La ristrutturazione del debito italiano

Conti Pubblici: nel 1 Trimestre 2013 il fabbisogno peggiora pesantemente, di ben 7 miliardi

Di seguito i comunicati del Ministero dell’Economia (che devo dire sono sempre piu’ criptici e meno trasparenti, man mano che il tempo passa, ed ultimamente non danno neanche i riepiloghi annuali): il fabbisogno peggiora nel trimestre di ben 7 miliardi, che e’ una notizia pessima.
E’ vero che incidono fattori stagionali, ma senza dubbio non e’ in atto alcun risanamento o miglioramento.


:up: dio salvi i miei btp :sad::D
 
Il governo peggiora le stime sul debito/Pil 2013

Il Governo presenta nel Def le previsioni per i principali indicatori di finanza pubblica.


Il Deficit sul Pil sarà sempre al di sotto del 3%


LLnk: Il governo peggiora le stime sul debito/Pil 2013 - Economia - Investireoggi.it


Dal documento emerge che il governo italiano ha stimato che il rapporto debito Pil Italia salirà al 130,4%, in netto peggioramento rispetto alla precedente stima di 126,1%.
Però non dice se è il debito che sale troppo o il PIL che diminuisce come in tutte le depressioni a cui non si pone rimedio
 
Ultima modifica:
Il discreto collasso dell’economia italiana

Il discreto collasso dell’economia italiana, di Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science (LSE)
"Mentre l’attenzione sulla crisi dell’euro è focalizzata principalmente su Grecia e Cipro, non è un mistero che l’Italia - con la Spagna - sia la vera sfida per il futuro della moneta comunitaria. Nel silenzio della stampa internazionale, la condizione della macroeconomia italiana non mostra alcun segno di miglioramento: anzi, numerosi indici ritraggono un’economia nazionale in depressione piuttosto che in severa recessione. Non è esagerato affermare che l’economia italiana sta crollando. L’Italia è la terza economia dell’eurozona, dopo la Germania e la Francia, ed ha contratto il più grande debito pubblico (più di duemila miliardi di euro) che è andato crescendo ad un ritmo sorprendente, persino in tempi recentissimi ed in particolare in rapporto con il PIL (130%), visto che quest’ultimo sta rapidamente contraendosi. Come è possibile che un tale debito sia sostenibile? Infatti non lo è! Per il momento, grazie alla BCE (che ha acquistato 102,8 miliardi di euro di debito italiano tra il 2011 e il 2012) e specialmente al meccanismo LTRO, le finanze italiane hanno potuto essere tenute a galla. Le banche italiane hanno potuto assorbire 268 miliardi di euro di liquidità emessa dalla BCE grazie al programma LTRO, il cui meccanismo è il seguente: "Dato che la BCE non può prestare liquidità agli Stati, eccetto in caso di emergenza estrema e per ragioni di stabilizzazione dei mercati finanziari a breve termine, la presta alle banche che acquistano titoli di credito governativi". E’ interessante notare che LTRO funziona come strumento per permettere il ritiro in buon ordine degli investitori internazionali dall’Italia, specialmente francesi e tedeschi, la cui quota detenuta di debito italiano è passata dal 51% al 35%, facendo sembrare che fossero le banche italiane a ricomprare il debito nazionale. Questo è un segnale importante, che va in senso contrario alla interdipendenza che ci si aspetterebbe nel quadro di un’unione monetaria e di una prossima unione politica dell’eurozona. E’ realistico pensare che molti investitori stiano riducendo sistematicamente la loro esposizione in Europa del Sud, nella speranza che una prossima uscita dall’euro avrà per loro conseguenze meno gravi. Per gli euroscettici significa che, una volta che gli investitori stranieri si saranno ritirati, l’Italia verrà abbandonata al suo destino.
La verità è che lo Stato Italiano è fallito nell’estate del 2011, quando gli interessi del debito nazionale andarono fuori controllo e, come risultato, l’Italia perse l’accesso ai mercati finanziari. Ma, a causa dell’importanza dell’Italia come realtà economica e come DEBITRICE, la BCE e le autorità politiche europee hanno acconsentito alla creazione artificiosa di una parvenza di mercato attorno alla finanza pubblica italiana. L’Italia avrebbe dovrebbe rimanere sotto questa tutela fino a quando la situazione economica interna non fosse migliorata migliori insieme alla fiducia dei mercati per tornare ad accedere al mercato del credito. Ma questo purtroppo non avviene e non ci sono segni che lascino sperare che ciò accada nei prossimi anni. La situazione dell’economia italiana è semplicemente drammatica.
Recentemente è apparso un rapporto che rivela come la crisi attuale (2007-2013) sia molto peggiore di quella del 1929-1934. Nella presente crisi gli investimenti sono crollati del 27.6% in cinque anni, contro il 12.8% della recessione tra le due guerre. Il PIL è sceso del 6.9% contro il 5.1%. L’Italia, il cui comparto manufatturiero è secondo in Europa dietro la Germania, ha perso il 24% della sua produzione industriale, tornando ai livelli del 1980. Nessun dato mostra segni di ripresa. Dal’inizio dell’anno, il Paese ha perso più di 31.000 aziende ed ogni giorno chiudono 167 punti vendita al dettaglio, un’autentica disintegrazione del settore della distribuzione. Il settore dell’auto, uno dei più importanti, non fa che contrarsi: dai 2,5 milioni di vetture vendute nel 2007 siamo giunti ai 1,4 milioni di oggi, come nel 1979 e continuano a scendere. L’edilizia, altro pilastro dell’economia nazionale, è alla rovina: la caduta del 14% nel 2012 è l’ultima di una lunga serie. Le vendite di alloggi sono scese del 29% nel 2012 rispetto al 2011 che fu una catastrofe, fino al livello del 1985 di 440.000, la metà del 2006. L'impatto di questa tendenza sull’impiego è drammatico: la disoccupazione e’ giunta al 12% e sale rapidamente. Mezzo milione di lavoratori sono in cassa integrazione, e appare certo che a breve termine perderanno il loro impiego invece di essere reintegrati nel ciclo produttivo. Lo Stato Italiano si è finora arrabattato per difendere la propria posizione finanziaria per mezzo di ulteriori tassazioni, piccole riduzioni di spesa e altri prestiti. Come illustrato prima, lo schema di questi nuovi prestiti è stato architettato con la BCE e il settore bancario. La tassazione ha raggiunto livelli record, e con la stretta creditizia sta asfissiando l’economia interna. I tagli di spesa sono stati applicati fino ad un certo punto ma, come l’aumento delle tasse, hanno un effetto deprimente sull’economia per non parlare della loro difficile applicazione in un sistema clientelistico per non dire apertamente cleptocratico come quello Italiano.
Sotto la pressione della UE l’Italia si è impegnata a misure rigorose di controllo della spesa pubblica, fino ad introdurre un emendamento costituzionale per farle rispettare. Sembra assurdo ma il bilancio dello Stato appare in attivo se non si considerano gli interessi passivi sul debito, ma questo è dovuto al fatto che lo Stato spesso “dimentica” di pagare i suoi fornitori: lo scoperto nei confronti delle aziende fornitrici ammonta a una cifra oscillante fra 90 e i 130 miliardi di euro. Non è difficile immaginare che, in pochi mesi e malgrado le nuove tasse, il collasso di interi settori dell’economia interna causerà un rapido abbassamento degli incassi di imposte. Visto che non sembra possibile contrarre nuovi prestiti e che in Italia parlare di misure di austerità è una barzelletta, lo Stato italiano si troverà senza vie di uscita possibili e saranno necessarie nuove misure della BCE.
Essenzialmente, una forma di fallimento assistito e controllato. Ma, dati gli ordini di grandezza dell’economia e del debito pubblico italiani, ciò è semplicemente impossibile. In assenza di qualsiasi consenso politico riguardo ad una politica monetaria radicalmente diversa della BCE, il solo scenario realistico sarà quello di una rinegoziazione o di una ristrutturazione del debito, come suggerito da Nouriel Roubini in una precisa analisi pubblicata circa 18 mesi fa. Il collasso della finanza pubblica italiana sta avvicinandosi rapidamente ed avrà un enorme impatto sull’Eurozona e sulla UE."
Versione originale in lingua inglese

Blog di Beppe Grillo - Il discreto collasso dell’economia italiana
 
Il discreto collasso dell’economia italiana, di Roberto Orsi della London School of Economics and Political Science (LSE)
"Mentre l’attenzione sulla crisi dell’euro è focalizzata principalmente su Grecia e Cipro, non è un mistero che l’Italia - con la Spagna - sia la vera sfida per il futuro della moneta comunitaria. Nel silenzio della stampa internazionale, la condizione della macroeconomia italiana non mostra alcun segno di miglioramento: anzi, numerosi indici ritraggono un’economia nazionale in depressione piuttosto che in severa recessione. Non è esagerato affermare che l’economia italiana sta crollando. L’Italia è la terza economia dell’eurozona, dopo la Germania e la Francia, ed ha contratto il più grande debito pubblico (più di duemila miliardi di euro) che è andato crescendo ad un ritmo sorprendente, persino in tempi recentissimi ed in particolare in rapporto con il PIL (130%), visto che quest’ultimo sta rapidamente contraendosi. Come è possibile che un tale debito sia sostenibile? Infatti non lo è! Per il momento, grazie alla BCE (che ha acquistato 102,8 miliardi di euro di debito italiano tra il 2011 e il 2012) e specialmente al meccanismo LTRO, le finanze italiane hanno potuto essere tenute a galla. Le banche italiane hanno potuto assorbire 268 miliardi di euro di liquidità emessa dalla BCE grazie al programma LTRO, il cui meccanismo è il seguente: "Dato che la BCE non può prestare liquidità agli Stati, eccetto in caso di emergenza estrema e per ragioni di stabilizzazione dei mercati finanziari a breve termine, la presta alle banche che acquistano titoli di credito governativi". E’ interessante notare che LTRO funziona come strumento per permettere il ritiro in buon ordine degli investitori internazionali dall’Italia, specialmente francesi e tedeschi, la cui quota detenuta di debito italiano è passata dal 51% al 35%, facendo sembrare che fossero le banche italiane a ricomprare il debito nazionale. Questo è un segnale importante, che va in senso contrario alla interdipendenza che ci si aspetterebbe nel quadro di un’unione monetaria e di una prossima unione politica dell’eurozona. E’ realistico pensare che molti investitori stiano riducendo sistematicamente la loro esposizione in Europa del Sud, nella speranza che una prossima uscita dall’euro avrà per loro conseguenze meno gravi. Per gli euroscettici significa che, una volta che gli investitori stranieri si saranno ritirati, l’Italia verrà abbandonata al suo destino.
La verità è che lo Stato Italiano è fallito nell’estate del 2011, quando gli interessi del debito nazionale andarono fuori controllo e, come risultato, l’Italia perse l’accesso ai mercati finanziari. Ma, a causa dell’importanza dell’Italia come realtà economica e come DEBITRICE, la BCE e le autorità politiche europee hanno acconsentito alla creazione artificiosa di una parvenza di mercato attorno alla finanza pubblica italiana. L’Italia avrebbe dovrebbe rimanere sotto questa tutela fino a quando la situazione economica interna non fosse migliorata migliori insieme alla fiducia dei mercati per tornare ad accedere al mercato del credito. Ma questo purtroppo non avviene e non ci sono segni che lascino sperare che ciò accada nei prossimi anni. La situazione dell’economia italiana è semplicemente drammatica.
Recentemente è apparso un rapporto che rivela come la crisi attuale (2007-2013) sia molto peggiore di quella del 1929-1934. Nella presente crisi gli investimenti sono crollati del 27.6% in cinque anni, contro il 12.8% della recessione tra le due guerre. Il PIL è sceso del 6.9% contro il 5.1%. L’Italia, il cui comparto manufatturiero è secondo in Europa dietro la Germania, ha perso il 24% della sua produzione industriale, tornando ai livelli del 1980. Nessun dato mostra segni di ripresa. Dal’inizio dell’anno, il Paese ha perso più di 31.000 aziende ed ogni giorno chiudono 167 punti vendita al dettaglio, un’autentica disintegrazione del settore della distribuzione. Il settore dell’auto, uno dei più importanti, non fa che contrarsi: dai 2,5 milioni di vetture vendute nel 2007 siamo giunti ai 1,4 milioni di oggi, come nel 1979 e continuano a scendere. L’edilizia, altro pilastro dell’economia nazionale, è alla rovina: la caduta del 14% nel 2012 è l’ultima di una lunga serie. Le vendite di alloggi sono scese del 29% nel 2012 rispetto al 2011 che fu una catastrofe, fino al livello del 1985 di 440.000, la metà del 2006. L'impatto di questa tendenza sull’impiego è drammatico: la disoccupazione e’ giunta al 12% e sale rapidamente. Mezzo milione di lavoratori sono in cassa integrazione, e appare certo che a breve termine perderanno il loro impiego invece di essere reintegrati nel ciclo produttivo. Lo Stato Italiano si è finora arrabattato per difendere la propria posizione finanziaria per mezzo di ulteriori tassazioni, piccole riduzioni di spesa e altri prestiti. Come illustrato prima, lo schema di questi nuovi prestiti è stato architettato con la BCE e il settore bancario. La tassazione ha raggiunto livelli record, e con la stretta creditizia sta asfissiando l’economia interna. I tagli di spesa sono stati applicati fino ad un certo punto ma, come l’aumento delle tasse, hanno un effetto deprimente sull’economia per non parlare della loro difficile applicazione in un sistema clientelistico per non dire apertamente cleptocratico come quello Italiano.
Sotto la pressione della UE l’Italia si è impegnata a misure rigorose di controllo della spesa pubblica, fino ad introdurre un emendamento costituzionale per farle rispettare. Sembra assurdo ma il bilancio dello Stato appare in attivo se non si considerano gli interessi passivi sul debito, ma questo è dovuto al fatto che lo Stato spesso “dimentica” di pagare i suoi fornitori: lo scoperto nei confronti delle aziende fornitrici ammonta a una cifra oscillante fra 90 e i 130 miliardi di euro. Non è difficile immaginare che, in pochi mesi e malgrado le nuove tasse, il collasso di interi settori dell’economia interna causerà un rapido abbassamento degli incassi di imposte. Visto che non sembra possibile contrarre nuovi prestiti e che in Italia parlare di misure di austerità è una barzelletta, lo Stato italiano si troverà senza vie di uscita possibili e saranno necessarie nuove misure della BCE.
Essenzialmente, una forma di fallimento assistito e controllato. Ma, dati gli ordini di grandezza dell’economia e del debito pubblico italiani, ciò è semplicemente impossibile. In assenza di qualsiasi consenso politico riguardo ad una politica monetaria radicalmente diversa della BCE, il solo scenario realistico sarà quello di una rinegoziazione o di una ristrutturazione del debito, come suggerito da Nouriel Roubini in una precisa analisi pubblicata circa 18 mesi fa. Il collasso della finanza pubblica italiana sta avvicinandosi rapidamente ed avrà un enorme impatto sull’Eurozona e sulla UE."
Versione originale in lingua inglese

Blog di Beppe Grillo - Il discreto collasso dell’economia italiana

:eek: TU MI TURBI
;)

p.s proprio ora che cala lo spread o forese .... proprio per questo?
 
grillo si è deciso....

Blog di Beppe Grillo - Il debito pubblico va ristrutturato

Il debito pubblico va ristrutturato

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Italia_Germania_4-3.jpg


Non ci sono alternative: o ristrutturiamo il nostro debito pubblico, di cui la parte all'estero è in prevalenza in mano a Germania e Francia, o ci aspetta il fallimento insieme alla distruzione del tessuto produttivo. Il nostro debito pubblico aumenta al ritmo di 120/130 miliardi di euro all'anno. Gli interessi sul debito crescono di conseguenza di 4-5 miliardi all'anno (*) e hanno raggiunto circa 100 miliardi che paghiamo con le tasse, e che sottraggono, inesorabilmente, sempre più soldi destinati alla spesa pubblica, alla Sanità, alla Scuola, alla Ricerca, allo Sviluppo. E' una garrota che lentamente strangola il Paese. Il Pil diminuisce, il gettito fiscale pure. Il rapporto tra Pil e debito sta diventando insostenibile. Una via di uscita temporanea sarebbe svalutare la moneta, ma abbiamo perso la sovranità monetaria, la lira non c'è più. L'unica possibilità è ristrutturare il nostro debito. Si possono estendere i termini di restituzione del capitale impegnato, diluire gli interessi nel tempo, contrattare anche a costo di battere i pugni sul tavolo con la Merkel e pretendere, ad esempio, l'istituzione degli eurobond con il rischio dei singoli Paesi trasferito su base europea.
Un tizio aveva un grosso debito, doveva saldarlo il giorno seguente. Si rivoltava nel letto da ore senza prendere sonno. La moglie dell'indebitato, che nella storia si chiama Giuseppe, sfinita decide di risolvere la situazione. "Giuseppe, tra poco potrai dormire". Apre la finestra e grida al vicino dirimpettaio "Mio marito non ha una lira! Non può pagarti." E rivolta al marito: "Ora è lui ad avere il problema, soffrirà di insonnia!". Quindi si addormentano insieme.
L'Italia sta attuando una strategia suicida. Le banche italiane stanno comprando i nostri titoli dall'estero, il cui valore complessivo all'estero è sceso intorno al 30 dal massimo del 50%. Le banche italiane stanno riempendosi di Bot e Btp, che valgono sempre meno, dalle banche francesi e tedesche invece di finanziare le imprese. Nessuno ha chiesto a suo tempo alla Germania o alla Francia di comprare i nostri titoli. Se lo hanno fatto avranno avuto delle buone ragioni, ad esempio esercitare pressioni per le loro aziende in Italia, come è avvenuto per Veolia e Suez per l'acqua. Perché ricomprarlo? Quando il debito sarà tornato in Italia, saremo lasciati al nostro destino. Oggi disponiamo ancora un potere negoziale, in mano abbiamo una pistola carica. Domani sarà troppo tardi. Dobbiamo ristrutturare il debito!
NB1: Dal 1950 ad oggi 95 Stati hanno ristrutturato il debito almeno una volta (Russia, Serbia, ecc.)
www.un.org/esa/ffd/ecosoc/debt/2013/IMF_wp12_203.pdf , pagina 30
NB2: In Italia il peso degli interessi sul debito pubblico è insostenibile: sommando quanto è costato dal 2003 al 2011, arriviamo al 55% del Pil, rispetto al 29,8% della Francia e al 31,1% della Germania
(*) Ogni anno sono necessari una nuova tassa come l'IMU o un aumento paragonabile dell'IVA per coprire i maggiori interessi pari a 4/5 miliardi
 
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Il debito pubblico va ristrutturato

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Non ci sono alternative: o ristrutturiamo il nostro debito pubblico, di cui la parte all'estero è in prevalenza in mano a Germania e Francia, o ci aspetta il fallimento insieme alla distruzione del tessuto produttivo. Il nostro debito pubblico aumenta al ritmo di 120/130 miliardi di euro all'anno. Gli interessi sul debito crescono di conseguenza di 4-5 miliardi all'anno (*) e hanno raggiunto circa 100 miliardi che paghiamo con le tasse, e che sottraggono, inesorabilmente, sempre più soldi destinati alla spesa pubblica, alla Sanità, alla Scuola, alla Ricerca, allo Sviluppo. E' una garrota che lentamente strangola il Paese. Il Pil diminuisce, il gettito fiscale pure. Il rapporto tra Pil e debito sta diventando insostenibile. Una via di uscita temporanea sarebbe svalutare la moneta, ma abbiamo perso la sovranità monetaria, la lira non c'è più. L'unica possibilità è ristrutturare il nostro debito. Si possono estendere i termini di restituzione del capitale impegnato, diluire gli interessi nel tempo, contrattare anche a costo di battere i pugni sul tavolo con la Merkel e pretendere, ad esempio, l'istituzione degli eurobond con il rischio dei singoli Paesi trasferito su base europea.
Un tizio aveva un grosso debito, doveva saldarlo il giorno seguente. Si rivoltava nel letto da ore senza prendere sonno. La moglie dell'indebitato, che nella storia si chiama Giuseppe, sfinita decide di risolvere la situazione. "Giuseppe, tra poco potrai dormire". Apre la finestra e grida al vicino dirimpettaio "Mio marito non ha una lira! Non può pagarti." E rivolta al marito: "Ora è lui ad avere il problema, soffrirà di insonnia!". Quindi si addormentano insieme.
L'Italia sta attuando una strategia suicida. Le banche italiane stanno comprando i nostri titoli dall'estero, il cui valore complessivo all'estero è sceso intorno al 30 dal massimo del 50%. Le banche italiane stanno riempendosi di Bot e Btp, che valgono sempre meno, dalle banche francesi e tedesche invece di finanziare le imprese. Nessuno ha chiesto a suo tempo alla Germania o alla Francia di comprare i nostri titoli. Se lo hanno fatto avranno avuto delle buone ragioni, ad esempio esercitare pressioni per le loro aziende in Italia, come è avvenuto per Veolia e Suez per l'acqua. Perché ricomprarlo? Quando il debito sarà tornato in Italia, saremo lasciati al nostro destino. Oggi disponiamo ancora un potere negoziale, in mano abbiamo una pistola carica. Domani sarà troppo tardi. Dobbiamo ristrutturare il debito!
NB1: Dal 1950 ad oggi 95 Stati hanno ristrutturato il debito almeno una volta (Russia, Serbia, ecc.)
www.un.org/esa/ffd/ecosoc/debt/2013/IMF_wp12_203.pdf , pagina 30
NB2: In Italia il peso degli interessi sul debito pubblico è insostenibile: sommando quanto è costato dal 2003 al 2011, arriviamo al 55% del Pil, rispetto al 29,8% della Francia e al 31,1% della Germania
(*) Ogni anno sono necessari una nuova tassa come l'IMU o un aumento paragonabile dell'IVA per coprire i maggiori interessi pari a 4/5 miliardi

se ristrutturiamo quale il prezzo in termini ecomici conseguenze su tds esettore immobilare?:mumble: tu che ne dici?

:ciao:
Rinuciereste al 50% dei vostri risparmi pur di dare a questo paese e i vostri figli?
Io si :D anche perchè egoisticamente sarò almeno certo di avere la pensione e l'assistenza necessaria
 
se ristrutturiamo quale il prezzo in termini ecomici conseguenze su tds esettore immobilare?:mumble: tu che ne dici?

:ciao:
Rinuciereste al 50% dei vostri risparmi pur di dare a questo paese e i vostri figli?
Io si :D anche perchè egoisticamente sarò almeno certo di avere la pensione e l'assistenza necessaria

secondo me ci sara' un crollo del settore immobiliare e una ristrutturazione del debito pubblico con taglio dei dipendenti statali e drastico calo del potere di acquisto di pensionati e statali causa blocco stipendi e inflazione

nel giro di 10 anni un pensionato italiano avrà come potere di acquisto il 30% in meno

in queste cose sono molto lenti quasi non senti dolore ma quando ti accorgi di essere stato fregato passi dalla rabbia alla depressione alla voglia di morire

hanno affinato bene le armi in europa e la gente pure li vota :wall:
 

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