News, Dati, Eventi finanziari Le news del 30 giugno 2008

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Per un panorama completo delle news di oggi, e per discuterle insieme, vi invito a navigare il consueto topic sul Forum di Piazza Affari.

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Tokyo negativa

Finale negativo per la piazza di Tokyo, l'indice Nikkei ha registrato in chiusura un calo dello 0,53% a 13.481,38 punti mentre il Topix ha limato lo 0,04% a quota 1.320,10.
Tra le altre piazze asiatiche, Seul archivia un decremento dello 0,57% a 1.674,92 punti.
 
France Telecom ritira offerta su TeliaSonera

France Telecom ritira offerta su TeliaSonera

France Telecom ha annunciato il ritiro della proposta di acquisto del gruppo scandinavo di tlc TeliaSonera, spiegando che non sarebbe stata in grado di raggiungere un accordo sulle condizioni finanziarie dell'offerta.
"In seguito alla proposta di una unione amichevole con TeliaSonera annunciata il 5 giugno, France Telecom ha deciso oggi di non sottoporre una offerta definitiva agli azionisti di TeliaSonera", è scritto in un comunicato.
"Nonostante l'interesse al progetto, il dialogo aperto con il consiglio di TeliaSonera non ha portato a un accordo sulle condizioni finanziarie", aggiunge la nota.
France Telecom aveva presentato un'offerta indicativa mista azioni e contanti intorno ai 40 miliardi di dollari.
 
Siemens, tagli in arrivo per 17mila dipendenti

Siemens, tagli in arrivo per 17mila dipendenti

Siemens licenzierà 17200 dipendenti, riducendo del 4% la sua forza lavoro. L'obiettivo di questa operazione, di cui danno notizia il Financial Times e il quotidiano tedesco Suddeutche Zietung, è arrivare a ridurre le spese di circa 1,2 miliardi di euro.
I licenziamenti saranno completati entro il 2010 e riguarderanno 6400 dipendenti in Germania e 12500 nel resto del mondo. I tagli riguarderanno tutte le categorie compresi dirigenti e quadri di medio livello.
Nessuna conferma ufficiale è finora arrivata dai vertici della prima azienda hi-tech europea. La strategia di riduzione della spesa era comunque già stata annunciata dal ceo Peter Loesher, alla guida della compagnia da luglio 2007.
 
Il caro-energia infiamma i prezzi alla produzione: +7,5%

Il caro-energia infiamma i prezzi alla produzione: +7,5%

A maggio i prezzi alla produzione industriale registrano l'aumento maggiore almeno da gennaio 2003, segnando un incremento del 7,5% rispetto allo stesso mese del 2007, contro il +6,3% registrato ad aprile.
Lo rende noto l'Istat, aggiungendo che, secondo le stime provvisorie, su base mensile l'incremento è pari all'1,5% contro il +0,4% del mese precedente. Anche su base mensile si tratta dell'aumento maggiore almeno da gennaio 2003.
Il maggiore contributo all'aumento è quello dell'energia, al netto della quale l'indice segna un incremento su base annua del 3,8% e su base mensile dello 0,2%. I prodotti petroliferi raffinati, aggiunge l'Istituto, crescono su base mensile del 10,3%, anche in questo caso la crescita maggiore almeno da gennaio 2003, contribuendo per quasi tre quarti all'aumento dell'indice generale su base mensile.
Nei primi cinque mesi del 2008, prosegue l'Istituto, l'indice generale dei prezzi alla produzione cresce del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2007, mentre nella media dei dodici mesi compresi tra giugno 2007 e maggio 2008 l'aumento rispetto ai dodici mesi precedenti è pari al 4,6%.
 
Zona Euro: inflazione giugno stimata in aumento su anno

Zona Euro: inflazione giugno stimata in aumento su anno

Dovrebbe risultare in crescita al 4% tendenziale l'inflazione in Eurolandia nel mese di giugno. Lo ha comunicato l'Ufficio statistico europeo (Eurostat) nella sua stima flash mensile.
Nel mese di maggio il dato sull'inflazione registrava una crescita del 3,7%.
 
L'inflazione continua a correre: +3,8% in giugno

L'inflazione continua a correre: +3,8% in giugno (nuovo record negativo dall'estate 1996)

La stima provvisoria dell'Istat: è pari a +0,4% la variazione mensile dei prezzi al consumo e al 3,8% quella tendenziale in giugno (la più alta da luglio 1996), che consolida la forte risalita dai livelli minimi (1,5-1,7%) dei trimestri centrali del 2007. I rincari di carburanti, trasporti, abitazione, alimentari si accompagnano a una relativa stabilità delle rimanenti voci, in un contesto di diffusa debolezza della domanda, mentre l'indice armonizzato (4,0% annuo) dell'Italia si allinea alla media dei quindici paesi di Eurolandia (4,0%). L'effetto di trascinamento trasmesso all'anno in corso è, inoltre, pari al 3,2%, il valore che si otterrebbe a prezzi invariati sul livello di giugno 2008 (si tratta di un dato acquisito storicamente molto elevato).

Continua l'effetto petrolio sull'inflazione, legato anche al ritardo (e alla gradualità) con cui le variazioni dei prezzi all'origine si trasferiscono sui beni finali. Le fluttuazioni dei carburanti, i rincari delle tariffe energetiche (elettricità e gas) e di altri significativi capitoli di spesa (alimentari e tabacchi, alberghi e ristoranti, beni e servizi per la casa) hanno condizionato l'evoluzione dei prezzi nel corso della prima parte del 2008, con la conseguente impennata al 3,8% nella dinamica annua dell'inflazione, già ripiegata verso l'1,5% nel corrispondente periodo del 2007. Negli anni precedenti l'evoluzione dei prezzi al consumo non si era presentata granché tranquilla, quando una serie di voci del paniere sono state in tensione, in un periodo per consuetudine caratterizzato dai ritocchi dei prezzi amministrati o regolamentati e di numerosi listini aziendali. Il rafforzamento dell'euro e la conseguente moderazione dei prezzi dei beni importati hanno richiesto, poi, qualche tempo per trasferirsi nelle fasi distributive a valle.

La crescita annua, a sua volta, risente dell'effetto statistico del confronto con periodi di altalenanti tensioni per i prezzi, com'è accaduto negli ultimi anni. Diventa probabile pertanto, nell'orizzonte del 2008, il risultato di un temporaneo assestamento dell'inflazione intorno al 4% tendenziale annuo, nonostante la modesta dinamica dei consumi (e del reddito reale) delle famiglie. La marcia di avvicinamento al 2% ha avuto tempi non brevi, ma l'alta volatilità delle quotazioni petrolifere rende probabili nei prossimi mesi ulteriori oscillazioni del dato tendenziale, a seguito dei prevedibili ritocchi per alcuni prezzi e tariffe (elettricità e gas, per esempio, vengono aggiornati a cadenza trimestrale e incorporano solo gradualmente le fluttuazioni del petrolio nei periodi precedenti).

L'indice dei prezzi al consumo - secondo la stima provvisoria dell'Istat - ha messo in evidenza a giugno una variazione mensile pari a +0,4% e a +3,8% rispetto a un anno prima, a fronte di una variazione di +0,5% e +3,6% in maggio. Con i risultati del primo semestre 2008 si consolida, dunque, la nuova inversione di rotta nella lenta marcia di rientro della spinta inflattiva, dopo la favorevole evoluzione che aveva caratterizzato la seconda parte del 2006 e l'inizio del 2007. Negli anni precedenti essi avevano, infatti, continuato a risentire negativamente dell'effetto euro, dei rincari tariffari (trasporti e servizi pubblici locali), di una serie di aumenti nel settore terziario (assicurazioni, banche, sanità, alberghi e pubblici esercizi) e di altre componenti regolamentate (canoni, lotterie).

Le prospettive dell'inflazione per i prossimi mesi mostrano un quadro sempre incerto e preoccupante, perché occorre fare i conti con l'incognita del petrolio. Nell'immediato futuro essa è prevista assestarsi sugli attuali ritmi intorno al 4%, con un possibile riaccendersi di tensioni sui listini delle imprese. La crescita dei prezzi è stata, in particolare, sotto il 2% nella media del 2007 (pari al l'1,8%), così come nel 2005 (1,9%) e a fronte del 2,1% nel 2006, mentre nel quinquennio 2000-2004 l'inflazione ha sempre superato il 2% medio annuo. I dati definitivi e completi dei prezzi al consumo di giugno (intera collettività, armonizzato, famiglie di operai e impiegati) saranno resi noti dall'Istat il prossimo 15 luglio.

di Michele De Gaspari
www.ilsole24ore.com
 
Bri, allarme rosso: «Crisi mercati, il peggio deve venire»

Bri, allarme rosso: «Crisi mercati, il peggio deve venire»

Il peggio della crisi dei mercati probabilmente deve ancora arrivare. La Bri (la Banca dei regolamenti internazionali di cui sono azionisti 56 banche centrali, tra cui la Banca d'Italia) nella sua relazione annuale non usa mezzi termini nè nasconde il pessimismo: quella iniziata il 9 agosto 2007 è una crisi che «non ha precedenti nel dopoguerra» con «radici profonde tanto nell'economia reale quanto nel settore finanziario». I fatti degli ultimi mesi «indicano che l'entità dei problemi a venire potrebbe essere ben maggiore di quanto molti attualmente ritengono». L'interazione fra la turbolenza nei mercati finanziari, il rallentamento della crescita in termini reali e l'aumento temporaneo dell'inflazione «sembra destinata a provocare un rallentamento mondiale più profondo e durevole di quanto sembrino indicare le opinioni prevalenti».

Quali ricette quindi? Di certo, secondo il rapporto del Bri, non serve tagliare i tassi, come diversi governi chiedono alla Bce. Giovedì i vertici dell'Eurotower si pronunceranno sul costo del denaro. Si attende un rialzo dei tassi al 4,25%. Una scelta ritenuta giusta dai banchieri della Bri. «Oltre al rialzo dell'inflazione nel breve periodo - si legge nella relazione annuale della Bri - molti temono che una politica monetaria sensibilmente più accomodante non faccia che alimentare una nuova, insostenibile bolla del credito e dei prezzi delle attività». In sostanza la misura potrebbe aiutare l'economia a tirare il fiato nel breve periodo, ma a lungo andare si rivelerebbe una scelta miope perché genererebbe un'ulteriore aumento dei prezzi, non accompagnato dalla crescita economica.

Nella relazione della Bri c'è un'analisi approfondita delle conseguenze della crisi dei mutui subprime. Prima di tutto un dato: le svalutazioni operate dalle società finanziarie sono pari, a maggio 2008, a 161 miliardi di dollari, un valore ampiamente superiore agli utili messi a segno dalle stesse società nell'anno 2007. La prima conseguenza di ciò è stato l'inasprimento dei requisiti standard per il credito. Sia quello rivolto alle imprese che, in misura minore, quello per le famiglie». L'impatto della crisi si è propagato anche ai bilanci delle banche, pesando sulla redditività degli istituti. La relazione della Bri mette in luce come, già nel 2007, gli utili lordi delle banche di maggiori dimensioni di diversi Paesi si sono contratti in maniera decisa. Quasi dimezzati rispetto al 2006 per Germania e Stati Uniti, e ridotti in maniera decisa anche per Regno Unito e Italia (il nostro indice di redditività, percentuale sul totale dell'attivo, è passato dall'1,23 del 2005 all'1,12 del 2006 allo 0,88 del 2007).

Sotto la lente d'ingrandimento della Banca dei regolamenti internazionali anche i conti pubblici. Nel mirino in particolare Grecia e Italia che, secondo la Bri, rientrano fra quei Paesi che hanno limitati margini di manovra per mettere in campo una politica di bilancio espansiva, al contrario di altri più «virtuosi». «Nell'area dell'euro - si legge nella relazione - i disavanzi ridotti o i persistenti avanzi in Austria, Germania e Spagna, nonchè il calo previsto dei rapporti debito/Pil potrebbero ampliare il margine di manovra delle autorità di questi paesi per utilizzare la politica di bilancio a sostegno della domanda».

da www.ilsole24ore.com
 
Marchionne, no a piano riduzione Co2, Fiat penalizzata

Marchionne, no a piano riduzione Co2, Fiat penalizzata

Sergio Marchionne, ad [LINK:64ffe65b74]Fiat[/LINK:64ffe65b74], e' fermamente contrario al progetto Ue di riduzione delle emissioni di Co2 e all'accordo raggiunto tra Francia e Germania perche' penalizza i costruttori di auto piccole e meno inquinanti. In una intervista apparsa su Automotive News Europe Marchionne spiega che il piano in discussione favorisce i costruttori di auto maggiormente inquinanti e critica radicalmente il meccanismo delle sanzioni. La flotta Fiat e' tra le meno inquinanti in Europa.
Nell'intervista l'ad Fiat afferma che 'e' un non senso' imporre piu' limiti di emissione alle societa' che producono auto meno inquinanti (media di 130 grammi/chilometro dal 2012) permettendo a chi realizza veicoli maggiormente inquinanti di sostenere oneri non proporzionati.
'E' come chiedere a un automobilista che guida a 110 chilometri all'ora in autostrada con il limite a 130 di pagare una parte del biglietto di qualcuno che guida a 150'. Secondo i calcoli della Commissione europea, la Fiat dovrebbe ridurre la media di emissioni di Co2 dal 2012 di 8 grammi/chilometro a 122 da quota 144 (dati 2006). Di conseguenza il 15,3% di riduzione delle emissioni di Co2 della Fiat sarebbe inferiore ai tagli che molti altri costruttori dovrebbero fare. Nel piano comunitario si prevede di ridurre a 120 grammi/chilometro l'emissione di Co2 (130 grammi a carico dei costruttori e 10 grammi ottenuti dal ricorso ai biocarburanti).
'Gli 8 grammi/chilometro non sono nostri - afferma Marchionne - , sono a nostro carico perche' a qualcun altro e' permesso pagare meno'. L'ad Fiat ribadisce che tutti i costruttori dovrebbero essere obbligati a rispettare l'obiettivo di 130 grammi/chilometro. 'Noi ci saremo nel 2012, ma se siamo costretti a scendere a 122 g/km le sanzioni relative sarebbero enormi'.
Se la media delle emissioni di Co2 supera il livello assegnato i costruttori sarebbero multati di 20 euro per ogni grammi extra dal 2012. La multa arriverebbe a 95 euro per grammo in eccesso dal 2015 e sarebbe moltiplicata per il numero dei veicoli venduti nell'anno. Sulla base dei dati 2006 con una vendita di 1,05 milioni di auto, la Fiat sarebbe multata di 168 milioni di euro nel 2012 se non rispettasse il target degli 8 grammi. E se continuasse a non rispettarlo la multa salirebbe a circa 800 milioni di euro dal 2015.
Secondo Marchionne il principio di multa legata al volume di vendita non e' accettabile perche' l'onere diventa sproporzionato per i grandi costruttori. 'Accetto che un veicolo che emette di piu' di un certo limite debba pagare una multa, ma i veicoli sotto tale limite devono essere esentati'.

da Radiocor di www.ilsole24ore.com
 
Enel: aumenta presenza in Belgio con transazione Duferco

[LINK:76c0121337]Enel[/LINK:76c0121337]: aumenta presenza in Belgio con transazione Duferco

Enel, attraverso la sua controllata Enel Investment Holding, ha acquisito da Duferco, un gruppo siderurgico che è anche grande consumatore di energia, l'80% del capitale della società di scopo Marcinelle Energie, che sta realizzando una centrale a gas con tecnologia a ciclo combinato da circa 420 MW di capacità in Belgio nella regione della Vallonia.
Enel Investment Holding, informa una nota, è subentrata a Duferco Diversification, controllata del gruppo Duferco, nel controllo di Marcinelle Energie. Duferco Diversification resta socio di minoranza in Marcinelle Energie con una quota del 20% del capitale. Il corrispettivo che Enel pagherà a Duferco per l'acquisto dell'80% delle azioni in Marcinelle Energie è di 32 milioni di euro, dei quali 19,2 milioni di euro già riconosciuti e i restanti 12,8 milioni di euro da pagare in 2 tranche tra il 2009 e il 2010.
I lavori di costruzione, affidati ad Enel Produzione S.p.A. per effetto di un contratto "chiavi in mano", partiranno nel prossimo mese di luglio e saranno completati entro l'inizio del 2011, con un investimento totale stimato di circa 290 milioni di euro. Secondo gli accordi, Marcinelle Energie finanzierà l'operazione attraverso un non-recourse project finance. L'impianto, progettato su tecnologia Ansaldo, produrrà a regime, alle migliori condizioni di competitività tecnica e nel rispetto dei più attenti parametri ambientali, circa 2,5 Terawattora all'anno di elettricità, destinati al mercato nazionale belga.
L'operazione, sottolinea un comunicato, fa parte della strategia di Enel di consolidamento e crescita nelle regioni in cui è presente. Il mercato belga è molto interessante, in particolare, per la sua posizione geografica tra i due maggiori mercati del continente (Francia e Germania), oltre che per la sua stessa dinamicità. Il progetto di Marcinelle a ciclo combinato si integra con la presenza di Enel in Francia nella generazione da fonte nucleare, con la partecipazione al programma di nuova generazione Epr, ed eolica con Enel Erelis e nel trading di energia con Enel France. Rappresenta, inoltre, una prima opportunità di sviluppo congiunto tra Duferco ed Enel in un'ottica di cooperazione strategica.

da www.teleborsa.it
 

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