Libia

Vescovo Tripoli:Raid coalizione uccidono almeno 40 civili


Libia/ Inchiesta Nato su vittime civili a Tripoli dopo raid

Vescovo Tripoli:Raid coalizione uccidono almeno 40 civili


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Roma, 31 mar. (TMNews) - Sulla presunta strage di civili avvenuta a Tripoli e denunciata dal vescovo Martinelli, nella quale sarebbero morte 40 persone, il generale Charles Bouchard, comandante delle operazioni Nato in Libia, ha dichiarato che è stata avviata una "investigazione", ribadendo però, che il comando unificato della Nato è avvenuto soltanto questa mattina alle 6 ora di Greenwich (alle 8 in Italia).

Siamo al corrente di questo rapporto fatto dalla stampa, stiamo investigando se le forze Nato siano state coinvolte o meno. Stiamo prendendo in seria considerazione ogni aspetto. Ma le operazioni - ha proseguito - che rientrano nella 'Unified Protector' sono iniziate questa mattina alle 6".

Il comandante Bouchard ha poi aggiunto: "Disponiamo di regole di ingaggio molto strette" Il Vicario apostolico di Tripoli, Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, parlando all'agenzia Fides, aveva denunciato: "I raid cosiddetti umanitari hanno fatto decine di vittime tra i civili in alcuni quartieri di Tripoli" ha detto Martinelli, "ho raccolto diverse testimonianze di persone degne di fede al riguardo". In particolare nel quartiere di Buslim, a causa dei bombardamenti, "è crollata un'abitazione civile, provocando la morte di 40 persone", ha detto il prelato.
 
Obama è un buffone, rifinito ma pur sempre un buffone.
Sta bombardando di fatto la "sua" Africa.
Bush-Obama, due facce della stessa medaglia.
E' stato imposto dalla nomenklatura stelle e striscie, impostato in maniera totalmente diversa trasferisce un'immagine di competenza, cultura e classe.
Ma sotto sotto c'è tanta *****.
Ha autorizzato il possibile uso di armi nucleari tattiche in teatri che si dovessero aprire, come quello dell'Iran.
Sono convinto al 100% di quello che dico.
 
Altro bombardamento umanitario per proteggere i civili?



La Nato bombarda Brega, i medici: uccisi sette ragazzi

I morti avevano tutti tra i 12 e i 20 anni, secondo i testimoni ci sono anche 25 feriti tra Zawia ed el Argobe


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Roma, 1 apr. (TMNews) - Sette civili libici sono rimasti uccisi nel corso di un raid aereo della Nato contro un convoglio di forze filo-Gheddafi nei pressi di Brega, in una zona controllata dai ribelli. Lo ha riferito un medico alla Bbc, precisando che ci sono anche 25 feriti.

Secondo Suleiman Refardi il raid è avvenuto nei pressi del villaggio di Zawia el Argobe, a circa 15 chilometri da Brega. L'attacco ha colpito un camion carico di munizioni e la deflagrazione ha investito due abitazioni vicine. Tutte le vittime sono di età compresa tra i 12 e i 20 anni. La Nato sta svolgendo un'inchiesta.

Fcs/Bat
 
Altro bombardamento umanitario
si lamentano pure i ribelli che da questi bombardamenti dovrebbero trarne giovamento

e la Nato sta sempre verificando

oltre ad uccidere i civili... riesce anche a verificare!
da Libia, la denuncia dei ribelli: "Colpiti dalla Nato" Bombe anche un'ambulanza, in tutto 15 morti - Interni - ilGiornale.it del 02-04-2011


ibia, la denuncia dei ribelli: "Colpiti dalla Nato" Bombe anche un'ambulanza, in tutto 15 morti

di Redazione
#info_articolo { border-bottom: medium none; } Primo episodio di fuoco amico in Libia: el tardo pomeriggio di ieri a Marsa el Brega ha colpito quattro veicoli dei ribelli, tra cui un’ambulanza, provocando la morte di 15 persone, tra cui tre infermieri e l’autista del mezzo. La Nato: stiamo verificando
 
essì, vuoi fare la pastiera senza sporcare la cucina


Tempesta sulla Libia: un War Game profetico




Scritto da Giulietto Chiesa - Pino Cabras Venerdì 01 Aprile 2011 23:55


Guerra e verità




southernmistral2011.jpg
di Giulietto Chiesa e Pino Cabras – Megachip
.




L'attacco franco-britannico contro la Libia pare non avesse niente a che fare con operazioni umanitarie di sorta.


Infatti sarebbe stato programmato con larghissimo anticipo non solo rispetto alla rivolta che ha sconvolto la Libia, ma addirittura assai prima della sollevazione egiziana.



Questa piuttosto sconvolgente circostanza emerge da un sito ufficiale legato a uno dei comandi dell’«Armée de l'Air», l’Aeronautica militare francese.

Sono infatti le pagine del Comando della Difesa Aerea e delle operazioni Aeronautiche (CDAOA), con tanto di logo colorato dell'”Armée de l'Air” in bella vista, a regalarci la descrizione di un “War Game” poi puntualmente ricalcato dallo scenario libico di questi giorni.


Per chi volesse consultare tutte le informazioni che seguono (e sarà meglio farlo prima che il sito venga oscurato), ecco il link indispensabile: Southern Mistral 2011.

Il titolo e il logo contengono il nome dell'operazione in codice: “Southern Mistral 2011”. Il nome segnato dall’aggettivo inglese è lo stesso sia nelle pagine in inglese del 4 marzo 2011, sia in quelle anteriori del 17 febbraio in francese. I francesi appaiono gl'iniziatori di fatto, oltre che gli “ospitanti”. Come si evince dai testi che qui sotto riportiamo, infatti, sono francesi tutte le basi impegnate nell'operazione “Southern Mistral 2011”.
southernmistral.jpg

Nella Presentazione, in homepage, si legge questa fenomenale descrizione che, se non fosse vera (come tutto il resto del sito) sarebbe davvero, come dice un adagio popolare, ben trovata.

«Il 2 novembre 2010 la Francia e la Gran Bretagna hanno firmato un accordo senza precedenti in tema di difesa e sicurezza. Componente di questo accordo è l'esercitazione Southern Mistral. Essa è programmata per il periodo dal 21 al 25 marzo 2011 e coinvolgerà diverse basi francesi.
In questa occasione le forze francesi e britanniche effettueranno operazioni aeree congiunte e uno specifico raid aereo (Southern Storm) che realizzerà una attacco convenzionale a largo raggio d'azione. Questa esercitazione bilaterale coinvolgerà oltre 500 addetti.»


Il sito non si limita a dare questa succosa informazione.



Precisa, con dovizia di particolari, corredati di fotografie e dei descrizioni e dettagli tecnici, che proprio nel mese di marzo 2011 sono destinati all'operazione Tempesta del Sud una trentina di velivoli. Tra cui 6 Tornado GR4s della Royal Air Force, accompagnati da un aereo cisterna Vickers-10 e un Boeing E3D, mentre la Francia metterebbe a disposizione i suoi Mirage 2000Ds, 2000Ns, 2000 Cs. I famosi Rafale compaiono non in questo elenco ma nelle fotografie del sito, insieme a diversi tipi di elicotteri.
Viene anche precisato che il centro di comando che guiderà l'intera operazione è situato nella base aerea di Lione Mont-Verdun (sigla BA942). Ma, a quanto pare, non si progettava solo un raid in quota. Si parla di un commando di paracadutisti francesi “Air 20” (CPA20) che deve incontrarsi con un analogo reggimento britannico in quel di Digione, per effettuare operazioni di sincronizzazione e di azioni congiunte future.
Parallelamente un altro reggimento britannico è atteso a Captieux per apprestare misure di polizia aerea elitrasportata. Lo scopo- viene precisato – sarà quello di colpire avversari «in lento movimento» a terra. Le immagini che stiamo vedendo in tv, che mostrano il tiro al bersaglio con missili contro i tank di Gheddafi sembrano la rappresentazione precisa di questi documenti.
E, a quanto pare, lo sono. Infatti è dallo stesso sito, sotto la voce in homepage di Conflict Summary, si può leggere il significato di quel “Southern” che compare nel titolo.
Si tratta di un paese immaginario, di nome Southland. Un paese con un governo “specificamente autoritario”, nel quale stanno accadendo cose stranamente vicine ai racconti e analisi che abbiamo letto sui giornali in queste settimane, quasi che chi ha scritto queste righe avesse la possibilità di guardare dentro una sfera di cristallo.
Seguiamo dunque questi lettori franco-britannici di fondi di caffè. «L'ex dittatore si è dimesso, trasmettendo i poteri a suo figlio. Da quel momento la politica del paese è divenuta più aggressiva; operazioni militari sono state lanciate contro il territorio francese. Prove dell'aggressione mostrano chiaramente la responsabilità di Southland in un attacco contro gl'interessi strategici francesi».
Naturalmente chi progetta un'offensiva, sia pure immaginaria, contro un paese immaginario, deve anche dotarsi di prove che “dimostrino” le colpe del nemico. Che deve essere severamente punito in tempi rapidi. Dunque «il presidente francese e il primo ministro britannico decidono di dare un'immediata e congiunta risposta a questa offesa», che si tradurrà in un «attacco convenzionale a lungo raggio contro un obiettivo strategico all'interno di Southland».
Aprendo infine la pagina degli scenari, si può leggere un'ultima curiosa spigolatura: dopo avere mostrato in dettaglio, con ampi disegni colorati, le collocazioni delle basi francesi impegnate, dove si porteranno le truppe britanniche, si scrive – anche in questo caso colpisce la lungimiranza degli autori – che la Francia «prende la decisione di mostrare la propria determinazione a Southland (in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, n.3003)».


C'è quasi tutto il necessario.

L'unico errore, veniale, è il numero della risoluzione, che non poteva essere così alto alla data in cui il tutto sarebbe avvenuto. Infatti, dal testo del sito citato, emerge che l'attacco verso una “dittatura del sud” deve avvenire tra il 21 e il 25 marzo.
Resta solo un dubbio: ma questo Southland è proprio la Libia? Non potrebbe essere l'Egitto?
Anche là il dittatore pensava di mettere al suo posto il figlio, ma alla luce degli avvenimenti successivi non si direbbe che gli strateghi parigini e londinesi a questo pensassero.
Lo schema era pronto, la mobilitazione rodata. Con poca fantasia, i militari francesi hanno chiamato la loro campagna di Libia con il nome di Opération Harmattan, che poi è l’appellativo di un vento tempestoso, una specie di Maestrale del Sud. Le coincidenze non
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sono sfuggite al parlamentare statunitense Dennis Kucinich, che in una lettera a tutti i suoi colleghi ricorda che «mentre i giochi di guerra non sono affatto rari, le somiglianze fra “Southern Mistral”» e l’attuale operazione «mettono immediatamente in luce la quantità di domande che rimangono senza risposta in merito ai nostri programmi militari in Libia». E aggiunge: «Non sappiamo da quanto tempo l’attacco alla Libia fosse in preparazione, ma dobbiamo scoprirlo. Non sappiamo chi rappresentano davvero i ribelli né come sono diventati armati, ma dobbiamo scoprirlo».
Una voce di minoranza al Congresso, quella di Kucinich. Ma nel nostro Parlamento queste domande finora non le ha fatte nessuno.
Le faremo noi, assieme a nuove domande e rivelazioni che presenteremo nei prossimi giorni, che disegneranno, dati alla mano, un quadro molto diverso dalla corrente raffigurazione di questa guerra.

 
Gheddafi, Finmeccanica, petrolio, acqua e Dinaro...
Marcello Pamio - 30 marzo 2011
[FONT=&quot]Gheddafi e la Francia
[/FONT]
[FONT=&quot]Per circa 3 anni il presidente sionista francese, Nicolas Sarkozy, si è occupato personalmente, assieme al suo staff, di due colossali affari con la Libia: la vendita di una intera flotta aerea da combattimento e un mega investimento per costruire centrali atomiche a Tripoli e dintorni. Tutto ovviamente di marca francese! Stiamo parlando di affari da centinaia di miliardi di euro.
[/FONT][FONT=&quot]Questi contratti nessuno di noi ovviamente li ha visti, né tantomeno Sarkò.
[/FONT][FONT=&quot]Di volta in volta infatti il dittatore libico ha sostituito le aziende francesi con aziende russe e anche italiane, facendo schiumare dalla rabbia il presidente francese.
Ecco perché a fine novembre scorso, il presidente francese inizia una controffensiva mediatica verso Gheddafi.
Casualmente, proprio in quei giorni, arriva a Parigi con tutta la famiglia, uno degli uomini più vicini al colonnello libico, Nouri Mesmari, capo del protocollo di Gheddafi.
Mesmari chiedendo asilo politico per sé e la famiglia è diventato, da allora, il più prezioso collaboratore di Sarkò, svelando segreti militari ed economici della Libia…
A guerra iniziata, sempre casualmente, il primo obiettivo dei caccia francesi è stata la flotta aerea libica, composta da 20 aerei tutti russi (Mig21-23 e Sukhol22), come pure da 40 elicotteri, sempre di produzione russa... [/FONT]
[FONT=&quot]Gheddafi e l’oro
[/FONT]
[FONT=&quot]Dopo che la Cina ha annunciato il conio dello Yuan d’oro si sono alzate strane voci sul sistema aureo del Medio Oriente.
Non a caso il principale iniziatore e fautore del pagamento senza dollari né euro è stato proprio Gheddafi, il quale ha fatto appello al mondo arabo per adottare una valuta unica: il dinaro d’oro!
Il colonnello libico ha anche proposto di creare uno Sato Africano Unito che conti 200 milioni di persone!
Questo ovviamente non s’ha da fare e infatti secondo il sionista Sarkò: “i libici hanno attaccato la sicurezza finanziaria del genere umano”!
Gheddafi in pratica ha deciso di ripetere i tentativi del generale francese De Gaulle, di abbandonare l’uso della carta igienica americana, chiamata dollaro, e tornare all’oro.
Verso la metà degli anni 60 infatti il generale De Gaulle con l’aiuto di un influente monetarista francese, Jacques Rueff, denunciò la pericolosa egemonia del dollaro, proponendo per questo il ritorno all’oro come mezzo di regolazione delle transizioni internazionali (abbandonò anche la NATO).
Molto probabilmente Gheddafi stava attaccando il principale potere della moderna democrazia sionista: il sistema bancario internazionale! [/FONT]
[FONT=&quot]Gheddafi e l’oro nero
[/FONT]
[FONT=&quot]Secondo le ultime ricerche, la Libia risulta avere un capitale incalcolabile di greggio e gas.
Non solo, il petrolio che possiede è di ottima qualità perché raffinarlo costa pochissimo, cosa questa rarissima in natura. Stiamo parlando di circa 44 miliardi di barili.[1]
Inoltre la Libia, a differenza degli altri paesi africani non è indebitata con la Banca Mondiale o con il Fondo Monetario Internazionale, quindi Gheddafi può dettare le condizioni e non subirle.
Il petrolio della Libia finirà nelle mani dell’inglese British Petroleum (che dopo il disastro ambientale non naviga in buone acque), della francese Total e dell’americana Chevron.
[/FONT][FONT=&quot]L’italiana ENI è fuori! L’Eni infatti perde le concessioni a favore della BP, Chevron e Total. [/FONT]
[FONT=&quot]Gheddafi e l’oro blu
[/FONT]
[FONT=&quot]La Libia, oltre all’oro nero e al gas è ricchissima di acqua, l’oro blu.
[/FONT][FONT=&quot]Sotto i piedi di Gheddafi, sembra esservi un mare grande quanto la Germania, una riserva blu grande almeno 35.000 chilometri cubi.[2] [/FONT]
[FONT=&quot]Gheddafi & Unicredit
[/FONT]
[FONT=&quot]La Central Bank of Libya, ha in portafoglio il 4,99% delle azioni dell’Unicredit e insieme alla Libyan Investment Authority – che detiene il 2,59% di Finmeccanica di cui è il secondo azionista - ha raggiunto il 7,58% del capitale di Unicredit[3].
[/FONT][FONT=&quot]Per tanto oggi, la Libia è il primo azionista di Unicredit![4] [/FONT]
[FONT=&quot]Gheddafi & Finmeccanica
[/FONT]
[FONT=&quot]Non tutti sono al corrente che Finmeccanica è una delle principali aziende mondiali che si aggiudica ogni anno miliardi in commesse con i vari governi occidentali.
[/FONT][FONT=&quot]Nel 2007 il Pentagono, sede della Difesa statunitense, ha commissionato a Finmeccanica la fornitura del valore di 6 miliardi di dollari per la costruzione di 145 velivoli per l’esercito e l’aeronautica.[5] Nel quinquennio 2011-2016 sempre Finmeccanica si è aggiudicata un contratto del valore di circa 570 milioni di sterline con il Ministero della Difesa Britannico.[6]
Dal 2008, dopo l’acquisizione dell’americana Drs, Finmeccanica è uno dei principali fornitori del Pentagono[7] e dal 2009 Gheddafi è entrato nel gioco acquistando le azioni di Finmeccanica.
[/FONT][FONT=&quot]Gli Stati Uniti d’America sono molto preoccupati per questa pesantissima ingerenza libica nei loro sporchi affari economici e guerrafondai! [/FONT]
[FONT=&quot]Conclusione
[/FONT]
[FONT=&quot]Dopo tutto questo, viene da sé, che il colonnello non poteva rimanere nel suo trono d’orato per molto tempo ancora.
A questo punto è importante non farsi confondere le idee dalla propaganda vergognosa del Regime mediatico: in Libia non c’entrano nulla le sommosse popolari, i movimenti o le rivolte.
La Libia NON è la Tunisia, NON è il Marocco o l’Egitto!
L’intervento criminale guerrafondaio di Francia, Inghilterra Usa e Italia era in programma da tempo e non dopo le recenti sommosse radiocomandate.
I motivi sono assai diversi, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: interessi economici!
Da una parte Gheddafi ha commesso il grosso errore di ficcare il naso negli affari sporchi anglostatunitensi mediante Finmeccanica, dall’altra il colonnello nel corso degli ultimi anni si è fatto alcuni potenti nemici tra cui Israele, Usa, Francia e Inghilterra. [/FONT]
[FONT=&quot]Non si può scardinare il sistema monetario internazionale senza pagarne conseguenze pesantissime.
Ultimo ma non per importanza, la Libia possiede allettanti e ricchi giacimenti (petrolio di ottima qualità, gas, acqua dolce e perfino uranio nel sahara libico). Tutto questo, per gli squali e gli avvoltoi mascherati da banchieri internazionali, è grasso che cola.
Ricordiamo che i banchieri internazionale sono gli unici che guadagnano miliardi di dollari da guerre, carestie, disastri naturali e artificiali, attentati, terremoti. [/FONT]
[FONT=&quot]Per approfondimenti: [/FONT]
[FONT=&quot]“La Libia viene bombardata perché Gheddafi vuole introdurre il Dinaro d’oro?” [/FONT][FONT=&quot]http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8108
[/FONT][FONT=&quot]“Ma quale Gheddafi, Sarkò ha dichiarato guerra all’Italia”, Franco Bechis, fbechis.blogspot.com[/FONT]
 
Inverecondo pasticcio all'ONU



Scritto da Giulietto Chiesa Domenica 03 Aprile 2011 11:37


Giulietto Chiesa - Alternativa
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di Giulietto Chiesa - «La Voce delle Voci», aprile 2011
.
Ha scritto molto bene il generale Fabio Mini, su Repubblica (20 marzo 2011), che stiamo assistendo, senza accorgercene, alla «trasformazione del Nord Africa in una confederazione di compagnie petrolifere», che andrà dalla ex Mauritania all’ex Egitto, all’ex Sudan, fino alla Penisola Arabica (finché continuerà a chiamarsi così). I nuovi “stati” si chiameranno - chissà? - Total, BP, Exxon, Mobil, Chevron. Sicuramente nell’elenco non ci sarà ENI, che si è comportato male.
E non ci saranno neppure Gazprom, Lukoil, perchè Putin e Medvedev hanno votato male (cioè si sono astenuti) la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha permesso “tutte le misure necessarie” contro la Libia. Quello che è accaduto al Palazzo di Vetro sarà ricordato, senza dubbio, come il più inverecondo pasticcio mai cucinato dall’Onu in tutta la sua non sempre onorata carriera. Cioè l’Onu ha approvato un documento che viola appunto una serie di fondamentali principi dell’Onu. Cioè ancora, l’Onu si è sparato nei piedi.
O, forse, potremmo dire che il premio Nobel per la pace, Barack Obama, gli ha sparato nelle palle, essendo evidente che è stato lui (sebbene non sia stato così evidente...) a guidare le bellicose azioni del piccolo capo Sarkozy e del bellimbusto Cameron, oltre che del neghittoso Cainano italiano.
Infatti gli autori dell’augusto documento si sono dimenticati di notare che il capitolo 7 della Carta (ora straccia) delle Nazioni Unite autorizza azioni militari solo in caso di «minacce alla pace e alla sicurezza internazionale». Purtroppo la Libia non ha mai rappresentato una minaccia del genere. Lo stesso capitolo esclude espressamente «la ingerenza negli affari interni degli stati membri».
E la Libia è (era, al momento in cui scrivevo queste righe) uno stato sovrano, membro dell’Onu. E dunque? In mancanza di argomenti “autorizzanti” il CS (che andrebbe tradotto non come Consiglio di Sicurezza, ma come Corpo di Spedizione) ha tirato fuori la tesi della protezione dei civili inermi.
Purtroppo i “civili inermi” sono una forza militare a tutti gli effetti, tant’è che hanno conquistato tutto l’est del paese. E gli occidentali che hanno aggredito la Libia lo sanno benissimo, essendo stati loro ad averli armati e finanziati (si ricordi, tra i numerosi precedenti, la faccenduola dell’Uck, esercito di “liberazione” del Kosovo, spuntato fuori come un fungo, con divise e armi nuovissime, nel corto spazio di pochi mesi).
In altri termini il CS (che potrebbe essere tradotto anche come Coacervo di Sciocchezze) ha inventato un concetto nuovo e rivoluzionario, cioè l’idea di uno stato che aggredisce il proprio territorio, e che, per questo, deve essere punito e bombardato. Davvero una trovata originale, che avrebbe fatto impallidire d’invidia George Orwell.
Non azzardiamo previsioni sull’esito. Che potrebbe non essere così scontato. Le cinque guerre - inclusa quest’ultima - che l’Occidente ha scatenato dal momento della caduta del Muro di Berlino non sono state tutte vinte, sebbene siano state tutte sommamente vigliacche. E quelle contrassegnate come “missione compiuta” non sono andate poi così bene.
L’unica buona notizia è che, secondo i sondaggi, il 44% degli italiani sono contrari all’intervento militare in Libia. Risultato strepitoso, tenuto conto che governo e opposizione sono stati solidali, insieme al presidente della Repubblica, e a gran parte del mainstream informativo, nel plaudire alla guerra.
Vuol dire che, miracolosamente, molti italiani hanno ancora in funzione dei misteriosi anticorpi che impediscono loro di farsi infinocchiare.


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Ha scritto molto bene il generale Fabio Mini, su Repubblica (20 marzo 2011), che stiamo assistendo, senza accorgercene, alla «trasformazione del Nord Africa in una confederazione di compagnie petrolifere», che andrà dalla ex Mauritania all’ex Egitto, all’ex Sudan, fino alla Penisola Arabica (finché continuerà a chiamarsi così). I nuovi “stati” si chiameranno - chissà? - Total, BP, Exxon, Mobil, Chevron. Sicuramente nell’elenco non ci sarà ENI, che si è comportato male.
E non ci saranno neppure Gazprom, Lukoil, perchè Putin e Medvedev hanno votato male (cioè si sono astenuti) la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha permesso “tutte le misure necessarie” contro la Libia. Quello che è accaduto al Palazzo di Vetro sarà ricordato, senza dubbio, come il più inverecondo pasticcio mai cucinato dall’Onu in tutta la sua non sempre onorata carriera. Cioè l’Onu ha approvato un documento che viola appunto una serie di fondamentali principi dell’Onu. Cioè ancora, l’Onu si è sparato nei piedi.
O, forse, potremmo dire che il premio Nobel per la pace, Barack Obama, gli ha sparato nelle palle, essendo evidente che è stato lui (sebbene non sia stato così evidente...) a guidare le bellicose azioni del piccolo capo Sarkozy e del bellimbusto Cameron, oltre che del neghittoso Cainano italiano.
Infatti gli autori dell’augusto documento si sono dimenticati di notare che il capitolo 7 della Carta (ora straccia) delle Nazioni Unite autorizza azioni militari solo in caso di «minacce alla pace e alla sicurezza internazionale». Purtroppo la Libia non ha mai rappresentato una minaccia del genere. Lo stesso capitolo esclude espressamente «la ingerenza negli affari interni degli stati membri».
E la Libia è (era, al momento in cui scrivevo queste righe) uno stato sovrano, membro dell’Onu. E dunque? In mancanza di argomenti “autorizzanti” il CS (che andrebbe tradotto non come Consiglio di Sicurezza, ma come Corpo di Spedizione) ha tirato fuori la tesi della protezione dei civili inermi.
Purtroppo i “civili inermi” sono una forza militare a tutti gli effetti, tant’è che hanno conquistato tutto l’est del paese. E gli occidentali che hanno aggredito la Libia lo sanno benissimo, essendo stati loro ad averli armati e finanziati (si ricordi, tra i numerosi precedenti, la faccenduola dell’Uck, esercito di “liberazione” del Kosovo, spuntato fuori come un fungo, con divise e armi nuovissime, nel corto spazio di pochi mesi).
In altri termini il CS (che potrebbe essere tradotto anche come Coacervo di Sciocchezze) ha inventato un concetto nuovo e rivoluzionario, cioè l’idea di uno stato che aggredisce il proprio territorio, e che, per questo, deve essere punito e bombardato. Davvero una trovata originale, che avrebbe fatto impallidire d’invidia George Orwell.
Non azzardiamo previsioni sull’esito. Che potrebbe non essere così scontato. Le cinque guerre - inclusa quest’ultima - che l’Occidente ha scatenato dal momento della caduta del Muro di Berlino non sono state tutte vinte, sebbene siano state tutte sommamente vigliacche. E quelle contrassegnate come “missione compiuta” non sono andate poi così bene.
L’unica buona notizia è che, secondo i sondaggi, il 44% degli italiani sono contrari all’intervento militare in Libia. Risultato strepitoso, tenuto conto che governo e opposizione sono stati solidali, insieme al presidente della Repubblica, e a gran parte del mainstream informativo, nel plaudire alla guerra.
Vuol dire che, miracolosamente, molti italiani hanno ancora in funzione dei misteriosi anticorpi che impediscono loro di farsi infinocchiare.


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