LA MONTAGNA PIU' ALTA RIMANE SEMPRE DENTRO DI NOI

“fa bene il governo ad adottare con le regioni tutte le norme per cercare di identificare precocemente i contagiati.


Non dobbiamo però confondere il "contagiato" con il "malato".


"Il contagiato" ha un’evidenza sierologica per cui è venuto a contatto con un virus e nel 99% dei casi non manifesta una sintomatologia clinica.


Ci sono appuntamenti che potrebbero creare disagio e preoccupazione, come la riapertura delle scuole,

ma non dobbiamo creare confusione: essere contagiati non significa essere malati, non ha alcun significato dal punto di vista clinico-sanitario”.
 
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La nomina di Mario Monti da parte del’OMS è la plastica dimostrazione che ormai stiamo andando verso un tecnicismo cattivo,

e peggiore del maoismo, che viene ad umiliare la democrazia.


Alla fine proprio la norma della riduzione dei parlamentari viene a costituire una umiliazione della democrazia

perchè viene a distruggere il contatto diretto del pubblico, dei cittadini con gli eletti.


Quando fu scritta la Costituzione il criterio di un deputato circa ogni 80 mila abitanti apposta per mantenere un rapporto diretto con i cittadini,

per permettere a questi di conoscere direttamente e valutare i candidati.

Invece si vuole annullare questo contatto e far si che solo chi ha strumenti economici e/o comunicativi strabordanti possa essere eletto.



 
Quel che più mi fa ridere di questa coglionata, è che - secondo loro - "il virus timbra il cartellino"
Alle 17,50 va tutto bene, alle 18 inizia a lavorare .........buffoni.


Il decreto emesso dal ministro della Salute nel pomeriggio di domenica è, in vero una norma PESSIMA, scritta in modo superficiale, affrettato e demagogico.


Questo perchè da un lato impone un ordine categorico ad una categoria di attività che sembreranno superflue, ma sono comunque legittime,

dall’altro perchè introduce un criterio di soggettività nell’applicazione di una norma decretale talmente ampio da rendere la sua applicazione completamente arbitraria.


Perchè chiudere le discoteche e non, ad esempio, chiudere le spiagge?

Quando c’è “Troppa gente”, qual’è il numero limite?

Cento persone che ballano all’aperto sono troppe?

50 sono ancora pericolose?

25?

oppure 6?


Allora perchè non chiudere le caserme?



Comunque la norma è scritta veramente male. Consideriamo il contenuto:


a) è fatto obbligo dalle ore 18.00 alle ore 06.00 sull’intero territorio nazionale di usare protezioni delle vie respiratorie anche all’aperto,
negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie)
ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale;


b) sono sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso.



Come si può, preventivamente, conoscere le località dove sia :

Più agevole il formarsi di assembramenti anche di natura spontanea e/o occasionale?

Come potrà saperlo preventivamente il cittadino che, in quei luoghi, dovrebbe indossare la mascherina?

I comuni provvederanno ad istallare della cartellonistica apposita?

Oppure il compito di fare questa valutazione verrà lasciato agli agenti della polizia municipale e delle forze dell’ordine,
lasciando però un grado enorme di arbitrarietà e di difficoltà valutativa a chi deve applicare la norma stessa.

Perchè non dare una valutazione spaziale più precisa, o un riferimento?


Inoltre la norma apre la strada anche a divieti politicamente più pensati e problematici:


se sono state chiuse le discoteche come luoghi di assembramento, vedremo domani vietati i comizi politici?


Lasceremo completamente la nostra libertà alla mercè di un potere che , con centinaia di migranti positivi,

aiuta a creare un’emergenza per poi usarla come scusa per restringere le libertà personali e politiche?



 
Ed il fine della norma emessa sarà proprio quello :

LIMITARE LE LIBERTA' INDIVIDUALI IN VISTA DELLE ELEZIONI
 
Stiamo assistendo a un crescendo, previsto e prevedibile, che ci dovrebbe portare al secondo lockdown

per spaventarci, affamarci e costringerci, se del caso manu militari, al vaccino id, un mix tra vaccinazione e passaporto digitale.



Pertanto per arrivare allo scopo si parla di aumento di casi positivi,

e persino si raccontano bufale come la ragazza finita in terapia intensiva in Sicilia, tornando da Malta.



Fatevi due domande, e datevi due risposte.


La commissione anti fake-news non interviene perché sta organizzando la peggiore propaganda di guerra dall’ultima guerra,

in modo da costringerci al mortifero vaccino con tanto di id e device digitale per pagare viaggiare lavorare,

con tanto di social rating alla cinese, se non fai quello che devi fare, ti attacchi, niente moneta, niente pane.




L’ordine dei giornalisti è morto da anni, un po’ come la classe della magistratura,

i veri giornalisti sono delle perle rare e poi non è che si metteranno a rischiare la loro professione e il loro posto di lavoro, così raro ai giorni nostri !

Per loro è un lavoro, per altri una passione.


I fact checkers di Facebook fanno parte della propaganda di cui sopra, piuttosto se gli sgami delle bufale del sistema,

come ha fatto la sottoscritta quando ha messo l’articolo del The Guardian con i risultati di uno studio

che dimostrava che gli africani hanno 4 volte più chance di ammalarsi e di morire di coronavirus,

e scrivi che è esattamente il contrario di quello che ci raccontavano a noi durante il lockdown,

sicuramente per predisporci bene all’invasione di clandestini, ebbene ti bloccano come hanno fatto con me

non su uno ma su due profili e sul secondo senza ragione e a durata indeterminata,

così come ti bloccano l’invio di messaggi privati da un altro profilo che non c’entra niente con la mia attività di blogger.



Anzi mi hanno persino tolto il video di youtube in cui spiegavo come e perché mi avevano bloccato.


Eppure il mio youtube ha pochissime visualizzazioni…


Secondo me bisogna disertare in massa facebook e youtube.


Andare su telegram e altre piattaforme open source per i video.


A buon intenditore poche parole
 
Gli economisti ci dicono che l’Italia è alla terza recessione economica negli ultimi 12 anni.

Gli economisti più preparati evidenziano come l’economia italiana sia in declino costante negli ultimi 28 anni,
da quando ha aderito al Trattato di Maastricht, accettando di sottostare alla politiche di austerità
(riduzione del deficit, riduzione del debito/PIL).



Ma come hanno vissuto e come vivono gli italiani questa situazione?


La crisi economica non è qualcosa di teorico, ma è qualcosa che colpisce nel concreto la vita quotidiana degli italiani.


La maggior parte degli italiani negli ultimi 28 anni, e in particolare negli ultimi 12 anni,
ha dovuto fare i conti con delle serie difficoltà personali che sono i sintomi della crisi economica.


Per i lavoratori autonomi e le piccole imprese le difficoltà sono state le seguenti:

un calo vistoso delle prospettive economiche della propria impresa,

magari un fallimento,

aumento dei contenziosi con l’Agenzia delle Entrate,

problemi con le banche,

concorrenza sleale da parte delle multinazionali (da Amazon in giù…).

E incubi notturni allegati per chi ci è passato.

Per i lavoratori dipendenti le difficoltà sono state le seguenti:

licenziamenti,

precarizzazione del lavoro,

difficoltà sempre maggiore a trovare un lavoro serio e dignitosamente remunerato, n

ecessità di emigrare per trovare un lavoro.



Per i cittadini il declino economico è significato una progressiva riduzione dei servizi pubblici,

difficoltà di accesso ai servizi sanitari,

scuole fatiscenti,

strade piene di buche,

forze dell’ordine senza i mezzi per garantire la sicurezza sul territorio,

aumenti dei pedaggi autostradali,

delle bollette dell’acqua o per l’energia.


Mettendo insieme le difficoltà del lavoro con le difficoltà ad accedere ai servizi pubblici il risultato è un progressivo aumento della povertà.






Come spiega l’economista americano Warren Mosler, la crisi economica non colpisce tutti allo stesso modo e nello stesso momento.

E’ come mettere 100 cani chiusi in una stanza e gettare loro 95 ossi.

Noi che guardiamo dall’esterno ci rendiamo subito conto che 5 cani resteranno inevitabilmente senza il proprio osso,
ma ciascun cane lotterà individualmente fino alla morte per impadronirsi del proprio osso.

Non potrebbe fare diversamente, se non ha conoscenza del meccanismo di colui che fa le regole del gioco:

si dovrà impegnare per conquistare il proprio osso e tanto peggio per i 5 cani “perdenti” che resteranno senza.

L’anno seguente il gioco si ripeterà.


Parteciperanno i 95 cani sopravvissuti (i 5 “perdenti” sono nel frattempo morti di fame).

Colui che fa le regole getterà loro solo 90 ossi, il gioco si ripeterà, altri 5 cani resteranno senza osso.

E così via gli anni seguenti: le regole del gioco prevedono che i cani vengano eliminati un poco alla volta,

lasciando in vita la maggioranza, in modo che i cani non si ribellino verso coloro che fanno le regole del gioco.




La sensazione dei cani “vincenti” sarà la soddisfazione di avercela fatta, nonostante la dura competizione per la sopravvivenza.

Questa è la sensazione degli italiani che fino ad oggi ce l’hanno fatta.

Hanno sofferto, hanno combattuto per sopravvivere alla crisi economica.


Sono ancora vivi.



La sensazione dei cani “perdenti” saranno invece l’insicurezza verso il proprio futuro, ansia, sfiducia, demotivazione, frustrazione.

Gli italiani che non ce l’hanno fatta solo coloro che sono entrati nella fascia della povertà, che vivono di espedienti,

che si rivolgono alle mense della Caritas, che emigrano all’estero nella speranza di migliori prospettive.



In questa lotta per la sopravvivenza economica tutti i lavoratori, che siano dipendenti, autonomi, imprenditori,
prima impiegano la totalità del proprio tempo e delle proprie energie per sopravvivere, perché chi non lotta muore e rimane senza l’osso.

Mentre chi ha perso cade nella depressione e non ha più la forza di combattere.

In entrambi i casi nessuno si preoccupa di cambiare le regole del gioco, il gioco che ci sta conducendo alla morte inevitabile.





Così oggi funziona l’economia in Italia:

si corre per sopravvivere, senza avere il tempo di occuparsi di cambiare le regole del gioco.

Ma se nessuno si attiva per cambiare le regole, le regole non cambieranno, e ci porteranno tutti, chi prima e chi dopo,
al fallimento economico e umano, ci porteranno inevitabilmente nella povertà.


L’Italia ha saputo crescere economicamente per decenni,

nonostante la corruzione,

nonostante la mafia,

nonostante i nullafacenti nel settore pubblico (ci scusino i lavoratori pubblici che ci mettono l’anima nel loro lavoro, ma è un luogo comune che in diversi casi corrisponde a realtà).


Ad un certo punto della sua storia, diciamo a partire dal 1979, con l’ingresso nello SME (sistema monetario europeo),

la classe dirigente italiana ha deciso di instaurare in Italia delle politiche economiche volte a fare gli interessi del mondo della finanza internazionale,

vero soggetto destinatario delle ricchezze che produciamo e che ci vengono sottratte.




La verità è che :

dobbiamo definanziarizzare la nostra economia,

dobbiamo ridurre la tassazione sul lavoro,

investire nell’economia reale,

valorizzare chi lavora e produce beni e servizi utili per gli altri,

cosa che la finanza, parassita del mondo, non fa.


Stiamo diventando tutti più poveri perché in pochi, il famoso 1% del mondo, stanno diventando sempre più ricchi.


Non è un caso che una multinazionale della finanza come BlackRock (presa come esempio) continui a crescere a dismisura,
proprio mentre l’economia italiana, e di molti altri paesi del mondo, continua a sprofondare nella povertà.








La realtà è che ci stanno facendo correre con una bicicletta con le ruote quadrate,
che ci impedisce di lavorare serenamente, con soddisfazione, senza rovinare la nostra salute,
senza dovere emigrare per trovare lavoro, con una remunerazione dignitosa.

Mentre pedaliamo sulla bici con le ruote quadrate, facendo fatica per sopravvivere,
per non perdere la nostra corsa per accaparrarci il nostro “osso”,
non sappiamo trovare il tempo per liberarsi da questo assurdo e criminale sistema di regole.



Le soluzioni alternative esistono: esistono le biciclette con le ruote rotonde!

Le soluzioni alternative le abbiamo qui, in Italia.

Abbiamo economisti che hanno le soluzioni per:
ridurre le tasse,
aumentare gli investimenti pubblici (che generano posti di lavoro per i fornitori),
migliorare i servizi pubblici,
aumentare il nostro reddito,
garantirci prospettive di una serena crescita economica,
consentirci di lavorare di meno, disponendo di più tempo libero per la nostra famiglia.

E senza incubi notturni causati dalle aggressioni dell’Agenzia delle Entrate e delle banche.


Le soluzioni alternative esistono.

Ad esempio sono state fatte pervenire al governo lo scorso 1 aprile 2020, con il Piano di Salvezza Nazionale
che avrebbe messo a disposizione del governo immediatamente 300 miliardi di euro per fare fronte alla crisi sanitaria ed economica.

Naturalmente il governo non ha mai risposto, perché chi fa le regole intende continuare a farci correre con le ruote quadrate
e vuole favorire unicamente gli interessi dell’1% dei ricchi che vivono di speculazione finanziaria.


Abbiamo detto che la prima buona notizia è che le soluzioni alternative esistono,
per poter tutti correre con le ruote rotonde,
per avere a disposizione 100 ossi per tutti e 100 i cani della stanza.

La seconda buona notizia è che la messa in atto di queste soluzioni dipende da noi.
Dipende solo da noi, quelli con la casacca tricolore.

Quello che noi possiamo fare, quello che ciascun lavoratore (dipendente o autonomo) deve fare se vuole liberarsi da questo meccanismo di schiavitù,
è trovare un po’ di tempo per scendere dalla ruota del criceto, unirsi agli altri e chiedere a gran voce che le regole vengano cambiate.


Fino ad oggi ci siamo rapportati con la politica che decide di tenerci dentro alla ruota del criceto.





Siamo rimasti a guardare la televisione, aspettando che il “Masaniello” di turno risolvesse i nostri problemi:
Berlusconi, Prodi, D’Alema, Renzi, Grillo, Salvini, Meloni…

Tutte persone schiave del sistema e parte del problema; brave a mettersi in evidenza nel sistema mediatico,
ma senza l’intenzione o la capacità di cambiare il sistema di regole che ci precipita tutti verso la povertà.

Peccato che i media siano anch’essi parte del problema: non danno spazio a coloro che mettono in discussione il sistema.

Difficile che le soluzioni arrivino da chi ci parla dalla tv.

Il sistema di regole cambierà solo se coloro che oggi pedalano disperatamente (con le ruote quadrate) per sopravvivere
si prendono il tempo per capire come funzionano le regole sbagliate e quali sono le alternative possibili,
impegnandosi poi concretamente per il cambiamento politico nel paese.


Certo, l’impegno richiesto è gravoso: tu che oggi lavori 8 ore al giorno, 5 giorni a settimana,
che già oggi sopravvivi a malapena, che non hai le energie per occuparti di altro che il tuo lavoro e della tua famiglia,
non hai il tempo di occuparti delle politica.

Ma, come dice lo scrittore americano Ralph Nader “Se non ti occupi di politica, la politica si occuperà di te”.




Occuparsi di politica non significa accodarsi al pifferaio di turno, che puntualmente deluderà e nostre aspettative,
ma significa dedicare del tempo a capire da dove arrivano i nostri problemi e quali sono le possibili soluzioni.

Chi non si impegna in prima persona per il cambiamento è destinato a fare la vita del criceto,
che corre dentro una ruota senza vie di uscita, la fine dei cani che corrono per accaparrarsi gli ossi,
sapendo che qualcuno resterà inevitabilmente senza, la fine del ciclista che si ammazza di fatica senza andare avanti, perché usa delle ruote quadrate.

E farà fare la stessa fine a tutti gli altri, perché se non ci si impegna tutti insieme,
non si raggiunge la massa critica necessaria per cambiare l’attuale sistema di regole.


Dobbiamo essere in tanti, scendere in piazza, fare iniziative clamorose che i media non possano ignorare.

Non dobbiamo seguire i partiti, ma imporre ai partiti e a chi ci governa di fare quello che chiediamo e di cui l’Italia ha bisogno.

Possiamo salvare noi stessi ed il nostro paese.

Dipende solo da noi.

Se ci ripieghiamo a testa bassa pensando solo a salvare noi stessi, il nostro destino di povertà e di fallimento è già segnato.

Dipende solo da noi.
 
Ed a conferma di quanto sto riportando, ecco i dati ufficiali :

Proporzione (%) di casi di COVID-19 segnalati in Italia negli ultimi 30 giorni per stato clinico e classe di età (dato disponibile per 6.840 casi)

Colore verde : ASINTOMATICI

Colore blu : PAUCISINTOMATICI

Colore giallo : LIEVE

Colore arancione : SEVERO

Colore rosso : CRITICO

Praticamente "il nulla".
 

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