tanto per leggere qualche argomentazione......(intanto ema chiama ricopertura short a 600/580
L’anno scorso la questione Iraq e gli scandali aziendali fecero deragliare il circolo virtuoso di Borse ed economie; stavolta potrebbe andare meglio, anche se – e questa è la differenza rispetto alla nostra posizione di allora – ci sembra di vedere segnali ancora più stentati di ripresa congiunturale, mentre le politiche monetarie e fiscali indispensabili per rilanciare la ripresa in larga misura sono già state spese.
Un loro fallimento adesso sarebbe molto più grave che non allora, perchè aprirebbe l’inevitabile confronto con la prospettiva del Giappone, pur tenendo conto delle sue singolari e non ripetibili disgrazie. Da qui la consapevolezza che il recupero delle Borse potrebbe proseguire, complice anche l’enorme liquidità che preme alla ricerca di rendimenti soddisfacenti, e al tempo stesso l’invito alla cautela legato ad un quadro macroeconomico che appare in crisi qui in Europa e non sembra affatto così roseo come vorremo anche nel caso della locomotiva americana.
Anche se i listini si muovono in maniera sincronizzata, il quadro per l’Europa appare molto più preoccupante e giustificherebbe un netto divario rispetto a Wall Street. Non a caso lo stesso indice dei responsabili degli acquisti ieri rimbalzato in America nell’UE è rimasto praticamente fermo sui deludenti livelli di aprile (47,9 contro 47,7), con un calo in tutte le sue componenti (il che rende ancor più misteriosa la pur lieve ascesa dell’indice complessivo...).
Il riavvio in tempi brevi dell’economia continentale, sbandierato da politici e banchieri centrali, appare una chimera, e non sarà certo l’atteso taglio dei tassi odierno – sperando che si tratti del mezzo punto oramai scontato e non di una delle solite sorprese cui ci ha abituati l’Istituto – ad assicurarlo: l’apprezzamento dell’euro negli ultimi dodici mesi ha infatti più che annullato i benefici di una politica monetaria più espansiva, il cui compito prioritario ora non è tanto rilanciare la ripresa, quanto evitare di intralciarla come finora è accaduto.
E non a caso le performance degli indici azionari – senza l’effetto cambio – danno nettamente ragione a Wall Street e al Nasdaq rispetto alle Piazze continentali più cicliche (Parigi e Francoforte). Quanto ai segnali odierni, da seguire dagli USA le solite richieste settimanali di sussidio, nota dolente di un mercato del lavoro che non riesce a decollare, e gli ordini all’industria, già visti in netto calo a seguito della deludente performance degli ordinativi di beni durevoli la scorsa settimana.
La sorpresa giunta stamani dalla Germania di un calo dei disoccupati (-4mila unità), a fronte del nuovo aumento atteso, non deve creare facili illusioni: si tratta del riflesso della riforma del mercato del lavoro, non di un segnale di miglior andamento congiunturale. In serata, attese le linee guida sui risultati del trimestre in corso da parte dei vertici di Intel: l’outlook potrebbe avere significativi riflessi su tutta l’industria dei chips e sui tecnologici in generale, attualmente al centro dell’interesse di coloro disposti a puntare su una decisa ripresa economica (il +84% dell’indice dei semiconduttori negli ultimi dodici mesi parla da solo).
*Michele Pezzinga e' capo strategist di Eptasim