Centeno (Eurogruppo) difende il MES. "Non cela la ristrutturazione del debito"

upload_2019-11-24_22-12-2.png
.
 
Ma il MES è una evoluzione della Troika?
Scritto il 25 novembre 2019 alle 11:51 da Danilo DT
https://www.investireoggi.it/forums...a-la-ristrutturazione-del-debito.94042/page-3



Si fa un gran parlare di quelle che sono le novità sul Fondo Salva Stati, ovvero il MES o ESM. In questa sede ho pensato di riportare un articolo di una mia vecchia conoscenza che è da anni “sul pezzo” e che recentemente ha scritto un interessante articolo su Il Fatto Quotidiano, articolo che vi riporto integralmente, tanto per cercare di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

MES (EMS), l’evoluzione della TROIKA (di Lidia Undiemi)
Era il 2012 quando per la prima volta andai in Rai (a Linea Notte) a spiegare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e le conseguenze di una sua approvazione.
Presentatore e ospiti erano visivamente spiazzati, perché l’argomento principale era l’insediamento – tra festeggiamenti e grande ottimismo – di Mario Monti. Io dissi chiaramente che Monti avrebbe fallito, e che noi avremmo pagato a caro prezzo le riforme volute dall’Europa. Così è stato.
Sebbene riuscii a sensibilizzare una discreta parte dell’opinione pubblica, una volta approvato dal Parlamento il Mes fu pian piano dimenticato.
Destino diverso per il Fiscal Compact – approvato anch’esso nello stesso periodo –, evidentemente perché la sua comprensione era di gran lunga più intuitiva.

Oggi anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, si preoccupa della sua approvazione.



Cos’è il Mes? In breve è l’evoluzione della Troika, un’organizzazione internazionale dotata di ampi poteri sanciti nel suo trattato fondamentale (appunto quello che è stato approvato dal Parlamento). Il suo obiettivo principale è quello di prestare denaro ai Paesi in difficoltà, ma solo se gli viene concesso di sostituirsi al governo democraticamente eletto per imporre le proprie riforme. La conseguenza è piuttosto ovvia, la democrazia cessa di funzionare, i cittadini possono votare chi vogliono, ma l’agenda politica è quella del Mes. Leggere il trattato per credere (sulla lettura del trattato nel 2013 ebbi un simpatico battibecco con il giornalista Massimo Giannini nel 2013 a Ballarò). Loro le chiamano condizionalità, con ciò imitando il Fondo Monetario internazionale, di cui il Mes, in special modo con la riforma, vuole assumere in Europa gli stessi compiti che il Fondo svolge in altre parti del mondo, come in America Latina.
Per il paese che non realizza le riforme del Mes-Troika sono guai, perché il prestito viene erogato in tranche, solo se (a parte concessioni discrezionali) lo Stato in difficoltà realizza le riforme.
Grecia docet. I prestiti ad Atene sono stati concessi solo con l’applicazione di politiche di austerità estremamente pesanti. Per esempio, l’approvazione della legge di bilancio per il 2014 fu condizionata dal fatto che la Troika decise di rinviare il suo ritorno ad Atene, da cui dipendeva l’erogazione dell’ulteriore tranche di prestito, perché aveva dettato 135 riforme e ne erano state attuate soltanto 60.
Non se l’è passata meglio Cipro, con il prelievo forzoso sui conti correnti, che il Parlamento cipriota aveva per la prima volta respinto, salvo poi essere costretto ad accettare per le pressioni dei mercati e delle istituzioni internazionali.
La riforma vuole andare oltre tutto questo ed imprigionare gli Stati membri. Perché se attualmente il Mes è progettato per funzionare principalmente in caso di gravi crisi finanziarie, con la riforma finirebbe per governare in via precauzionale tutti i paesi dell’Eurozona creando un sistema di gestione del debito pubblico e delle crisi bancarie dal quale nessuno potrebbe scappare. Uno dei punti fondamentali della riforma è infatti il rafforzamento delle linee di credito precauzionale (leggasi commissariamenti permanenti anche per i Paesi con solide basi) e della possibilità per il Mes di imporre concretamente le condizionalità.
A questo punto però vi starete chiedendo chi c’è dietro al Mes.
Anche qui, basta leggere il trattato per rendersene conto.
I soci del Mes sono sostanzialmente i paesi dell’Eurozona, il cui potere di influenza all’interno dell’organizzazione dipende dalle quote di partecipazione possedute, che sono tutte diverse.
In testa Germania e Francia, cui seguono Italia e Spagna e via via gli altri.
Chi ha più potere finanziario conta di più, e tra l’altro se un paese aderente ha difficoltà a versare la propria di partecipazione allora viene privato del diritto di voto.

A confronto una banca privata è più democratica.
Non solo Germania e Francia, perché anche investitori privati possono partecipare ai piani di finanziamento degli Stati, e non si capisce bene sino a che punto possono partecipare alla redazione delle riforme.
Altri aspetti decisivi della riforma sono il contributo che il Mes per le risoluzioni europee delle crisi bancarie ed una maggiore collaborazione tra Commissione Europea e il Mes stesso. Tralasciando in questo momento l’accavallamento di ruoli, ricordiamoci che l’Ue e il Mes sono soggetti distinti, e quindi potrebbero crearsi conflitti di governance, che in realtà ci sono già stati e che hanno portato allo scontro titanico tra Germania e Bce. La riforma del Mes altro non è che il compromesso tra Ue e Germania, perché probabilmente i tedeschi hanno intenzione di tenere in piedi la baracca solo se gli altri paesi accettano le condizionalità.
Questa è l’Europa che si sta consolidando con la riforma del Mes. Una Europa squilibrata e antidemocratica, che in quanto tale, comunque, non avrebbe lunga vita.
(fonte: IFQ)

STAY TUNED!

Danilo DT


Articoli correlati:
  1. CRISI GRECIA: le illusioni della Troika non possono reggere
  2. Gli errori della Troika porteranno nuovi danni all’interno dell’Unione Europea
  3. PIAZZA AFFARI: nulla di fatto e ora si aspetta l’evoluzione della situazione
  4. ESM, ok della Corte Costituzionale tedesca. Ma non significa FINE della crisi.
  5. RISPARMIO: evoluzione, differenze e anomalie tra mercati emergenti e sviluppati
 
Riforma Fondo salva-stati su misura per Germania e Francia, ecco quanto ci costa
La riforma del MES assegna a Germania e Francia poteri pressoché esclusivi e a fronte dei quali l'Italia si ritroverebbe a pagare altri 111 miliardi di euro. Da dove prenderemmo questi soldi?
di Giuseppe Timpone , pubblicato il 28 Novembre 2019 alle ore 07:54

https://www.investireoggi.it/econom...-per-germania-e-francia-ecco-quanto-ci-costa/

La riforma del Fondo salva-stati europeo o anche Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) non sarà né indolore e né privo di costi per l’Italia.
Se da Bruxelles rassicurano sull’assenza di una qualche automaticità nell’imposizione di una ristrutturazione del debito pubblico per il caso di richiesta di assistenza finanziaria, il problema sta nel significato pregnante di questa riforma, che aldilà della punteggiatura consegnerebbe quasi esclusivamente a Germania e Francia poteri decisionali, mentre a pagare sarebbero tutti i membri-azionisti dell’ente, Italia compresa.

Tutte le decisioni vanno adottate all’unanimità, anche quando si tratta di votare sul se e come aiutare uno stato richiedente. In teoria, questo ci rassicurerebbe sulle condizioni che verrebbero poste in fase di sottoscrizione del memorandum d’intesa. Nella pratica, le cose stanno diversamente, perché per adottare una qualsiasi decisione è necessaria la presenza di almeno i due terzi dei membri, in rappresentanza di almeno i due terzi del capitale.


Poteri decisionali in mano a Germania e Francia
Quest’ultimo è sottoscritto dagli stati membri sulla base delle proprie dimensioni economiche, così come accade per la BCE. Dunque, il voto non è capitario, ma funziona come in una società per azioni, cioè sulla base del capitale rappresentato. Per questo motivo, alla Germania spetta il 27%, alla Francia il 20%, all’Italia il 17%, etc. Poiché serve almeno l’80% del consenso per la nomina del direttore generale (attualmente è il tedesco Klaus Regling), del presidente del Consiglio dei governatori e per l’approvazione dello Statuto del MES, nei fatti la Germania e la Francia da sole avrebbero diritto di veto. Ciascuno dei due paesi, infatti, votando contro bloccherebbe le nomine e lo Statuto.

Quanto alle decisioni d’urgenza, per le quali servirebbe l’85% del capitale, anche l’Italia avrebbe un diritto di veto, visto che senza il suo 17%, tutti gli altri arriverebbero al massimo all’83%. Infine, sommando Germania e Francia si arriverebbe al 47%, percentuale più che sufficiente invalidare una votazione e anche solo per impedire il raggiungimento del quorum.

In sostanza, l’asse franco-tedesco sarebbe un pigliatutto.
E all’Italia cosa spetta? Pagare. Quanto?
Si è impegnata a sottoscrivere capitale per 125,4 miliardi di euro, di cui 14,3 miliardi sono stati già versati.
A conti fatti, mancano all’appello 111 miliardi.
Da dove verrebbero presi questi soldi?
Non è detto che il loro versamento venga effettivamente richiesto, anche perché dopo il terzo salvataggio della Grecia nel 2015 per 86 miliardi, l’Eurozona non ha più avuto bisogno di assistere finanziariamente qualche suo stato membro.
Tuttavia, se qualcosa dovesse andare storto o se il MES decidesse che sarebbe saggio prepararsi in tempo a possibili bufere finanziarie, mostrandosi capiente, quei 111 miliardi, in tutto o in parte, l’Italia dovrebbe sborsarli emettendo titoli di stato.


Come pagheremo il capitale del MES?
Attenzione, perché sul punto vengono affermate diverse bugie.

Questi esborsi non equivarrebbero formalmente a un aumento del debito pubblico, perché si trasformerebbero immediatamente in un attivo patrimoniale italiano, cioè in capitale. Tuttavia, queste emissioni aumenterebbero l’offerta di BTp e creerebbero pressioni al rialzo sui loro rendimenti, dato l’elevata mole di titoli già circolanti, ad oggi pari a circa 2.050 miliardi di euro di controvalore. In altre parole, finanziare il MES non aumenta il nostro debito formale, ma crea stress finanziari ai nostri danni, specie se le emissioni non venissero percepite, a seguito della riforma del Fondo salva-stati, come una forma di auto-tutela per l’Italia, ma addirittura di suo commissariamento, incrementando le probabilità reali di ristrutturazione dei bond.

Riepilogando, l’Italia si troverebbe costretta a pagare per un ente inutile e forse anche dannoso ai fini della stabilizzazione del suo debito sui mercati, ammanettandosi mani e piedi a Germania e Francia, le quali da sole deciderebbero su tutto, dalle nomine dei dirigenti del fondo all’utilizzo delle risorse. Tutto ciò non sarebbe saggio, un po’ come se si possedesse un immobile a Milano e si sottoscrivesse una polizza assicurativa per proteggerlo dai danni delle colate laviche.

[URL='https://www.investireoggi.it/economia/riforma-fondo-salva-stati-il-pacchetto-di-conte-e-una-menzogna-ai-danni-dellitalia/']Riforma Fondo salva-stati, il “pacchetto” di Conte è una menzogna ai danni dell’Italia
Riforma Fondo salva-stati, ecco perché Conte non può dire no a Francia e Germania[/URL]
Fondo salva-stati, ecco perché è una grossa fregatura per i risparmiatori italiani

[email protected]
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto