Lotta contro il Contante

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L'ennesimo attacco ai risparmi denota la considerazione che i nostri politici hanno riguardo a quello che viene definito il motore dello sviluppo economico.
L'assoluto disprezzo di una classe politica orientata, su questo tema, tutta da una parte, nei confronti dei sacrifici di chi ha lavorato, pagato le tasse quando ha prodotto il reddito, quando lo ha depositato, quando lo tiene sul conto, e nel prossimo futuro, probabilmente, anche quando lo preleva, evidenzia una miopia ideologica senza precedenti. Il paese dei derivati delle tasse, il nostro, nel quale il reddito, prodotto una volta, viene tassato almeno 5 o 6 volte nel corso della sua funzione intrinseca, che è quella di creare benessere e ricchezza. Una classe politica che sembra disprezzare i frutti del lavoro mentre persevera nello spreco, con prebende e riconoscimenti assolutamente sproporzionati rispetto ai sacrifici di chi produce realmente reddito. E nel mentre, i cittadini si scannano pensando che lor signori siano ancora la rappresentazione dell'interesse generale.
 
Nella vita comune, l'utilizzo del denaro contante è una delle cose più normali che esista. La possibilità di utilizzare denaro contante, per compensare transazioni commerciali, costituisce elemento di libertà di ogni essere umano, oltre che motore di sviluppo alla crescita economica e al benessere collettivo.

Quotidianamente, avvengono milioni e milioni di transazioni che hanno come contropartita l'utilizzo del denaro contate, senza il quale, con ogni probabilità, parte di queste non avverrebbero mai, o avverrebbero in maniera sensibilmente ridotta

L'utilizzo del denaro contante è semplice, è pratico, è efficace, è veloce e non è costoso.
Questo, unito alla possibilità di utilizzare anche altre forme di pagamento che il progresso tecnologico ha reso disponibile, contribuisce ad elevare il grado di efficienza della società e delle pratiche commerciali le quali, a seconda dei casi, richiedono strumenti di pagamento più o meno consoni a talune tipologie di spese

Ridurre o eliminare del tutto l'utilizzo del denaro contante nelle pratiche commerciali, implicherebbe che chi ha uno stipendio, ad esempio, dovrebbe riceverlo obbligatoriamente in banca. Così come ogni sostanza contante di cui si dispone, dovrebbe essere depositata in banca, e da lì spesa attraverso la moneta elettronica.

Di colpo, grazie ad un atto normativo, il cittadino verrebbe privato oltre che di questa forma di libertà (cioè quella di utilizzare il contante), anche dell'unica forma di dissenso a sua disposizione nei confronti del sistema bancario. Per contro, le banche verrebbero graziate in quello che per loro costituisce il vero e proprio incubo: la corsa agli sportelli.

A quel punto, essendo il denaro smaterializzato e sostituito con un algoritmo astratto e intangibile, ne deriva che se non esiste moneta contante da scambiare e da prelevare, viene meno anche il pericolo che la popolazione possa chiedere la restituzione di ciò che non esiste. E' evidente. E le banche festeggiano.

Nel corso dei secoli, la necessità degli stati e quindi della politica, di contare sempre più sull'appoggio del sistema bancario per il finanziamento degli abusi di spesa della macchina statale e dei privilegi di politici (spesso corrotti ed incapaci), ha favorito l'instaurarsi di una connivenza simbiotica tra la politica e il sistema bancario. Ciò per reciproca convenienza: quella della politica di poter contare sui favori dei banchieri; e quella di quest'ultimi, di poter godere di un quadro normativo di favore per incrementare i propri affari e, in caso di dissesti, contare sull'interventismo statale.

Il denaro, per il sistema bancario, è elemento sul quale fonda i propri affari: in buona sostanza è la merce da vendere. Avere il controllo e la gestione di tutto il denaro, per la banca, è un moltiplicatore del proprio business e quindi di redditività.
In un sistema basato sulla riserva frazionaria quale è il nostro, accade che i 1000,00 euro che vengono depositati in banca, possono diventare (per il sistema bancario) fino a 100.000, ossia cento volte tanto. E ciò è possibile per l'effetto moltiplicativo dei depositi. In estrema sintesi, possiamo affermare che, ipotizzando che sulle somme depositate la banca sia tenuta ad accantonare solo l'1% del deposito (nel nostro caso 10 euro, l'1% di 1000) per far fronte ad eventuali esigenze di cassa e richieste di rimborso delle sostanze depositate, le altre 990 possono essere immesse nuovamente nel sistema, mediate la concessione di prestiti. A questo punto i 990 euro concessi in prestito, vengono nuovamente depositati sul sistema bancario e la banca, dopo aver provveduto ad accantonare un altro 1% (9.90 euro in questa seconda fase) della somma depositata, avrà nuovamente a disposizione 980.10 da poter concedere di nuovo in prestito, e così via fino a che non si sarà esaurito l'effetto moltiplicatore sul deposito iniziale. Ossia fino a quando non si sarà prodotta moneta virtuale per 100.000 euro a fronte dei 1000 euro di deposito reale iniziale.

Sulla massa di prestiti concessi, in questo caso 99.000 euro, la banca trae un enorme profitto applicando un tasso di interesse che chi ha usufruito del prestito dovrà rimborsare a determinate scadenze, unitamente al capitale preso in prestito. Alla luce del ragionamento appena esposto, risulta del tutto agevole comprendere l'interesse da parte del sistema bancario affinché si giunga alla completa eliminazione della denaro contante. Tanto meno sarà il contante in circolazione, tanto più elevata sarà la possibilità riservata alle banche di incrementare il proprio giro d'affari e aumentare la redditività prodotta, che si traduce in bonus milionari pagati ai super manager.

Il sistema bancario così deterrebbe in deposito la maggior parte della ricchezza del paese. Deterrebbe in custodia i vostri investimenti in titoli, azioni, obbligazioni, i preziosi custoditi in cassette di sicurezza, e ora anche il denaro che, obbligatoriamente, dovrebbe essere depositato sul conto corrente.

Siccome le pretese impositive dello Stato si fondano su imponibili di cui lo Stato stesso ne dovrebbe conoscere le dimensioni e la collocazione, ne deriva che lo Stato non potrebbe tassare ciò che non conosce, come ad esempio il denaro contante che voi custodite a casa. Almeno fino a questo momento.
Il pericolo è proprio quello di essere obbligati, tramite un provvedimento di legge, a privarsi dell'utilizzo del contante, per rendere la macchina coercitiva del fisco ancora più efficiente, funzionale, perfetta e micidiale.
Tra qualche giorno, le banche italiane dovranno trasmettere all'anagrafe tributaria tutte le movimentazioni dei nostri conti correnti. Lo stato, con un semplice click, potrà conoscere in tempo reale ogni vostra ricchezza: sia la sua collocazione, che la sua dimensione complessiva. Ricchezza incrementata, ovviamente, dai depositi di denaro contante che, oltre a far aumentare la base imponibile da colpire con un'eventuale imposizione patrimoniale, offre allo Stato la garanzia del buon esito della sua pretesa tributaria.
Quindi, in questo caso, lo stato avrebbe a sua completa disposizione ogni forma di ricchezza, e potrebbe tassare, confiscare ed espropriare ogni importo a suo piacimento, desiderio e necessità, sia per salvare chi tale ricchezza la detiene in deposito (le banche), sia per salvare se stesso e i privilegi del manipolo di gerarchi da un eventuale bancarotta.

Anzi, questo pericolo è quantomai reale e percepibile al punto che buona parte della nomenclatura politica del paese non nasconde affatto il desiderio di applicare un'imposta patrimoniale.

Volete un esempio su cosa potrebbe fare lo stato con il vostro patrimonio? Bene, basta prendere ad esempio Cipro.
La cosa più semplice da fare è proprio quella di aggredire il deposito sui conti correnti. Sono sostanze disponibili e quindi per definizione idonee ad essere immediatamente trasferite, dal conto corrente alle casse dello stato.
E poi se lo Stato è fortunato e a voi vi dice male, sul conto corrente potrebbe anche trovare un saldo particolarmente elevato derivante dal mutuo che la vostra banca, magari, vi ha accreditato qualche giorno prima per comprare la vostra casa o finanziare la vostra attività. Quindi un "extragettito" per lo Stato, una maggiore rapina per voi, su dei patrimoni a debito che dovrete rimborsare alla banca.

La cosa vi sorprende?
Nel 1992, con la patrimoniale di Amato, è accaduto proprio questo. Aziende e famiglie di sono viste confiscare ricchezza su delle somme derivanti da un finanziamento concesso dalla banca e temporaneamente depositato sul conto corrente bancario.
Vi sembra giusto?

Volete un'altro esempio? Eccovi serviti. Parte della politica, ad esempio, come dicevamo, non nasconde affatto l'idea che sarebbe favorevole ad un'imposta patrimoniale sui grandi patrimoni.
A parte il fatto che non si forniscono chiarimenti su cosa debba intendersi per patrimonio, ossia se si dovrebbero essere considerati beni immobili, mobili, investimenti, aziende ecc., il sospetto è che, quando si accorgeranno che il gettito derivante da un'imposizione patrimoniale sarà molto ridotto, probabilmente, abbasseranno di molto il livello di patrimonio dal quale far scattare l'imposizione al fine di aumentare la base imponibile.

Solo per citare un esempio, qualora dovesse essere tassato il patrimonio immobiliare,r adempie non è detto che il contribuente abbia disponibili gli importi per all'obbligazione tributaria. Ecco quindi che il fisco potrebbe aggredire il conto corrente dove si detengono, per obbligo normativo, anche le risorse indispensabili per il sostentamento dei propri congiunti, lasciando a pancia vuota tutta la famiglia.

Ma la carrellata di casi e gli aspetti inquietanti di una simile coercizione della libertà individuale è ancora lunga, fitta ,se non interminabile. Si potrebbe andare avanti per ore, ma non cambierebbe affatto il risultato.

La banca, concludendo, diverrebbe una gigantesca camera di compensazione, ossia soggetto giuridico al servizio (più di quanto lo sia oggi) dello Stato per espropriare ricchezza: ossia il presente e il futuro di liberi ed onesti cittadini.
Il perché è chiaro: per rendere solvibile il debitore non c'è via più semplice che quella di compensare debiti del debitore con i crediti del creditore. E il gioco è fatto.
 
PERCHE' CI VOGLIONO TOGLIERE IL DENARO CONTANTE?


Possono giustificare la decisione come loro parrà comodo. In realtà è una chiarissima limitazione della libertà individuale (e solo dannosa per la enorme maggioranza dei cittadini comuni, che sono quelli che pagano le tasse).
Permetterà alle banche di vessarci ulteriormente.
Ogni spostamento di denaro tramite banca ci costerà qualcosa di più (ulteriore prelievo).
Del tutto inutile per la lotta alla criminalità e al riciclaggio, perché quelli che lo fanno sanno già come evadere questi controlli,
mentre gli unici che non potranno evaderli sono quelli che non sono criminali e furbi.
I grandi ricchi, cioè i veri evasori, i mafiosi, già non usano denaro liquido. I primi hanno sedi fiscali all'estero. I secondi hanno già da tempo trovato i sistemi "giusti" per muovere il denaro contante, quando lo usano.
Solo la gente dovrà subire una tale decisione e non ne trarrà alcun vantaggio.
La lotta alla corruzione si fa in cento altri modi.
 
PERCHE' CI VOGLIONO TOGLIERE IL DENARO CONTANTE?


Possono giustificare la decisione come loro parrà comodo. In realtà è una chiarissima limitazione della libertà individuale (e solo dannosa per la enorme maggioranza dei cittadini comuni, che sono quelli che pagano le tasse).
Permetterà alle banche di vessarci ulteriormente.
Ogni spostamento di denaro tramite banca ci costerà qualcosa di più (ulteriore prelievo).
Del tutto inutile per la lotta alla criminalità e al riciclaggio, perché quelli che lo fanno sanno già come evadere questi controlli,
mentre gli unici che non potranno evaderli sono quelli che non sono criminali e furbi.
I grandi ricchi, cioè i veri evasori, i mafiosi, già non usano denaro liquido. I primi hanno sedi fiscali all'estero. I secondi hanno già da tempo trovato i sistemi "giusti" per muovere il denaro contante, quando lo usano.
Solo la gente dovrà subire una tale decisione e non ne trarrà alcun vantaggio.
La lotta alla corruzione si fa in cento altri modi.
...e li votano.:rotfl:
Con al governo P.D. & M.c.P.D*. (ex M.5S.) ed è subito +TASSE:cool:


* Mai col P.D.
 
Stop al contante, tutti i vantaggi delle banche
Il minore utilizzo del contante porta dei benefici alle banche. A partire dai costi. Gli oneri sono quelli legati alla gestione che va dal trasporto, ai sistemi di vigilanza fino ai costi indiretti relativi alla gestione dei pagamenti in filiale con l’utilizzo di cash. Ma non solo
di Andrea Gennai
https://www.ilsole24ore.com/art/ban...2KX7R11m4oID6sVuRs7hcSX4Po#Echobox=1569915626

Il minore utilizzo del contante porta sicuramente dei benefici alle banche. Intanto in termini di costi. Gli oneri sono quelli legato alla gestione che va dal trasporto, ai sistemi di vigilanza fino ai costi indiretti relativi alla gestione dei pagamenti in filiale con l’utilizzo di cash.

«Se ci focalizziamo solo sui costi diretti - spiega Guido Tirloni, associate partner Kpmg - il contante costa tra 5mila e 10mila euro per ogni filiale. Si intende il costo di trasporto, approvvigionamento e gestione. Questi costi verrebbero totalmente meno in una situazione di contante zero. Alcune banche, come quelle digitali, hanno già previsto una situazione simile, per quelle tradizionali è difficile ipotizzare questo scenario estremo».


La riduzione del contante ha però maggiori benefici indiretti per le banche. Intanto l’analisi dei dati delle transazioni elettroniche. «Nel momento in cui il cliente bancario usa le carte di credito - continua Tirloni - c’è una maggiore tracciabilità dei flussi e questo consente di conoscere meglio il cliente anche dal punto di vista di affidabilità creditizia. Ci sono poi anche implicazioni per il marketing in tema di big data alla luce anche di quanto previsto da Psd2. Relativamente ai costi delle carte nel momento in cui viene effettuata una transazione chi emette la carta ottiene uno 0,2% nel caso di carta di debito e uno 0,3% nel caso di carta di credito. La maggiore diffusione di questi strumenti porta vantaggi alle banche che sono emettitrici, ma per alcuni istituti potrebbe ridurre le commissioni che alcuni applicano sui prelievi in contanti».
C’è da dire che oggi il settore dei pagamenti è quello più minacciato dalla concorrenza di operatori non bancari e quindi la maggiore diffusione delle carte potrebbe spingere ancora di più la concorrenza.

Tutto questo ha inevitabili ripercussioni sui listini azionari. Non è un caso che negli ultimi anni l’indice statunitense Ise, che raccoglie gli operatori dei pagamenti elettronici e mobili, abbia nettamente sovraperformato rispetto alle banche tradizionali. Un incentivo al minor uso del contante in Italia, spiega Alberto Villa, head of equity research di Intermonte Sim, «ha a Piazza Affari tra i principali beneficiari Nexi e Poste Italiane. La prima si occupa di pagamenti digitali e ha partnership con le principali banche. Un incremento dell’uso di carte porterebbe vantaggi e oggi in Italia solo il 25% delle transazioni avviene per via digitale. Molto importante anche l’impatto per Poste, che nel mondo delle carte prepagate è leader. Inoltre se venisse introdotta, come pare, una card che oltre ai pagamenti contiene anche altri dati dell’utente, con una finalità sociale, Poste potrebbe essere in pole position».


Per quanto riguarda le banche è difficile ipotizzare un impatto sui bilanci. «In media - conclude Villa - i ricavi da servizi di pagamento sono poco superiori al 10% e una diffusione delle carte aumenterebbe questa voce. C’è poi una riduzione dei costi legati all’uso dello stesso contante».

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30 settembre 2019
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