Lettera di una cittadina al Presidente Ciampi. (2 lettori)

Nonsoniente

Forumer storico
Un altro esempio di fantapolitica. Gli stati dopo avere abdicato in tema di politica monetaria, come logica conseguenza si preparano ad abdicare anche in tema di servizi. Signoraggio delle banche centrali e direttiva BOLKESTAIN non sono due eventi separati fra di loro, ma consequenziali.
C.....o ma chi ha eletto questo BOLKESTAIN, ma chi ha eletto questo c....o di Commissione? E' questa la democrazia che vogliamo esportare al mondo. Venti persone decidono per 400 milioni. Avete sentito parlare voi dalle televisioni di questa DIRETTIVA BOLKESTAIN? Avete sentito qualche giornalista, qualche uomo politico spiegarci cos'è questa direttiva?. Silenzio assoluto.
Ma se nemmeno In america la gestione dell'acqua è affidata ai privati, e noi l'affidiamo la gestione della nostra acqua a qualche azienda privata polacca, o slovena o solvacca? E i dipendenti che lavoreranno per queste aziende saranno retribuiti come vengono retribuiti gli operai polacchi, slovacchi e sloveni.

Ma ci siamo ammattiti tutti quanti? Ma cosa ci hanno fatto un lavaggio del cervello collettivo?


DIRETTIVA BOLKESTAIN

Si chiama Bolkenstein - dal nome del Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno dell'uscente commissione Prodi - la Direttiva con cui l'Ue si appresta a dare il colpo di grazia a quel che resta del "modello sociale europeo", già agonizzante dopo le privatizzazioni che si sono succedute e la continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro.

La proposta di Direttiva - approvata all'unanimità della Commissione Europea nello scorso 13 gennaio - è entrata in dirittura d'arrivo: il prossimo 11 novembre si terrà l'udienza al Parlamento Europeo della Commissione per la Concorrenza e il Mercato Interno; a fine novembre sarà sottoposta al vaglio del Consiglio dei Ministri Europei; da lì inizierà l'iter procedurale per giungere, probabilmente a marzo 2005, al voto finale del Parlamento Europeo.

La Direttiva Bolkenstein - elaborata dopo la consultazione di ben 10000 aziende europee e nessun sindacato e/o organizzazione della società civile - è uno degli obiettivi di mobilitazione contenuti nell'appello dei movimenti sociali uscito dal Forum Sociale Europeo di Londra, in cui si è proposto il lancio di una campagna continentale per il ritiro completo e immediato della stessa.


Proviamo a capire perchè.

Come il Gats
Pomposamente annunciata come un provvedimento teso a «diminuire la burocrazia e ridurre i vincoli alla com petitività nei servizi per il mercato interno», la Direttiva Bolkenstein (Ip/04/37) si prefigge di imporre ai 25 Stati membri dell'Unione le regole della concorrenza commerciale, senza alcun limite, in tutte le attività di servizio; dove, per servizio si intende (art.4) «ogni attività economica che si occupa della fornitura di una prestazione oggetto di contropartita economica».

E' evidente la similitudine con i principi e le procedure già stabilite in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) con l'Accordo generale sul Commercio dei Servizi (Gats). L'Europa deve privatizzare i servizi sul mercato interno per poter pretendere, da una posizione di forza all'interno dei negoziati Gats, la privatizzazione dei servizi nel resto del mondo.


Peggio del Gats
Ma la Direttiva Bolkenstein va ancora oltre. Innanzitutto perchè - al contrario del Gats - non prevede alcuna possibilità di restrizioni nazionali all'accordo. Configurandosi come una direttiva "orizzontale" e non nominando alcun settore in particolare, si applica dovunque sia possibile l'apertura di un mercato, intendendo l'esistenza di un mercato in «ogni settore di attività economica in cui un servizio può essere fornito da un privato».

In secondo luogo perchè gli ostacoli "burocratici" alla competitività, che si prefigge di eliminare, sono in larga parte le disposizioni prese dai poteri pubblici per la migliore prestazione del servizio in termini di garanzie sociali ed ambientali, di tutela dell'accesso universale, di trasparenza delle procedure, di qualità del servizio, di diritti del lavoro, di contenimento delle tariffe. In pratica, si rimette radicalmente in discussione il potere discrezionale delle autorità locali.


Il principio del paese d'origine
Ma il cuore della Direttiva Bolkenstein - e la sua eccezionale gravità - risiede nell'art.16 relativo al principio del paese d'origine. Con questo principio, l'Ue rinuncia definitivamente alla "pratica dell'armonizzazione" fra le normative dei singoli Stati, pratica che era finora assurta ad elemento quasi fondativo dell'Unione stessa.

Secondo il nuovo principio, un fornitore di servizi è sottoposto esclusivamente alla legge del paese in cui ha sede l'impresa, e non a quella del paese dove fornisce il servizio. Per dirla in parole semplici quanto apparentemente incredibili: un'impresa polacca che distacchi lavoratori polacchi in Francia o in Belgio, non dovrà più chiedere l'autorizzazione alle autorità francesi o belghe se ha già ottenuto l'autorizzazione delle autorità polacche, e a quei lavoratori si applicherà solo la legislazione polacca.

E' evidente, in questo principio, la novità introdotta dall'allargamento dell'Ue agli ex-paesi dell'Est: poichè entrano nell'Ue paesi le cui legislazioni fiscali, sociali e ambientali in questi quindici anni di "transizione" sono divenute quelle proprie dello "Stato minimo", si abbandona l'armonizzazione e si prepara un processo di vero e proprio dumping sociale. Siamo di fronte ad un incitamento legale a spostare le imprese verso i Paesi a più debole protezione sociale e del lavoro, e, una volta approvata definitivamente la Direttiva, a pressioni fortissime sui Paesi i cui standard sociali e di lavoro sono storicamente molto più avanzati.
 

gipa69

collegio dei patafisici
Post molto interessante....
Bolkenstein e la sua riforma dei servizi è stata messa nel freezer per paura che la sua pubblicità potrebbe far pendere il referendum sulla costituzione Europea in Francia e in Olanda (beati loro che possono votare...) a favore del no.
Ma tornerà...o se tornerà!
 

eldorado

Forumer attivo
Questa non è fantapolitica. Questo è purtroppo il processo avviato (parlo per l'Italia, visto che qua siamo) nel 2000, se non vado errata, sulle privatizzazioni selvagge delle aziende di utility.

Eccolo, il famoso dilemma : è possibile mettere nelle mani di privati (e che privati!) l'erogazione di un pubblico servizio? Sono soddisfatti i criteri di qualità, equità, MORALITA'?
Le aziende pubbliche scarseggiano in qualità ed invece di lavorare su questo, le varie lobby politiche (di ogni colore) hanno deciso di PRIVATIZZARE.
Cosa implica questo, prima di tutto? Ovvio : la sovranità di tutti (pubblico) viene spostata su poche aziende. Aziende costituite da chi?
Andiamoci a vedere quale impero sono riusciti a ricostruire dal nulla nomi notoriamente famosi quali Caltagirone, Benetton, Tronchetti P....

Non è fantapolitica, questa. :)
 

M.G.

Nuovo forumer
Seduta n. 601 del 14/3/2005

Circa un mese fa è stata approvata (anche se con una modifica pesante) la mozione Lettieri n. 1-00320. Tale mozione richiede un incontro internazionale per un ritorno al modello Bretton Woods (1944), cito Lettieri: "L'economista e politico americano Lyndon LaRouche ha da tempo analizzato i perché della crisi sistemica e si è fatto promotore di una riorganizzazione dell'intero sistema monetario e finanziario internazionale attraverso una Nuova Bretton Woods". Occorre muoversi perciò per una riunione operativa del G8, a cui invitare anche altre nazioni, per discutere una base di regole per un nuovo sistema monetario e finanziario che prevenga un crac finanziario e rilanci l'economia reale”
Al di la della posizione politica, per la forte presa di posizione incollo il testo dell’intervento dell’on. Dalle Vedove:

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.


SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema di cui oggi discutiamo in uno sconfortante clima di disinteresse è, a mio parere, in assoluto, il più importante tra gli argomenti messi in discussione alla Camera dei deputati dall'inizio della XIV legislatura.
Si tratta di tentare, insieme, di disegnare - o ridisegnare, atteso che nel 1944 qualcuno vi era riuscito - un nuovo assetto finanziario, economico e monetario che possa garantire al nostro pianeta, divenuto improvvisamente troppo piccolo per non subire i contraccolpi di un'economia mondiale i cui addendi sono del tutto interdipendenti l'uno dall'altro, disastri epocali e non controllabili.
Come dimostra il caso paradigmatico della crisi argentina, il default di ogni Stato si ripercuote ormai con violenza su molti altri Stati, creando disastri, miserie, povertà per ora parzialmente controllabili ma certamente non affrontabili, per dimensioni ed intensità, nel prossimo futuro se qualcuno o qualcosa non intervengono a modificare il modello di sviluppo.
Il tema, dunque, è così radicale da costringermi ad intervenire a titolo personale, senza coinvolgere il mio partito di appartenenza, Alleanza nazionale, che su questi delicati e difficili argomenti potrebbe avere idee ed opinioni legittimamente diverse dalle mie.
Si tratta di prendere atto, senza ricorrere a schemi ideologici ormai vetusti e superati, che il mito secondo il quale il libero mercato aveva elaborato ed esprimeva regole di autoregolamentazione capaci di creare un sistema equo e solidale, oltre che giustamente remunerativo dei capitali circolanti ed investiti, è miseramente crollato, soprattutto in quest'ultimo decennio, mostrando, invece, il volto vero della speculazione selvaggia e della finanziarizzazione dell'economia creata per la ricchezza immensa di pochi e per la povertà spaventosa di molti.
Abbiamo consentito a poche centinaia di uomini di governare i processi economici e finanziari del pianeta immaginando che essi creassero un sistema affidabile; dopo avere meditato sulla circostanza che queste poche centinaia di persone non erano elette da alcuno e che dunque si ponevano assolutamente al di fuori di ogni processo democratico e, conseguentemente, al di fuori di ogni possibilità di controllo, ci siamo resi conto che, al contrario, essi hanno elevato a sistema la speculazione, creando un'enorme ricchezza virtuale del tutto inesistente. Una ricchezza destinata a divenire vera soltanto per i pochi frequentatori dei «salotti buoni» del Fondo monetario internazionale e delle Banche centrali e destinata, invece, a trasformarsi in povertà per milioni di imprese, di risparmiatori e di lavoratori. La vicenda dei Tango Bond argentini ne è la riprova matematica ed emblematica; di qui, la necessità, assolutamente ineludibile, di creare un nuovo ordine finanziario e monetario mondiale o, come suggestivamente si usa dire sempre più frequentemente, una nuova Bretton Woods, per richiamare alla memoria un accordo che, nel dopoguerra, espresse un sistema equilibrato, caratterizzato da regole precise e responsabili.
Oggi, la situazione economico-finanziaria mondiale è sull'orlo del collasso e, a differenza di quanto solitamente si pensi, vede gli Stati Uniti d'America alle prese con una realtà molto seria e preoccupante, al di là della retorica presidenzialistica, sia essa espressa da Presidenti democratici o repubblicani. La verità, infatti, è che gli Stati Uniti d'America debbono fare i conti con un deficit commerciale e fiscale letteralmente spaventoso e che, conseguentemente, essi non hanno più il potere che il mondo invece ritiene che essi continuino ad esercitare sul sistema monetario e finanziario.
Mancando regole, mancando un sistema ordinato, mancando prospettive di ampio respiro collegate a programmi di economia reale, e non virtuale, era inevitabile che il sistema finisse tra le mani non propriamente solidali della speculazione; speculazione che si inventa la ricchezza dal nulla e produce ricchezza che in realtà continua ad essere il nulla, salvo che per pochi iniziati, tutti appartenenti alla setta satanica mondiale costituita dall'accordo osceno tra il sistema bancario, il Fondo monetario internazionale e le banche centrali.
Insomma, le forze che alcuni lustri or sono il grande poeta dei Cantos, Ezra Pound, qualificava come «usurocrazia mondiale»; ecco, dunque, che, in difetto di una solida economia reale, inevitabilmente si fa spazio all'economia truffaldina e delittuosa dei prodotti finanziari.
Sotto la spinta dei tassi di interesse ridotti al minimo, gli asset bancari hanno recentemente dimostrato un aumento dell'appetito di rischio che ha prodotto una insensata e perniciosa corsa alla leva finanziaria sia per quanto riguarda i prestiti contratti sia per quanto riguarda l'impiego dei nuovi strumenti finanziari.
La triste vicenda di LTCM del 1998, che vide anche la presenza, pur se marginale, di un finanziere italiano vezzeggiato ad altissimo livello politico, sembra non aver insegnato nulla; neppure che il sistema bancario internazionale può essere messo a rischio dall'avventatezza di un solo hedge fund, la nuova figura che, secondo l'autorevolissimo Financial Times del 16 febbraio 2005, costituisce «(...) il crac a base di cocaina del sistema finanziario globale (...)», e che, assieme ai prodotti derivati (84 mila miliardi di dollari solo dalle banche degli Stati Uniti d'America, secondo le ultime stime dell'Office of the comptroller of the currency USA), rischia di creare un mortale cortocircuito nell'economia mondiale.
Vi è un'economia virtuale impazzita, la quale, essendosi sviluppata sulla truffa e sul nulla, non può fermarsi, ma, come in una spirale perversa, possibile proprio perché mancano regole precise, deve necessariamente sostenersi producendo altra ricchezza virtuale, sino a che il classico bambino della favola non dirà, con fanciullesca sincerità, che il re è nudo, provocando, quindi, un disastro rispetto al quale il ricordo del 1929 è destinato ad essere considerato addirittura risibile.
Di qui, la necessità e l'urgenza di istituire un nuovo ordine mondiale, il quale, preservando la libertà di impresa e libertà nell'economia, garantisca regole ferree per prevenire la speculazione, figlia legittima, ma al tempo stesso «bastarda», della finanziarizzazione dell'economia, e ritorni alla promozione dell'economia reale e produttiva. Mi riferisco, per intenderci, a quell'economia che produce ricchezza vera e solida e che crea posti di lavoro.
Ecco perché le riflessioni che oggi stiamo svolgendo sono meritevoli della massima pubblicità mediatica. Infatti, anche chi ha la sensibilità che oggi dimostriamo, prova la sgradevole sensazione di trovarsi sulla tolda del Titanic; con la sgradevole sensazione, a differenza dell'incosciente e garrula tranquillità di coloro che ballano al suono dell'orchestrina, di essere consapevoli che l'iceberg è terribilmente vicino, se la nave non muta rotta con decisione e senza indugi di sorta.
Occorre anche, signor Presidente e onorevoli colleghi, che le istituzioni ed i mass media partecipino con spirito di verità all'informazione della pubblica opinione; su questo punto, invece, si registra un assordante e vigliacco silenzio, come dimostra la vicenda del default argentino. Siamo testimoni oculari, infatti, del compiacente silenzio degli organi di stampa e delle massime autorità politiche sulle vere responsabilità del disastro sudamericano, attribuibili in via esclusiva ed in forma concorrente al Fondo monetario internazionale ed al sistema bancario internazionale e nazionale.
Come utile diversivo, i media ed i Governi hanno sposato la tesi semplicistica che vuole scatenare una terribile ed insensata guerra tra poveri: da una parte i risparmiatori e dall'altra il Governo argentino. Si tratta di un falso problema, che nasconde le vere responsabilità.
Come ignorare, infatti, le responsabilità del Fondo monetario internazionale, creditore letteralmente usurario che, a differenza dei 450 mila risparmiatori italiani, continua a farsi pagare capitale ed interessi dall'Argentina, in barba al principio - per usare una terminologia del nostro ordinamento giuridico, in materia fallimentare - della par condicio creditorum? Il Fondo monetario internazionale, come ha più volte ricordato il Presidente della Repubblica argentina, Nestor Kirchner, quando tutto concorreva chiaramente ad indicare che il paese sudamericano non poteva pagare, offriva prestiti che servivano soltanto ad aumentare il problema dell'indebitamento, senza impedire l'implosione che in effetti si è verificata.
È il comportamento classico, che si rinviene in ogni indagine penale relativa all'usura, che subisce il debitore in stato di bisogno ad opera della persona senza scrupoli che ha lucidamente deciso di spremerne tutte le risorse, per poi lasciarlo al suo triste destino. Non a caso, infatti, Nestor Kirchner, il 27 febbraio 2004 ha incontrato a Caracas il Presidente del Brasile, Lula Da Silva, per assumere o tentare di assumere una posizione unica da parte dell'intero continente sudamericano, al fine di contrastare efficacemente le pretese del Fondo monetario internazionale.
Anche nei confronti del sistema bancario internazionale e nazionale, tuttavia, vi è un assordante e scandaloso silenzio. Il piccolo risparmiatore italiano (dunque, non l'investitore professionale) sino a poco tempo fa non sapeva neppure che cosa fossero i bond. Le banche, improvvisamente, hanno dato loro il prezioso consiglio di non perdere l'occasione e di indirizzare il proprio investimento nei bond argentini. La rendita era elevata e - dicevano i funzionari delle banche -, non era immaginabile alcun rischio, perché erano come i nostri BOT: si sarebbe dovuto immaginare il fallimento dell'Argentina, ipotesi assurda.

PRESIDENTE. Onorevole Delmastro Delle Vedove, concluda!

SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Ebbene, l'ipotesi si è verificata: eppure, malgrado tale responsabilità eclatante, nessuno spiega ai risparmiatori quel che si deve fare.
Molti tribunali italiani hanno già condannato le banche a risarcire i piccoli risparmiatori per la violazione colposa dei doveri informativi che incombono sui collocatori dei prodotti finanziari. Eppure, alcuni giorni or sono, il ministro dell'economia e finanze del Governo italiano, su richiesta della Consob, ha comminato sanzioni a dieci istituti di credito italiani, proprio per le modalità vergognose di collocamento di bond argentini e non. Tutto inutile! È stato deciso, «colà dove si puote», che il ruolo del «cattivo» deve essere assegnato in via esclusiva al Governo argentino, che deve decidere se aumentare le percentuali di restituzione offerte ai risparmiatori, affamando oltre la metà dei propri cittadini, o se, invece, accettare tale ruolo odioso, peraltro dovendo continuare a pagare vergognosamente capitale ed interessi all'usuraio.
Ecco, onorevoli colleghi, cosa vuol dire tollerare un mondo in cui i processi finanziari, monetari e, quindi, economici si sviluppano senza regole! Ecco, onorevoli colleghi, esposta la posizione di un deputato del centrodestra che crede fermamente alla libertà di impresa e di mercato e che, tuttavia, non intende ignorare la necessità di nuove regole di controllo. Si accontentino gli speculatori, che hanno già «fatto il pieno», rubando dalle tasche dei risparmiatori e dei lavoratori. Sono già fortunati, per il fatto che la società nazionale, al limite del collasso morale, non li schiaffa nelle patrie galere. Ora, ragioniamo insieme: è tempo di costruire un'economia più giusta, più solida, più equa e più solidale. Proviamoci. Ne vale la pena, per noi e per i nostri figli (Applausi di deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
 

eldorado

Forumer attivo
Mi sento di ringraziare M.G. per il suo prezioso intervento, che conferma quello che pensavo e che avevo esplicitato su questo e altri forum, ma che tuttavia ci impone un quesito allarmante : cosa fare?
 

M.G.

Nuovo forumer
X Eldorado
Che cosa fare?
Io francamente penso che possiamo fare gran poco. Ma questo post nella sua globalità ci ha fatto capire molte cose. Innanzitutto in borsa da che mondo è mondo le informazioni sono premianti: chi più ne detiene più possibilità ha…
E quindi, almeno personalmente, mi sembra di aver capito che l’attuale sistema bancario, nato sul modello inglese, porta con se dei tarli fortissimi. Gli interessi dei grossi banchieri corre con il debito delle nazioni. Le stesse banche spa sono sia controllori sia controllati. Questo conflitto ha proporzioni spaventose. Infatti il credito in questi anni è salito sproporzionalmente fino ad assumere caratteristiche assai preoccupanti. Inoltre gli interessi delle banche nell’industria è salito a cifre da capogiro, soprattutto nei servizi: due casi italiani rappresentativi, Telecom e Autostrade, sono già in mano alle banche. No non sono pazzo, mi chiedo solo cosa potrebbe accadere se un giorno i tassi di interesse si dovessero alzare. Questo post forse fa comprendere anche queste dinamiche.Se poi lo avessi letto qualche anno fa non avrei perso, o almeno spero, soldi in aziende che lottano giorno dopo giorno perché esposte alla concorrenza internazionale. In europa circa il 70% del pil lo fanno girare i servizi. La stessa europa chiede con insistenza la totale liberalizzazione di questo settore che di fatto opera in monopolio. E i nostri illuminati imprenditori stanno come piranha con le fauci aperte ad aspettare che passi il fiume la vacca grassa di turno. Ma i soldi a questi chi glieli danno? Se non le banche, che non si sforzano nemmeno più di stamparli: li digitano nel loro pc. e poi seduti comodamente si mettono a contare gli interessi di un debito che quelle aziende non saranno mai capaci di pagare. E quindi Telecom (per citarne una) con un debito di 45 miliardi alla fine di chi è?
Mediobanca l’anno scorso ha pubblicato uno studio sulle banche europee, americane, giapponesi. E allora questo post nella lettura di quello studio assume un senso anche pratico nel nostro mondo: borsistico.
In definitiva penso che questo post ci abbia ben fatto capire che il sistema del credito occidentale è in mano a delle SPA dove il controllo statale è pressoché inesistente. Questo ha permesso soprattutto negli ultimi 30 anni di moltiplicare lo stesso credito a volumi insostenibili con le seguenti caratteristiche:
maggior profitti bancari
obbligo di privatizzazioni selvagge
maggior indebitamento degli stati, delle aziende e ora delle famiglie
insostenibilità del sistema
un maggior numero di morti.
Lasciatemi dire una cosa che il sistema cela sistematicamente:
la differenza fra gli Stati poveri e gli Stati ricchi, che era di uno a tre nel 1914 ed è di uno a 72 nel 1992. In cento anni il reddito è passato, per quanto riguarda i redditi medi dei paesi, da un rapporto di 1 a 6 (all'inizio del Novecento il paese più povero aveva mediamente un sesto del reddito di quello più ricco) a un rapporto di 1 a 250. Parliamo di 50 milioni di morti l’anno per fame e sete. Parliamo del ‘900 ma in realtà non della prima metà ma della seconda, 50 anni di progressi tecnologici (è da più di vent’anni che potremmo con spese irrisorie far diventare verdi i deserti). Ma forse è meglio che prima paghino gli interessi di debiti mai contratti (vedi storia del debito dei paesi del terzo mondo).
Inoltre penso che questo post mi abbia fatto capire come tutto questo credito sia insostenibile e che quindi prima o poi sarà per noi produttivo essere a ribasso ( è solo un mio pensiero).(Ps. Se il rating del debito di GM e Ford è stato declassato a "junk", raddoppiando in volume gli investimenti circolanti in america e definiti spazzatura. Considerando che molti hedge funds in questi ultimi anni hanno aumentato esponenzialmente gli investimenti sulle obbligazioni collaterali di debito di queste aziende. Questi ora rischiano di doverli pagare con soldi veri)
Perciò ringrazio tutti gli autori di questo post per il loro impegno e per l’utilità.
Per eldorado: che fare? Io penso che capire e parlarne poi con altre persone sia la cosa migliore da fare.
Ps. Abbiamo visto che risposta il servizio pubblico in veste di Floris ci ha dato e allora vale la pena di trascrivere quello che sempre Dalle Vedove ha detto in parlamento:
Occorre anche, signor Presidente e onorevoli colleghi, che le istituzioni ed i mass media partecipino con spirito di verità all'informazione della pubblica opinione; su questo punto, invece, si registra un assordante e vigliacco silenzio,
è bello che in questo forum non ci sia un vigliacco silenzio.
 

Catullo

Forumer storico
Quasi commovente l'intervento di Dalle Vedove.
Perchè trapela la partecipazione emotiva di chi crede in quello che dice e lo dice nell'interesse di tutti.
E l'interesse della collettività non ha colore(anche se Dalle Vedove non avrà sicuramente l'approvazione del nano).
 

Nonsoniente

Forumer storico
Catullo ha scritto:

Quasi commovente l'intervento di Dalle Vedove.
Perchè trapela la partecipazione emotiva di chi crede in quello che dice e lo dice nell'interesse di tutti.

Io aggiungerei anche preoccupante, penso che parli con cognizione di causa. Se qualcosa s'inceppa di questo meccanismo diabolico, saranno dolori per molti. Qui rischiamo d'ipotecare il futuro delle nuove generazioni.
Ciao Mauro.
 

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