ma vaffanc Cina! (7 lettori)

veilfast

Forumer storico
reuters... da qualche ora

Ottanta persone sono state uccise negli scontri tra le forze di sicurezza cinesi e i dimostranti tibetani, secondo quanto riporta oggi il governo tibetano in esilio.

"Confermato, guardando al numero di corpi, è il numero di 80", ha detto ai giornalisti Thubten Samphel, un portavoce dell'autoproclamato governo in esilio. Secondo le sue fonti, altre 72 persone sono rimaste ferite.

Il Dalai Lama, la guida spirituale del Tibet, che vive in esilio in India, ha chiesto un'inchiesta per verificare l'esistenza di un genocidio culturale in Tibet e si è detto impegnato per ottenere l'autonomia della sua regione dentro la Cina. Ma ha accusato Pechino di contare solo sulla forza per raggiungere la pace.

La suprema guida spirituale del Tibet ha detto anche che la Cina merita di ospitare i Giochi olimpici, ma la comunità internazionale ha la responsabilità morale di ricordare a a Pechino di comportarsi bene.
 

secoli

Utente Senior
Purtroppo ancora una volta il potere economico e dei potenti schiaccia le minoranze e gli indifesi, questo vale x il Tibet.
Sicuramente una grande lezione (del mondo"civile"=Europa) sarebbe quella di boicottare i giochi olimpici, ma chi si prende la responsabilità di gettare il sasso nello stagno?
Come sempre la storia ci insegna chi vince resta sempre impunito, è la lege naturale quella della giungla, del + forte.

Quante sono le guerre dimenticate e l'oppressione subite dagli indifesi?

Pensiamo solo a quanti soprusi anche nei paesi che nn hanno guerre, per esempio i paesi islamici, dove i diritti sono calpestati quotidianamente!
Il mio cuore si rattrista quando penso quante angherie (vesrso donne, bambini ecc . . ) e quanti genocidi avvengono tutt'oggi.

Cosa possiamo fare x cambiare le cose? Sinceramente nn lo so, mi sento veramente impotente.

saluti
 

Ciampa

Forumer storico
http://deputati.camera.it/Laura.Cima/attivita/dir08.htm

Signor Presidente, in un periodo in cui siamo molto preoccupati per i venti di guerra, ansiosi per il problema iracheno sollevato con molto durezza dal Presidente Bush, credo sia molto importante che la Camera dei deputati affronti per la prima volta in tempi recenti il problema del Tibet. Ciò è molto importante, signor Presidente, per l'attualità, nella fase drammatica di escalation delle violenze dopo l'11 settembre, per il valore simbolico della vicenda tibetana e della lotta, attraverso il suo capo spirituale, il Dalai Lama (in passato ha rivestito la carica di Capo di Governo, ma, attualmente, è solo il capo spirituale dopo l'avvenuta divisione dei poteri), di questo coraggioso popolo tibetano che è riuscito a mantenere la propria capacità di rispondere all'oppressione, all'invasione, all'aggressione e alla morte. Ricordiamo che negli anni della repressione, dopo l'invasione, un quinto del popolo tibetano è morto per ribellarsi all'assorbimento della grande identità culturale e religiosa di cui è portatore e ancora oggi giacciono nelle prigioni molti tibetani che hanno voluto testimoniare la loro opposizione e chiedere l'indipendenza del proprio paese. È stata ricordata in precedenza la vicenda del bambino imprigionato a sei anni e che è ancora in prigione - il Panchen Lama - e vorrei ricordare inoltre anche la vicenda di una monaca tibetana che è stata imprigionata a 13 anni nel 1990 - Ngawang Sangdrol - monaca del monastero femminile di Garu, 5 chilometri a nord di Lhasa. L'unica sua colpa è stata quella di gridare slogan indipendentisti. Si tratta praticamente di reati di opinione o a seguito di richieste di indipendenza in termini assolutamente non definibili di opposizione dura, né tantomeno di opposizione armata o di terrorismo; ciò nonostante molti sono i tibetani che si trovano ancora nelle carceri. Parlavo di una estrema attualità proprio con riferimento a questa capacità di mantenere la propria integrità, sotto la pressione, e la propria identità: abbiamo visto nella recente missione cui ho partecipato con altri parlamentari italiani quanti sforzi si compiano per esempio per i giovani a Dharamsala, dove ha sede il Governo in esilio, per educarli e mantenere le loro tradizioni, ma anche per insegnare loro le cose che servono in questo mondo globalizzato: la lingua inglese e le tecnologie più avanzate. Pensate che esistono quasi 2 mila e 500 bambine che stanno studiando (ogni donna tibetana ha assunto l'onere di seguire 35 bambini a Dharamsala), sono andate via dal Tibet, per non crescere sotto la pressione cinese, spesso in condizioni drammatiche, attraversando l'Himalaya in inverno, rischiando il congelamento; le loro famiglie hanno preferito trovare il modo di fargli raggiungere il mondo libero con il rischio di non vederli più se non viene risolta velocemente la situazione tibetana. Alcuni di loro sono scappati subito dopo l'invasione e da più di cinquant'anni sono ormai all'estero, contribuendo a ricostruire la sede del Dalai Lama in esilio ed ora il Parlamento ed il Governo. Questa terribile esperienza di tante madri che hanno preferito mandare i loro figli (con il rischio anche della vita, nell'attraversare l'Himalaya) nel mondo libero e con il rischio di non vederli più se la libertà per cui lottavano non fosse arrivata, è uno soltanto dei drammi terribili che le donne tibetane vivono. Alcune le abbiamo anche incontrate: hanno vissuto 25 anni in galera e hanno visto i loro familiari morire; altre hanno manifestato nelle riunioni internazionali delle donne, come a Pechino, quattro anni fa, contro le sterilizzazioni forzate e gli aborti cui erano costrette dal Governo cinese. Infatti, queste terribili forme di oppressione sono il modo attraverso il quale, in questi anni, il Governo cinese ha tentato di cancellare il popolo tibetano e la sua identità, oltre naturalmente all'invasione, non solo militare, come nel 1950, ma anche civile, di tutti i cinesi che sono stati inviati a colonizzare il Tibet in questi anni. Nonostante queste drammatiche condizioni, i governanti cinesi - non il popolo, ma il Governo, perché il popolo cinese stesso soffre della mancanza di democrazia che i suoi governanti hanno inflitto in modo tanto evidente ai tibetani - non sono riusciti a piegare questo popolo coraggioso. Allora è nostro compito intervenire, come ci è stato chiesto nei numerosi incontri che abbiamo avuto, in quei luoghi, anche con parlamentari indiani: voi sapete, infatti, che il Governo indiano non solo ospita ma aiuta continuamente il Parlamento tibetano in esilio, Parlamento che è una recente acquisizione dei tibetani in esilio che hanno voluto dotarsi di questo organismo compiendo un ulteriore passo verso la democratizzazione. Abbiamo incontrato il Parlamento riunito in sessione plenaria - quindi tutti i parlamentari - e abbiamo avuto modo di capire come essi veramente rappresentino in modo democratico il popolo del Tibet nella sua diaspora. Come ci hanno chiesto sia il Dalai Lama sia il Governo sia il Parlamento sia il popolo tibetano, nei vari incontri, è necessario intervenire il più fortemente e il più velocemente possibile, perché il momento è favorevole. I colleghi che mi hanno preceduto hanno già detto che abbiamo incontrato i due delegati del Dalai Lama, di ritorno dagli incontri a Pechino e a Lhasa, che erano portatori di speranza: il momento, infatti, è favorevole anche perché la Cina deve superare una fase astorica che non potrebbe permetterle, se continuasse questo tipo di oppressione - anche la democrazia di cui gode attualmente il popolo cinese è incerta -, di mantenere il ruolo importante che riveste (e che noi riteniamo sia giusto abbia) all'interno della comunità internazionale. Quindi, io vorrei anche riaffermare il nostro spirito di amicizia fortissima verso il popolo cinese, di rispetto verso il suo Governo, ma anche l'invito ad incalzare la democratizzazione che è stata avviata in quel paese, anche attraverso l'apertura degli scambi, e che noi riteniamo debbano trovare visibilità concreta nel negoziato con il Tibet, che deve ampliarsi ed essere reso pubblico nel più breve tempo possibile. Questo ci è stato chiesto anche perché le distruzioni, soprattutto quelle ambientali, sono drammatiche: sono state distrutte non solo moltissime foreste, moltissimi monasteri, ma anche le vecchie città, per sostituirle con un'immagine del Tibet più turistica, ma sicuramente non così affascinante e non così rispondente a quell'immagine che tutti noi abbiamo interiorizzato, attraverso tante letture, che abbiamo conosciuto attraverso le opere d'arte, la storia, la religione tibetana. Non solo: il Tibet è stato scelto anche come luogo per il deposito di scorie nucleari, proprio per contrastare la tendenza alla pace che questo popolo ha sempre espresso. Mi avvio alla conclusione ricordando che sono stati installati - così ci è stato riferito - missili a lunga gittata che, peraltro, rappresentano una minaccia proprio in un momento in cui giustamente chiediamo ad altri popoli di disarmarsi.
Il fatto che il Tibet sia diventato un luogo dove, invece, vi sono minacce di armi, scorie nucleari e, nella stessa regione in cui è nato il Dalai Lama, esperimenti nucleari, ci fa rabbrividire. L'urgenza, dunque, è tanta. Mi auguro che un voto di quest'Assemblea favorevole alla mozione che abbiamo presentato possa contribuire a spingere il Governo cinese verso un'immediata apertura di negoziati.
 

Ciampa

Forumer storico
secoli ha scritto:
Purtroppo ancora una volta il potere economico e dei potenti schiaccia le minoranze e gli indifesi, questo vale x il Tibet.
Sicuramente una grande lezione (del mondo"civile"=Europa) sarebbe quella di boicottare i giochi olimpici, ma chi si prende la responsabilità di gettare il sasso nello stagno?
Come sempre la storia ci insegna chi vince resta sempre impunito, è la lege naturale quella della giungla, del + forte.
Quante sono le guerre dimenticate e l'oppressione subite dagli indifesi?
Pensiamo solo a quanti soprusi anche nei paesi che nn hanno guerre, per esempio i paesi islamici, dove i diritti sono calpestati quotidianamente!
Il mio cuore si rattrista quando penso quante angherie (vesrso donne, bambini ecc . . ) e quanti genocidi avvengono tutt'oggi.
Cosa possiamo fare x cambiare le cose? Sinceramente nn lo so, mi sento veramente impotente.
saluti

da ora in poi eviterò di comprare qualunque prodotto made in china
 

Albatros

Utente Spoglia Seniòrite
Ciampa ha scritto:
da ora in poi eviterò di comprare qualunque prodotto made in china
purtroppo farai fatica.... il 90% dei prodotti industriali di grandi case , sono made in china....
dai giochi della mattel, ai palloni, alle piccole amenita' tecnologiche..

l'occidente guadagna in cina... e loro mantengono il regime dittatoriale con una spruzzata di capitalismo che serve a far strabuzzare gli occhi ai cinesi delle citta'.. per la maggioranza che vive nelle campagne basta la frusta e un piatto di riso..
 

nic.73

Forumer attivo
Qualcuno ha qualche idea per risolvere il problema?
Boicottare le olimpiadi?
Boicottare i loro prodotti?
 

Bagno Colossale

Nuovo forumer
nic.73 ha scritto:
Qualcuno ha qualche idea per risolvere il problema?
Boicottare le olimpiadi?
Boicottare i loro prodotti?

Ciao a tutti... ho letto tutto, lasciandomi coinvolgere emotivamente, dalle belle parole, bei racconti..., ancora emotivamente, arrabiandomi, per il rovescio della medaglia : l'atteggiamento del governo cinese, nei confronti del proprio popolo, tibet compreso.
Alla fine mi son chiesto : cosa possiamo fare per migliorare le cose? Nulla.
A nulla servirebbe una posizione dura della chiesa, è gia un miracolo aver inizato un briciolo di dialogo con il governo cinese; una presa di posizione diversa dagli attuali orientamenti cinesi, provocherebbe ritorsioni e rottura insanabile, con la chiesa e con il papa.
A nulla servirebbe inkacchiarsi perchè gli operai sono sottopagati; qualsiasi azione intrapresa, si tradurrebbe nel fallimento di moltissime aziende, a partire dalla cina stessa.
A nulla servirebbe portare avanti discorsi contro la sterilizzazione di stato, se avessero successo tali discorsi, in breve la cina esploderebbe dai suoi confini, mi pare ovvio.
A nulla servirebbe boicottare i giochi olimpici/prodotti, troppi interessi politici, militari, economici, tutti da salvaguardare. Con questo non giustifico il governo cinese, ma, neanche ergermi a giudice per il loro operato; troppi sono , infatti, i fattori storici, di cultura, di tradizioni diverse dalle nostre. I loro orientamenti, per noi inaccettabili e/o incomprensibili, per poterli valutare a fondo richiederebbero sforzi sovraumani, e, non solo.
Insomma.... spesso il rimedio è peggiore del male che si intende sopraffare.
L'unica mossa vincente, attualmente, e a mio avviso, è non fare nulla, sperando che la coscienza degli uomini che la cina governano, possa finalmente trovare l'illuminazione necessaria, trovare una nuova strada da percorrere insieme, trovare alternative capaci di trasformare la vita dei cinesi (tibet compreso), in vita che valga la pena d'esser vissuta.

Buona giornata a tutti....(so di essere una voce fuori dal coro, ma, mi pemetto di pensare di essere realiasta, seguendo la ragione e non il cuore).
 

nonmollare

Moderator
non c'è pace senza giustizia, libertà, democrazia

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nonmollare

Moderator
“Ieri Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet, che vive in esilio a Dharamsala in India dal 1959 ha, con forza e coraggio, denunciato il “genocidio culturale” che il proprio popolo sta subendo da quasi 60 anni. L’invasione militare della Repubblica Popolare di Mao risale al 1950: da allora il regime cinese ha messo in campo tutti gli strumenti del totalitarismo per piegare e soggiogare il popolo tibetano. Io credo che occorra, per precisione, parlare di un “genocidio diluizione”: i tibetani sono ormai minoranza nel proprio territorio, relegati ai margini una società sempre più cinesizzata. Il piano di Pechino prevede la presenza di 20,000.000 di cittadini Han, l’etnia prevalente in Cina, entro il 2020: ora sono già più di 8 milioni contro i 6 milioni di tibetani. Un tragica popolata di sedentarizzazione delle popolazioni nomadi tibetane è in fase di drammatica attuazione, con la deportazione dei nomadi in campi controllati a seguito della vendita forzosa del bestiame. Pechino, dopo i tragici eventi della rivoluzione culturale che portò in Tibet alla distruzione di 6.000 monasteri e del loro patrimonio culturale, ora la strategia cinese punta direttamente al controllo del Tibet attraverso deportazioni forzate e immigrazioni incentivate.”
 

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