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Faide tra ribelli libici: il generale Younes assassinato a Bengasi
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Faide tra ribelli libici: il generale Younes assassinato a Bengasi - Il Sole 24 ORE
Fattah Younes (Reuters)
Il regime di
Muammar Gheddafi non è ancora caduto ma all'interno dell'insurrezione libica si è già passati dai dissidi al regolamento conti. Sembra essere questa la più probabile chiave di lettura dell'omicidio del generale
Abdel Fattah Younes, 67 anni, capo dello stato maggiore degli insorti libici, ucciso ieri in circostanze tutte da chiarire dopo che era stato convocato d'urgenza a Bengasi dal Consiglio nazionale di transizione.
Amico personale di Muammar Gheddafi del quale era stato compagno d'armi, Younes era stato il numero due del regime, ministro dell'interno e come tale artefice della repressione del dissenso al regime. Esponente di spicco della tribù cirenaica Abdiyat di Tobruk, aveva aderito all'insurrezione venendo accolto a Bengasi con tutti gli onori ma anche con molti sospetti e timori.
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A marzo, quando venne nominato capo di stato maggiore delle milizie ribelli, dichiarò di avere ai suoi ordini migliaia di combattenti che stavano marciando su Tripoli. Evidentemente non era così. Tra i suoi avversari il capo del Consiglio Nazionale di Transizione, Mustapha Abdul Jalil, che di Gheddafi è stato ministro della giustizia e che ieri ha annunciato l'uccisione di Younes definendolo un «eroe della rivoluzione del 17 febbraio» e proclamando tre giorni di lutto.
Jallil ha dichiarato che nell'imboscata «da parte di un gruppo di uomini armati hanno perso la vita anche due colonnelli e l'assalitore è stato a sua volta arrestato».
Probabile che la convocazione a Bengasi fosse una trappola per far rientrare Younes dal fronte di Mersa el-Brega dove guidava le milizie dei ribelli che cercano di strappare la città petrolifera alle truppe fedeli a Gheddafi.
Secondo Jallil il generale era stato convocato a Bengasi davanti a una commissione di inchiesta per discutere di ''questioni militari'' ma altre fonti avevano parlato di un vero e proprio interrogatorio nel quale Younes avrebbe dovuto chiarire presunti legami tra alcuni suoi parenti e il regime di Gheddafi, di fatto un'accusa di fare il doppio gioco per conto di Tripoli. Altre voci, non confermate, riferiscono addirittura che Younes era stato arrestato per contrabbando d'armi e spionaggio.
Ipotesi plausibili? Difficile dirlo anche se la sua morte potrebbe offrire al CNT il capro espiatorio sul quale scaricare le responsabilità dei traffici di armi trafugate dai depositi dell'esercito libico e finite nelle mani dei miliziani di al-Qaeda nel Maghreb Islamico e di Hamas a Gaza. Traffici documentati dai servizi segreti algerini e israeliani e dei quali Washington ha chiesto più volte conto al CNT.
Secondo Abdullah Baio una delle sue guardie del corpo, Younes sarebbe stato portato in auto a Bengasi da alcuni agenti del CNT che lo avevano prelevato al fronte di Brega. Fonti giornalistiche hanno riferito che ieri la residenza di Younis a Bengasi era circondata dai militari e i suoi seguaci si erano radunati davanti all'abitazione per reclamarne la liberazione. «Se non lo lasciano andare, lo libereremo noi!», aveva ammonito Baio. A catturarlo sarebbero stati uomini i della Brigata 17 Febbraio, guidata dall'ex ingegnere petrolchimico Fawzi Bu Katef, uno dei comandanti che non aveva mai digerito l'incarico di Younis ai vertici militari dell'insurrezione.
Younes aveva infatti qualche nemico anche tra i militari, primo fra tutti il colonnello Khalifa Hifter, eroe della guerra in Ciad degli anni '80 e in seguito passato alla dissidenza fuggendo negli Stati Uniti dove ha vissuto per 20 anni. La lotta tra Younes e Hifter per il comando delle milizie degli insorti ha avuto la grave conseguenza di rendere ancora più evidenti le incapacità militari del CNT e di ritardare la costituzione di uno strumento che assomigliasse a un esercito.
In qualità di capo di stato maggiore, Younes è stato più volte criticato all'interno del CNT per i mancati successi militari ma era al tempo stesso temuto per il controllo che stava instaurando sul neo costituito esercito degli insorti. La sua morte potrebbe inoltre rientrare nell'aspro confronto tra le diverse anime del CNT che vedono convivere con crescenti difficoltà ex dissidenti rientrati dall'estero, ex esponenti del regime e gruppi locali quali gli estremisti islamici di Derna e le tribù delle principali città della Cirenaica.
''Younes è stato per 40 anni il braccio destro di Gheddafi e quando decise di unirsi cinque mesi fa alle forze ribelli qualcuno tra di noi ebbe qualche dubbio sulla sua lealtà", hanno affermato dopo la sua morte fonti dei ribelli a Bengasi.
L'esplosione delle faide interne al CNT, oltre a favorire la tenace resistenza di Gheddafi, rischia però di alimentare dubbi in Occidente circa l'affidabilità degli "alleati" di Bengasi, riconosciuti ormai ovunque anche sul piano diplomatico come legittimi rappresentati della Libia. Del resto da mesi l'Unione Africana lancia moniti inascoltati circa il rischio che, una volta caduto il regime, il Paese nordafricano si dissolva, dilaniato da scontri tribali e guerre. Un'altra Somalia.