In tempi relativamente recenti ha fatto scalpore la notizia pubblicata sui
mass media a partire da un'intervista a Ernetti del
1972 nella quale egli affermava che sin dalla seconda metà degli
anni cinquanta, insieme a un gruppo di famosi scienziati tra i quali l'italiano
Enrico Fermi e il tedesco
Wernher von Braun, avrebbe progettato e infine costruito il
cronovisore, una macchina che avrebbe permesso di vedere avvenimenti accaduti nel passato, che Ernetti chiamava "
macchina del tempo".
Il principio fisico che permetterebbe il funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascia dietro di sé nel tempo una traccia costituita da una non ben identificata forma di
energia. Tali tracce
visive e
sonore rimarrebbero "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono.
Ernetti raccontò, in una delle sue prime e uniche esternazioni sulla presunta invenzione, di aver assistito, attraverso il cronovisore, alla rappresentazione del
Tieste nel
170 a.C., una
tragedia perduta del
poeta latinoEnnio e di aver completato l'opera trascrivendo le parti mancanti. Ernetti affermava anche di aver udito le voci di
Benito Mussolini e di
Napoleone Bonaparte e di aver assistito alla
passione e
crocifissione di
Gesù Cristo, di cui avrebbe realizzato una foto (tale immagine è stata contestata in quanto identificata con la foto di un crocifisso ligneo dell'artista
Lorenzo Coullaut Valera, proveniente da un
santino acquistato nel
Santuario dell'Amore Misericordioso di
Collevalenza, presso
Todi).
Più recentemente il teologo ed esperto di "
transcomunicazione strumentale" padre
François Brune ha riportato dopo molti anni alle cronache l'avveniristico ed ipotetico
cronovisore, con un suo libro pubblicato nel 2002. Lo scrittore francese sostiene infatti che dell'invenzione fu immediatamente messo al corrente il
Vaticano nella persona stessa del papa di allora. Da qui si è diffusa una
leggenda urbana, popolare tra i
teorici dei complotti, che vuole la macchina trasportata proprio nella cittadella sacra, dove i suoi segreti sarebbero ancora oggi custoditi.
Il racconto di Brune della vicenda che vede padre Ernetti come principale protagonista è scritto come una sorta di giallo, nel quale l'autore corre in lungo e in largo per l'Europa interrogando testimoni alla ricerca di nuovi indizi su questa misteriosa macchina del tempo, a partire proprio dai lunghi colloqui avuti dallo stesso autore con Padre Ernetti, che aveva conosciuto in tempi trascorsi a Venezia, quando l'autore dell'inchiesta non era stato ancora ordinato prete. Nemmeno Brune, tuttavia, vide mai la macchina di Ernetti.
L'esistenza della macchina tuttavia non è mai stata dimostrata e padre Ernetti per il resto della propria vita si chiuse in un riserbo assoluto su questo argomento.