L'arte è pura convenzione? (1 Viewer)

HollyFabius

Nuovo forumer
E' un pò di tempo che mi frulla per la testa questa questione.
Sembra una delle mie solite questioni cervellotiche ma nasconde un sottile ragionamento.
Se rispondo no a questa domanda come posso poi valutare gli artisti sulla base del loro successo di mercato, sulla base della loro partecipazione alle manifestazioni internazionali importanti, sulla base della loro presenza museale? Non sono queste tutte manifestazioni di convenzione? Il mercato è basato sulla convenzione del valore e dello scambio di merci, le manifestazioni internazionali sono strutturate sulle dinamiche mercantili, soggette sia alle convenzioni relazionali che alle relazioni convenzionali.
La stessa presenza museale non è più legata a scelte storico/artistiche bensì ad appartenenza a gruppi di potere.
La nostra era è un'era di nichilismo, la negazione di ogni verità e di ogni forma di valore, in questo divenire il senso dell' "l'arte è" è stato progressivamente svuotato di significato. l'attuale "Arte è ciò che Arte viene presentato come tale" delle forme estreme contemporanee è il tentativo di affermare proprio che "l'Arte non è".
L'arte non è emozione, l'arte non è rappresentazione, l'arte non è ricerca estetica, l'arte non è linguaggio.
L'arte è solo superamento dei limiti precedentemente posti nella definizione di se stessa.
Anche la stessa definizione di "arte come storia dell'arte" di origine accademica rientra nell'ambito dell'arte come convenzione non più contemporanea ma "distribuita" nel tempo, è un'altra forma dell'idea che la storia non sia altro che la visione attuale e mutevole del passato.
RImane la definizione di Argan della storia dell'Arte come storia dello spirito ma che all'interno del nichilismo non sembra superare la barriera del convenzionalismo.
 

Heimat

Forumer attivo
Thread interessante. Recentemente ho assistito ad una conferenza del docente di estetica all'università di Bologna Luciano Nanni che aveva intitolato la lezione "Gli artisti non hanno le mani" per differenziare i lavori artigianali dai lavori artistici. L'opera d'arte nasce nella mente dell'artista e si concretizza nel gesto pittorico o scultoreo. Quando termina è compito dell'artista definirla opera d'arte e lasciare il giudizio critico a terzi. Quindi sta a noi ovvero ai critici confermare l'assunto dell'artista.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Mah
penso che la prima cosa da fare sia capire che intendi per convenzione. Che per il De Mauro equivale ad un accordo più o meno tacito o ufficializzato.
Poi dire che sia solo (=pura) convenzione, significherebbe che non vi è alcun aggancio reale, cioè che è arte quello che si decide lo sia.
Una tale affermazione confonde la libertà caratteristica del pensare con le necessità caratteristiche delle cose della vita.
Per intenderci, puoi pensare quello che vuoi, ma il tuo alberello crescerà con certi ritmi, e solo secondo quelli. Posso pensare di compere atti atroci su certe persone :transf: ma farli davvero è altra cosa.
Quando poi il cristianesimo ti mostra che comunque commettere adulterio nel pensiero è come averlo fatto in realtà, vuole mostrare la forza che hanno questi pensieri, la forza primigenia che può muovere anche te, se non prendi coscienza della differenza tra pensare e agire e non diventi padrone di te stesso (infatti poi risulti comunque peccatore). Oggi si va appunto a cercare quali sono le cause per certi pensieri "eccessivi": psicanalisi e compagnia bella.

Ma tornando all'accordo di cui sopra, un discorso del genere vale per il denaro: vi è un accordo cosciente per dare a tot banconote un certo potere.
L'accordo cui fai riferimento tu, però, riguarderebbe certi, diciamo, poteri più o meno occulti, critici, riviste, direttori dei musei ecc.
Dico subito che se è così mi trovi d'accordo.
99 direttori di museo su 100 andrebbero mandati a zappare la terra, per ritrovare un po' di ... libertà, e contatto con la realtà. Non dico che non si possa osare ... infatti costoro non osano affatto: si adeguano. Pare evidente che si sia messa in moto una macchina mostruosa in cui il dio denaro guida anche gli aspetti più sottili e spirituali delle anime. Dietro al grandi burattinai si muovono poi coloro che hanno un qualche interesse ... e che magari in certi forum attaccano brutalmente chi rischia di contrastare codesti interessi fino a convincerli a lasciare il campo :X Poi ci sono coloro che si dichiarano contro gli interessi, ed invece col cavolo, ci stanno dentro ipocritamente sino al collo.

Ovviamente non è sempre stato così, magari solo un pochettino, si sa di quali trucchi abbia fatto uso Tintoretto per fregare Tiziano nel concorso per la Scuola di San Rocco a Venezia, si sa di come Lotto e Carpaccio abbiano dovuto sloggiare da una Venezia dove dominavano altri. Non tutto è limpido nella storia dell'arte. Non si era ancora visto, tuttavia, il critico precedere l'artista, se non nel caso in cui si trattasse della stessa persona. Diciamo che il vecchio sano buon senso, frastornato, certo, dalle continue ardite novità del 900, si è perso nella nebbia - fuor di metafora, ha perso il contatto con la sensibilità. Mancandogli questa forma vitale di contatto, si è incautamente affidato al primo parolaio/pifferaio che passava, e via come i lemming ... In fin dei conti anche il Nazismo ha usato meccanismi simili, e solo in seguito la visibilissima verità è apparsa, per esempio a chi vedeva i vecchi filmati di Hitler: i deliri collettivi sono ubriacature da cui ci si risveglia sempre malridotti. Ma bastava vedere "Il grande dittatore", dove la nuova arte vedeva più lontano che gli allucinati dal vecchio potere, per capire bene che stesse succedendo.
Oggi il successo di mercato è comunque di due tipi: o una furbata, come per Nunziante o per quello là del selfmuseo di Spello, comesichiama, ma anche per molti nomi venduti a pacchi nel secondo Novecento; oppure è una costruzione perversa che si appoggia sul masochismo di chi non osa giudicare, ovvero sull'amor proprio di chi nel profondo non osa giudicare, ma non lo ammette e vuole qualificarsi come persona informata e di classe. Purtroppo tutto questo finirà durante qualche disastro tellurico o bellico, e non sarà un grande guaio, in fondo. Sarà solo la fine di una
convenzione​
il cui scopo precipuo era stato ipnotizzare le menti mirando ai portafogli, senza dover passare per la porta della qualità.
Mi viene in mente un ridicolo guitto come Battiato, con le sue non-musiche piene di finti pensieri buttati là senza alcun riguardo all'armonia delle musiche stesse: della serie beccatevi 'sto pippone, ignoranti.

Riconoscerete l'albero dai frutti.​
 

Loryred

Forumer storico
L'arte come forma di espressione dell'individuo, preferisco questa definizione a "linguaggio", credo abbia una propria verità e gradi di libertà che differenzianto l'artista dal mero esecutore; la convenzione governa piuttosto il mercato dell'arte, dove si codificano e stabiliscono ranking e valore dell'artista, anche attraverso operazioni poco limpide ed arbitrarie e grazie a pareri critici compiacenti.
Credo tocchi al vero collezionista con occhio e preparazione fare la differenza.
 

HollyFabius

Nuovo forumer
L'arte come forma di espressione dell'individuo, preferisco questa definizione a "linguaggio", credo abbia una propria verità e gradi di libertà che differenzianto l'artista dal mero esecutore; la convenzione governa piuttosto il mercato dell'arte, dove si codificano e stabiliscono ranking e valore dell'artista, anche attraverso operazioni poco limpide ed arbitrarie e grazie a pareri critici compiacenti.
Credo tocchi al vero collezionista con occhio e preparazione fare la differenza.
Ma come (con che mezzi) si esprime l'individuo? Nel momento stesso nel quale egli tenta di condividere con altri, una qualche espressione, forma un messaggio, e questo formarsi di messaggio appartiene alla sfera del linguaggio. D'altro canto se non condividesse la propria espressione rimarrebbe nell'ambito dell'autismo. Esiste tutta una letteratura sulle espressioni artistiche di persone che non riescono a comunicare verbalmente e lo fanno con altri mezzi e Giustino potrà sicuramente intervenire parlandoci delle sue esperienze con persone di questa natura, però a me pare riduttivo intendere l'arte come pura forma espressiva senza associarsi all'idea di linguaggio. L'arte è comunicazione e per comunicare non si può uscire dall'ambito del segno, del suono, del significato, del messaggio. Il linguaggio identifica anche quella parte razionale del fare arte che coscientemente costruisce con il suo insieme di espressioni un intento comunicativo.
Lo stesso porsi da parte degli artisti nel filone evolutivo di altri artisti prima di loro identifica qualcosa in più della espressione del solo individuo, spostando il fare arte in un dominio che oltrepassa il singolo.
Una seconda riflessione andrebbe posta sull'idea stessa di collezionista disaccoppiata dall'idea di mercato, grattando grattando credo che questo collezionista sia oggi solo utopico e come tale irreale.
 

Cris70

... a prescindere
Purtroppo devo riconoscere che Baleng su molte argomentazioni ci mostra sempre, e con cruda realtà, quanto il "re sia nudo".

Cara Lory, l'occhio e la preparazione aiutano senza dubbio ma le premesse di Holly (convenzioni varie) secondo me hanno sempre più vita facile agli occhi del collezionista. E mi ci metto anch'io, per quanto adori percorrere in anticipo piste non battute.

Lo switch parte però quando il prezzo sale; oltre certe cifre cerchi fatue sicurezze e le cerchi ovviamente nel sistema costruito per dartele.

Triste realtà ma non vedo soluzione, a meno di non collezionare stampe da qualche decina di euro o al massimo qualche centinaio. In quel caso vale qualsiasi "verginità".
Scusate la vena polemica, ma senza ipocrisia alcuna, siccome voglio illudermi di comprare arte anche come investimento, non posso non tener conto delle convenzioni di cui sopra.
Magari altri se ne possono anche non curare e puntare a discernere, e riconoscere, l'albero dai frutti.

Nel mio caso devono viaggiare insieme per provare a salvaguardare le cifre spese.
Non penso di avere alternative.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
L'arte è un massaggio che l'artista fa alla sensibilità e alla mente dello spettatore.
Un massaggiatore può provocare dolore: lo accetterò solo se convinto che ciò sia consono a fini terapeutici.
Però porrò anche un termine temporale a questa accettazione. Potrei pure convincermi che il massaggio non faccia nulla, o faccia del male.
Lì il giudizio è dato dal tempo.
L'accettazione del dolore nel massaggio (artistico) appare come una convenzione tra spettatore e artista. Se il massaggiatore/artista è un ciarlatano, sta a me interrompere la convenzione appena me ne accorgo.
E viceversa, recuperare un massaggiatore bravo e dimenticato.
In pratica, il giudizio si sostituisce al giudizio del tempo, il quale proprio non tiene conto delle convenzioni.
 

HollyFabius

Nuovo forumer
Mah
penso che la prima cosa da fare sia capire che intendi per convenzione. Che per il De Mauro equivale ad un accordo più o meno tacito o ufficializzato.
Poi dire che sia solo (=pura) convenzione, significherebbe che non vi è alcun aggancio reale, cioè che è arte quello che si decide lo sia.
Una tale affermazione confonde la libertà caratteristica del pensare con le necessità caratteristiche delle cose della vita.
Per intenderci, puoi pensare quello che vuoi, ma il tuo alberello crescerà con certi ritmi, e solo secondo quelli. Posso pensare di compere atti atroci su certe persone :transf: ma farli davvero è altra cosa.
Quando poi il cristianesimo ti mostra che comunque commettere adulterio nel pensiero è come averlo fatto in realtà, vuole mostrare la forza che hanno questi pensieri, la forza primigenia che può muovere anche te, se non prendi coscienza della differenza tra pensare e agire e non diventi padrone di te stesso (infatti poi risulti comunque peccatore). Oggi si va appunto a cercare quali sono le cause per certi pensieri "eccessivi": psicanalisi e compagnia bella.

Ma tornando all'accordo di cui sopra, un discorso del genere vale per il denaro: vi è un accordo cosciente per dare a tot banconote un certo potere.
L'accordo cui fai riferimento tu, però, riguarderebbe certi, diciamo, poteri più o meno occulti, critici, riviste, direttori dei musei ecc.
Dico subito che se è così mi trovi d'accordo.
99 direttori di museo su 100 andrebbero mandati a zappare la terra, per ritrovare un po' di ... libertà, e contatto con la realtà. Non dico che non si possa osare ... infatti costoro non osano affatto: si adeguano. Pare evidente che si sia messa in moto una macchina mostruosa in cui il dio denaro guida anche gli aspetti più sottili e spirituali delle anime. Dietro al grandi burattinai si muovono poi coloro che hanno un qualche interesse ... e che magari in certi forum attaccano brutalmente chi rischia di contrastare codesti interessi fino a convincerli a lasciare il campo :X Poi ci sono coloro che si dichiarano contro gli interessi, ed invece col cavolo, ci stanno dentro ipocritamente sino al collo.

Ovviamente non è sempre stato così, magari solo un pochettino, si sa di quali trucchi abbia fatto uso Tintoretto per fregare Tiziano nel concorso per la Scuola di San Rocco a Venezia, si sa di come Lotto e Carpaccio abbiano dovuto sloggiare da una Venezia dove dominavano altri. Non tutto è limpido nella storia dell'arte. Non si era ancora visto, tuttavia, il critico precedere l'artista, se non nel caso in cui si trattasse della stessa persona. Diciamo che il vecchio sano buon senso, frastornato, certo, dalle continue ardite novità del 900, si è perso nella nebbia - fuor di metafora, ha perso il contatto con la sensibilità. Mancandogli questa forma vitale di contatto, si è incautamente affidato al primo parolaio/pifferaio che passava, e via come i lemming ... In fin dei conti anche il Nazismo ha usato meccanismi simili, e solo in seguito la visibilissima verità è apparsa, per esempio a chi vedeva i vecchi filmati di Hitler: i deliri collettivi sono ubriacature da cui ci si risveglia sempre malridotti. Ma bastava vedere "Il grande dittatore", dove la nuova arte vedeva più lontano che gli allucinati dal vecchio potere, per capire bene che stesse succedendo.
Oggi il successo di mercato è comunque di due tipi: o una furbata, come per Nunziante o per quello là del selfmuseo di Spello, comesichiama, ma anche per molti nomi venduti a pacchi nel secondo Novecento; oppure è una costruzione perversa che si appoggia sul masochismo di chi non osa giudicare, ovvero sull'amor proprio di chi nel profondo non osa giudicare, ma non lo ammette e vuole qualificarsi come persona informata e di classe. Purtroppo tutto questo finirà durante qualche disastro tellurico o bellico, e non sarà un grande guaio, in fondo. Sarà solo la fine di una
convenzione​
il cui scopo precipuo era stato ipnotizzare le menti mirando ai portafogli, senza dover passare per la porta della qualità.
Mi viene in mente un ridicolo guitto come Battiato, con le sue non-musiche piene di finti pensieri buttati là senza alcun riguardo all'armonia delle musiche stesse: della serie beccatevi 'sto pippone, ignoranti.

Riconoscerete l'albero dai frutti.​
Ovviamente hai colto il senso della mia provocazione.
Però noto in te una nota amara, di rimpianto o di amarezza, perchè in fondo l'idea che oggi l'arte sia ritenuta solo una convenzione è forte e vera, al punto che presagisci una fine con botto tellurico o bellico. La tua sembra (in realtà è) una valutazione sul termine di un processo iniziato dalle novità del 900.
E' qui la domanda si fa ancora più forte. Le novità guidano le avanguardie, e le novità sono causa della dissipazione di una serie di valori nati attorno all'estetica.
Questo, è noto che sia una mia ipotesi forte, è dovuto alle acquisite capacità di riproduzione del reale che prima mancavano e che hanno generato nel pensiero filosofico (e nella cultura) uno spostamento dello stesso valore e senso della realtà percepita. Da questo sono scaturite nuove avanguardie e le nuove forme espressive. Qui forse torniamo alla riflessione di qualche tempo fa su quali limiti sono stati oltrepassati e quali andrebbero mantenuti.
Manca oggi forse proprio la consapevolezza che superate certe barriere non solo si distrugge solo una certa idea di arte ma si arriva a distruggere tutto il senso di fare arte?
 

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