alan1
Forumer storico
Il mercato è una macchina ormai troppo complessa
Il mercato è una macchina ormai troppo complessa per riuscire a capire davvero come reagirà in caso di stress,
le simulazioni econometriche tanto in voga in realtà non servono, perchè la fantasia del mercato è superiore alla sua memoria, ed anche se portiamo la memoria ai fatidici 50 anni
(non è una data casuale, ma la memoria che io ritengo necessaria per l'analisi del mercato, infatti il macrociclo finanziario è di 50 anni)
l'evoluzione da stress non la inglobiamo ugualmente
(ecco perchè interviene l'altra memoria di ciclo di 5 anni, o ciclo economico, di fatto dopo aver esaminato 50 anni abbiamo bisogno di 5 anni di utilizzo dei modelli per chiudere il cerchio e quindi anche recuperare l'eventuale danno da stress).
Siccome l'esistenza stessa dei sistemi econometrici rendono il mercato più efficiente e quindi meno remunerativo per il trader, i modelli sono tirati nella parte alta del rischio per poter permettere un rendimento decente,
ciò aumenta il rischio da stress.
Questo è il motivo per cui le mie attività si spostano sempre più verso il Market Neutral su mercati liquidi, in modo da ridurre il rischio da stress, pur sapendo che una parte di botta me la prenderò ugualmente.
Il bello della cosa è che per assurdo trader indipendenti come me adottano meccanismi di contenimento dei rischi ben più robusti di quelli usati dagli istituzionali,
ho avuto modo di esaminare alcuni dei modelli istituzionali, e vi assicuro che prestano il fianco a più di una critica.
Se questo ci avvicina o no al rischio di stress, oppure vedendola in un altro modo, se lo stress eventuale possa essere più profondo o meno in funzione di ciò,
come detto in apertura è difficile da dire giacchè, ribadisco, il mercato è troppo complesso per essere campionato.
Il mercato è una macchina ormai troppo complessa per riuscire a capire davvero come reagirà in caso di stress,
le simulazioni econometriche tanto in voga in realtà non servono, perchè la fantasia del mercato è superiore alla sua memoria, ed anche se portiamo la memoria ai fatidici 50 anni
(non è una data casuale, ma la memoria che io ritengo necessaria per l'analisi del mercato, infatti il macrociclo finanziario è di 50 anni)
l'evoluzione da stress non la inglobiamo ugualmente
(ecco perchè interviene l'altra memoria di ciclo di 5 anni, o ciclo economico, di fatto dopo aver esaminato 50 anni abbiamo bisogno di 5 anni di utilizzo dei modelli per chiudere il cerchio e quindi anche recuperare l'eventuale danno da stress).
Siccome l'esistenza stessa dei sistemi econometrici rendono il mercato più efficiente e quindi meno remunerativo per il trader, i modelli sono tirati nella parte alta del rischio per poter permettere un rendimento decente,
ciò aumenta il rischio da stress.
Questo è il motivo per cui le mie attività si spostano sempre più verso il Market Neutral su mercati liquidi, in modo da ridurre il rischio da stress, pur sapendo che una parte di botta me la prenderò ugualmente.
Il bello della cosa è che per assurdo trader indipendenti come me adottano meccanismi di contenimento dei rischi ben più robusti di quelli usati dagli istituzionali,
ho avuto modo di esaminare alcuni dei modelli istituzionali, e vi assicuro che prestano il fianco a più di una critica.
Se questo ci avvicina o no al rischio di stress, oppure vedendola in un altro modo, se lo stress eventuale possa essere più profondo o meno in funzione di ciò,
come detto in apertura è difficile da dire giacchè, ribadisco, il mercato è troppo complesso per essere campionato.
GIANNI 113 ha scritto:Cari Gipa e Alan,
Vorrei conoscere il Vs parere , anche alla luce di questro intervento di A Fugnoli, che dalle pagine della sua newsletter @il rosso e il nero@ cita i danni che potrebbe fare uno strumento come il Var se un esogena *Iran o pandemia o inizio di uragani/, potrebbe fare ai mercati.
In effetti in giro cI SONo un sacco di strumenti e prodotti di gestione che inseriscono il var come protezione> su 10 seminari rivolti a intermediari finanziari 9 sono sulla gestione absolute return che fanno uso del Var.
E- un timore infondato secondo Voi o un meccanismo perverso che potrebbe fare scattare un -ondata di vendite irrEfrenabile _
gRAZIE per la vs collaborazione.
segue art di Fugnoli
Il passaggio di paradigma (da crescita senza inflazione a inflazione con poca crescita) si combinerà con la moltitudine di meccanismi stop loss disseminati ovunque (primo tra tutti il VaR) e manderà in corto il sistema.
E’ un’ipotesi che non può essere liquidata con un’alzata di spalle. Non si può dire che è impossibile, se non altro perché è già successo 19 anni fa. Né si può negare che il VaR, ormai universalmente adottato e obbligatorio, è un meccanismo potenzialmente infernale, fatto di tante virtù private che, a un certo punto, diventano un enorme vizio pubblico, come si è intravisto nell’estate del 1998. Il VaR in situazioni di stress è il massimo dell’entropia, ordine per i singoli soggetti che genera caos di sistema, implosione, collasso istantaneo.
Chi si ferma qui nel ragionamento, tuttavia, trascura un fatto fondamentale. Al massimo di automatismo suicida che il VaR immette nel mercato nei momenti critici corrisponde il massimo di discrezionalità, di libertà e di forza che il potere politico è venuto dandosi in questi anni di apparente liberismo incontrollato. Oggi (e domani ancora di più) gli stati nazionali giocano in borsa. Ci sono in Asia 2.6 trilioni di riserve, quando ne potrebbe bastare un terzo. Quasi tutti i paesi dell’Opec, la Russia, la Norvegia, il Cile hanno costituito grandi fondi d’investimento per le future generazioni. Questi fondi hanno fatto finora solo qualche assaggio sui mercati azionari, ma sono destinati ad assumere gradualmente il profilo di hedge fund alla ricerca delle migliori opportunità. Se si profilasse un crash autoprodotto, privo di solide motivazioni fondamentali, questi soggetti, che nel 1987 semplicemente non esistevano, entrerebbero in azione, riportando nel sistema ordine e stabilità.