ma a cercare di rimettere ordine nelle notizie e, soprattutti nei dati, ci prova Matteo Bassetti,
direttore della Clinica malattie infettive dell'Ospedale San Martino di Genova.


Infettivologo contrario a qualunque allarmismo, Matteo Bassetti ha pubblicato sul suo profilo Facebook alcune tabelle con i dati dei contagi in Italia e nel mondo.


L'obiettivo è di tranquillizzare i cittadini sui dati in crescita dei contagi giornalieri.



Bassetti da tempo dichiara che i nuovi contagiati non possono essere paragonati a quelli di marzo, perché il Covid ha perso carica virale.

Per spiegare la nuova evoluzione dell'epidemia il direttore del San Martino ha elaborato alcune tabelle che ha condiviso sul suo profilo Facebook:

"Su suggerimento e con un ingegnere, ho analizzato i dati mondiali ufficiali dell’Oms
per vedere come l’aumento dei contagi nei vari Stati abbia influenzato le ospedalizzazioni e i decessi in questi Paesi".

Il professore ha preso come riferimento Paesi che hanno contrastato il virus in maniera differente.

"Sia nei Paesi che hanno utilizzato contromisure più severe contro la pandemia (Italia, Spagna, Germania)
che nei Paesi che invece hanno usato metodi molto più 'blandi' (Usa, India), dove il virus è praticamente 'sfuggito di mano',
i decessi in percentuale sono decisamente calati", afferma Matteo Bassetti con i dati alla mano.

Sulla base di questi risultati, l'infettivologo di Genova porta due considerazioni:

"I nuovi contagiati stanno meglio dei primi contagiati, o perché non si ammalano affatto
(non è un caso che aumentano gli asintomatici)
oppure perché la malattia è molto più gestibile dal punto di vista medico"
.
 
Ancora più incisivo nel suo pensiero è il dottor Augusto Biasini,
ex primario di pediatria all'ospedale Bufalini di Cesena.

A Il Resto del Carlino pochi giorni fa ha espresso tutta la sua incredulità per il prolungamento dell'emergenza da parte del governo:


"Pur nel rispetto delle persone che a causa del virus sono decedute, io non mi ci ritrovo in questo prolungamento dell’emergenza.

I medici sono abituati a curare la malattia, ma di malati non ce ne sono quasi più.

Diverso è il compito dei virologi che devono fare i tamponi per verificare a che punto è il virus".



Biasini si scaglia anche contro il Cts, colpevole secondo lui di creare

"confusione parlando indifferentemente di portatori del virus e malati. Oggi potremmo dire che la pandemia si è trasformata in endemia"
 
Ed ecco arrivare il quacquaraquà


Pierluigi Lopalco, l’epidemiologo capo della task force in Puglia, e candidato alle prossime Regionali, l’altro ieri aveva lanciato l’allarme.

Aveva infatti parlato in una intervista all’Ansa del ricovero di cinque ragazzi di età compresa tra i 20 e i 30 anni in condizioni severe.


Fortunatamente però i dati ufficiali parlano di un solo nuovo ingresso in ospedale.


Strano però, perché nel Bollettino Epidemiologico Regionale, fornito ogni giorno dalla Regione Puglia, si trovano solo due ospedalizzazioni:

quella di una donna 63enne ricoverata nell’unità di Malattie Infettive di Bisceglie l’11 agosto

e quella di un uomo 83enne ricoverato in Rianimazione al Policlinico di Bari il 12 agosto.



Ed i cinque ragazzi riportati da Lopalco dove sono finiti?

Mistero.



Andando a dare un’occhiata al Bollettino del 14 agosto si legge che in Puglia sono ricoverati 46 pazienti.


Il 13 agosto erano 48 e il giorno precedente 45.


Il dato nelle ultime 72 ora è andato quindi a migliorare.


Il fatto che Lopalco abbia lanciato l’inutile allarme proprio alla vigilia di Ferragosto può forse voler dire qualcosa?


Saranno anche stati ricoverati in condizioni severe cinque ragazzi, ma quando?

Non ultimamente, a meno che non si vogliano mettere in dubbio le informazioni contenute nel Bollettino della Regione Puglia.

Lopalco è forse un veggente e prevede ospedalizzazioni future?


Ha poi paragonato i nuovi casi a quelli osservati a dicembre dello scorso anno.
In pratica sarebbero i focolai di inizio di una seconda ondata.
La situazione è comunque meno grave perchè adesso dovremmo aver imparato a bloccarli sul nascere.
Ha inoltre spiegato che se iniziano a infettarsi molti giovani, presto vedremo casi gravi anche tra i ragazzi,
ribadendo che va tenuto alto il livello di guardia.

Sul fatto che vengano fatti test in aeroporto per i passeggeri che arrivano da Croazia, Spagna, Malta e Grecia, secondo la sua opinione non serve a molto.

Sarebbe molto meglio un periodo di isolamento obbligatorio.

Quella attuata sembra più "una misura di compromesso impiegata per limitare al minimo lo scontento e le proteste di ritorno dalle vacanze".
 
Anche in Veneto la situazione non è molto diversa.

Con la piccola differenza che a Nord sono il professor Andrea Crisanti, microbiologo,
consulente tecnico della Regione guidata da Zaia,

e il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione Generale al San Raffaele di Milano, a duellare sui dati.


Crisanti, ospite della trasmissione televisiva In Onda su La7,
ha attaccato il collega definendolo troppo tranquillizzante sull’emergenza in atto e asserendo che vi sono "decine e decine di malati in rianimazione”.


Ovviamente, come ormai siamo abituati, la risposta di Zangrillo non si è fatta attendere e qualche ora dopo è arrivata puntuale su Twitter:


“Le bugie, caro Crisanti, hanno le gambe corte. Sogni d’oro”.


E se le parole non bastano a spiegare il concetto, ecco postate anche le tabelle ufficiali della Regione Veneto,
dove si vede che i pazienti positivi al coronavirus ricoverati nei reparti di Terapia intensiva sono solo sei.
 

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