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Val

Torniamo alla LIRA
O povero berlusca. Dai, hai una certa età, torna in Costa Azzurra e rilassati
..........ah portati ditro anche la faina .......


«È un peccato che i boomerang che finiscono sempre per ritorcersi contro la credibilità del partito,
e del presidente Berlusconi, siano tirati dalle persone a lui più vicine...».

A Michaela Biancofiore, classe 1970, altoatesina, in passato conosciuta come la "valchiria" di Silvio Berlusconi,
in Forza Italia dalla sua fondazione e ora passata con Coraggio Italia, non sono proprio andati giù gli attacchi di Marta Fascina,
parlamentare azzurra, ma soprattutto compagna del Cavaliere, ai suoi nuovi colleghi.

Oggetto del contendere: un paio di emendamenti forzisti alla riforma Cartabia, affossati in commissione Giustizia.

Per reazione, Fascina ha addirittura proposto un disegno di legge contro i cambi di casacca.

Un modo, almeno così lo leggono in Coraggio Italia, per vendicarsi dei fuoriusciti azzurri.


«Marta, per quanto abbia potuto conoscerla, è una donna pacata e riflessiva quando parla da deputato e non da fidanzata del Presidente.
Dovrebbe ricordare che è tra coloro che hanno il record di assenze in Parlamento».


«Che penserebbe se noi presentassimo una riforma del regolamento tale da prevedere la decadenza per chi, ad esempio,
raggiunge solo il 30% delle assenze senza giustificati motivi?».


«Io sono quella che ha scritto motu proprio - la legge sul legittimo impedimento per il presidente del Consiglio dei ministri.
Purtroppo Berlusconi, e chi gli è accanto oggi, tende a dimenticare, non conosce le cose.
E poi, quanto alle battaglie... mi lasci dire».


«Vittorie di Pirro, improduttive, oltre che dannose per lo stesso Presidente.
Le cose intelligenti, come il referendum, le ha promosse ora, a 28 anni dalla discesa in campo di Berlusconi, la Lega di Matteo Salvini.
Davvero Berlusconi pensa - come ha supposto la sua fidanzata - che chi vota la riforma Cartabia sia un forcaiolo?
Se è così, allora FI deve uscire dal governo e non votare la fiducia.
Oppure, se la vota, dovrebbe essere Fascina a dimettersi, dedicandosi all'amore, che è ben più importante».



«Andavano trattati in altri provvedimenti e non usati per ritardare il varo della riforma.
Comunque non sono passati perché Forza Italia si è mossa come un elefante tra tavolini di cristallo, ignorando peraltro il nostro peso.
Gli azzurri hanno ricompattato il fronte grillino, fino a quel momento diviso. Un capolavoro di illogicità e sconnessione politica».


L'impressione è che lo strappo sulla giustizia sia solo un pretesto e che ad Arcore non sia andata giù l'ennesima scissione.
 
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Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahahahahah basta leggere per capire ahahahahah furba.


La relazione interrotta da tempo di Silvio Berlusconi con Francesca Pascale
ha previsto una liquidazione, il settimanale Oggi aveva parlato di 20 milioni di euro.

Dagospia conferma l'accordo e aggiunge la notizia di un vitalizio annuale di un milione di euro per il "mantenimento" dell'ex compagna.

La Pascale ha ottenuto anche, in uso gratuito, Villa Maria in Brianza con l'intera servitù a sua completa disposizione.


Recentemente la Pscale, che è stata anche attivista di Forza Italia, e ora impegnata per la lotta sul fronte dei diritti civili,
ha spiegato come la pensa sul ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia.
La Pascale ritiene che il testo del ddl dovrebbe essere approvato così com’è,
sostenendo che almeno la metà dell’elettorato di Forza Italia la pensa come lei
e che il partito dovrebbe lasciare libertà di voto ai suoi parlamentari.


Commentando anche l’intervento ufficiale con cui il Vaticano aveva chiesto una modifica della proposta di legge,
ha detto, in una intervista a Repubblica, "Io ho iniziato le pratiche per sbattezzarmi. Sono credente, vorrei fosse chiaro.
Ma accanto alla Chiesa apostolica, c’è un’altra parte che si divide tra omofobia e silenzio sulla pedofilia.
Non mi piace una Chiesa che discrimina. Lo sbattezzo è per me un atto nei confronti di quella Chiesa che dimentica il Vangelo e fa ingerenza politica.
Il Vaticano dovrebbe fare una rivoluzione, se non vuole perdere fedeli".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ci voleva la figuraccia nel processo (perso) Eni-Nigeria
perché anche la Procura della Repubblica di Milano facesse i conti,
innanzitutto, con se stessa e poi con la stampa un tempo amica.

Ed è curioso, detto inter nos, che la resipiscenza sia nata e si sviluppi intorno al supercolosso mondiale come l’Eni
che, ai tempi delle glorie borrelliane, la “sua” Procura non ebbe alcuna remora a colpire persino mortalmente
ove si ricordi il suicidio di Gabriele Cagliari, suo presidente.

Una vendetta post mortem, viene facile commentare, troppo facile se non fosse che lo spettacolo offerto
dalla sconfitta storica di questa Procura narra della fine di una vicenda e dei suoi personaggi tutti destinati ad un inesorabile tramonto.


Qualcuno può anche dire e scrivere che si tratta di un “occaso malinconico
benché questo sia accompagnato se non addirittura provocato da cause per dir così locali,
per taluni aspetti burocratiche e organizzative.

Noi, leggendo in questi giorni gli accadimenti procuratizi, ritroviamo nomi antichi, d’antan,
quando parlarne e scriverne suscitava pochi freni all’entusiasmo giustizialista acceso dal loro pm Antonio Di Pietro
e la leggenda del Pool cominciava a diffondersi con le sue conseguenze non solo giudiziarie ma più propriamente politiche,
lasciando in ombra errori e disattenzioni che proprio quella leggenda non poteva accettare ma che oggi, quasi casualmente,
stanno emergendo intitolate, per ragioni ovvie, al Procuratore della Repubblica, Francesco Greco,
già pupillo di Francesco Saverio Borrelli e membro, sia pure alle primissime armi, del Pool di Di Pietro,
Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo quest’ultimo non estraneo a questa vicenda, sia pure di sguincio.

E comunque si vedrà.


No, non c’è nessuna malinconia nella ripetuta immagine riesumata in questi giorni dei cosiddetti (allora) quattro cavalieri dell’Apocalisse
soprattutto perché la storia italiana ha fatto passi in avanti cambiando il Paese, la società, gli individui
ma di queste profonde e irreversibili mutazioni non pochi addetti alla giustizia, mettiamo parte della Procura ambrosiana, non hanno fatto i conti.

E, infatti, la lite fra due Procure e due procuratori la dice lunga non soltanto sulla mancata comprensione dei fatti e dei cambiamenti
ma dell’inevitabile scivolamento verso la normalità.

Si potrebbe anche scrivere la marginalità di un potere che la stessa politica di oggi, a parte lo scaglione giustizialista pentastellato,
ritiene necessario in merito a una riforma che, lo speriamo di cuore, sia in grado di dare (e di dire) a ciascuno il suo.


Naturalmente questo è un augurio ma soprattutto una necessità della quale si stanno rendendo conto,
ma senza ombra di autocritica, quei media che fecero del Pool gli eroi senza macchia e senza paura
e ne esaltarono il potere sperando, alcuni di loro, che sarebbe stata una vittoria politica (e di sinistra)
quella della magistratura che annientava la Prima Repubblica, non immaginando che avrebbe vinto proprio quel Silvio Berlusconi
che detestavano allo stesso modo di Bettino Craxi e che oggi, trent’anni dopo, è vivo e vegeto.


Nessuna malinconia ma, semmai, la presa d’atto che l’impietosa Dea Nemesi attende tutti e che, in quanto tale,
non fa sconti anche per chi si pensava al di sopra, in alto, in una sorta di trono all’ombra della foto storica, dal quale predicare e, soprattutto, condannare.

Missione dei giudici si dice che è invece quella di perseguire i reati e chi li compie.

Un momento non facile per Francesco Greco, a un anno dalla pensione,
tanto più se si è chiamati a rendere conto politicamente di una sconfitta processuale catastrofica come il processo Eni
e delle scelte istruttorie del suo aggiunto Fabio De Pasquale
(nel mirino di questi, a suo tempo, Berlusconi e Felice Confalonieri, tanto per fare un esempio di “continuità indagatrice”)
e per questo indagato a Brescia e sottoposto all’azione disciplinare.


Quando si dice la nemesi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non sono solo le Tesla a prendere fuoco a causa delle batterie,

anche gli accumulatori a uso industriale si possono autodistruggere.



Un complesso dda 13 tonnellate di batteria tesla, detto “Megapack”
ha preso fuoco e si è distrutto completamente nello stato di Victoria, in Australia.

Megapack è uno dei più grandi progetti di accumulazione della Tesla.



Questo complesso di accumulatori, soprannominato “Victorian Big Battery”, è stato recentemente commissionato dalle autorità locali
“per aumentare l’affidabilità energetica dello stato, abbassare i prezzi dell’elettricità e sostenere la transizione del Victoria verso l’energia rinnovabile,
oltre a creare posti di lavoro locali mentre adottiamo misure verso la normalità del COVID”.


Invece è stato l’origine di un grande incendio.


Fire and Rescue Victoria ha rilasciato una dichiarazione venerdì indicando che le squadre dei vigili del fuoco stavano
“rispondendo a un grande incendio della batteria” nell’impianto situato a Moorabool.

I fumi tossici dell’incendio della batteria hanno innescato avvertimenti sulla qualità dell’aria per i sobborghi circostanti
e consigliato alle persone di spostarsi all’interno e chiudere le finestre.



Ecco un video.


Victoria's big battery project has hit a snag. One of the massive Tesla battery packs at the Moorabool site has gone up in flames. Latest breaking news headlines | 7NEWS.com.au #7NEWS pic.twitter.com/8obtcP61X1

— 7NEWS Melbourne (@7NewsMelbourne) July 30, 2021




JUST IN: Fire crews are currently on the scene of a battery fire at Moorabool, near Geelong. Firefighters are working to contain the fire and stop it spreading to the nearby batteries. Latest breaking news headlines | 7NEWS.com.au #7NEWS pic.twitter.com/HAkFY27JgQ
— 7NEWS Melbourne (@7NewsMelbourne) July 30, 2021




L’impianto stava “Conducendo dei test” sulla sua capacità funzionale, ma pare che stavolta non abbia funzionato.


La ricerca di fonti energetiche alternative ed ecologiche viene a richiedere un sempre maggiore uso di queste tecnologie.

Vedremo quindi un’esplosione d’incendi di accumulatori in futuro.


Tra l’altro questi impianti, come possiamo vedere nella successiva immagine, sono enormi.

Immaginate se bruciassero completamente
 

Val

Torniamo alla LIRA
Al punto in cui siamo arrivati, bisogna chiedersi proprio se non sia il caso di rivoluzionare il sistema.



L’olio essenziale di lavanda cura molti disturbi quotidiani, un prodotto positivo e tradizionale,

e come tale non può sfuggire al desiderio di distruzione che impera a Bruxelles:

infatti le nuove normative europee potrebbero portare a un divieto dell’olio essenziale di lavanda a causa della sua possibile tossicità.


Alla base di tutto il Green Deal e la decisione della Commissione Europea di muoversi “verso un ambiente privo di sostanze tossiche”.



Entro la fine del 2022, l’esecutivo dell’UE dovrebbe presentare una revisione del regolamento sulla classificazione,
l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze (CLP).

Gli oli essenziali dovrebbero poi rispettare questi standard come prodotti finiti immessi sul mercato,
ma anche quando entrano nella composizione dei prodotti cosmetici.

Tutto questo però richiede l’analisi dei prodotti a livello molecolare, ma se questo è semplice per un prodotto chimico di origine artificiale,
non lo è per uno naturale che presenta una grandissima complessità.

Ad esempio sono circa 600 le molecole che compongono un olio essenziale, che facciamo, le classifichiamo tutte?

E se una sola molecola, magari presente in quantità minime, risulta tossica, cancelliamo l’olio?



La Francia si è svegliata contro questa ennesima minaccia europea.

Nella Drôme, il secondo dipartimento per produzione francese, fioriscono le insegne “Lavanda in pericolo”.

Sono circa 26 mila gli addetti a questo settore in Francia e si tratta di un prodotto tradizionale, che fa parte della cultura e dell’agricoltura locale.


Sappiamo come i francesi difendano la loro agricoltura.


In Italia
il valore della produzione di oli essenziali è aumentato di 62% tra 2012 e 2017:
nel 2017 la produzione di oli essenziali ha raggiunto un fatturato di 347 milioni di euro.


Un settore importante, eppure per ora nessuno è intervenuto a difendere il settore.



Comunque bisogna capire che chiunque lavori in Commissione Europea

nasconde dietro delle finalità apparentemente positive,

interessi personali o assoluta ignoranza del mondo reale.



Possibile che oli usati da millenni siano, da un giorno all’altro, tossici, quando hanno curato milioni di persone?
 

Val

Torniamo alla LIRA
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Val

Torniamo alla LIRA
Oggi stanno girando delle strane notizie, che seguono la fine del duello, si fa per dire,
con Conte per la riforma della Giustizia, che solo stupefacenti:


parlano delle possibili dimissioni di un Draghi stanco e che vede la sua missione come terminata.


Sono solo voci, probabilmente false, partite da qualche “Desiderata” del PD e del M5S,
che stanno facendo un gioco di sponda per dismettere il governo di unità nazionale spinto da Mattarella.

Del resto consideriamo che fra tre giorni non si potranno più sciogliere le camere ;

che il Recovery Plan è stato presentato ;

la gestione della pandemia si avvia solo ad essere un insieme di polemiche legate al Green pass, senza più gloria per i successi vaccinali.



Ci sono solo polemiche:

una riforma della giustizia che non riforma come dovrebbe,

Tabacci che regala soldi ad Arcuri e prende come consulente la Fornero,

una pura provocazione verso una parte del governo.


Poi ci sono le piccole provocazioni personali come quella che riporta Dagospia:
al concerto per il G20 della cultura, il maestro Muti saluta Mattarella e Franceschini ed ignora Draghi.

Per Muti, Mattarella comunque è il vero potere e Franceschini è il manovratore dietro il PD, colui che fa e disfa i segretari.

Alla fine Draghi, nella politica, appare di passaggio.


Certamente si tratta di voci: resisterà per lo meno sino alla elezioni del nuovo Presidente della repubblica,
ma se fosse veramente deciso ad andarsene, a lasciare una politica sempre più lontana dai cittadini,
più moralmente corrotta, meno democratica?

Chi glielo fa fare di giocare il a livello di Tabacci, per dire.

Se lui se ne dovesse andare, dato che ormai le camere non si possono sciogliere, che succederebbe?


Marcello Sorgi ha parlato di “Governo dei colonnelli” nominato da Mattarella.

Una provocazione, si è difeso il giornalista, ma fino a che punto?

Alla fine la Presidenza attuale ci ha abituato a ben altro.

Sono passati meno di tre anni dal “Caso Paolo Savona”.


Alla fine cosa gli impedirebbe di nominare un capo del governo ed un governo completamente proprio,

senza nessun appoggio parlamentare predeterminato,

contando sul fatto che comunque il governo, anche sfiduciato,

resterebbe in carica per lo meno per nove mesi?



La politica ragiona di settimana in settimana: nove mesi sembrano quasi un’eternità!

Un governo dei colonnelli non sarebbe da intendersi come un governo militare,
ma di “Colonnelli” burocratici, che mescolino qualche stelletta con i soliti Alti Burocrati,
quelli inamovibili, il vero potere dello Stato.


Il parlamento , già umiliato dal DPCM e dai DL, scoprirebbe finalmente di non contare nulla,

se non per pagare mille stipendi a un gruppo di persone che, alle prossime elezioni, se mai ci saranno,

saranno per la metà almeno mandati a casa.



Un governo del genere potrebbe perfino avere la maggioranza:

PD e quello rimane del M5s lo voterebbero, per sopravvivere almeno un mese in più.

Forza Italia ormai è allineata con il Centrosinistra, come hanno dimostrati Green Pass e legge Zan.

Poi ci sarebbe il famoso “Governo europeista” quello che applica il “Green deal”,

le tasse sui carburanti e sull’energia,

il progressivo ulteriore impoverimento degli italiani,

senza nessuna protesta, alla polacca, nei confronti di Bruxelles.




Fantapolitica ?


Ma anche 1984 ne faceva parte, prima di essere quasi completamente applicato.


Diciamo che, come colonnelli, quelli di Tognazzi erano almeno più simpatici.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Poveri idioti....ma che bello quando a guidare era il pilota.
E vinceva quella che aveva i coglioni....oltre al motore.


Quest’autunno l’Indianapolis Motor Speedway (IMS) vedrà la prima competizione non fra piloti,

ma per auto a guida autonoma comandate da intelligenze artificiali.


Squadre universitarie e aziende di tutto il mondo si sfideranno nella gara Indy Autonomous Challenge (IAC) dall’ottobre 2021.

La differenza in questa gara è che non c’è nessun pilota, ma un computer AI altamente specializzato guiderà l’auto da corsa intorno alla pista.


Ciascuno dei team in gara riceverà la stessa auto da corsa AV-21 prodotta dalla Dallara,
azienda italiana del parmense che fornisce la formula Indy da lungo tempo,
è stata dotata di radar, telecamere, sensori a ultrasuoni e infrarossi, insieme a LiDAR.

Dallara ha prodotto auto da corsa per la serie Indy negli ultimi due decenni.

Ecco qui un video esplicativo di come avverranno le corse:











Lo IAC è stato organizzato da IMS e Energy Systems Network (ESN), un’organizzazione no-profit con sede a Indianapolis.

La gara mira a migliorare la sicurezza e la velocità dei veicoli autonomi, e nulla aiuta lo sviluppo come una competizione sportiva.


La squadra vincitrice riceverà 1,5 milioni di dollari.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ragazzi che deriva ignorantistica, demenziale ed irresponsabile.


Nancy Pelosi, la “Speaker”, cioè presidentessa, del Senato USA

ha deciso di applicare le ultime indicazioni del CDC e della città di Washington con estrema durezza:

visitatori e staff che non si attengano strettamente all’obbligo di portare la mascherina

devo essere arrestati dalla polizia e lo staff deve essere deferito disciplinarmente.



mandate1.jpg



Ora il Campidoglio USA ospita, nello stesso edificio, sia la Camera dei rappresentati sia il Senato.

Però l’obbligo è applicato solo alla Camera, per cui ci si trova nella risibile situazione

per cui mezzo palazzo applica un durissimo ordine sulle mascherine,

mentre nell’altra metà dello stesso palazzo non c’è nessun obbligo.



capitol-diagram.jpg

From the Newseum

La cosa farebbe ridere, se non fosse applicata con durissima severità.

Per protestare, senza mascherina, contro questa misura assurda
i deputati repubblicani non hanno dovuto far altro che… passare nell’area del Senato , dove si sono riuniti.






Ormai la Pelosi ha perso ogni senso della misura politica e si comporta, letteralmente, come un dittatore africano di qualche anno fa….
 

Val

Torniamo alla LIRA
Oggi sono stati resi pubblici molti dati interessanti
per prevedere l’evoluzione dell’economia e della politica all’interno della UE e della BCE
e, soprattutto, per capire fino a quando i tedeschi manderanno giù il rospo inflazionistico
e fino a che punto questa politica monetaria potrà andare avanti.


La Germania si è svegliata con l’inflazione più alta degli ultimi anni:



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Il picco dell’inflazione è principalmente attribuito all’effetto dell’imposta sul valore aggiunto,
dopo che il governo ha tagliato temporaneamente l’imposta nella seconda metà del 2020
come parte del sostegno economico legato alla pandemia.

Il capo della banca centrale tedesca Jens Weidmann la scorsa settimana ha espresso preoccupazione
per il fatto che la BCE potrebbe mantenere i tassi d’interesse bassi per troppo tempo,
osservando che i suoi esperti hanno visto l’inflazione tedesca avvicinarsi al 5% entro la fine dell’anno.

L’inflazione delle merci è salita al 5,4 percento a luglio dal 3,1 percento,
tra aumenti più rapidi sia del costo dell’energia (11,6 percento contro il 9,4 percento)
che dei prezzi dei generi alimentari (4,3 percento contro l’1,2 percento).



L’Italia invece ha un’inflazione che non decolla, anzi…

Siamo inchiodati a un 1,7%, oltre due punti in meno di quanto provato dalla Germania.


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Wiedmann sta già pestando i piedi, con, tra l’altro, la Germania che ha mancato i propri obiettivi di crescita, con solo 1,5%.


Immaginiamo le tensioni che si stanno creando a Berlino,
con i consiglieri politici della Merkel che sono terrorizzati da un’inflazione che potrebbe arrivare al 5% entro fine anno.


La BCE appare molto tranquilla, parlando di un possibile 3% in area euro per ottobre con un 2,2% ora.

Certo, i teutonici affermeranno che siamo comunque sopra il 2%.

La BCE è pronta alla risposta: l’inflazione tedesca è dovuta a fattori internazionali (i costi dell’energia)
e interni tedeschi, come la fine della detrazione IVA.

Probabilmente il board della Banca Centrale ha ragione, ma la Germania vota, e l’inflazione è un tasto molto debole.


Vedremo nei prossimi giorni una serie di attacchi pesanti per ottenere un cambiamento della politica monetaria.
 

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