LA PROPRIA FOLLIA VA REGALATA A CHI LO MERITA.

Grande apprensione su cosa succederà dalle 10 di stasera quando finirà il cessate il fuoco.

La situazione nella città di Qamishli nella Siria del nord-est al confine con la Turchia.

L’arrivo dei soldati russi che si frappongono tra le milizie curde e l’esercito turco.

 
Dementi al governo e non, ne abbiamo ad iosa.
Cosa vuol dire "grandi evasori" ?

Prendiamo ad esempio un'azienda che fattura 10.000.000 di Euro.
Qui da noi è "una piccola azienda" che magari è iscritta all'API.
30 dipendenti. Forse 40.

Arriva la finanza. Ti controlla gli ultimi 5 anni di contabilità.

Sai che fatica trovare un DUEEPERMILLE - 0,2% - per anno da recuperare.
20.000 euro per anno e fai 100.000 euro. (se 100.000 euro sarà il limite legato ai costi).

SE legato alle imposta non pagata, saranno invece almeno 250.000 euro.
50.000 euro per anno.
E sai cosa sono su un fatturato di 10.000.000 di euro ? LO 0,5% del fatturato.

E questo è un "grande evasore" ?

NO. questa è un'azienda che da lavoro a 30/40 famiglie.
E' un'azienda che non ha delocalizzato all'estero.
E' un'azienda che fa PIL.

COJONI 5 stalle. Altro che "grandi evasori".

Per citarne uno, Google che solamente in Italia fattura MILIARDI di euro e paga qualche decina di milioni di tasse invece di qualche miliardo.

Sempre la solita storia per colpire i più deboli, quindi è errato dire "Stato forte con i forti e non più forte con i deboli!"
e come possono crederci gli italiani a questi slogan è veramente incomprensibile.
 
Qualcuno si ricorda quel poveraccio di Napoli che faceva il pane e si suicidò ?
Presero la moglie che gli dava un aiuto e la contarono come dipendente e gli fecero una multa di non so quante migliaia di euro, uno schifo.

E quell'altro poveraccio che sparo a uno zingaro ferendone perche rubava il metallo vecchio nella sua proprietà ?
Il giudice stabili che lui doveva risarcire il ladro con 125 mila euro....morì di crepacuore.
Poi uno di quegli zingari lo presero dopo qualche mese a rubare ancora in casa di un'altro.

....sono artigiano!! Lo stipendio in effetti medio è quello 650-700 euro al mese prendendo anche delle parole dalla moglie,
senza 13 esima e senza ferie...ma cosa poteri fare a 50 anni suonati?

4 dipendenti più il titolare e 210mila euro di incassi lordi non puoi sopravvivere. Non serve andare oltre.
Fai conto almeno 15.000/20.000 all'anno per dipendente, ma sono di più di sicuro.
E poi hai tutte le spese.
 
Il vuoto massimalismo di chi non ha mai gestito neanche un chiosco
vuole imporre una serie di norme restrittive a chi invece del proprio lavoro vive.

Vi presentiamo un caso pratico di un’azienda, teoricamente in utile, che invece chiude lasciando a casa datori di lavoro e dipendenti.
Si ringrazia il PdC Conte ed il Ministro Bonafè per la loro assidua attività a favore dell’Italia.


E poi li chiamano evasori.

I benpensanti chiedono come facciano i negozianti e gli artigiani a stare aperti, quando guadagnano meno dei loro stessi dipendenti.
Dicono che per forza facciano nero.

Ma quando c’è di fronte un caso concreto, anche il più ottuso si deve rendere conto che le tasse sono davvero insostenibili e i piccoli imprenditori sono davvero degli eroi.

Una pasticceria toscana, nemmeno troppo piccola, ha messo a disposizione i suoi bilanci per capire come mai, nonostante il lavoro, abbia dovuto chiudere.

Aveva anche il reparto bar e 4 dipendenti più il titolare. 210mila euro di incassi. Niente male, in tempi di crisi.

Di questi 210mila euro, solo 118mila dalla pasticceria e dal bar, 79.756,00 dai servizi di catering e 8mila dai buoni pasto.

E per arrivare ai 210mila euro di entrate, ci sono le rimanenze di magazzino: 5mila euro!

Il primo problema, infatti, è che c’è uno scollamento tra il Bilancio contabile e la vita reale.

Questa pasticceria se l’è cavata soltanto con 5.000,00 € di Rimanenze finali.

Ma ci sono attività con utile reale pari a zero e un magazzino di 30.000,00 € o più, che le fa sembrare in utile.

E’ dal 1992 che le Rimanenze sono considerate un guadagno.

Prima di allora erano un costo, come è normale che sia.

Per gli esperti e per gli amanti dei paroloni, si tratta della riclassificazione del Bilancio al valore della produzione, anziché al valore del venduto.

Al netto dei costi, alla fine l’utile risultante è di 26.149,00 €.

Se fosse così, il titolare avrebbe lavorato per 2.149,00 €. Ma così non è. Togliamo i 5.000,00 € di rimanenze finali: 21.000,00 € di utile.

Poi bisogna pagare le tasse!

Irpef5.823,49
Add.le regionale
€ 373,94
Add.le Comunale € 156,90
Irap € 3.531,01
Inps Titolare € 2.800,00
Totale € 12.685,34

L’utile rimasto, alla fine, è di 9.114,44 €, ovvero 759,54 € al mese, senza tredicesima, senza TFR, senza malattia, né ferie.
Questa è la vita di molti negozianti e artigiani.

Se fosse stato un investimento di capitale, la pasticceria avrebbe reso appena il 4,5% e sarebbe considerato un investimento ad alto rischio.

Nessun investitore sano di mente avrebbe rischiato il proprio capitale per il 4,5%.

Mentre il nostro pasticcere ha rischiato tutto il suo capitale e ci ha messo pure il lavoro e, alla fine,
ha dato lavoro per anni a 4 dipendenti. Ecco perché i piccoli imprenditori sono degli eroi.

Le tasse però vanno pagate, sotto qualsiasi nome si presentino.

Alle 12.685,34 € vanno aggiunti 21.000,00 € di Iva al 10% e poi 10.067,00 euro di contributi ai dipendenti: totale 44.098,50 €!

Molti diranno: ma l’Iva è una partita di giro.
No, se l’incasso della pasticceria fosse diminuito di appena il 10%, il titolare si sarebbe trovato costretto a scegliere se pagare l’Iva o l’affitto, gli stipendi o i fornitori.

Molti altri diranno: ma i contributi ai dipendenti vanno pagati, se no lo Stato non può garantire loro la pensione e i servizi sociali.
No, perché lo Stato non deve funzionare come una compagnia assicurativa privata che incassa e poi paga.
Lo Stato deve essere il garante ultimo e prima della crisi funzionava così.
In ogni caso, se gli incassi non fossero stati sufficienti, il nostro pasticcere come avrebbe potuto pagare i contributi dei dipendenti?

Riassumendo: 210.434,00 € ricavi totali, 797,10 € di incasso giornaliero, dei quali solo 34,50 € per lo stipendio del titolare
per arrivare a totalizzare la fantasmagorica cifra di 759,00 € al mese.

Ovvero sui 22 giorni aperti al mese, soltanto uno va al titolare.

Ma attenzione: niente è sicuro.
Se gli incassi scendono a 760,00 €, quel giorno niente stipendio per il titolare.
Basta qualche caffè e qualche budino di riso in meno, per vedersi sfumare lo stipendio.

Se poi gli incassi scendono a 700,00 €, il titolare deve scegliere se rimettere in cassa 50,00 €,
oppure se non pagare un fornitore, un dipendente o non pagare il Fisco.
Ovviamente, sceglierà l’unica voce rimandabile, ovvero il Fisco.

Questo imprenditore, per l’attuale Governo, è un evasore che rischia il carcere,
perché è facile in un’attività così accumulare più di 50mila euro di tasse non pagate. Basta andare in crisi un anno.


Poi ci pensa Equitalia (che oggi si chiama “Agenzia delle Entrate e Riscossione”) a raddoppiare la cifra, con interessi, aggi e more.

Per il Dizionario Treccani, un evasore è «chi si sottrae in tutto o in parte all’obbligo tributario, mediante l’occultamento di imponibili o di imposta».

Non è evasore chi dichiara tutto e poi si trova nell’impossibilità di pagare, perché le tasse sono insostenibili.

Questo è un caso concreto, verificabile e comune a moltissimi negozianti o artigiani.

Naturalmente, il nostro pasticcere si è dovuto barcamenare tra gli incassi che andavano su e giù
e dopo 10 anni di crisi, non poteva continuare a vivere con 759,00 € mensili.

Ha accumulato cartelle Equitalia ed è riuscito a vendere la propria pasticceria alla fine del 2018, sperando che vada meglio al nuovo proprietario.
Molti altri hanno dovuto semplicemente chiudere, senza un’alternativa di lavoro.
 
Il Presidente del Consiglio Conte e il Movimento 5 Stelle dicono di voler mettere in carcere gli evasori.

Per la pancia di quella parte di popolino che vive di risentimenti e odio sociale può essere la soluzione, ma in realtà è solo una grande sciocchezza.

Ieri si è tenuto un vertice di maggioranza tra tutti i partiti che sostengono il governo giallo-rosso e si è discusso,
tra le altre cose, di inasprire le pene per l’evasione fiscale e di abbassare le soglie di punibilità,
cioè le soglie di evasione oltre le quali è previsto il procedimento penale.

Tutto questo non ha senso e contrasta con la nostra cultura giuridica.

Il carcere per gli evasori può presentare anzitutto profili di incostituzionalità.

Nel nostro ordinamento costituzionale, stando all’art. 27 della Costituzione, la pena ha la funzione di rieducare il condannato.

Quale rieducazione avrebbero le sbarre nei confronti di un imprenditore o di un professionista che non ce l’ha fatta a pagare balzelli sempre più alti?
Ovviamente nessuna, anzi produrrebbe l’effetto contrario, quello di sentirsi vittima di uno Stato di Polizia Tributaria.

Il carcere lo si lasci a stupratori e mafiosi, per i grandi evasori si tocchi la tasca, sempre in proporzione all’offesa,
in modo che tutti trovino conveniente pagare tasse considerate eque e giuste.
Al posto del giustizialismo “manettaro” ci vorrebbe maggiore giustizia nel fisco.
L’evasione non la si combatte mettendo le manette ai cittadini, ma diminuendo anzitutto una insopportabile pressione fiscale.

Nel campo penale dovrebbe valere il principio di “proporzionalità“.

La pena, cioè la sanzione che lo Stato infligge al reo, non deve mai essere sproporzionata rispetto all’offesa.
Pensare di poter prevedere, per i reati tributari, una pena tra un minimo di 4 ed un massimo di 8 anni di reclusione
come è nelle intenzioni del governo significa che l’imprenditore che non ce l’ha fatta a pagare le tasse finisce,
anche solo dopo la prima condanna e nonostante la scelta di eventuali riti alternativi che diminuiscono la pena e circostanze attenuanti prevalenti,
a dover espiare una pena comunque superiore ai due anni di reclusione, quindi senza poter beneficiare né della sospensione condizionale della pena
né della non menzione sul casellario giudiziale. Alla prima condanna non andrà in carcere, se la caverà infatti con l’affido in prova
(solo se presenta apposito ricorso post-condanna, altrimenti finisce in carcere), cioè potrà uscire al mattino di casa per andare a lavoro
e rientrarvi la sera per cena, come se fosse uno spacciatore, mentre alla seconda condanna – dovendosi applicare la recidiva e non più la pena base – f
inisce direttamente dietro le sbarre
per non avercela fatta a pagare le gabelle richieste, come se si trattasse di un camorrista.

E pensare che una pena base di 4 anni di reclusione non è prevista neanche per l’omicidio colposo, ma nemmeno per il furto o la truffa
.

Inoltre, la “confisca per sproporzione” che il governo giacobino ha in mente, che cadrebbe sui beni dell’evasore
come accade per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, equivale ad un autentico esproprio da parte di uno Stato tiranno.



Il carcere per gli evasori è una soluzione inadeguata, come la pena di morte per contrastare gli omicidi.

Il problema fu affrontato proprio da Cesare Beccaria, conosciuto per la sua critica alla pena di morte esposta nel Dei delitti e delle pene.
Beccaria, in un saggio del 1764 meno noto ma attualissimo, pubblicato su “Il Caffé” e intitolato Tentativo analitico sui contrabbandi,
evidenziò come un commerciante avesse interesse a non pagare il tributo sulle merci di scambio se troppo alto in quanto non gli sarebbe rimasto in tasca alcun ricavo.
Il “contrabbando” diventava così una necessità, alla quale lo Stato avrebbe potuto porre rimedio solo attraverso la riduzione della pressione fiscale,
tale da rendere conveniente al commerciante stesso pagare il tributo richiesto.

Medesimo discorso si potrebbe fare per l’evasione fiscale.
Se il contribuente non mostra fedeltà al fisco molto spesso è perché il ricavo ottenuto – se avesse pagato tutti i tributi richiesti –
non è sufficiente a coprire né il rischio d’attività né i costi di produzione e d’esercizio
.
E a quel punto o evade oppure gli conviene smettere di fare impresa.

Ora se evade verrà sbattuto per anni in galera e suoi beni confiscati. Ma il problema dell’evasione non sarà così superato.
Tasse eque e sanzioni pecuniarie proporzionate per i grandi evasori, ecco la soluzione proposta da Beccaria, e secondo noi valida ancora oggi.
 
Eccolo qui il termine di paragone .....

Accusato di spaccio di sostanze stupefacenti, un ospite del Ferrhotel, L. K.,
ha patteggiato oggi dieci mesi di carcere (pena sospesa) avanti il giudice del tribunale di Lecco Martina Beggio.

Il PM Pietro Bassi aveva chiesto invece una condanna pari a due anni di pena.

Il giovane di origine africana è stato rimesso in libertà.
 
Ragazzi ma questi sono dei dementi ....il livello dell'acqua ?
Ma il nostro lago ha un divario - fra le stagioni - di max. 1 metro.

Invece ci sono 10.000 DIECIMILA cormorani, che sul nostro lago non c'erano sino a 10 anni fa.
Mangiano almeno 3 etti di pesci al giorno = 3000 kg. al giorno di pesce
= 1095 tonnellate MILLENOVANTACINQUE TONNELLATE di pesce all'anno.

Sono qualcosa come 46 tir........

Nei giorni scorsi una delegazione di pescatori comaschi e lecchesi ha incontrato i vertici di Regione Lombardia
per cercare di trovare una soluzione al rischio di estinzione del lavarello.

A richiedere l’incontro a Palazzo Pirelli è stata la sezione di Lecco della Federazione Italiana Pesca Sportiva
e Attività Subacquee in collaborazione il Gruppo Pescatori di Como Alpha.

Tramite uno studio sull’andamento demografico, i pescatori hanno chiesto di trovare una soluzione al continuo decremento del numero dei pesci nel Lago di Como e in particolare del lavarello.


“Il numero di lavarelli presenti è pesantemente influenzato dai livelli minimi delle acque del Lario –
osserva Raffaele Erba, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle – Oltre allo studio sulle cause della diminuzione dei lavarelli,
sarà fondamentale capire come regolamentare i flussi in ingresso e in uscita delle acque del Lago di Como.
Questo perché la regolazione del livello del Lago dipende fortemente da quest’ultimo fattore”.
 
Oh scusatemi ma stasera leggo degli articoli da dementi puri.
Le robinie ? Il peggior infestante che possa esserci in un campo, ma non lo dico io.
Lo dicono gli esperti. E queste avevano un diametro del ramo superiore ai 10 cm..........

Invadente, incontrastata si è diffusa in tutta Europa anche se il suo territorio di origine è l’America del Nord.
Oggi è possibile trovarla ovunque, soprattutto lungo le ferrovie e le scarpate; è una pianta a crescita veloce e con un apparato radicale molto sviluppato.
La sua diffusione viene favorita dal taglio a cui la sottopongono gli agricoltori per ricavarne legname. E dove non viene tagliata cresce senza ritegno.

Gli ecologi le considerano specie pioniere perché invadono rapidamente i campi abbandonati
e lo fanno talmente rapidamente, da soffocare lo sviluppo delle altre essenze.
Per questo motivo e per il fatto che sono piante di origine extraeuropea, non sono molto amate
da chi ha a cuore i problemi di biodiversità e preferirebbe conservare e proteggere la tipicità dei nostri boschi .

Contiene una sostanza tossica per l’uomo. La sua tossicità d’altra parte non è universale e alcuni animali se ne cibano.
E le spine ? Se non conoscete le robinie, ecco la foto delle spine.
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E questi si lamentano perchè le hanno tagliate ......FENOMENI.

Una potatura, peraltro avvenuta in periodo non idoneo, che ha comportato una drastica riduzione della chioma.
Il gruppo consigliare Cambia Merate punta il dito sull’intervento di potatura delle robinie situate al parco delle Rimembranze effettuato tra il 10 e il 14 ottobre.
Per i consiglieri di minoranza capitanati da Aldo Castelli, i lavori effettuati non hanno rispettato quanto prescritto dal regolamento comunale per la tutela del verde pubblico e privato.

Il regolamento comunale

“Nel documento si vieta di far eseguire le potature durante alcune particolari fasi fenologiche
corrispondenti alla schiusura delle gemme, al periodo immediatamente seguente di distensione fogliare
nonché ai periodi (in genere settembre e ottobre) che precedono l’entrata in riposo vegetativo della pianta.
Non solo ma si esplicita che la capitozzatura è pratica assolutamente vietata così come asportare la chioma
o effettuare una drastica riduzione della stessa maggiore del 30%,
o praticare tagli su branche (rami di età superiore ai 2 anni) aventi diametro superiore a 10 cm”.
 
Cosa dire. Un fenomeno ........

«È una svolta epocale» ripete soddisfatto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a proposito del decreto che prevede il carcere per i grandi evasori.

Il carcere una svolta culturale?

«Sì, perché questa riforma è uno dei tasselli della lotta all’evasione fiscale, fra i più importanti.
I cittadini devono sapere che lo Stato fa pagare il dovuto a tutti, e ciò consentirà a tutti di pagare meno.
I grandi evasori sono parassiti che camminano sulla testa dei cittadini onesti, un fenomeno che non può rimanere impunito.
Governo e maggioranza compatti hanno dato un segnale chiarissimo e netto».

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La parola giusta l'ha trovata lui.
 

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