Le armi in mano al pazzoide

la Cina? quelli che hanno cacciato gli USA a calci un culo dalla Corea del Nord?
un ripassino della storia ...

vi ricordate le due bombe atomiche in Giappone? mica le hanno sganciate per la pace, lo hanno fatto perche' volevano prendersi velocemente il Giappone e la Corea del Sud
gli USA buoni? si certamente nei film di Hollywood
 
Kim vs. Donald
Categoria: Geopolitica
Pubblicato: 14 Aprile 2017
Letture: 7346
kimtrump.jpg


I due leader mondiali con le capigliature più ridicole del mondo si trovano a fronteggiarsi in un improbabile braccio di ferro di fronte al mondo intero.

Da una parte un paese insignificante dal punto di vista politico, fatto tutto di retorica e di propaganda, dall'altra la più grande potenza militare del pianeta, che viene ora sfidata a duello dal topolino nordcoreano.

Il problema è che la più grande potenza del mondo dispone di migliaia di bombe atomiche, ma non può permettersi ovviamente di usarle. Mentre il topolino ne avrà al massimo cinque o sei, ma non vede l'ora di sganciane una da qualche parte, per mostrare al mondo che anche loro contano qualcosa.


Luogocomune - Kim vs. Donald
 
di Pino Nicotri
Pubblicato il 7 maggio 2017 05:22
...
A dire il vero il presidente della Corea del Nord ha un padre, Kim Jong-il, che avrebbe dovuto incontralo già Clinton ben 16 anni fa. Nell’ottobre 2000, prima delle elezioni Usa del 7 novembre che hanno portato alla Casa Bianca George W. Bush, il generale Jo Myong Rok, cioè l’autorità più potente della Corea del Nord, l’uomo che presiedeva al complesso che produceva e vendeva missili agli altri Paesi, è stato negli Usa dal 9 al 12 e ha fatto visita a Bill Clinton alla Casa Bianca, presenti il Segretario di Stato Madeleine Albright e il Segretario alla Difesa William Cohen. Nell’occasione è stato scritto di comune accordo un impegno in base al quale “nessuno dei due governi vuole avere intenzioni ostili nei confronti dell’altro”. Il comunicato congiunto del 12 ottobre rilevava che la risoluzione del contenzioso missilistico “contribuirà essenzialmente a relazioni radicalmente migliorate” e ribadiva l’impegno dei due Paesi all’attuazione del quadro concordato nel 1994, quello che aveva convinto Pyongyang a interrompere i propri programmi per le armi nucleari. Il comunicato conteneva l’annuncio che Albright avrebbe visitato la Corea del Nord per preparare una possibile visita da parte di Clinton.

In effetti il Segretario di Stato Usa si recò a Pyongyang dal 24 al 26 di quello stesso ottobre per incontrare direttamente Kim Jong-il e definire quanto iniziato a trattare con Rok alla Casa Bianca e normalizzare così finalmente i rapporti con gli USA, oltre che per preparare l’agenda del summit nella stessa Pyongyang tra Clinton e Kim. Il summit era previsto si concludesse con la firma di un accordo per l’acquisto da parte degli Usa di tutti i missili a gittata intermedia e lunga esistenti in Corea del Nord. Che a sua volta si sarebbe anche impegnata a mettere in orbita i propri satelliti artificiali per telecomunicazioni non con i propri missili, che non avrebbe più prodotto, ma con quelli russi appositamente chiesti al presidente Putin. Fino ad allora la Corea del Nord aveva condotto un unico test con il missile balistico di media gittata Taepo Dong-1 nell’agosto 1998 nel tentativo di mettere un satellite in orbita nell’agosto 1998. E nel settembre dell’anno successivo aveva deciso una moratoria dei test missilistici per facilitare il dialogo con gli Usa. Albright descrisse i suoi colloqui con Kim come “seri, costruttivi e approfonditi” e affermò che l’Assistente Segretario di Stato Robert Einhorn avrebbe incontrato a Kuala Lumpur il 1° novembre i coreani del Nord per trovare con loro la soluzione al problema dei missili. Insomma, la tanto deprecata Corea del Nord e il suo ancor più deprecato presidente avrebbero rinunciato in modo inequivocabile ai programmi missilistici e nucleari.

A bloccare la marcia verso la fine delle ostilità iniziata da Clinton e Kim padre è stata di lì a pochi giorni, il 7 novembre, l’imprevista vittoria elettorale – risicata e sospettata anche di brogli – del candidato repubblicano Bush anziché del democratico Al Gore. Insediatosi alla Casa Bianca il 10 gennaio 2001, Bush già a marzo trattò a pedate il presidente della Corea del Sud, Kim Dae Jung, fresco Premio Nobel per la pace e desideroso di accordi e ricomposizione con il Nord. Bush zittì anche Colin Powell, reo di avere osato dire che la nuova amministrazione avrebbe continuato le trattative con la Corea del Nord là dove le aveva lasciate l’amministrazione Clinton.

Il comportamento di Bush, che il 29 gennaio 2002 ha coniato l’espressione Asse del Male arrivando a inserirvi la Corea del Nord assieme all’Iran e all’Iraq, non è stato per nulla quello di un “pazzo”, ma ha una sua logica ben precisa, nata proprio in Corea nell’aprile del 1950 con il documento NSC 68 firmato quel giorno da Truman (NSC è l’acronimo del National Security Counsil). Il documento raccomandava enormi spese “difensive”, cioè militari, per far “trarre consistenti benefici dal tipo di potenziamento suggerito”. Potenziamento militare e, al suo traino, anche dell’intero sistema industriale, che grazie alla seconda guerra mondiale aveva avuto uno sviluppo clamoroso. In buona sostanza, è dal ’50 che gli Usa hanno capito e deciso che un continuo all’erta militare, condito con la Guerra Fredda e qualche guerra locale vera, come quelle del Vietnam, di Corea e le due contro l’Iraq, sono uno stimolo potente e continuo per la propria ricerca scientifica e per lo sviluppo tecnologico e industriale, vale a dire per la propria economia. Tant’è vero che lo stesso Trump appena arrivato alla Casa Bianca ha messo in chiaro che avrebbe potenziato le forze armate anche con lo sviluppo di nuove armi nucleari. Con George W. Bush il budget per la Difesa è arrivato all’astronomica cifra di oltre 400 miliardi di dollari, e con Trump crescerà ancora.
...
Trump e Kim Jong-un, tra guerra e incontro diplomatico Usa-Corea del Nord
 
Pubblicato il 13/05/2017
Ultima modifica il 13/05/2017 alle ore 09:20

La Corea del Nord parlerà con gli Stati Uniti «sotto le giuste condizioni»: lo ha affermato Choe Son-hui, direttore generale dell’Ufficio sui rapporti con gli Usa del ministero degli Esteri di Pyongyang, avvicinata al Capital International Airport di Pechino. La diplomatica ha guidato, riporta l’agenzia Yonhap, la delegazione che ha incontrato di recente a Oslo un gruppo di esperti americani con a capo Suzanne DiMaggio, direttore del think-tank New America.

DiMaggio è nota come specialista in questioni iraniane e attiva nei negoziati dell’amministrazione Obama con Teheran. Thomas Pickering, ex ambasciatore americano all’Onu, e Robert Einhorn, speciale advisor del Dipartimento di Stato per la non proliferazione e il controllo delle armi, hanno fatto parte del gruppo di esperti Usa in Norvegia.

Choe, diretta a Pyongyang, ha risposto a un’esplicita domanda, di aver «incontrato Pickering. Ne discuterò quando ne avrò l’occasione in futuro». In merito al nuovo presidente sudcoreano Moon Jae-in e alla richiesta di chiarimenti su eventuali preparativi per il dialogo, Choe ha affermato che «noi osserveremo la situazione».

Il governo Usa ha detto di non aver dato alcun rilievo e peso particolare agli incontri avvenuti a Oslo, denominati `track two´, basati sul modello di confronto tra di delegazioni fatte a vario titolo da indipendenti e funzionari a vario titolo collegati all’amministrazione americana. Secondo gli osservatori, visto anche il delicato momento dopo l’aspro braccio di ferro Pyongyang-Washington su nucleare e missili del Nord, l’appuntamento in Norvegia può aver dato l’occasione di un «contatto esplorativo».

La Corea del Nord apre a Trump: “Disposti a trattare a certe condizioni”


Corea del Nord, apertura a sorpresa verso Trump: "Disposti a trattare a certe condizioni"


http://thehill.com/blogs/pundits-bl...to-expect-china-to-solve-the-problem-in-north
 
il lancio di ieri

Eppure secondo i calcoli dell'esperto David Wright se un missile vola per 30 minuti vuol dire che potrebbe fare 4500 (non solo 700) chilometri se lanciato nella giusta traiettoria: si tratterebbe dunque di un razzo a raggio intermedio e molto più pericoloso dei precedenti.
 
Corea del Nord, lanciato un nuovo missile balistico È più pericoloso dei precedenti


Di Redazione • 14 maggio 2017

Le timide aperture di pace sono finite oggi nel Mar del Giappone. Inabissate insieme al missile partito da terra alle 5.27 ora locale da Kusong a nord di Pyongyang.

L’arma balistica ha viaggiato per oltre 700 km prima di cadere in mare.

Da Seul a Washington, da Tokyo, da Pechino a Mosca un invito unanime a Kim Jong-un a porre fine alle provocazioni.

L’ultima provocazione di Pyongyang
La rabbia di Donald Trump è palpabile. Dallo studio ovale si chiede a “tutti i paesi” di rafforzare “le sanzioni contro la Corea del Nord”. Per il presidente degli Stati Uniti “con il missile che colpisce un punto così vicino al suolo russo il presidente non riesce a immaginare che la Russia sia contenta”.

La Cina ha condannato Pyongyang
Pechino ha invitato il dittatore a “contenersi” ma “invita tutte le parti a esercitare moderazione”. Moon Jae-In precisa che “se il dialogo è possibile, dobbiamo mostrare che è possibile solo nel caso in cui la Corea del Nord cambi atteggiamento”. Shinzo Abe ha definito i ripetuti lanci “una grave minaccia per il nostro Paese” e una “chiara violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”.

Il missile partito da Kusong affossa il dialogo: Trump sul piede di guerra



North Korea test-fires missile, challenging new leader in South
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto