la Turchia invade l'Iraq

martedì 22 dicembre 2015

UNDICESIMA SETTIMANA DELL’INTERVENTO RUSSO IN SIRIA: UN PASSO INDIETRO DALL’ABISSO?


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Questa è stata una settimana stupefacente. Ancora la settimana scorsa concludevo che “l’unico modo per evitare una guerra, alla fine è rinunciare, anche negandolo pubblicamente, almeno agli inizi, alla politica dell’”Assad must go”. Ora, anche se diverse personalità degli Stati Uniti, compreso Kerry, hanno rilasciato dichiarazioni sul fatto che Assad non se ne doveva andare subito, che una “transizione” era importante e che bisognava assolutamente mantenere le “istituzioni dello Stato”, in realtà quello che io e tanti altri intendevamo realmente dire era che gli Stati Uniti dovevano cambiare radicalmente la loro politica nei confronti del conflitto siriano. Inoltre, dal momento che la Turchia ha compiuto un atto di guerra contro la Russia sotto “l’ombrello” protettivo degli Stati Uniti e della NATO, questo fatto ha creato una situazione estremamente pericolosa, in cui uno stato-canaglia come la Turchia può pensare di riuscire a farla franca in virtù della sua appartenenza alla NATO. Ancora una volta, non bastava una dichiarazione di circostanza, occorreva un cambio fondamentale nella politica degli Stati Uniti.

C’è la possibilità che questo mutamento radicale possa essere avvenuto questa settimana. Altri interpretano in modo molto diverso quanto è successo, e io stesso non posso esserne assolutamente certo, solo il tempo lo dirà, ma almeno c’è una probabilità che (un tale mutamento) ci sia stato veramente. Diamo un’occhiata a quello che è accaduto.

Prima di tutto, ci sono state alcune dichiarazioni assolutamente chiare di John Kerry a Mosca. Le più interessanti sono:


“Come ho già avuto modo di ribadire oggi, gli Stati Uniti e i loro partners non sono alla ricerca di un cosiddetto “cambio di regime”, così come lo si intende in Siria”.
“Ora, noi non cerchiamo di isolare la Russia per quanto riguarda la politica, no”.

Ora, so benissimo che Kerry ha “perso” ogni singolo negoziato che ha avuto con i Russi, e l’ho anche scritto molte volte. Mi rendo anche conto che Kerry è famoso per dire ‘A’ davanti ai Russi e ‘non-A’ appena ritorna a casa. Infine, capisco anche che non è Kerry colui che prende veramente le decisioni, ma che questo spetta ai “poteri occulti” degli Stati Uniti [i famosi 400 oligarchi]. Anche tenendo presente tutti questi fattori è però innegabile che queste due dichiarazioni costituiscano una svolta ufficiale di 180° (anche se non necessariamente concreta) e l’abbandono degli autentici obbiettivi statunitensi nei confronti sia della Russia che della Siria. Inoltre, non abbiamo ascoltato solo parole, ma abbiamo visto azioni vere e proprie da parte degli Americani.
In primo luogo, Stati Uniti e Russia si sono accordati per stilare una lista comune dei “terroristi riconosciuti” (anziché deicombattenti “moderati” per la libertà). Mentre si può discutere su chi finirà nella “lista dei buoni”, è certo che tutti quelli che contano veramente in Siria, al-Qaeda e il Daesh, finiranno nella “lista dei cattivi”. Questo , a sua volta, renderà più difficile, ma non impossibile (ricordate i Contras!) agli Stati Uniti continuare ad assisterli e a finanziarli. Ma gli Americani hanno fatto qualcosa di ancora più interessante.

Gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro di 12 dei loro F-15, (6 F-15C e 6 F-15E) dalla Turchia. Questo potrà non sembrare molto, ma questi sono aerei altamente simbolici perché sono quelli sospettati di aver “coperto” l’F-16 turco che ha abbattuto il Su-24 russo. Gli F-15C, in particolare, sono caccia da interdizione pura, che potevano essere diretti solo contro gli aerei russi in Siria. Naturalmente gli stati Uniti hanno dichiarato che si tratta di una normale rotazione e che è stata un’esercitazione, ma la realtà dei fatti è questa: mentre il Segretario Generale della NATO Stoltenberg aveva promesso di rinforzare la presenza dell’alleanza in Turchia, gli Stati Uniti hanno appena ritirato 12 dei loro aerei di punta. E poi guardate i Russi, che continuano ad aumentare il loro potenziale offensivo in Siria, specialmente la loro artiglieria (vedere qui e qui). Inoltre, c’è un nuovo sviluppo molto interessante: “La macchina della propaganda di Erdogan accusa ora il Capo dell’Aviazione Turca dell’abbattimento del Su-24”. Dalla lettura dell’articolo, sembra che nei social media turchi sia in atto un tentativo per incolpare dell’abbattimento del Su-24 il Comandante in Capo dell’Aviazione Turca (anche se Erdogan aveva pubblicamente dichiarato di aver dato personalmente l’ordine). Infine la Russia è riuscita ad ottenere una decisione unanime del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per prendere di mira le risorse finanziarie del Daesh. Non c’è bisogno di dire che, anche se ufficialmente la risoluzione è rivolta a colpire gli introiti del Daesh, in realtà essa pone in una situazione molto difficile il Qatar, l’Arabia Saudita e specialmente la Turchia. Non solo la risoluzione prevede sanzioni contro ogni nazione o individuo che tratti con il Daesh, ma le indagini su tutti i possibili collegamenti finanziari saranno condotte dalle Nazioni Unite.
Secondo Russia Today:
La risoluzione chiede inoltre che le varie nazioni riferiscano, nei prossimi 120 giorni, sui risultati ottenuti nello smantellamento dei finanziamenti allo Stato Islamico. Incarica anche il Segretario Generale dell’ ONU, Ban Ki-Moon, di stilare, entro 45 giorni, un “rapporto a livello strategico” che analizzi le fonti di finanziamento dello SI. “Ci contiamo per avere un resoconto onesto e completo”, ha detto Churkin a RT. Churkin ha parlato anche del coinvolgimento turco nel commercio illegale di petrolio con lo SI, sottolineando che, nei termini della risoluzione, potrebbero essere sanzionati sia singoli individui come anche società turche. Ha aggiunto che potrebbero essere sanzionate anche delle nazioni “se si scoprisse che (qualcuna di loro) non ha preso misure sufficienti per combattere il terrorismo finanziario”. Secondo l’inviato alle Nazioni Unite, la Russia è stata l’unico membro che ha fornito prove concrete sulle modalità usate da alcuni Stati nell’acquistare illegalmente il petrolio dello Stato Islamico, o di come l’ISIS usi il ricavato di queste transazioni per procurarsi armi da altre nazioni, in modo particolare nell’Europa dell’Est.
Il documento, che si basa sull’articolo 7 della carta delle NU e ha decorrenza immediata, esorta i membri a “muoversi con forza e decisione per “troncare i trasferimenti finanziari” all’ISIS. Dice anche che i governi devono impedire ai propri cittadini di finanziare o fornire servizi a “organizzazioni terroristiche o a singoli terroristi, in qualsiasi modalità, compreso e non ultimo il reclutamento, l’addestramento e il trasporto, anche in assenza di un collegamento con uno specifico atto terroristico”.

Così i Russi ora non solo hanno il modo per far arrivare direttamente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU tutte le informazioni della loro intelligence sulla collaborazione fra Daesh e Turchia, ma il Segretario Generale dovrà anche stilare un rapporto basato, in parte, su questi dati. Sono notizie molto, molto brutte per Ankara.
E allora, che cosa sta succedendo?

Ecco che cosa penso sia successo.


Le mie ipotesi

In primo luogo, l’abbattimento del Su-24 russo è diventato assolutamente controproducente. I Russi hanno immediatamente parlato di una vile imboscata, accuratamente pianificata, ed ora su questo concordano anche i maggiori esperti occidentali. Ciò è molto imbarazzante, e la cosa potrebbe diventare ancora peggiore dopo l’analisi dei dati del registratore di volo del Su-24 (che i Russi hanno recuperato e portato a Mosca). Il quadro che emerge è il seguente: non solo si è trattato di una deliberata provocazione, di un’imboscata vera e propria, ma ci sono anche prove schiaccianti su come i Turchi abbiano usato le informazioni fornite dai Russi agli USA riguardo alle loro missioni pianificate. Il fatto che gli Americani abbiano trasmesso queste informazioni ai Turchi è già abbastanza grave, ma il fatto che i Turchi le abbiano usate per abbattere un aereo russo, rende gli Stati Uniti direttamente responsabili. Gli USA sono colpevoli anche per il semplice fatto che non c’è assolutamente modo in cui i Turchi potrebbero aver architettato un’imboscata così complessa senza che gli Americani ne fossero al corrente. Ora, è possibile anche che qualcuno all’interno della macchina militare americana ne fosse a conoscenza e qualcun altro no. L’intera operazione a me sembra proprio appartenere a quel tipo di progetti cretini per cui la CIA è famosa. Magari Kerry al Dipartimento di Stato o Obama non ne “sapevano” veramente nulla, o lo sapevano e ora fanno finta di non averlo saputo. In ogni caso, adesso gli Stati Uniti stanno evidentemente cercando di “scaricare” quest’ultima corbelleria su Erdogan che, a sua volta cerca di rifilarla al capo dell’aviazione. Quello che è certo è che il piano è fallito, i Russi non sono caduti nella trappola e non hanno risposto militarmente, ed ora si incominciano a vedere le conseguenze politiche. Per quanto riguarda Erdogan, voleva uscirne fuori come il Gran Pascià, l’uomo forte della regione, ma ora sembra solo un codardo irresponsabile (Putin ha ridicolizzato il fatto che i Turchi abbiano chiamato in causa la NATO dopo l’abbattimento del Su-24 russo, quando ha detto: “subito dopo sono andati di corsa a Bruxelles gridando: “Aiutateci, ci hanno fatto male!.” Chi vi ha fatto del male? Abbiamo forse toccato qualcuno qui? No. Hanno incominciato con il farsi proteggere dalla NATO”). Anche gli Stati Uniti e l’Europa, secondo alcune testimonianze, sono abbastanza irritati e ne hanno abbastanza di lui. Per quanto riguarda i Russi, ne parlano come di un “Saakashvili n°2”, un tizio con cui non c’è nulla di cui discutere e che il Cremlino considera politicamente morto.

In secondo luogo, guardate alla Siria. Anche sotto grandissima pressione i Russi non hanno mai vacillato o mostrato segni di esitazione, anzi hanno fatto esattamente l’opposto: hanno più che raddoppiato la loro presenza, hanno fatto arrivare batterie di artiglieria pesante e hanno parlato di aprire un secondo grosso aereoporto (la cosa è stata in seguito negata dalle fonti ufficiali russe). Per quanto riguarda gli Americani, questo significa qualcosa di molto semplice: anche se i Russi in Siria sono molto più deboli degli USA, continuano imperterriti per la loro strada, non solo non arretrano, ma si trincerano. In altre parole, sono pronti a combattere.

Voglio credere che i vari messaggi d’allarme trasmessi da molti, compreso il sottoscritto, possano aver contribuito a convincere gli analisti americani che i Russi sono veramente pronti a combattere. Per primo c’è Peter Lavelle, che nel suo programma Cross Talk trasmesso da RT, mette in guardia da mesi su quanto sia pericoloso questo sentiero di guerra. Poi ce ne sono stati molti altri, compresi Pepe Escobar, Paul Craig Roberts, Alaistair Crooke, Stephen Landeman, Stephen Cohen, che davano l’allarme e avvertivano l’Impero che la Russia non avrebbe “lasciato correre” o “fatto un passo indietro” e che la guerra era un pericolo molto, molto reale e probabilmente inevitabile (potete vedere qualcuno dei miei stessi ammonimenti qui, qui e qui e naturalmente nel mio articolo della settimana scorsa). So come funziona tutto il processo dell’intelligence e credo che un coro di avvisaglie così rumoroso possa aver avuto la sua importanza nella decisione americana di cambiare rotta, anche se solo per l’immediato futuro.

Come ho già ripetuto molte altre volte, il “contingente tattico-operativo delle Forze Aerospaziali Russe in Siria” (questo è il suo nome ufficiale) è piccolo, isolato e vulnerabile. La Siria è incastrata fra la NATO e il CENTCOM e gli Stati Uniti possono, se necessario, far affluire in Siria una enorme potenza di fuoco e non c’è niente che i Russi possano fare per impedirlo. Guardate voi stessi quante basi aeree gli Stati Uniti hanno nel CENTCOM e in Turchia cliccando qui. Ma c’è una cosa che può fare anche una piccola forza militare: diventare un detonatore.

Indipendentemente dalle sue limitate capacità belliche, l’unità operativa russa in Siria è grande abbastanza per essere considerata una “forza di innesco”, ed ogni attacco nei suoi confronti porterebbe sicuramente ad una guerra su scala globale con la Russia. Se gli Americani avevano qualche dubbio riguardo a ciò, questi sono stati immediatamente fugati quando hanno udito Putin dichiarare ufficialmente “vi ordino di agire con estrema risolutezza. Ogni bersaglio che minacci il contingente russo o le infrastrutture di terra deve essere immediatamente distrutto.”

La combinazione di tutti questi fattori pare sia stata sufficiente a convincere gli Stati Uniti a pigiare sul freno prima che le cose sfuggissero veramente di mano.

Di nuovo, non sto dicendo che sia questo ciò che è veramente successo, ma voglio pensare di non essermi sbagliato e che qualcuno negli Stati Uniti abbia finalmente capito che la guerra con la Russia era inevitabile, se l’America avesse continuato lungo la stessa strada, e abbia preso la decisione di fermarsi prima che fosse troppo tardi. Se le cose sono andate veramente così, queste sono davvero notizie molto buone e molto incoraggianti. Anche se la stupidità e la pazzia, per non parlare della pura cattiveria, sono sicuramente presenti negli alti comandi dell’Impero Anglo-Sionista, c’è sempre la possibilità che qualcuno di normale e sano di mente faccia la cosa giusta e cerchi di fermare i pazzi (come aveva fatto l’Ammiraglio Mike Mullen quando i Neocons volevano far scoppiare la guerra con l’Iran).

L’altro grande evento della settimana è stato naturalmente l’annuale conferenza stampa di Vladimir Putin. Ho postato il testo integrale nel mio blog, per cui qui ne riporterò solo una parte, assai interessante: a Putin era stato chiesto se la Russia volesse mantenere una base in Siria a tempo indefinito. Ecco come ha risposto.

Qualcuno in Europa e negli Stati Uniti ha più volte ribadito che i nostri interessi sarebbero stati rispettati e che la nostra base può rimanere lì, se noi lo desideriamo. Ma io non so se abbiamo bisogno di una base laggiù. Una base militare implica considerevoli investimenti e infrastrutture. Dopo tutto, quello che oggi abbiamo laggiù sono i nostri aerei e dei moduli (abitativi) temporanei, che servono da mensa e dormitorio. Possiamo impacchettare tutto in due giorni, caricare tutto sugli Antei da trasporto e tornare a casa. Mantenere una base è differente. Alcuni, anche in Russia, credono che noi si debba avere una base laggiù. Io non ne sono così sicuro. Perché? I miei colleghi europei dicono che probabilmente nutro idee del genere. Se chiedo loro perchè, mi rispondono: così puoi controllare le cose laggiù. Perchè dovremmo controllare le cose laggiù? Questa è la domanda da farsi. Abbiamo dimostrato di non avere più nessun missile a medio raggio. Li abbiamo distrutti tutti, perchè tutti quelli che avevamo erano missili a medio raggio con basi a terra. Anche gli Americani hanno distrutto i loro missili a medio raggio terrestri Pershing. In ogni caso però hanno mantenuto i loro Tomahawks navali e aviotrasportati. Noi non avevamo missili del genere, ma ora li abbiamo, il missile Kalibr navale da 1.500 km di portata e il Kh-101 aviotrasportato, con un raggio d’azione di 4.500 km. E allora perchè mai dovremmo avere bisogno di una base laggiù? Se dovessimo raggiungere qualcuno, potremmo farlo senza una base. Potrebbe avere senso, non ne sono sicuro. Dobbiamo pensarci ancora un po’. Forse potremmo aver bisogno di una sorta di base temporanea, ma mettere radici e farsi coinvolgere pesantemente non ha senso, io credo. Ci penseremo sù.

Trovo questa risposta abbastanza stupefacente. Ve lo immaginate un Presidente degli Stati Uniti pensare veramente una cosa del genere e dirla apertamente? E’ abbastanza evidente che Putin prende in giro i cosiddetti “esperti”, che per anni ci hanno detto quanto i Russi ci tenessero ad avere una base a Tartus e che ora ci dicono che la base aerea di Khmeimim è la prossima “base permanente” della Russia, non tanto per proteggere la Siria, quanto per una proiezione di forza russa (nell’area). Viene poi fuori che la Russia non ha né l’interesse né il desiderio per una proiezione di forza così costosa: “Se dovessimo raggiungere qualcuno, potremmo farlo senza una base”.

Tra l’altro, la traduzione non è corretta. Quello che realmente dice Putin è “Если кого-то надо достать, мы и так достанем” . La parola “dostat” viene tradotta qui con “raggiungere”, ma io la tradurrei con “beccare”, intendendo “se dovessimo toccare qualcuno (nel senso di “colpire qualcuno”) potremmo già farlo (anche senza una base)”. Questa è stata assolutamente una minaccia velata, anche se la traduzione ufficiale non ne ha mantenuto l’efficacia (certo, un missile da crociera supersonico e invisibile ai radar, con una porta di 4.500 km permette alla Russia di “beccare” chiunque e dovunque sul pianeta, specialmente se lanciato da un bombardiere con 12.000 km di autonomia operativa.

Quando i leaders e gli esperti occidentali pensano che la Russia stia per costruire basi all’estero, in realtà stanno solo proiettando il loro modo di pensare imperialistico. L’ho già detto e ripetuto, la Russia non ha nessuna intenzione di diventare nuovamente un impero, semplicemente perché essere un impero non è un bene per la Russia. Tutto ciò che la Russia vuole è essere un vero stato nazionale, non una colonia degli Anglo-Sionisti, ma in nessun caso ha l’intenzione di diventare “l’anti-USA” o “l’Unione Sovietica 2.0”. Hillary può terrorizzarsi fin che vuole con l’incubo di Putin che ricostruisce l’URSS, ma in Russia non c’è nessun partito che persegua un tale piano. La Russia vuole essere libera e forte, certo, ma un impero, no.

E’ abbastanza stupefacente vedere come i leaders e gli esperti occidentali proiettino sugli altri il loro modo di pensare e poi finiscano con il terrorizzarsi da soli. In realtà è proprio patetico.



In conclusione, vorrei aggiungere che è abbastanza probabile che ora l’attenzione si sposti nuovamente sull’Ucraina. Non soltanto l’Ucraina potrebbe essere a poche ore dal fallimento ufficiale, ma gli Ukronazi stanno apertamente minacciando la Crimea, e non scherzo, di un “blocco navale”! Considerando la mancanza di entusiasmo degli Stati Uniti e della NATO per l’abbattimento del Su-24 russo da parte di Erdogan, dubito molto che qualcuno in Occidente sarà felice di questa idea balzana. Così, fra collasso economico, caos politico, l’inverno che arriva e quei fenomeni da baraccone dei Nazisti con i loro folli piani di guerra alla Russia, ci sono buone possibilità che il prossimo centro di crisi sia nuovamente nell’Ucraina occupata dai Nazisti. Dubito molto che gli Stati Uniti abbiano la “capacità mentale” di gestire le due crisi allo stesso tempo, almeno non in modo sostenuto e deciso. E anche questa è una buona notizia. L’Impero è superimpegnato e sovraccarico e questa è l’unica occasione in cui è disposto al compromesso. Sapremo presto se il mio molto cauto ottimismo è giustificato oppure no.

The Saker

YOU_NET_SPIEGALEVELE: UNDICESIMA SETTIMANA DELL?INTERVENTO RUSSO IN SIRIA: UN PASSO INDIETRO DALL?ABISSO?

http://thesaker.is/week-eleven-of-the-russian-intervention-in-syria-a-step-back-from-the-brink/
 
fatemi capire

i Curdi combattoni l'ISIS
i turchi combattono i Curdi

Indovinate un po' da che parte sta la Turchia?


PTV No-comment: Avanzata delle truppe irachene a Ramadi | Pandora TV
PTV No-commente 27 dicembre:
- Avanzata delle truppe irachene a Ramadi
- Le forze irachene distruggono un’autocolonna dell’ISIS
- Scontri tra militanti curdi e polizia turca
- 271 migranti tratti in salvo dalla Guardia Costiera
- Nave ospedale cinese offre cure gratuite
 
Iraq, Ramadi libera dall'Isis. E ora tocca a Mosul

Le forze irachene hanno completamente liberato la città di Ramadi e hanno issato la bandiera nazionale sul complesso governativo. Lo ha annunciato il portavoce del Comando congiunto operativo



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Dopo la riconquista di Ramadi, tutte le città vinte e perse dall'Isis

Redazione (APG) lunedì 28 dicembre 2015 - 14:10

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Combattenti dello Stato islamico a Ramadi.



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BAGHDAD - Le forze irachene hanno completamente liberato la città di Ramadi e hanno issato la bandiera nazionale sul complesso governativo. Lo ha annunciato il portavoce del Comando congiunto operativo. «Ramadi è stata liberata e le forze armate del servizio anti-terrorismo hanno issato la bandiera irachena sul complesso governativo», ha dichiarato il generale Yahya Rasool alla televisione di stato. I combattenti che imbracciavano i fucili hanno iniziato a ballare nel capoluogo della provincia di al Anbar, mentre i comandanti hanno effettuato una passerella per le strade della città, riconquistata a spese dell'Isis che ne aveva assunto il controllo a maggio.
Nessuna resistenza
Permangono delle «sacche» di jihadisti, ma l'esercito non ha incontrato alcuna resistenza e il compito principale resta quello di disinnescare le innumerevoli bombe e trappole esplosive disseminate dallo Stato Islamico. L'ex quartier generale del governo a Ramadi è stato l'epicentro dei combattimenti, ma le forze irachene procedono con cautela perchè l'intera area è stata minata. «Daesh (lo Stato Islamico) ha collocato oltre 300 congegni esplosivi sulle strade e negli edifici del complesso governativo», ha detto il generale Majid al Fatlawi dell'ottava decisione dell'esercito.

Civili come scudi umani
Diversi responsabili locali hanno denunciato che l'Isis ha utilizzato civili come scudi umani per sfuggire alla battaglia quando era ormai diventato chiaro che Ramadi era persa. Un importante comandante dell'esercito ha segnalato che le sue forze stanno ancora setacciando la città alla ricerca di potenziali 'sacche' di jihadisti. L'Isis aveva una forza stimata in 400 combattenti una settimana fa per difendere Ramadi, nel centro del Paese.

Prossime tappe
Dopo la liberazione di Ramadi, l'esercito iracheno punta alla regione di Ninive, ovvero a Mosul: con il morale sollevato dal sucesso nella regione di Anbar, i militari iracheni - supportati dalla coalizione internazionale a guida Usa - si preparano a una nuova fase della riscossa contro l'Isis. «La provincia di Ninive può diventare la prossima tappa per le forze armate dell'Iraq, siamo pronti a questo obiettivo», ha dichiarato all'agenzia russa Ria Novosti il portavoce dell'esercito, il generale Yahya Rasool, secondo cui i jihadisti del Califfato nero potrebbero cominciare a fuggire dall'area nel mirino ancora prima del lancio di un'operazione militare vera e propria. Insomma, i vertici militari iracheni sperano che la cacciata da Ramadi - di cui oggi è stata annunciata la completa liberazione - contribuisca a demotivare i militanti dell'Isis nel resto del Paese e a confermare la svolta a un anno e mezzo dalla conquista (senza resistenza da parte irachena) di Mosul, che il 10 giugno 2014 veniva dichiarata capitale dell'Isis in Iraq. [Oggi a Mossul ci sono i militari turchi .... gli USA sosterranno l'Iraq contro la Turchia che protegge l'ISIS e bombarda i Curdi?]

(Con fonte Askanews)
 
Ramadi: gli americani evacuano i terroristi

“Aiutate dai raid aerei condotti dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, le forze d’elite antiterrorismo irachene hanno liberato Ramadi”: così ha scritto l’agenzia AFP. Un classico della “narrativa” di Obama. La realtà è che le forze Usa, con elicotteri, hanno evacuato gli ultimi terroristi di Daesh dopo che si sono arresi. Lo affermano l’agenzia russa Sputnik e anche l’iraniana Fars. Che aggiungono: i supersiti dell’ISIS a Ramadi sono stati condotti per ora in una base segreta in Algeria;
saranno reimpiegati in Liba?
C’erano fra loro istruttori americani o occidentali da sottrarre ad ogni costo alla cattura da parte degli iracheni?

L?America affoga, e Obama è sul campo. Di golf. - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
 
Dove ci sta portando la NATO di Erdogan Di Maurizio Blondet , il 3 gennaio 2016

Dove ci sta portando la NATO di Erdogan

Di Maurizio Blondet , il 3 gennaio 2016

Se, come pare difficilmente evitabile dopo il crimine deliberato saudita (1), casa Saud farà guerra all’Iran, è molto probabile che Erdogan entri nel conflitto, ovviamente da sunnita a fianco dei Saud. Ora, l’utilità del richiamo inascoltato che dovevamo uscire dalla NATO al più presto, forse comincerà a farsi chiaro anche nelle menti più ottuse – come sono precisamente quelle che ci governano in Europa. La Turchia non è solo membro della NATO; è anche il membro più armato e forte, l’unico che abbia un vero esercito. Sta facendo una politica consona agli interessi non si dice europei, e magari anche nostri, ma della stessa NATO,

Erdogan? Forse a Bruxelles e a Berlino – dove al capo della famiglia mafiosa stendono tappeti rossi – non è chiaro fino a che punto egli ha ampliato il suoi interventi militari oltre i confini turchi, in zone casualmente ricche di petrolio? Specialmente dopo la sua rielezione a novembre.

Manifestazione a Teheran dopo l’assassinio dello sceicco Siria. NATO e UE fanno finta di non sapere che, oltre ad armare e rifornire ISIS e comprarne il greggio, Ankara ha dispiegato la “ Brigata Turcmena Sultan Murat”, che finge di essere composta da turcomanni, minoranza etnica e “ribelli moderati”, ma è inquadrata e rimpolpata da militari turchi. Secondo il giornale Yeni Safak, filo-Erdogan, questa brigata “consoliderà le varie brigate turcomanne ed altri gruppi combattenti in un Esercito Unificato Turcomanno” che dovrà prendere il controllo di Aleppo e Baybucak via Latakia. Aleppo è il centro da cui dovrebbe passare il progettato gasdotto che dovrebbe portare il gas del Katar alla Turchia, e da qui raggiungere il lucroso mercato europeo per arricchire Erdogan & famiglia con le grasse royalties che noi europei (del Sud) dovremo pagargli: per il privilegio di avere, su ordine Usa, rinunciato al gas russo, molto più economico e vicino, che il progettato gasdotto deve appunto (nei progetti Usa) rimpiazzare, togliendo a Mosca la sua clientela sud-europea.



Turkey, Syrian Turkmen team up to form United Turkmen Army




Domanda sommessa: tutto ciò è in qualche modo nel nostro interesse? Ci conviene come membri della NATO?



Irak Come forse saprete, Ankara ha mandato qualche centinaio di soldati, con una trentina di carri armati,alle porte di Mossul, nella zona petrolifera di Bashika, senza l’invito del governo iracheno. Alle proteste ed intimazioni di Baghdad, Ankara ha risposto che i suoi sono lì per addestrare i miliziani del Governo Regionale del Kurdistan, ossia del Kurdistan iracheno, a cui americani ed israeliani hanno promesso lo stato indipendente. Il quotidiano Hurriyet ha spiegato che i militari non se ne andranno, sono lì per costituire una base permanente turca in Irak. Permanente.



http://www.hurriyetdailynews.com/turkish-military-to-have-a-base-in-iraqs-mosul.aspx?pageID=238&nID=92113&NewsCatID=352




Cipro. E’ dal ’74 occupata per metà dalle forze armate turche. La novità è che da qualche mese la flotta turca afferma la sua potenza navale sulle zone di mare cipriote sotto cui si ascondono grandi giacimenti, gli stessi che anche Israele s’è in parte già accaparrata. In cosa si esercita la prepotenza di Erdogan? Per esempio nel minacciare le navi di esplorazione norvegesi e italiane che, su contratto del governo di Cipro, stanno facendo le prospezioni nella “Exclusive Economic Zone” (EEZ) delle acque cipriote. Sì, avete letto bene, anche italiane. A luglio, una cannoniera turca ha accostato aggressivamente la Odin Finder, un vascello di prospezione battente bandiera italiana, obbligandola a cannoni puntati a ritirarsi dallo specchio di mare su cui stava operando, con la pretesa che quella non era zona cipriota, ma turca. Una seconda nave da guerra turca si è unita alla prima, e poi sono rimaste a pattugliare la zona. Dopo che i nostri si sono ritirati. Che lo specchio di mare sia in EEZ, ci sono pochi dubbi. Ma Ankara pretende che Cipro interrompa le esplorazioni per idrocarburi fino alla conclusione dei “negoziati di riunificazione” delle due metà di Cipro.
Italian vessel was harassed by Turkish navy off Paphos - Cyprus Mail Cyprus Mail

La nave italiana minacciata dal nostro alleato Non è consolante per noi italiani avere un così valido alleato NATO? Pronto a difenderci con tutte le sue formidabili armi?



Grecia. Le forze aeree turche hanno violato ripetutamente lo spaio aereo greco nel 2014. Quanto ripetutamente? Solo 2 mila e 244 volte. Secondo i greci, la frequenza di queste violazioni è deliberata, ed ha lo scopo di aggravare la situazione finanziaria di Atene, alleato nella NATO: ad ogni violazione i caccia ellenici devono comunque decollare per ricacciare gli intrusi, e ciò costa, per 2244 volte, centinaia di milioni.
Turkey buzzes weakened Greece ? POLITICO


Katar: il felice principato che arde dalla voglia di vendere a noi europoidi il suo gas, superando la ragguardevole distanza con un facile accorgimento: rovesciare l’attuale governo della Siria, ha in allestimento sul proprio territorio una base militare turca permanente: tremila uomini, e forze aeronavali adeguate. Nel darne l’annuncio a dicembre ambasciatore turco in Katar, Ahmet Demirok: “Non stiamo costruendo una nuova alleanza, ma riscoprendo gli storici e fraterni legami” (di quando il Katar era parte dell’impero Ottomano, che andava dalla Bosnia a Golfo Arabico). E’ appena il caso di ricordare che il Katar non è solo uno dei massimi finanziatori di DAESH, ma che è anche sede della più grossa base Usa nell’area, con 10 mila soldati, ad Al Udeid. Domanda: Washington avrà dato il suo placet all’insediamento turco? E come domandarsi se Washington a dato il suo assenso all’abbattimento del Sukhoi russo da parte dell’aviazione turca: silenzio. Magari sarebbe il caso di chiedere al nostro massimo alleato nella NATO, la sola Superpotenza rimasta – che ci protegge e difende – se per caso ha deciso di lasciare in gestione a Erdogan e al reuccio wahabita l’area medio-orientale, dopo averla ridotta ad un grumo di devastazioni e di sangue? Giusto per sapere a cosa ci serve stare nella NATO, a noi, e così ci guadagniamo ad obbedire agli ordini euro-occidentali.
Turkey to set up Qatar military base to face 'common enemies' | Reuters
Erdogan guarda a Sion

E Israele, direte voi? Come vede la cosa Israele, con una Turchia in piena espansione militare esterna (senza contare dello sterminio dei curdi che sta attuando all’interno)? Sarà inquieta? Ma no:

“Erdogan: la Turchia ha bisogno di Israele”, ha buttato in pasto alle agenzie il capo della famiglia: “La Turchia deve riconoscere che ha bisogno di Israele”. Dimenticato l’assalto piratesco della Mavi Marmara, nel 2010, in cui le forze armate israeliane piombarono sulla nave che portava aiuti a Gaza ammazzando nove attivisti, fra cui dei turchi. Tutto dimenticato. Ora Ankara “ha bisogno di Israele” per condurre la sua politica neo-ottomana; ne ha bisogno specialmente dopo la rottura dei rapporti con Mosca, contro cui è sostanzialmente in guerra sul territorio siriano.
Magari una guerra di otto anni che dissangui i musulmani, sul modello di quella che Washington istigò Saddam a scatenare contro l’Iran dal 1980 all’88, è negli auspici di Sion e della superpotenza da essa posseduta; tanto più che stavolta l’emorragia coinvolgerebbe Hezbollah oltre all’odiato Iran. Da questa guerra uscirebbero al lumicino tutti, russi compresi. A meno che non ritengano necessario risolvere la cosa più in fretta con il ricorso a bombe atomiche tattiche.

Ma la UE è cosciente di ciò che ha fatto, assistendo ed aiutando Erdogan in funzione anti-russa?

Sono sonnambuli.

La patetica Mogherini ha “condannato” i 47 assassini dei sauditi, ricordando che la UE è contraria “alla pena di morte di generale”.

Già, i nostri valori.
Provi con la promozione delle nozze gay, magari fra la classe alta saudita trova orecchie più benevole.

La NATO ha inviato in Turchia un aereo AWACS per difenderla da Putin; dai giornali tedeschi leggo che “l’Arabia Saudita è il più stretto alleato della Germania e degli Stati Uniti nella regione”. Scusate, avete detto “alleato”? Berlino vende armi ai monarchi, noi vendiamo Ferrari e Armani. Ma alleati, da quando? A nostra insaputa? Anche in questo ciò che è utile per la Germania è utile per noialtri?
Sarebbe da chiarire.





La NATO è diventata una strana cosa: a Nord è diretta di fatto da baltici e polacchi che si vogliono riempire di armamento americano per regolare gli antichi conti con Mosca;
lì la UE è tutta con Kiev e pretende da Putin che restituisca la Crimea al regime neonazista (i neonazisti ci vanno benissimo, lì?);

nel Mediteraneo, la NATO è diretta di fatto dalle ambizioni e aggressività di Erdogan.

Sì; e noi? Noi dobbiamo solo continuare a sanzionare la Russia, subendo i danni; aspettare che sia un giorno Erdogan a fornirci il gas che oggi ci fornisce Gazprom, una volta sterminato Assad e qualche centinaia di migliaia d siriani che stanno con lui, specie cristiani; mentre s’intende, Berlino “pratica” le sanzioni alla Russia sotto forma di raddoppio del North-Stream.
Ora, da una guerra sciiti-sunniti con Erdogan nostro alleato che ci si ficca, possiamo guadagnarci solo un rincaro repentino e stellare del greggio, se basta. Se non basta, essere coinvolti in un conflitto demente, in guerra con i jihadisti e gli ottomani, contro russi e persiani. Non so se vi rendete conto. E’ in qualche modo nel nostro interesse nazionale? Ah pardon, m’è scappato “nazionale”. Non succederà più.


Storico sermone dello Shaykh Nimr sull'oppressione del regime saudita

https://www.youtube.com/watch?v=-He3gR2Bmls




Note
Il massacro di 47 sciiti, prigionieri, compreso il rispettato e rispettabile sceicco Nimr Baqr al-Nimr, è senza dubbio una deliberata provocazione. Opera dell’astro nascente nella famiglia reale saudita, Mohamad bin Salman Al Saud, attuale ministro della guerra, nonché secondo nella linea di successione al decrepito re Salman bin Abdulaziz, e quindi alla disperata ricerca di vincere il primo posto accrescendo il suo punteggio con colpi di testa militari. E’ stato lui ad invadere lo Yemen, ed a rincarare la dose di armamenti moderni, come i missili anticarro TOW, ai jihadisti siriani (che non sono siriani, ma al 90 per cento, mercenari pagati venuti da altrove). Già da tempo i servizi tedeschi, BND, avevano avvertito il loro governo che la politica cauta dei vecchi regnanti sauditi stava per cedere il posto ad un “Interventismo aggressivo” ed “impulsivo”, ossia sventato. Ma Angela Merkel non esce dalla bolla del suo sogno, con milioni di “immigrati siriani” da impiegare alla Volkswagen.

L’articolo Dove ci sta portando la NATO di Erdogan è tratto da Blondet & Friends, che mette a disposizione gratuitamente gli articoli di Maurizio Blondet assieme ai suoi consigli di lettura.
 
Mossul invaso dalla Turchia è nel Kurdistan Iraqeno?
sembra che la regione assieme alla città siriana di Aleppo
sia di molto interesse

Sembra che ci sia già il progetto per farvi passare un bel oleodotto per portare il petrolio e il gas dal Qatar in Europa passando poi per la turchia [sarebbe il premio che gli USA+UK hanno promesso per affossare il TurkStream]


Kurdistan: Natale sotto le bombe turche

25.12.2015 - Avanti On Line
kurdistan.jpg
Una guerra civile di cui nessuno parla, dove alle porte dell’Europa nel Kurdistan turco, da giorni continuano gli scontri tra le forze governative e i combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). La Turchia di Erdogan in queste ore ha inviato 10 mila tra soldati e poliziotti, oltre all’aviazione turca, una vera e propria operazione militare che ha lasciato un centinaio di morti (tra civili e presunti attivisti del Pkk) per le strade del Kurdistan turco. Città come Silopi, Nusaybin e Cizre sono sotto coprifuoco da sette giorni.
A Sur, qurtiere storico della città di Diyarbakır, la capitale elettiva del Kurdistan turco, la situazione dura da venti giorni e le strade sono scenario di guerriglia con i carri armati in strada.
Retate, rastrellamenti e attacchi con mezzi militari si sono svolti in province a maggioranza curda, mentre due F-16 hanno bombardato rifugi e supposti magazzini d’armi nel nord dell’Iraq, dove il PKK ha alcune basi. Quotidianamente il sito internet dello stato maggiore turco viene aggiornato con il numero dei presunti militanti del PKK che sono stati uccisi. Almeno cento, stando ai dati del pomeriggio del 23 dicembre.
 
KURDISTAN: SINDACO ARRESTATO, COMPROMETTE L’UNITÀ DELLO STATO TURCO

Di Leonardo , il 5 gennaio 2016




di REDAZIONE
La co-sindaca del DBP della municipalità di Çatak nella provincia di Van è stata incarcerata a causa delle sue osservazioni sul progetto di auto governo delle popolazioni curde che vivono in Turchia.
Evin Keve è stata incarcerata a seguito di una perquisizione dell’abitazione da parte dei corpi speciali. È stata sottoposta al tribunale in data odierna dopo le procedure alla stazione di polizia. Sulla base delle sue affermazioni in una intervista per l’agenzia stampa JINHA del 2 dicembre, Kewe è stata arrestata e inviata al carcere chiuso di tipo M di Van con l’accusa di compromettere l’unità e l’integrità dello Stato “e per la” possibilità di dichiarare autogoverno.”
Intanto, il parlamentare di HDP (Partito democratico dei popoli) di Şırnak Faysal Sarıyıldız ha riferito sul suo account twitter sulla situazione aggiornata nei distretti di Silopi e Cizre.Sarıyıldız ha sottolineato che nelle ultime 48 ore gli attacchi dello forze di sicurezza dello stato turco si sono intensificati in entrambi i distretti dove i quartieri abitati da migliaia di persone sono sottoposti a pesanti bombardamenti di artiglieria.Ha dichiarato che vengono continuamente fatti annunci dai veicoli blindati che ordinano alla popolazione di andarsene da Cizre e Silopi o di morire.
Gli abitanti di Cizre sono stati deprivati di cibo, acqua da bere, elettricità, servizi sanitari, educazione, comunicazione e di tutti i beni di prima necessità.Sotto i pesanti bombardamenti che prendono di mira le loro abitazioni,la popolazione è costretta ad uno sfollamento di massa in entrambe le città di Şırnak, e chi si rifiuta di lasciare la propria abitazione si trova di fronte a un massacro di vasta scala.
Il deputato di HDP di Şırnak ha fatto appello alla comunità internazionale per rompere il silenzio e di mostrare solidarietà con la popolazione di Cizre e Silopi e impedire un imminente massacro. (Rete Kurdistan Italia)
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l'esercito turco assalta la città siriana di Kessab e l'Uccidente non dice niente.... basta che i gay siano al sicuro!

SIRIA – La città di Kessab di nuovo sotto attacco, e non solo questa

Di Danilo 21:29 | L’assedio di Bisanzio, terminato nella caduta il 29 maggio 1453 Mentre il nostro Direttore e Nuke ci danno un ottimo coverage sui complotti e i false flag, nonchè sulla “Terra dei ...
22 gennaio 2016 / 13 commenti / Leggi

Putin potrebbe metterci un paio di s400 in quella citta' ...:D
 
“In Siria, se la scelta è tra l’Iran e lo Stato Islamico, io scelgo lo Stato islamico. Non hanno le capacità che ha l’Iran: il nostro più grande nemico è il regime iraniano che ci ha dichiarato guerra”, concluse il ministro della Difesa israeliano, Moshe Ya’alon.
Bene, martedì 26 gennaio, lo stesso Ya’alon si trovava ad Atene per un incontro bilaterale con il suo omologo greco, Panos Kammenos e candidamente ha dichiarato quanto segue:
“Come sapete, Daesh ha goduto dei soldi che la Turchia gli garantiva per il petrolio per molto, molto tempo. Spero che ora questo finirà. Sta alla Turchia, al governo turco, alla leadership turca, decidere se vogliono essere in qualche modo parte di una cooperazione contro il terrorismo. Finora non è stato così”

Israele scarica la Turchia e manda un messaggio agli Usa su Siria e Libia. Lo capiranno? - Rischio Calcolato | Rischio Calcolato
 

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