QUIANDO LA VERITà DEVBE ESSERE TACIUTA
sicuro?
Anche i frangenti più tragici hanno delle sfumature di grottesco. In questo video, Thierry Meyssan cerca di spiegare all’allibito anchorman di Russia Today che lui e i suoi colleghi giornalisti indipendenti, assediati dai cecchini nell’Hotel Rixos a Tripoli e protetti (per adesso) soltanto dalla buona volontà di alcuni volontari libici armati, sono stati minacciati di morte da alcuni “colleghi giornalisti” della CNN, che sono in realtà uomini della CIA e dell’MI6 in incognito. I servizi segreti americani e inglesi non vogliono che si sappia della carneficina che gli aerei NATO stanno compiendo a Tripoli, né che si scopra che i famosi “ribelli” in realtà non esistono, che sono una semplice e sanguinaria messinscena. Si tratta di semplici bande di stupratori, tagliagole e saccheggiatori utilizzati dalla NATO sia come diversivo per tenere impegnate le truppe lealiste sul terreno, sia come pretesto per continuare a giustificare i propri massacri con la schifosa foglia di fico della “ribellione al dittatore”. Gli uomini della CIA non vogliono che si sappia in giro e hanno minacciato di morte tutti i giornalisti presenti al Rixos: non solo Meyssan, ma anche Mahdi Nazemroaya, Lizzie Phelan e altri. Franklin Lamb si è già preso una pallottola in un gamba ad opera di un cecchino, perché impari a tenere a freno la lingua.
Il conduttore di Russia Today non riesce a capacitarsi, non riesce a trovare la logica di ciò che Thierry Meyssan sta dicendo e a un certo punto domanda sbigottito: “Ma se avete vicino a voi degli americani e degli uomini della CIA, allora perché siete così spaventati?”.
Thierry fa una pausa di silenzio (me lo immagino mentre alza gli occhi al cielo), poi esclama: “Ahem... beh... non posso spiegarle tutti i dettagli adesso...”.
Thierry chiarisce anche il mistero delle famose “marce” dei ribelli verso questa o quella città. In realtà i cosiddetti “ribelli” , in molti casi, non marciano per niente. Vengono trasportati sulla costa dalle navi oppure arrivano sulle strade con la copertura degli elicotteri Apache, i quali, durante queste operazioni, sparano contro qualunque cosa si muova. Gli elicotteri aprono la strada, dopodiché ai “ribelli” non resta che fare il loro lavoro, che è quello di mettere le città a ferro e fuoco, stuprando, saccheggiando e uccidendo.
Thierry Meyssan e i suoi colleghi isolati al Rixos stanno rischiando letteralmente la vita per portarci qualche scampolo d’informazione vera da una guerra su cui i nostri media hanno raccontato soltanto menzogne. Mi pento di tutte le volte in cui ho dichiarato che il giornalismo autentico era morto e sepolto. Invece è ancora vivo e vegeto e almeno questa, in mezzo a questo fiume di abominio, è una splendida notizia. da Thierry Meyssan da Tripoli
Liberati con un blitz i giornalisti sequestrati
Sono rimasti 24 ore nelle mani dei sequestratori
26 agosto, 15:10
I quattro giornalisti rapiti
ROMA - I quattro giornalisti italiani sequestrati in Libia sono stati liberati con un blitz, 24 ore dopo essere caduti nelle mani dei lealisti del rais. Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, Domenico Quirico de La Stampa e Claudio Monici di Avvenire stanno bene e si sono stati trasferiti all'Hotel Corinthia a Tripoli. E' stato invece ucciso l'autista che li accompagnava.
A quanto si apprende i quattro reporter
sono stati liberati in seguito all'irruzione di due giovani nella casa privata a Tripoli in cui erano prigionieri, ha confermato Domenico Quirico de La stampa.
"Ci hanno salvato due libici, due ragazzi a cui dobbiamo tutto", ha detto Quirico dopo la liberazione. Erano lealisti, secondo il racconto dell'inviato del Corriere della Sera Giuseppe Sarcina:
"Siamo stati liberati da lealisti, c'erano due gruppi differenti", ha detto Sarcina, precisando a Skytg24 che "non erano soldati regolari, ma neanche civili. Erano miliziani". "Sono vivo, vegeto e libero": sono state le prime parole di Domenico Quirico che si è messo in contatto con la redazione della Stampa da Tripoli.
"Adesso sto bene, fino a un'ora fa pensavo di essere morto". Anche l'inviata del Corriere della sera, Elisabetta Rosaspina, ha parlato con il suo giornale, al direttore del quotidiano Ferruccio De Bortoli ha assicurato che stanno tutti bene. La giornalista "é apparsa tranquilla", ha detto De Bortoli. "Il nostro primo pensiero va all'autista ucciso a sangue freddo dai sequestratori", hanno detto poi i giornalisti appena liberati in un'intervista all'inviata del GR Rai in Libia.
"Hanno picchiato e ucciso il nostro autista davanti a noi", ha raccontato l'inviato dell'Avvenire Claudio Monici in un'intervista trasmessa da SkyTg24. "
Era un amico. Non un amico da tanti anni. Un uomo buono", ha detto Monici. "Parlava un misto di italiano e inglese. Lavoravamo spalla a spalla. Lui era spalla a spalla con me quando gli hanno sparato.
L'ho visto pregare per la sua vita". Esprimendosi poi in italiano, Monici ha continuato: "Io sto bene, penso alla famiglia e
alle persone care dell'autista che per permetterci di fare il nostro mestiere di giornalista ha perso la vita".