MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.

E qui veniamo all’ultima considerazione, anche se non sarebbe neppure necessaria.

I numeri che abbiamo visto si riferiscono al livello di prevalenza del 2%; ma in Italia oggi il livello è dello 0.1%.

Un adeguato aggiustamento statistico richiederebbe un lavoro ad hoc.


Ma se consideriamo che nel passaggio dal 30% di prevalenza al 2% (riduzione di 15 volte) i valori si riducono dal 95% al 49.3%,

ovvero di circa la metà (50%); possiamo ragionevolmente valutare che passando dal 2% allo 0.1% (riduzione di 20 volte),

i valori subiscano come minimo lo stesso dimezzamento.


Questo significa che il range dei falsi positivi passa dal 50.3 al 75% nella migliore delle ipotesi; e dal 90.7 al 95% circa nella peggiore delle ipotesi.




Una ragione ancora più convincente per gridare con forza:

BASTA CON LA TRUFFA DI QUESTA FALSA PANDEMIA,

che genera una prevalenza di appena lo 0,1%

(mentre i modelli parlano di prevalenze fino al 30%!);

e che si regge su tamponi che, secondo l’autorevole opinione di FIND ripresa dallo ISS italiano, producono fino al 95% di falsi positivi!
 
Sembra che i gran caporioni, esperti. scienziatoni, giornalai,
queste cose non le sappiamo o ....meglio ......se ne infischiano
e ci ink...........

Le possibilità di contagio durante lo shopping sono bassissime:
dai dati dello studio epidemiologico dell' università di Edimburgo (il più completo a oggi) non arrivano all' 1 per cento.

Lo shopping può essere rischioso per i lavoratori dei negozi ( si arriva al 3 per cento) :

le cause della diffusione di un' epidemia para influenzale sono altre
ma i dilettanti della politica sanitaria non ci arrivano e hanno l'ossessione di sospendere la libertà di circolazione ed i diritti civili.

Per sommarizzare gli studi epidemiologici riguardo la distribuzione contagi:

40% di contagi in famiglia ( bambini, parenti stretti asintomatici) ,

30% ospedali ( degenze, visite mediche, terapie),

10% trasporti ,

10% altro ( 2% funzioni religiose, 2% shopping ecc. ),

10% attività lavorative
 
Circa 31 milioni di atti dell'Agenzia delle entrate e della riscossione fermati a metà ottobre con il decreto legge 129/20,

confluito poi come emendamento al decreto legge 125/20 sulla proroga dello stato di emergenza, sono di nuovo pronti a partire.



A meno di ulteriori provvedimenti del Parlamento che, però, non sembrano profilarsi all’orizzonte.

La notizia è stata ricordata da Ernesto Maria Ruffini,direttore dell'Agenzia delle entrate, nel corso di un intervento in tv.


"Sono circa 12 milioni le cartelle ferme quest'anno a cui si aggiungono 8-9 milioni di atti della riscossione,
più altri 10 milioni di atti delle entrate, tra avvisi e accertamento. Sono una montagna e ripartono dal 1° gennaio".


Ruffini ha sottolineato che il precedente stop al Fisco e all’invio delle cartelle era stata una scelta compiuta dal
"legislatore che ha ritenuto di non dover invadere il territorio con queste notifiche per non appesantire tutta l'emergenza epidemiologica".

Il piano era stato sostanzialmente confermato dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri,
che aveva riconosciuto come la proroga, arrivata a ridosso della ripresa delle notifiche, era dovuta principalmente a questioni di salute pubblica.

In pratica l'obiettivo del rinvio degli atti era doppio:

si volevano evitare pericolosi assembramenti negli uffici

e, allo stesso tempo, si è cercato di aiutare i contribuenti già in difficoltà economiche.


Ma ora, in base alle norme vigenti, Ruffini ha ribadito che gli atti del Fisco ripartiranno da gennaio e
"piano piano verranno rinotificate" e che eventuali nuovi rinvii dovranno essere decisi dal Parlamento.

Come spiega Italia Oggi con lo spostamento delle cartelle al 31 dicembre 2020
era stato stimato un impatto sul gettito della riscossione da ruolo 2020 di circa 252 milioni di euro.

A questa cifra si devono aggiungere almeno altri 44 milioni derivanti dallo stop delle verifiche sulle pendenze
per chi deve ricevere pagamenti superiori a 5mila euro da parte della pubblica amministrazione.

Ma non è tutto.

Perché ci sono altri 19,7 milioni da sommare per lo stop ai pignoramenti.

I riflessi in termini economici del rinvio erano stati proiettati su tutto il prossimo anno, in considerazione della ripresa graduale dell’invio delle notifiche.

Però ora vi è anche un altro elemento da tenere in conto.


Il decreto Ristori 4, che prevede il prolungamento della rottamazione, influirà sul calendario della riscossione.


Ad esempio, fino al 31 gennaio sono fermi i pagamenti derivanti da cartelle di pagamento,
avvisi di addebito e avvisi di accertamento, in scadenza dall'8 marzo al 31 dicembre 2020.

Sono rinviati all’1 marzo del prossimo anno, invece, i pagamenti delle rate 2020 delle definizioni agevolate ancora in vigore.

In quest’ultimo caso non vi è il termine di tolleranza.


Insomma per gli italiani si chiuderà un anno particolarmente difficile e un altro se ne aprirà in modo non molto piacevole.
 
Ecco i tre punti fondamentali anticipati da una introduzione riguardante la situazione in cui ci si trova.


Il primo punto si basa sul potenziamento dei dispositivi di controllo per assicurarsi che le norme vengano seguite.
Con dispiegamento di forze dell’ordine.

Il secondo punto riguarda il rischio di assembramenti, ovvero le aggregazioni incontrollate di persone, sia che avvengano in luoghi pubblici che privati.

L’ultimo punto si riferisce alle zone di colore giallo, dove da domenica 20 dicembre saranno inserite quasi tutte le regioni,
che secondo i tecnici dovranno avere misure più restrittive, da scegliere tra quelle presenti nell’articolo 3 del Dpcm dello scorso 3 dicembre.


L’idea è che vengano adottate le norme usate per le zone arancioni o addirittura rosse.

Al governo spetterà la decisione sui tempi.

Come scritto dagli esperti, il Comitato tecnico scientifico
"valuta con molta preoccupazione il riscontro di grandi aggregazioni tra persone osservate in diverse aree del Paese,
soprattutto nei centri storici e nelle aree metropolitane, nonché la difficoltà di contenimento/prevenzione delle aggregazioni medesime".

Le misure da adottare devono quindi puntare a evitare situazioni che possano mettere a rischio
sia il distanziamento interpersonale che l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale in qualsiasi occasione siano necessari.


Dei tre punti, è l’ultimo il più importante, ovvero quello che parla di inasprire le misure facendo riferimento al Dpcm dello scorso 3 dicembre.

Il Cts sottolinea "l’opportunità di una modulazione in ordine alla tempistica ed alla durata dei provvedimenti che andranno ad essere implementati,
alla tipologia di restrizioni specifiche previste, nonché alla dimensione spaziale e territoriale di applicazione,
anche con riguardo– nell’adozione delle misure – alle specificità del rischio del periodo natalizio sopra illustrate".


Anche questa riunione è stata lunga e difficoltosa, proprio perché vi erano in essa due posizioni ben distinte.

Da una parte quella che, con il commissario straordinario dell'emergenza Domenico Arcuri in primis,
voleva focalizzarsi sulle norme delle zone rosse, l’altra, appoggiata da Franco Locatelli dell’Iss,
che propendeva invece per indicazioni meno specifiche e più aperte.

Alla fine è prevalso l’invito a usare le norme contenute nel Dpcm rivolte alle zone arancioni e rosse.

Ricordiamo che nelle zone arancioni, a differenza di quelle gialle, bar e ristoranti restano chiusi e le persone non possono uscire dal proprio Comune.

Toccherà a Palazzo Chigi decidere sui provvedimenti previsti per le zone rosse.


È però sorto un problema in ultimo.

Il verbale non è stato firmato dai tre direttori generali del ministero della Salute
Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza, perché sarebbe nata una frattura sulla decisione del Cts di non indicare chiusure specifiche da seguire.

Nel verbale del Comitato tecnico scientifico mancherebbero norme specifiche da modificare.

Viene solo indicato che ci devono essere maggiori controlli che vadano a evitare assembramenti nelle piazze e nelle strade durante nel fine settimana.

I tecnici concordano sulla linea di chiusura, senza però indicare i luoghi da chiudere.

Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, ha tenuto a precisare che i pericoli maggiori si verificano nei luoghi dove le mascherine vengono abbassate, ovvero bar e ristoranti.

Tra mercoledì e giovedì dovrebbe esserci un incontro tra governo e Regioni per un confronto sulle decisioni prese.
 
I dementi al potere - comitato tecnico scientifico incluso - fanno finta di non sapere
che esiste una netta distinzione fra territori e territori.

Città come Roma, Milano e tutti gli importanti capoluoghi di provincia
sono mete che attraggono i cittadini, specialmente nel periodo natalizio.
Abbiamo 14 città metropolitane. QUATTORDICI

Ma capoluoghi di provincia minori e tutti gli altri comuni italiani
- sono 7900 quelli censiti nel 2019 - vivono nel loro tran tran normale.

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Noi - ad esempio - abbiamo 1056 abitanti per km2
ed oltre il centro città .........tutto il resto è noia...specialmente in inverno.
Possiamo solo andare in montagna quando c'è il sole.......
e domenica c'era il sole.

Domenica prossima è prevista pioggia ......e nessuno andrà in montagna
e ben pochi avranno voglia di girare per la città.

Altro che virus.........
 
Se tutti gli abitanti scendessero in strada ed occupassero tutti i metri della superficie del comune,
avremmo il distanziamento sociale di 1 metro.:d: è chiaro che è utopia....ma la matematica serve a questo.

Come gli studi statistici di tutti gli esperti e scienziatoni, modelli inclusi, dove basta una variabile errata
e/o impostata diversamente per modificare lo studio e cambiarne completamente i risultati.
 
L'Accademia di Medicina di Torino ha istituito un gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Giancarlo Isaia,
Specialista in Endocrinologia, Medicina Interna e Medicina Nucleare del Dipartimento di Scienze Mediche dell'Università di Torino
e da Antonio D’Avolio, Professore di Farmacologia all'Università di Torino che hanno elaborato un documento,
inviato alle autorità sanitarie nazionali e regionali, che riporta le

"più recenti e convincenti evidenze scientifiche sugli effetti positivi della vitamina D, sia nella prevenzione che nelle complicanze del coronavirus".

Il documento ha già ricevuto le firme di 65 medici di ogni parte d'Italia.


Ad oggi, sono più di 340 i lavori sviluppati in tutto il mondo durante il 2020 e pubblicati su PubMed
che hanno confermato la presenza di ipovitaminosi D (carenza di vitamina D) nella maggioranza dei pazienti affetti da Covid-19,
soprattutto se in forma severa e di una più elevata mortalità ad essa associata.


In uno studio osservazionale di 6 settimane su 154 pazienti,

la prevalenza di soggetti ipovitaminosici D è risultata del 31,86% negli asintomatici

e del 96,82% in quelli che sono stati poi ricoverati in terapia intensiva, un dato incredibile.



In pratica, quasi tutti i "carenti" hanno avuto complicazioni severe della malattia.


Un altro studio americano retrospettivo condotto su ben 190mila pazienti
ha evidenziato la presenza di una significativa correlazione fra la bassa percentuale dei soggetti positivi alla malattia
e più elevati livelli circolanti di '25OHD' (che è la vitamina).


"Gli studi suggeriscono un'associazione tra carenza di vitamina D
e rischio di infezioni virali del tratto respiratorio superiore
e mortalità per malattia da coronavirus-2019.
Questa relazione è anticipata, dato che la vitamina D ha numerose azioni che influenzano il sistema immunitario innato e adattativo",

scrivono gli autori di questa ricerca.


Per citare anche un terzo studio, in una sperimentazione clinica su 40 pazienti asintomatici o paucisintomatici
è stata osservata la negativizzazione della malattia nel 62,5% (10/16) dei pazienti
trattati con alte dosi di colecalciferolo (60.000 UI/die per 7 giorni),
contro il 20,8% (5/24) dei pazienti del gruppo di controllo.


Il colecalciferolo è una delle vitamine del gruppo D.
 
La pandemia da Coronavirus si è manifestata e diffusa con caratteristiche peculiari e,
nonostante sia presente da circa un anno, la ricerca scientifica, orientata prevalentemente
verso la sintesi di anticorpi specifici diretti sull’agente etiologico e la produzione di un vaccino,
non ha fornito sufficienti conoscenze:


poco si sa delle caratteristiche fisiopatologiche della malattia,

dei meccanismi che ne favoriscono l’aggressione alla specie umana,

dei target verso cui indirizzare un trattamento farmacologico,

e, infine, neppure delle caratteristiche immunologiche del virus.


Tutto ciò rende molto problematiche le strategie difensive,
ad oggi di fatto limitate alle indiscutibili e fondamentali misure di distanziamento fisico e di igiene individuale.


Sulla base di queste premesse, ci permettiamo di richiamare l’attenzione delle Istituzioni,
del mondo scientifico e dell’opinione pubblica su un aspetto, già sollevato nei mesi scorsi


(Isaia G & Medico E, https//doi:10.1007/s40520-020-01650-9)

che si è via via accreditato con numerose evidenze scientifiche:

ci riferiamo alla carenza di vitamina D, della quale sono noti da tempo gli effetti sulla risposta immunitaria, sia innata che adattiva
(Charoenngam N & Holick M, Immunologic Effects of Vitamin D on Human Health and Disease)

e che si sviluppa nei pazienti affetti da COVID-19in conseguenza di differenti meccanismi fisiopatologici
(Aygun H et al., https://doi.org/10.1007/s00210-020-01911-4),

ma forse anche a seguito di una ridotta disponibilità di 7-deidrocolesterolo e di conseguenza del suo metabolita colecalciferolo,
per la marcata riduzione della colesterolemia osservata nei pazienti con forme moderate o severe di COVID-19
(Marcello A. et al., Redirecting).


Ad oggi è possibile reperire su PubMed circa 300 lavori, editi nel 2020,
con oggetto il legame tra COVID-19 e vitamina D, condotti sia retrospettivamente
(Meltzer D et al., https://doi:10.1001/jamanetworkopen.2020.19722),

che con metanalisi
(Pereira M et al.,https://doi.org/10.1080/10408398.2020.1841090),

che hanno confermato la presenza di ipovitaminosi D nella maggioranza dei pazienti affetti da COVID-19, soprattutto se in forma severa
(Kohlmeier M et al., https://doi:10.1136/bmjnph-2020-000096)

e di una più elevata mortalità (OR 3,87) ad essa associata
(De Smet D et al., https://doi:10.1093/ajcp/aqaa252):

tutti questi dati forniscono a nostro giudizio interessanti elementi di riflessione

e di ripensamento su un intervento potenzialmente utile a tutta la popolazione anziana,

che in Italia è in larga misura carente di vitamina D

(Isaia G et al., https://doi.org/10.1007/s00198-003-1390-7).


E’ stata infatti largamente evidenziata, con un’unica eccezione riportata in un lavoro,
peraltro non ancora pubblicato e condotto su pazienti in uno stadio molto avanzato della malattia
(Murai IH et al., Effect of Vitamin D3 Supplementation vs Placebo on Hospital Length of Stay in Patients with Severe COVID-19: A Multicenter, Double-blind, Randomized Controlled Trial),

l’utilità della somministrazione di Vitamina D (in prevalenza colecalciferolo) a pazienti COVID-19.

A scopo propositivo, abbiamo selezionato alcuni dati, ottenuti con adeguata sperimentazione clinica,
che a nostro parere, nonostante alcuni limiti metodologici, sono degni di attenzione da parte delle autorità sanitarie,
al fine di considerare l’utilizzo della Vitamina D sia per la prevenzione che per il trattamento dei pazienti COVID-19.


1) In uno studio osservazionale di 6 settimane su 154 pazienti,
la prevalenza di soggetti ipovitaminosici D (<20 ng/mL) è risultata del 31,86% negli asintomatici e del 96,82% in quelli che sono stati poi ricoverati in terapia intensiva
(Jain A et al.,https://doi.org/10.1038/s41598-020-77093-z)


2) In uno studio randomizzato su 76 pazienti oligosintomatici, la percentuale di soggetti per i quali è stato necessario, successivamente,
il ricovero in terapia intensiva, è stata del 2% (1/50) se trattati con dosi elevate di calcifediolo e del 50% (13/26) nei pazienti non trattati
(Castillo ME et al., Redirecting).


3) Uno studio retrospettivo su oltre 190.000 pazienti ha evidenziato la presenza di una significativa correlazione
fra la bassa percentuale dei soggetti positivi alla malattia e più elevati livelli circolanti di 25OHD
(Kaufman HW et al., https://doi.org/10.1371/journal.pone.0239252)


4) In 77 soggetti anziani ospedalizzati per COVID-19, la probabilità di sopravvivenza alla malattia, stimata con la curva di Kaplan–Meier,
è risultata significativamente correlata con la somministrazione di colecalciferolo, assunto nell’anno precedente alla dose di 50.000 UI al mese,
oppure di 80.000-100.000 UI per 2-3 mesi, oppure ancora di 80.000 UI al momento della diagnosi.
(Annweiler G. et al., GERIA-COVID Study Vitamin D Supplementation Associated to Better Survival in Hospitalized Frail Elderly COVID-19 Patients: The GERIA-COVID Quasi-Experimental Study)


5) Nei pazienti PCR-positivi per SARS-CoV-2, i livelli di vitamina D sono risultati significativamente minori (p=0.004)
rispetto a quelli dei pazienti PCR-negativi
(dato poi confermato da altri lavori in termini di maggiore velocità di clearance virale e guarigione per coloro che hanno livelli ematici più elevati di vitamina D)
(D’Avolio et al., 25-Hydroxyvitamin D Concentrations Are Lower in Patients with Positive PCR for SARS-CoV-2).


6) In una sperimentazione clinica su 40 pazienti asintomatici o paucisintomatici
è stata osservata la negativizzazione della malattia nel 62,5% (10/16) dei pazienti trattati con alte dosi di colecalciferolo (60.000 UI/die per 7 giorni),
contro il 20,8% (5/24) dei pazienti del gruppo di controllo.
Nei pazienti trattati è stata inoltre riscontrata una riduzione significativa dei livelli plasmatici di fibrinogeno
(Rastogi A. et al., SHADE Study Short term, high-dose vitamin D supplementation for COVID-19 disease: a randomised, placebo-controlled, study (SHADE study) | Postgraduate Medical Journal)


Sulla base dei risultati di questi e di altri studi, formuliamo le seguenti considerazioni:


1) Anche se sono necessari ulteriori studi controllati, la vitamina D sembra più efficace contro il COVID-19
(sia per la velocità di negativizzazione, sia per l’evoluzione benigna della malattia in caso di infezione)
se somministrata con obiettivi di prevenzione
(Balla M et al., https://doi.org/10.1080/20009666.2020.1811074),
soprattutto nei soggetti anziani, fragili e istituzionalizzati.


2) Il target plasmatico minimo ottimale del 25(OH)D da raggiungere in ambito PREVENTIVO sarebbe di 40 ng/mL
(Maghbooli Z. et al., https://doi.org/10.1371/journal.pone.0239799),
per ottenere il quale occorre somministrare elevate dosi di colecalciferolo,
anche in relazione ai livelli basali del paziente, e fino a 4000 UI/die
(Arboleda JF & Urcuqui-Inchima S, Vitamin D Supplementation: A Potential Approach for Coronavirus/COVID-19 Therapeutics?
)


3) In ambito TERAPEUTICO, gli studi randomizzati indicano l’utilità di un’unica somministrazione in bolo di 80.000 UI di colecalciferolo (N° 4, Annweiler G et al.),

oppure di calcifediolo (0,532 mg il 1° giorno, 0,266 mg il 3°, il 7° giorno e poi una volta alla settimana) (N° 2, Castillo ME et al.),

oppure ancora di 60000 IU di colecalciferolo per 7 giorni, con l’obiettivo di raggiungere 50 ng/mL di 25 (OH)D (N° 6, Rastogi A et al.).


Nonostante questi ed altri dati, l’impiego della Vitamina D nella prevenzione e nella terapia del COVID-19 non è stato preso in considerazione,

con la giustificazione dell’assenza di un’evidenza scientifica sufficiente, che invece, a differenza di altre vitamine o integratori,

nei lavori più recenti sta a poco a poco emergendo.



In Gran Bretagna invece, e prima ancora in Scozia, con disposizione governativa,
(Covid: UK government requests guidance on vitamin D use)
è stata recentemente disposta la supplementazione di vitamina D a 2,7 milioni di soggetti a rischio di COVID-19
(gli anziani, la popolazione di colore e i residenti nelle RSA) con un’operazione che alla Camera dei Comuni è stata definita
low-cost, zero-risk, potentially highly effective action”: ne è seguito un vivace dibattito scientifico, con qualche riserva espressa dal NICE
(https://www.nice.org.uk/advice/es28...mmary-vitamin-d-for-covid19-pdf-1158182526661),
ma con il sostegno della Royal Society of London (https://doi.org/10.1098/rsos.201912https://doi.org/10.1098/rsos.201912)
che la definisce “…seems nothing to lose and potentially much to gain”


In conclusione, anche se l’utilità della Vitamina D nella prevenzione e nel trattamento del COVID-19 non è ancora del tutto ben definita,
riteniamo che i dati che abbiamo sinteticamente riportato, suggeriscano un serio approfondimento in materia:


  1. a)con l’attivazione di una consensus conference e/o di uno studio clinico randomizzato e controllato,
  2. promosso e supportato dallo Stato, sull’efficacia terapeutica della Vitamina D, a pazienti sintomatici o oligosintomatici, secondo uno dei seguenti schemi:

  • Colecalciferolo per via orale 60.000 UI/die per 7 giorni consecutivi

  • Colecalciferolo in monosomministrazione orale 80.000 (nei pazienti anziani)

  • Calcifediolo 0.532 mg (106 gocce) nel giorno 1 e 0,266 mg (53 gocce) nei giorni 3 e 7 e poi in monosomministrazione settimanale.


  1. b)Con la somministrazione preventiva di Colecalciferolo orale (fino a 4000 UI/die) a soggetti a rischio di contagio
  2. (anziani, fragili, obesi, operatori sanitari, congiunti di pazienti infetti, soggetti in comunità chiuse);
  3. segnaliamo che in questo ambito l’utilizzo della vitamina D che, anche ad alte dosi, non presenta sostanziali effetti collaterali
  4. (Murai IH et al., https://doi.org/10.1101/2020.16.20232397),
  5. è comunque utile per correggere una situazione di specifica carenza generale della popolazione,
  6. soprattutto nel periodo invernale, indipendentemente dalla infezione da SARS-CoV-2.

A disposizione per ulteriori ragguagli, auspichiamo che questa nostra proposta, supportata da suggestive evidenze scientifiche,
venga presa in seria considerazione e di conseguenza vengano assunti i provvedimenti ritenuti più opportuni,


1) Giancarlo Isaia Professore di Geriatria, Università di Torino e Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino


2) Antonio D’Avolio Professore di Farmacologia, Università di Torino


3) Donato Agnusdei Endocrinologo, Siena


4) Paolo Arese Professore Emerito di Biochimica, Università di Torino


5) Marco Astegiano Responsabile ambulatori Gastroenterologia, Città della salute e della scienza di Torino


6) Mario Barbagallo Professore Ordinario di Geriatria, Università di Palermo


7) Alessandro Bargoni Professore di Storia della Medicina, Università di Torino


8) Ettore Bologna Direttore Medico-scientifico della Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero, Alba (CN)


9) Amalia Bosia Professoressa Emerita di Biochimica, Università di Torino


10) Caterina Bucca Professoressa di Pneumologia, Università di Torino


11) Teresa Cammarota Primario Emerito di Radiologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Vice Presidente dell’Accademia di Medicina di Torino


12) Mario Campogrande Primario Emerito di Ostetrica e Ginecologia, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino


13) Rossana Cavallo Professoressa di Microbiologia, Università di Torino


14) Paolo Cavallo Perin Professore di Medicina Interna, Università di Torino


15) Carlo Ceruti Professore di Urologia, Università di Torino


16) Alessandro Comandone Primario di Oncologia, ASL Città di Torino


17) Fausto Crapanzano Responsabile UOC di Riabilitazione, ASP di Agrigento


18) Flora D’Ambrosio Fisiatra, INRCA-IRCCS, Ancona


19) Giuseppe De Renzi Responsabile Microbiologia Laboratorio Analisi, AOU San Luigi Orbassano (TO).


20) Umberto Dianzani Professore di Immunologia, Università del Piemonte Orientale


21) Francesco Di Carlo Professore Emerito di Farmacologia, Università di Torino,


22) Ombretta Di Munno Professoressa di Reumatologia, Università di Pisa


23) Fabio Di Salvo, Ortopedico, Centro Medico polispecialistico SANICAM, Palermo


24) Marco Di Stefano Dirigente Medico di Geriatria, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino


25) Ligia Dominguez Professoressa di Geriatria, Università di Palermo


26) Pier Paolo Donadio già Direttore del Dip. di Anestesia, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino


27) Roberto Fantozzi Professore di Farmacologia, Università di Torino


28) Etta Finocchiaro Dirigente Medico Dietetica e Nutrizione Clinica, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino


29) Carlo Foresta Professore di Endocrinologia, Università di Padova


30) Guido Forni Immunologo, Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei


31) Cristiano Maria Francucci Endocrinologo, INRCA-IRCCS Ancona


32) Gianluca Isaia Dirigente Medico di Geriatria, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino


33) Maurizio Maggiorotti Segretario Generale della Federazione Italiana Ossigeno-Ozono


34) Fabio Malavasi Professore Emerito di Genetica Medica, Università di Torino


35) Patrizia Mecocci Professoressa di Gerontologia e Geriatria, Università d Perugia


36) Enzo Medico Professore di Istologia, Università di Torino,


37) Sivia Migliaccio Professoressa di Scienze Tecniche Applicate, Università Foro Italico di Roma


38) Marco Alessandro Minetto Professore di Medicina Fisica e Riabilitazione, Università di Torino


39) Giovanni Minisola Reumatologo, Presidente emerito SIR e Direttore Scientifico Fondazione “San Camillo-Forlanini” – Roma


40) Mario Nano Professore di Chirurgia Generale, Università di Torino


41) Fabio Orlandi Professore di Endocrinologia, Università di Torino


42) Luca Pietrogrande Professore di Ortopedia, Università di Milano


43) Giuseppe Poli Professore di Patologia Generale, Università di Torino


44) Patrizia Presbitero Primario d Cardiologia interventistica, Istituto clinico Humanitas di Rozzano (MI)


45) Pietro Quaglino, Professore di Dermatologia, Università di Torino


46) Giovanni Renato Riccardi Fisiatra, INRCA-IRCCS Ancona


47) Giovanni Ricevuti Professore di Geriatria, Università di Pavia


48) Dario Roccatello Professore di Nefrologia, Università di Torino


49) Floriano Rosina Gastroenterologo, Torino


50) Carmelinda Ruggiero Professoressa di Geriatria, Università di Perugia


51) Giuseppe Saglio Professore di Ematologia, Università di Torino


52) Sergio Salomone Ortopedico, Direttore Sanitario Centro Medico Polispecialistico L’Emiro, Palermo


53) Anna Sapino Professoressa di Anatomia e Istologia Patologica, Università di Torino


54) Francesco Scarnati Ortopedico, Centro Medilab, Taverna di Montalto (CS)


55) Francesco Scaroina Primario Emerito di Medicina Generale, AOU Città di Torino


56) Giuseppe Segoloni Professore di Nefrologia, Università di Torino


57) Luigi Massimino Sena Professore di Patologia Generale, Università di Torino


58) Umberto Senin Professore Emerito di Gerontologia e Geriatria, Università di Perugia


59) Endrit Shahini Gastroenterologo-endoscopista, Candiolo Cancer Institute-IRCCS (TO)


60) Alberto Silvestri Dirigente medico di Medicina Interna, ASO Santa Croce e Carle di Cuneo


61) Piero Stratta Professore di Nefrologia, Università del Piemonte Orientale


62) Gabriella Tanturri Otorinolaringoiatra, già Dir. SS day Surgery, Città della Salute e della Scienza di Torino


63) Alessandro Vercelli Professore di Anatomia Umana, Università di Torino


64) Elsa Viora Direttrice SS Ecografia e diagnosi prenatale, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino


65) Umberto Vitolo Ematologo, Candiolo Cancer Institute-IRCCS (TO)


Nota: Le sottoscrizioni sono a titolo personale, senza il coinvolgimento delle rispettive Istituzioni di riferimento
 
qualcuno può dire a SILERI che sta al governo......................?
ieri, se lo avevo davanti lo avrei :clava: ...da floiris si faceva bello mentre sciorinava che se fosse per lui i ristoranti li lascerebbe APERTI,,,anche orario negozi fosse per lui avrebbe ampliato,,,,(ci fa o ci è?):-x
ricapitolando siamo in mano a un tale mai candidato CONTE che a gennaio diceva italia era pronta ad affrontare la pandemia, con un laureato in scienze politiche al ministero sanità che deve ritirare il suo libro dove diceva come si sconfigge covid :wall:........ed ora in mano a un comitato di innumerevoli ammazza p.iva che usano SCONOSCIUTI parametri per terrorizzare il popolo dando un'arma di IMPOVERIMENTO di massa al governo della DECRESCITA FELICE con un presidente repubblica che non rileva l'assurdità parlamentare di una maggiornza artificiosa.:mbe:
allegato RIASSUME CON SI AL MES LO SCHIFO IN CORSO DEL M5S AL POTERE E SERVE UNA OPPOSIZIONE SERIA COMANDATA DAI PARTITI DEL CENTRODESTRA. . . che si scende cazzo in piazza una volta per tutte a porre fine a questa pagliacciata disastrosa per il futuro nostro e posteri. saluti
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