Libia

HRW: La NATO attaccò la popolazione civile in Libia

Etichette: DDHH Diritti Umani, Libia, NATO-OTAN

In 8 incursioni aeree uccise 2o donne e 24 bambini - 60mila vittime, 2% della popolazione colpita
Un recente rapporto di Human Rights Watch (HRW) mette sotto accusa la NATO per le sue operazioni di bombardamento aereo sulla Libia.
Esamina otto incursioni aeree
messe a segno dai Paesi che parteciparono alle operazioni belliche e -sulla base di testimonianze locali- rivela che
ci furono 72 vittime civili
, tra cui
20 donne
e
24 bambini.
Naturalmente la NATO nega tutto e ribadisce che gli attacchi erano solo sulle strutture militari.
L'avvocato Purificación González, del Collettivo Internazionale Occhi per la Pace, è convinta che se la NATO rifiuta di indagare sui crimini di cui è accusata è per cercare di evitare che vengano alle luce crimini di maggiore gravità. Le bombe della NATO "hanno ucciso praticamente il 2% della popolazione libica, vale a dire più di 60000 persone". La campagna militare contro il Paese nordafricano, dal marzo all'ottobre 2011, cominciò con una risoluzione dell'ONU che imponeva una "zona di interdizione aerea" sulla Libia.

Immediatamente, la "no fly zone" venne illegalmente trasformata in una lunga campagna di bombardamenti aerei che distrusse tutta l'infrastruttura civile ed istituzionale. Il vero oggetto del contendere, infatti, erano le risorse naturali e gli idrocarburi che dovevano essere trasferiti nelle mani della Total e British Petroleum. La NATO e i governi dei Paesi coinvolti rifiutano ogni addebito e non hanno nessuna intenzione di indagare sui fatti denunciati da ONG tipo URW.

Selvas Blog: HRW: La NATO attaccò la popolazione civile in Libia
 
Mark Mobius: l'Africa è un'opportunità "fantastica"

Arabia Saudita: grande mercato, in particolare i consumi. La popolazione e' molto giovane e classe media in crescita. Libia offre grandi prospettive. L'India? Ha bisogno di riforme. Parla il guru dei mercati in via di sviluppo Mark Mobius.
New Yor - Il direttore generale di Templeton Emererging Markets Group e' intervenuto sulle opportunita' di investimento nel continente nero: popolazione gigantesca e piena di talento. Le prospettive di crescita sono enormi.

In alcuni stati in particolare, come Nigeria e Kenya, il desiderio di consumare e' grande, come per esempio quello di possedere un video telefonino o di fare acquisti su Internet.

La gente non e' solo numerosa, ma anche molto numerosa: le opportunita' sono 'eccezionali'. Tutti i prodotti relativamente a basso costo, come alimentari e abbigliamento, registreranno un boom della domanda.

Tra gli altri mercati extra africani, il guru degli emergenti e' pronto a puntare tutto sull'Arabia Saudita. Libia offre grandi prospettive. L'India invece ha bisogno di riforme.

Ecco l'intervento su Bloomberg dell'investitore specializzato in azionario e mercati emergenti.
Mark Mobius: l'Africa è un'opportunità fantastica
 
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=UD8sblrbBYs&feature=channel&list=UL]INCREDIBILE !!! SENTITE COSA DICE QUESTO GIORNALISTA DELLA RAI !!! - YouTube[/ame]
 
Libia:smembrata rete partigiani Gheddafi

Fonte ufficiale, 32 arresti dopo attentati

20 agosto, 00:46


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(ANSA) - TRIPOLI 19 AGO - Una rete di partigiani del deposto e defunto leader Muammar Gheddafi è stata smantellata in Libia, dove sono stati compiuti 32 arresti poche ore dopo la serie di attentati che ieri mattina ha insanguinato Tripoli e che a questa rete vengono attribuiti. Lo ha detto una fonte del Comitato Supremo per la Sicurezza, organismo che supervisiona le questini di sicurezza del dopo-Ghedafi. Connessioni fra le 32 persone arrestate e gli attentati di ieri "sono state appurate", ha detto la fonte.
 
Sallusti poi fornisce la sua lettura della guerra alla Libia: "Era il 3 marzo quando Berlusconi si trovò a fare una sorta di gabinetto di guerra all'opera: la Francia stava mandando gli aerei per bombardarla. Era sconvolto: non poteva, non voleva firmare un decreto che dichiarava guerra a una persona alla quale aveva stretto la mano, di cui conosceva i figli, con il quale aveva stretto rapporti. Un amico".
Già, l'amico Gheddafi. Nessuno fiata, né dalla platea, né tra i dibattenti. Lui rincara: "Altro che la culona Merkel. Non sapete quante ne ha dette su Sarkozy. Gli saranno state sicuramente riportate". Ah, ecco perché l'Europa ha preteso che si facesse da parte.
D'altra parte, Berlusconi è in maggioranza col Pd. La maggioranza è maggioranza. E Sallusti è sempre più a suo agio.


http://www.dagospia.com/rubrica-3/p...o-del-fondamentalismo-berlusconiano-43184.htm
 
Canaglie mondiali

Usa, Human Rights: "Cia utilizza ancora tortura waterboarding"


La controversia sull'ampio utilizzo della tecnica del waterboarding nelle prigioni della CIA in questi giorni è viva più che mai. Washington ha sempre affermato che solo tre prigionieri, membri di Al-Qaeda, erano stati sottoposti a waterboarding, mentre erano prigionieri degli statunitensi, Human Rights Watch (HRW) ha rivelato di avere nuove prove del fatto che Washington ha utilizzato questa tecnica di tortura in modo più sistematico, anche contro i detenuti in Libia.



SOCIAL:


In un nuovo rapporto pubblicato giovedi 6 settembre "Consegnato al nemico: abusi e trasferimenti extragiudiziali di oppositori di Gheddafi in Libia sotto l'egida degli Stati Uniti" (relazione in inglese),

Human Rights Watch (HRW) ha accusato l'amministrazione Bush di aver nascosto il fatto che i dissidenti libici residenti all'estero sono stati arrestati e detenuti senza accusa da parte degli Stati Uniti, con l'aiuto del Regno Unito e di paesi del Medio Oriente, Africa e Asia, prima di essere consegnati alla polizia dell'ex dittatore Muammar Gheddafi.

"Non solo gli Stati Uniti hanno consegnato i nemici di Gheddafi su un piatto d'argento, ma sembra che la CIA ha prima torturato molti di loro", ha detto Laura Pitter consigliere per l'antiterrorismo di Human Rights Watch e autrice del rapporto.
Molti di loro ora detengono posizioni chiave in Libia
Queste rivelazioni sono basate su documenti trovati abbandonati il 3 settembre 2011, presso la sede dell'ex capo dei servizi d'intelligence libico Moussa Koussa, dopo la presa di Tripoli da parte delle forze ribelli. "Questi documenti rivelano l'alto livello di cooperazione esistente tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il governo dell'ex leader Muammar Gheddafi per il trasferimento degli oppositori di Gheddafi in Libia", ha detto HRW. L'organizzazione ha inoltre condotto interviste con quattordici ex prigionieri, per lo più membri del Gruppo Islamico Combattenti in Libia (GICL). Per venti anni, il GICL ha cercato di rovesciare il regime di Tripoli, prima di unirsi alla rivoluzione libica. Alcuni di questi oppositori, torturati dagli americani, ora occupano posizioni chiave nel nuovo governo libico.



Diversi tipi di tortura
Cinque membri GICL ex detenuti in due centri di detenzione in Afghanistan gestiti dagli Stati Uniti, hanno subito abusi, con ogni probabilità dalla CIA, dice il rapporto. Tra le torture di cui sono stati vittime, alcuni descrivono l'annegamento simulato, il waterboarding ed altre torture con acqua. "Ho subito un severo interrogatorio per tre mesi durante il primo periodo, e ogni giorno mi hanno sottoposto ad un diverso tipo di tortura. A volte hanno usato l'acqua, a volte no. A volte mi hanno spogliato completamente, altre mi hanno lasciato i vestiti", come ha evidenziato Khalid Al-Sharif, che ora controlla la Guardia Nazionale libica. Al-Sharif ha detto di essere stato detenuto per due anni nei centri di detenzione in Afghanistan, prima di essere consegnato al colonnello Gheddafi nel 2005. "A volte mi hanno messo un cappuccio in testa e hanno cominciato a versare acqua ... hanno versato acqua sulla mia bocca e il mio naso in modo che mi sentissi affogare... ho provato a girare la testa a destra e a sinistra, per quanto possibile per cercare di respirare, ma mi sentivo soffocare", ha detto.
Questi ex detenuti hanno anche detto che a volte venivano incatenati ad un muro completamente nudi - o solo con un pannolino, in celle buie senza finestre per settimane o mesi, tenuti in posizioni dolorose e stressanti per lunghi periodi, ammucchiati e costretti in spazi ristretti, picchiati e gettati violentemente contro le pareti, a volte è stato impedito loro di lavarsi per quasi cinque mesi, oppure privati del sonno per la diffusione continua di musica occidentale a tutto volume. L'ex comandante del consiglio militare di Tripoli, Abdelhakim Belhadj, è stato vittima di abusi insieme a sua moglie. Ex membro del GICL, aveva combattuto i sovietici in Afghanistan, il sig. Belhadj è stato arrestato in Thailandia nel 2004. Dice che hanno subito maltrattamenti da parte delle autorità tailandesi e degli Stati Uniti. "Durante la sua detenzione a Bangkok, il signor Belhaj ha detto di essere stato spogliato e picchiato. Lo hanno costretto a spogliarsi, gli hanno bendato gli occhi, e appeso su una parete per un braccio e una gamba, ed è stato messo in un tubo pieno di ghiaccio. E' stato costretto ad indossare cuffie che poteva togliere solo quando i suoi rapitori diffondevano musica ad alto volume nella stanza o lo interrogavano", dice il rapporto.
Poco dopo, il signor Belhadj e sua moglie sono stati estradati in Libia, "in circostanze che dimostrano il coinvolgimento americano e britannico", ha detto HRW. Abdelhakim Belhadj fu poi imprigionato per sei anni in Libia, dove è stato posto in isolamento e interrogato più volte da libici, americani, agenti stranieri inglesi e altri. "Le storie di libici detenuti dagli Stati Uniti, e poi estradati in Libia, evidenziano chiaramente che la politica di infliggere maltrattamenti ai detenuti, tra cui alcuni abusi non specificamente autorizzati dai funzionari dell'amministrazione Bush, era un fenomeno di ampia portata", ha detto Laura Pitter, che ha chiesto un'indagine completa su queste pratiche. E' deplorevole il fatto che gli Stati Uniti non siano ancora stati chiamati a rendere conto di questo, nonostante l'esistenza di prove convincenti che numerosi abusi sistematicamente furono inflitti a detenuti sospetti da parte degli Stati Uniti in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001.

Il 30 agosto il ministro della Giustizia degli Stati Uniti, Eric Holder, ha annunciato che la sola inchiesta penale intrapresa dal Dipartimento di giustizia con l'accusa di maltrattamenti di detenuti da parte della CIA, guidata dal procuratore speciale John Durham, si andava a concludere senza che nessuno fosse accusato di crimini. Eric Holder ha già ridotto il campo di indagine della Procura di Durham il 30 giugno 2011, limitandolo a solo due casi di persone che si presume siano state detenute dalla CIA, mentre l'inchiesta iniziale doveva riguardare il destino di 101 persone. In entrambi i casi i detenuti sono morti, uno in Afghanistan e uno in Iraq. L'indagine è stata limitata anche dal fatto che è stato considerato solo l'abuso superiore a quello che l'amministrazione Bush aveva autorizzato. Quindi, non poteva riguardare gli atti di tortura, come l'annegamento simulato o altri abusi che gli avvocati dell'amministrazione Bush avevano approvato, anche se tali atti costituivano violazioni della legge degli Stati Uniti e del diritto internazionale. HRW ha anche chiesto la relazione della commissione d'intelligence del Senato degli Stati Uniti (Senate Select Committee on Intelligence SSCI), realizzato dopo tre anni di indagine sulle pratiche della CIA in materia di detenzione e interrogatori, che sono stati resi pubblici.
I più informati sanno bene che la ONG Human Right Watch, non è uno stinco di santo perchè ha legami molto discutibili con il potere imperiale che dice di combattere, basta ricordare la campagna propagandistica di kony 2012 di qualche mese fa, quindi ci si potrebbe chiedere "perchè la rivelazione di questi abusi?" La risposta potrebbe essere molto semplice. Sono stati commessi da una vecchia amministrazione, quella di Bush, oggi ce n'è un'altra ed entrambe, sia la nuova amministrazione che la ONG possono mostrare la bella facciata della lotta ai diritti umani.
 
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Ucciso ambasciatore Usa in Libia. Dura condanna di Obama

Dato alle fiamme il consolato a Bengasi, asfissiati anche un funzionario e due marines

12 settembre, 14:13
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Guarda le foto 1 di 6
Fermo immagine tratto da Sky Tg24 mostra fiamme e fumo a Bengasi dopo l'attacco contro il consolato degli Stati Uniti

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BENGASI - L'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, è rimasto ucciso ieri nell'assalto contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi, assieme a un funzionario e due Marines. Il diplomatico era arrivato nel pomeriggio nella 'capitale' della Cirenaica per raccogliere gli umori alla vigilia della nomina del nuovo premier libico, prevista oggi.

In serata, poco dopo le 21.30, una folla inferocita e armata ha preso d'assalto l'edificio: dopo una feroce sparatoria a colpi di Rpg e armi automatiche, i dimostranti hanno appiccato le fiamme alla struttura, che si trova all'interno di un compound, e issato la bandiera nera islamica dopo aver strappato e bruciato quella americana.
Alcuni testimoni che hanno chiesto l'anonimato hanno riferito di aver notato numerosi membri della milizia islamica Ansar Al-Sharia tra i dimostranti, e secondo fonti concordanti, i violenti scontri a fuoco sono andati avanti per diverse ore, almeno tre. La milizia è nota perché è attiva nella regione, qualche volta ha tentato raid dimostrativi nel centro della città, incontrando però la ferma ostilità della popolazione e delle altre milizie armate del dopo-Gheddafi. Scorrazzano nelle zone desertiche a sud, dove i miliziani sono stati protagonisti di numerosi atti di intimidazione anche ai danni di cittadini italiani.
L'assalto di ieri è iniziato con "un gran botto", secondo alcune testimonianze le esplosioni sarebbero state alla fine almeno dieci. In serata anche l'ambasciata americana del Cairo era stata presa d'assalto dai dimostranti a causa del film su Maometto prodotto da copti negli Usa considerato offensivo per l'Islam. La circostanza ha fatto collegare l'assalto di Bengasi alla pellicola. "L'Islam è un cancro. La pellicola é un film politico, non un film religioso": così Sam Bacile, regista e produttore del film ha descritto al Wall Street Journal il senso del suo lungometraggio. Ma secondo i siti collegati alla galassia di al Qaida, il film è solo una falsa pista: la morte dell'ambasciatore Usa è "una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi", il libico numero 2 di Al Qaida, arrivata ieri da Ayman al Zawahiri. Il 5 giugno scorso gli Usa avevano confermato la morte del libico. Quella sera una bomba è esplosa proprio davanti alla sede del consolato Usa di Bengasi. Secondo le autorità libiche, invece, dietro l'attacco ci sarebbero fedelissimi dell'ex dittatore Muammar Gheddafi.
Il presidente Usa Barack Obama condanna duramente gli "attacchi oltraggiosi" che hanno portato all'uccisione dell'ambasciatore e di altri tre americani. Il presidente ha dato ordine di fornire tutte le risorse necessarie per la sicurezza del personale Usa in Libia e per aumentare le misure di sicurezza in tutte le sedi diplomatiche statunitensi nel mondo. E' quanto si legge in una nota della Casa Bianca. Intanto la prima seduta del Congresso generale nazionale libico, che era in programma per oggi, è stata annullata per motivi di sicurezza. Lo si apprende a Tunisi, dove sta facendo rientro il presidente della repubblica, Moncef Marzouki, che avrebbe dovuto presenziare alla seduta inaugurale dell'assemblea.
"Le notizie da Bengasi suscitano orrore e sdegno", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Esprimo la più sincera e profonda solidarietà - ha aggiunto - agli Usa".
 
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Ucciso ambasciatore Usa in Libia. Dura condanna di Obama

Dato alle fiamme il consolato a Bengasi, asfissiati anche un funzionario e due marines

12 settembre, 14:13
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BENGASI - L'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, è rimasto ucciso ieri nell'assalto contro la sede di rappresentanza Usa a Bengasi, assieme a un funzionario e due Marines. Il diplomatico era arrivato nel pomeriggio nella 'capitale' della Cirenaica per raccogliere gli umori alla vigilia della nomina del nuovo premier libico, prevista oggi.

In serata, poco dopo le 21.30, una folla inferocita e armata ha preso d'assalto l'edificio: dopo una feroce sparatoria a colpi di Rpg e armi automatiche, i dimostranti hanno appiccato le fiamme alla struttura, che si trova all'interno di un compound, e issato la bandiera nera islamica dopo aver strappato e bruciato quella americana.
Alcuni testimoni che hanno chiesto l'anonimato hanno riferito di aver notato numerosi membri della milizia islamica Ansar Al-Sharia tra i dimostranti, e secondo fonti concordanti, i violenti scontri a fuoco sono andati avanti per diverse ore, almeno tre. La milizia è nota perché è attiva nella regione, qualche volta ha tentato raid dimostrativi nel centro della città, incontrando però la ferma ostilità della popolazione e delle altre milizie armate del dopo-Gheddafi. Scorrazzano nelle zone desertiche a sud, dove i miliziani sono stati protagonisti di numerosi atti di intimidazione anche ai danni di cittadini italiani.
L'assalto di ieri è iniziato con "un gran botto", secondo alcune testimonianze le esplosioni sarebbero state alla fine almeno dieci. In serata anche l'ambasciata americana del Cairo era stata presa d'assalto dai dimostranti a causa del film su Maometto prodotto da copti negli Usa considerato offensivo per l'Islam. La circostanza ha fatto collegare l'assalto di Bengasi alla pellicola. "L'Islam è un cancro. La pellicola é un film politico, non un film religioso": così Sam Bacile, regista e produttore del film ha descritto al Wall Street Journal il senso del suo lungometraggio. Ma secondo i siti collegati alla galassia di al Qaida, il film è solo una falsa pista: la morte dell'ambasciatore Usa è "una reazione della milizia Ansar Al-Sharia alla conferma della morte di Abu al-Libi", il libico numero 2 di Al Qaida, arrivata ieri da Ayman al Zawahiri. Il 5 giugno scorso gli Usa avevano confermato la morte del libico. Quella sera una bomba è esplosa proprio davanti alla sede del consolato Usa di Bengasi. Secondo le autorità libiche, invece, dietro l'attacco ci sarebbero fedelissimi dell'ex dittatore Muammar Gheddafi.
Il presidente Usa Barack Obama condanna duramente gli "attacchi oltraggiosi" che hanno portato all'uccisione dell'ambasciatore e di altri tre americani. Il presidente ha dato ordine di fornire tutte le risorse necessarie per la sicurezza del personale Usa in Libia e per aumentare le misure di sicurezza in tutte le sedi diplomatiche statunitensi nel mondo. E' quanto si legge in una nota della Casa Bianca. Intanto la prima seduta del Congresso generale nazionale libico, che era in programma per oggi, è stata annullata per motivi di sicurezza. Lo si apprende a Tunisi, dove sta facendo rientro il presidente della repubblica, Moncef Marzouki, che avrebbe dovuto presenziare alla seduta inaugurale dell'assemblea.
"Le notizie da Bengasi suscitano orrore e sdegno", ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi. "Esprimo la più sincera e profonda solidarietà - ha aggiunto - agli Usa".

Ma Al Qaeda non dicevano che era la CIA?
Libia, ucciso l'ambasciatore Usa "Attacco pianificato da Al Qaeda" Obama manda duecento marines - LASTAMPA.it


al-Qaida - Wikipedia


Secondo un'affermazione rilasciata l'8 luglio 2005 al quotidiano britannico "The Guardian" dell'ex-ministro degli Esteri britannico Robin Cook (laburista) - che si dimise per protesta contro l'aggressione all'Iraq di Tony Blair -, al-Q***257;***703;ida sarebbe la traduzione in arabo di "data-base": «Per quanto ne so io, al-Q***257;***703;ida era originariamente il nome di un data-base del governo USA, con i nomi di migliaia di muj***257;hid***299;n arruolati dalla CIA per combattere contro i Sovietici in Afghanistan».


La guerra ad Al Qaida è proprio quella guerra che gli USA hanno sempre cercato:
la guerra infinita.
Sempre a manipolare, sempre a perseguire l'unico vero scopo che da sempre la sostiene: scovare un nemico, amplificarne l'azione, colpirlo e ricominciare ogni volta daccapo fino al dominio completo sul mondo.
Obama infatti è sincronizzato perfettamente su questa logica.:cool:

Rainews24.it
 
Datemi una leva e vi solleverò il mondo.


Un nemico invisibile puoi colpirlo dove vuoi. In Pakistan, in Libia o in Brasile.:-o
 
Importante è l'innesco della catena degli eventi. Le torri o un film oppure un libro. In nome di una lotta politica hanno attentato la vita di molti presidenti americani, cosa volete cosa sia il sacrificio di proprie vite umane, per il perseguimento folle di un principio superiore?
E qui siamo di fronte ad un principio superiore: il dominio del mondo.:cool:
 

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