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nel profonfo, è una nuova umanità che vuole farsi
.... tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Il vorticoso succedersi delle rivendicazioni, la sensazione di storture, ingiustizie, zone d’ombra, condizioni d'insufficiente dignità e d'insufficiente potere non siano oltre tollerabili, l'ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze all'intera umanità, la visione del diritto degli altri, anche dei più lontani, da tutelare non meno del proprio, il fatto che i giovani, sentendosi ad un punto nodale della storia, non si riconoscano nella società in cui sono e la mettano in crisi, sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità. Vi sono certo dati sconcertanti, di fronte ai quali chi abbia responsabilità decisive non può restare indifferente: la violenza talvolta, una confusione ad un tempo inquietante e paralizzante, il semplicismo, scarsamente efficace di certe impostazioni sono sì un dato reale ed anche preoccupante. Ma sono, tuttavia, un fatto, benchè grave, di superficie. Nel profondo, è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia. Di contro a sconcertanti e forse transitorie esperienze c'è quello che solo vale ed al quale bisogna inchinarsi, un nuovo modo di essere nella condizione umana. E' l'affermazione di ogni persona, in ogni condizione sociale, dalla scuola al lavoro, in ogni luogo del nostro Paese, in ogni lontana e sconosciuta Regione del mondo; è l'emergere di una legge di solidarietà, di eguaglianza, di rispetto di gran lunga più seria e cogente che non sia mai apparsa nel corso della storia. E, insieme con tutto questo ed anzi proprio per questo, si affaccia sulla scena del mondo l'idea che, al di là del cinismo opportunistico, ma, che dico, al di là della stessa prudenza e dello stesso realismo, una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica, perchè essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva, ma intensamente umana.
In una condizione come questa chi si potrà stupire che la protesta e l'attesa, almeno in un primo tempo, più facilmente si incanalino, non senza punte polemiche, nell'opposizione piuttosto che nella maggioranza, nelle forze che chiedono e non in quelle che alla richiesta debbono corrispondere con l'assolvimento di un compito costruttivo, tanto più difficile, in quanto per esso pure deve essere cambiato il mondo, ma in una visione d'insieme, nell'ordine e nella pace? Nella pace creativa, dico, non nell'inerzia di una rassegnata ingiustizia .... non si tratta solo di essere più efficienti, ma anche più profondamente capaci di comprensione, più veramente partecipi, più impegnati a far cogliere in noi non solo un'azione più pronta, ma un impegno di tutta la vita, un'anima nuova che sia all'unisono con l'anima del mondo che cambia, per essere migliore e più giusto .... la nostra politica estera è stata ed è una politica di pace. Abbiamo aderito sempre ad ogni prospettiva di distensione e cooperazione nei rapporti internazionali; abbiamo accettato, valorizzato, promosso l'autorità delle Nazioni Unite come espressione della comunità umana e prefigurazione di un ordine internazionale autenticamente garantito. Abbiamo lavorato per il disarmo, accettando anche, in cambio di una seria prospettiva in questo senso, le limitazioni derivanti dal trattato di non proliferazione. Abbiamo sempre proposto e sollecitato, pur avendo presenti i problemi dell'equilibrio nel mondo, soluzioni negoziali e pacifiche per tutti i problemi aperti. Abbiamo volto lo sguardo, senza anacronistiche remore nazionalistiche verso l'Europa a noi più vicina ed eguale, auspicando, al di là di una preziosa comunità economica, un adeguato sviluppo politico, una struttura sovranazionale, una dimensione adeguata, per ragionevoli allargamenti, alle aspirazioni dei popoli ed alle necessità dell'ora. Abbiamo cercato rapporti di amicizia studiandoci di attenuare ogni motivo di frizione, ai nostri confini terrestri e marittimi .... perchè il dialogo è l'alternativa alla guerra, fine dell'umanità civile.
Non è nostra responsabilità purtroppo se fatti nuovi, in contrasto con gli inalienabili diritti di libertà degli uomini e di sovranità dei popoli sono intervenuti a mettere in forse, e comunque a ritardare e rendere più difficile questo essenziale sviluppo. Certo restiamo convinti che è necessario andare al di là dell'equilibrio del terrore e della pace basata sulla contrapposizione di potenza. Certo pensiamo che, garantita davvero la sicurezza, i blocchi militari potrebbero essere superati e l'idea di Europa acquisire una concreta estensione nuova. Non da noi sono state frustrate queste speranze e rinviato lontano un avvenire che appariva meno improbabile ed illusorio che non fosse in passato. Siamo in una dura condizione; siamo in presenza di dati di fatto che non possiamo ignorare e che mortificano la nostra sincera volontà di fugare giorno per giorno il minaccioso fantasma della guerra in una società che è andata così innanzi nel sentire assurda la divisione e nel ritenere la pace con la giustizia e la libertà un bene supremo ed irrinunciabile .... la volontà distensiva non potrebbe indurci a privarci degli strumenti che presidiano ad un tempo la sicurezza e la pace. E tuttavia, ferme sempre le nostre responsabilità, resta il fatto che il valore della pace e dell'intesa cresce nel mondo. Noi dobbiamo favorirne il cammino, facendo la nostra parte ed incitando gli altri a fare la propria. Vi è un'opinione pubblica nuova; vi è una coscienza collettiva le quali diventano sempre più esigenti. La ragione di Stato, la ragione della forza dovranno pur cedere alla fine, ma dovunque nel mondo, a questa incontenibile pressione morale che si lega agli alti destini di una umanità davvero tutta rinnovata. Culturalmente, civilmente, religiosamente, politicamente lavoriamo per avvicinare quel giorno in cui la logica della forza ceda alla logica della fraternità dei popoli e del rispetto di tutte le genti.
Aldo Moro novembre 1968
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.... tempi nuovi si annunciano ed avanzano in fretta come non mai. Il vorticoso succedersi delle rivendicazioni, la sensazione di storture, ingiustizie, zone d’ombra, condizioni d'insufficiente dignità e d'insufficiente potere non siano oltre tollerabili, l'ampliarsi del quadro delle attese e delle speranze all'intera umanità, la visione del diritto degli altri, anche dei più lontani, da tutelare non meno del proprio, il fatto che i giovani, sentendosi ad un punto nodale della storia, non si riconoscano nella società in cui sono e la mettano in crisi, sono tutti segni di grandi cambiamenti e del travaglio doloroso nel quale nasce una nuova umanità. Vi sono certo dati sconcertanti, di fronte ai quali chi abbia responsabilità decisive non può restare indifferente: la violenza talvolta, una confusione ad un tempo inquietante e paralizzante, il semplicismo, scarsamente efficace di certe impostazioni sono sì un dato reale ed anche preoccupante. Ma sono, tuttavia, un fatto, benchè grave, di superficie. Nel profondo, è una nuova umanità che vuole farsi, è il moto irresistibile della storia. Di contro a sconcertanti e forse transitorie esperienze c'è quello che solo vale ed al quale bisogna inchinarsi, un nuovo modo di essere nella condizione umana. E' l'affermazione di ogni persona, in ogni condizione sociale, dalla scuola al lavoro, in ogni luogo del nostro Paese, in ogni lontana e sconosciuta Regione del mondo; è l'emergere di una legge di solidarietà, di eguaglianza, di rispetto di gran lunga più seria e cogente che non sia mai apparsa nel corso della storia. E, insieme con tutto questo ed anzi proprio per questo, si affaccia sulla scena del mondo l'idea che, al di là del cinismo opportunistico, ma, che dico, al di là della stessa prudenza e dello stesso realismo, una legge morale, tutta intera, senza compromessi, abbia infine a valere e dominare la politica, perchè essa non sia ingiusta e neppure tiepida e tardiva, ma intensamente umana.
In una condizione come questa chi si potrà stupire che la protesta e l'attesa, almeno in un primo tempo, più facilmente si incanalino, non senza punte polemiche, nell'opposizione piuttosto che nella maggioranza, nelle forze che chiedono e non in quelle che alla richiesta debbono corrispondere con l'assolvimento di un compito costruttivo, tanto più difficile, in quanto per esso pure deve essere cambiato il mondo, ma in una visione d'insieme, nell'ordine e nella pace? Nella pace creativa, dico, non nell'inerzia di una rassegnata ingiustizia .... non si tratta solo di essere più efficienti, ma anche più profondamente capaci di comprensione, più veramente partecipi, più impegnati a far cogliere in noi non solo un'azione più pronta, ma un impegno di tutta la vita, un'anima nuova che sia all'unisono con l'anima del mondo che cambia, per essere migliore e più giusto .... la nostra politica estera è stata ed è una politica di pace. Abbiamo aderito sempre ad ogni prospettiva di distensione e cooperazione nei rapporti internazionali; abbiamo accettato, valorizzato, promosso l'autorità delle Nazioni Unite come espressione della comunità umana e prefigurazione di un ordine internazionale autenticamente garantito. Abbiamo lavorato per il disarmo, accettando anche, in cambio di una seria prospettiva in questo senso, le limitazioni derivanti dal trattato di non proliferazione. Abbiamo sempre proposto e sollecitato, pur avendo presenti i problemi dell'equilibrio nel mondo, soluzioni negoziali e pacifiche per tutti i problemi aperti. Abbiamo volto lo sguardo, senza anacronistiche remore nazionalistiche verso l'Europa a noi più vicina ed eguale, auspicando, al di là di una preziosa comunità economica, un adeguato sviluppo politico, una struttura sovranazionale, una dimensione adeguata, per ragionevoli allargamenti, alle aspirazioni dei popoli ed alle necessità dell'ora. Abbiamo cercato rapporti di amicizia studiandoci di attenuare ogni motivo di frizione, ai nostri confini terrestri e marittimi .... perchè il dialogo è l'alternativa alla guerra, fine dell'umanità civile.
Non è nostra responsabilità purtroppo se fatti nuovi, in contrasto con gli inalienabili diritti di libertà degli uomini e di sovranità dei popoli sono intervenuti a mettere in forse, e comunque a ritardare e rendere più difficile questo essenziale sviluppo. Certo restiamo convinti che è necessario andare al di là dell'equilibrio del terrore e della pace basata sulla contrapposizione di potenza. Certo pensiamo che, garantita davvero la sicurezza, i blocchi militari potrebbero essere superati e l'idea di Europa acquisire una concreta estensione nuova. Non da noi sono state frustrate queste speranze e rinviato lontano un avvenire che appariva meno improbabile ed illusorio che non fosse in passato. Siamo in una dura condizione; siamo in presenza di dati di fatto che non possiamo ignorare e che mortificano la nostra sincera volontà di fugare giorno per giorno il minaccioso fantasma della guerra in una società che è andata così innanzi nel sentire assurda la divisione e nel ritenere la pace con la giustizia e la libertà un bene supremo ed irrinunciabile .... la volontà distensiva non potrebbe indurci a privarci degli strumenti che presidiano ad un tempo la sicurezza e la pace. E tuttavia, ferme sempre le nostre responsabilità, resta il fatto che il valore della pace e dell'intesa cresce nel mondo. Noi dobbiamo favorirne il cammino, facendo la nostra parte ed incitando gli altri a fare la propria. Vi è un'opinione pubblica nuova; vi è una coscienza collettiva le quali diventano sempre più esigenti. La ragione di Stato, la ragione della forza dovranno pur cedere alla fine, ma dovunque nel mondo, a questa incontenibile pressione morale che si lega agli alti destini di una umanità davvero tutta rinnovata. Culturalmente, civilmente, religiosamente, politicamente lavoriamo per avvicinare quel giorno in cui la logica della forza ceda alla logica della fraternità dei popoli e del rispetto di tutte le genti.
Aldo Moro novembre 1968