HollyFabius
Nuovo forumer
E' un pò di tempo che mi frulla per la testa questa questione.
Sembra una delle mie solite questioni cervellotiche ma nasconde un sottile ragionamento.
Se rispondo no a questa domanda come posso poi valutare gli artisti sulla base del loro successo di mercato, sulla base della loro partecipazione alle manifestazioni internazionali importanti, sulla base della loro presenza museale? Non sono queste tutte manifestazioni di convenzione? Il mercato è basato sulla convenzione del valore e dello scambio di merci, le manifestazioni internazionali sono strutturate sulle dinamiche mercantili, soggette sia alle convenzioni relazionali che alle relazioni convenzionali.
La stessa presenza museale non è più legata a scelte storico/artistiche bensì ad appartenenza a gruppi di potere.
La nostra era è un'era di nichilismo, la negazione di ogni verità e di ogni forma di valore, in questo divenire il senso dell' "l'arte è" è stato progressivamente svuotato di significato. l'attuale "Arte è ciò che Arte viene presentato come tale" delle forme estreme contemporanee è il tentativo di affermare proprio che "l'Arte non è".
L'arte non è emozione, l'arte non è rappresentazione, l'arte non è ricerca estetica, l'arte non è linguaggio.
L'arte è solo superamento dei limiti precedentemente posti nella definizione di se stessa.
Anche la stessa definizione di "arte come storia dell'arte" di origine accademica rientra nell'ambito dell'arte come convenzione non più contemporanea ma "distribuita" nel tempo, è un'altra forma dell'idea che la storia non sia altro che la visione attuale e mutevole del passato.
RImane la definizione di Argan della storia dell'Arte come storia dello spirito ma che all'interno del nichilismo non sembra superare la barriera del convenzionalismo.
Sembra una delle mie solite questioni cervellotiche ma nasconde un sottile ragionamento.
Se rispondo no a questa domanda come posso poi valutare gli artisti sulla base del loro successo di mercato, sulla base della loro partecipazione alle manifestazioni internazionali importanti, sulla base della loro presenza museale? Non sono queste tutte manifestazioni di convenzione? Il mercato è basato sulla convenzione del valore e dello scambio di merci, le manifestazioni internazionali sono strutturate sulle dinamiche mercantili, soggette sia alle convenzioni relazionali che alle relazioni convenzionali.
La stessa presenza museale non è più legata a scelte storico/artistiche bensì ad appartenenza a gruppi di potere.
La nostra era è un'era di nichilismo, la negazione di ogni verità e di ogni forma di valore, in questo divenire il senso dell' "l'arte è" è stato progressivamente svuotato di significato. l'attuale "Arte è ciò che Arte viene presentato come tale" delle forme estreme contemporanee è il tentativo di affermare proprio che "l'Arte non è".
L'arte non è emozione, l'arte non è rappresentazione, l'arte non è ricerca estetica, l'arte non è linguaggio.
L'arte è solo superamento dei limiti precedentemente posti nella definizione di se stessa.
Anche la stessa definizione di "arte come storia dell'arte" di origine accademica rientra nell'ambito dell'arte come convenzione non più contemporanea ma "distribuita" nel tempo, è un'altra forma dell'idea che la storia non sia altro che la visione attuale e mutevole del passato.
RImane la definizione di Argan della storia dell'Arte come storia dello spirito ma che all'interno del nichilismo non sembra superare la barriera del convenzionalismo.