MI PIACE IL MARE D'INVERNO. LUI CI METTE LE ONDE, IO CI METTO I PENSIERI.

C’è un problema non secondario da considerare con la massima attenzione.

Come ha sottolineato Libero, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata

consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling.


Chi è costui?

Iniziamo con il dire che cosa diventerà, ovvero l'alto burocrate più potente d'Europa.

Il motivo è semplice, visto che Regling è il direttore generale del Mes.

Detto in altre parole, è l’uomo che ha – e avrà sempre di più – i pieni poteri nella gestione del Meccanismo europeo di stabilità.


Questo significa che, nel caso in cui il debito pubblico italiano scricchiolasse pericolosamente,
questo freddissimo burocrate tedesco sarebbe pronto a indossare i panni del commissario straordinario dell’Italia.

E un’ipotesi del genere non è neppure tanto remota, considerando che il governo giallorosso,
guidato da un Giuseppe Conte sempre più sotto pressione,
continua a spendere in bonus e misure sostanzialmente inutili quanto gravose sui conti.


Regling è sostanzialmente il direttore generale del Mes.

Quest’ultimo, a sua volta, è più di uno strumento: si tratta di un’organizzazione internazionale, privata,
creata nel 2012 per assegnare risorse ai Paesi dell’Eurozona che si trovano o rischiano di trovarsi in grossi guai finanziari.

Va da sé che il prestito – perché di questo stiamo parlando – non è gratuito e include condizioni super rigorose,
dannose per le nazioni con l’acqua alla gola bisognose di un salvagente.


Regling, economista e tedesco, ha 70 anni e guida il Mes dal primo giorno.

Il suo mandato è stato rinnovato e resterà in carica fino al 2022.

La sua storia è piatta e non presenta particolari stranezze.

Figlio di un falegname poi eletto in parlamento con i socialdemocratici, ama ascoltare Wagner e, in economia, crede fortemente a due pilastri: stabilità e rigore.

Il signor Klaus è sempre rimasto lontano dalle luci dei riflettori, anche se adesso, con l’imminente riforma del Mes,
i suoi poteri saranno talmente enormi che difficilmente riuscirà a nascondersi dietro a un dito.


Tra i suoi superpoteri troviamo:

la possibilità di affiancare la Banca centrale europea nella valutazione della richiesta di sostegno messa sul tavolo da uno Stato

e quella di formulare la proposta per aggiustare la situazione di quel Paese.

Non solo: la riforma introduce pure la “piena indipendenza” del direttore generale e del personale del Mes da ogni potere eletto.



La responsabilità, insomma, sarà da intendere solo “nei confronti del consiglio d’amministrazione”.


La sua nomina, e quella dei successori, da cosa dipende?

Deve essere nominato a maggioranza qualificata dell’80% del capitale del Mes.

Considerando che la maggioranza delle quote spettano a Germania (26,9%) e Francia (20,2%),
Berlino e Parigi avranno la possibilità di mettere un bel veto sul successore di Regling.
 
In principio doveva essere un boccone amaro, indigeribile e da respingere con tutte le forze.

Una buona fetta degli esponenti 5 stalle, presto rinominati “i ribelli”, era pronta a issare barricate
e muovere pericolose guerre intestine a costo di respingere il Meccanismo europeo di stabilità.

Invece, ecco il sì alla riforma del mes decisa all’ultimo Eurogruppo,
con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, pronto a rassicurare gli animi degli alleati di maggioranza.



Gualtieri ha provato a spiegare che il via libera alla riforma del Mes non significa automaticamente un suo utilizzo, visto che “la riforma è cosa distinta dalla scelta se usare o meno il Mes sanitario” e che “su questo esistono posizioni diverse nel Parlamento e nella stessa maggioranza,
e ogni decisione dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento”.

Il tentativo di Gualtieri di calmare le acque è fallito miseramente, visto che la diffidenza tra le fila grilline è aumentata.

Però, se non altro, ribelli a parte il M5s non dovrebbe opporsi alla riforma.


Dunque: crisi di governo scongiurata.

Almeno per il momento.
i grillini e accozzaglia di sinistra sono dei veri criminali, ora vogliono nel lazio proseguire con coprifuoco 22 e chiusura alle 18 fino a marzo quando prima dicevano chiudiamo ora per aprire a natale, interi settori delle piccole p.iva in grave crisi falliranno come da loro disegno della "decrescita felice" per renderci tutti schiavi moderni a elemosinare reddito di cittadinanza, ormai serve la rivoluzione stile luigi e antonietta di francia o non si salverà nessuno oltre gli statali, e forse a fine qe neanche loro si salveranno........ almeno non con questo tenore di vita visto che sono capaci solo di aumentare il debito pubblico è ovvio che chi verrà dopo dovrà tassare e tagliare servizi tra cui appunto........i posti pubblici....altro che assunzioni.
 
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Se un Tizio non se la passa troppo bene, anzi quasi male, e riceve un’improvvisa entrata una tantum, ha davanti a sé diverse possibilità.

Può tesaurizzarla nei modi conosciuti.

Può mangiarsela nei modi altrettanto risaputi.

Può rimborsare i creditori, se era indebitato.

Può impiegarla nei modi conosciuti sotto il nome di investimenti.


Nell’investirla, il fantomatico beneficiario incontra le maggiori difficoltà in relazione alla produttività attesa dell’investimento.

Non solo.

Entro certi limiti, la scelta dell’investimento produttivo apparirà oculata solo “dopo”, non “prima”.

La lungimiranza nell’impiego di un capitale è la qualità peculiare dell’imprenditore e del risparmiatore.

I governanti non la posseggono quasi mai.

E anche quando raramente ce l’hanno, devono sottostare ai condizionamenti dei politici che, specialmente in democrazia, sono particolarmente esigenti.


Un esempio elementare aiuta a capire.

Se il Tizio è ridotto a camminare con scarpe bucate,
dovrà utilizzare il gruzzolo inaspettato per comprarsi un paio di scarpe, risuolarle magari,
oppure comprarsi una cravatta di seta?


In base a ciò che accade normalmente, è probabile che il nostro fortunato individuo opti per le calzature,
che diventeranno per lui anche un bene strumentale, perché gli consentiranno di recarsi al lavoro senza rischiare di azzopparsi.

È meno probabile che corra ad acquistare una cravatta di seta.

Ma non è escluso che tenti di cogliere quella che giudica un’opportunità profittevole e rinunci sia alle scarpe necessarie che alla cravatta voluttuaria.

Se la sua rinuncia sarà premiata, egli si rivelerà addirittura più avveduto.

Per quanto semplice, l’esempio dice pure un’altra cosa.

La somma piovuta dal cielo se la gioca il diretto interessato: o con le scarpe o con la cravatta
o con il profitto conseguito o senza più nulla, avendo perso la chance.

Varrà comunque il principio “cuius commoda, eius incommoda”.


Lo Stato, per contro, non è soggetto alla stessa necessità, pur quando se la passi altrettanto male del povero Tizio.

Anziché comprare scarpe o rimborsare debiti,
i governanti cedono spesso alla voluttuosa tentazione di acquistare cravatte di seta e sfoggiarle con frivolo compiacimento:

la fatuità della politica è intrinseca al malgoverno
.

Né riescono meglio quando si sforzano di cogliere opportunità che vedono solo loro
perché guardano con gli occhi degli elettori amici.

Infine non perdono mai, se non le elezioni.

Non rispondono di nulla, fuorché in sede storica e sebbene direttamente responsabili.

Si camuffano da imprenditori e risparmiatori, dismettendo l’abito naturale dei dissipatori (di soldi erariali, non personali!).
 
Nel mentre, l’Italia giallorossa è andata scivolando dal male al peggio, finita dentro un buco nero,
un caos, una vergogna che griderà vendetta di fronte alla storia e alla memoria del Governo più di sinistra,
più incapace, incosciente, arrogante e supponente che ci sia stato mai.

Perché, sia chiaro, quello che vediamo non è sorpresa, imprevisto, oppure il destino cinico e baro,
ma il precipitato di una certezza, perché si sapeva eccome, che i giallorossi ci avrebbero portato allo sprofondo, allo sbando e alla disperazione.


Che fossero politicamente incapaci, ipocriti, inadatti, uniti solo dal potere,
che fossero il peggio certificato, sarebbe bastato pensare a Roma.

Che non avessero un filo di preparazione si sapeva e molto bene,
insomma ci hanno intortato a partire dalla negazione di un nuovo voto l’anno scorso.

Eppure si sarebbe potuto votare, anzi si sarebbe dovuto votare se si fosse avuta a cuore l’Italia e il suo futuro,
se si fosse avuto quel senso intimo dell’amor patrio, del bene collettivo,
visto che solo l’ipocrisia poteva spingere a lasciare il Paese in mano a una accozzaglia di politici
che fino ad un secondo prima si erano insultati, offesi, presi a male parole,
per non parlare dei giuramenti sull’onore di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi.


Insomma :

quale credibilità può avere un leader che giura solennemente una cosa e poi ne fa un’altra,

quale credibilità può avere un premier che prima guida una coalizione e poi ne guida una opposta,

quale credibilità può avere una coalizione che cambia idea su tutto,
a partire dai grillini politicamente banderuole che hanno cambiato sulla Tav, sulla Tap, sul doppio mandato,
e adesso sul Mes col rischio di consegnarci ai ferri dell’Europa e dei mercati,

quale credibilità può avere una maggioranza che vive sotto il ricatto costante di rottura, ora di Renzi,
ora di LeU, ora dei grillini oppure degli eredi di Palmiro Togliatti,
una coalizione talmente incapace da dover ricorrere a sedicenti esperti su tutto,
task force, manager, commissari, oltretutto inadatti pure loro,
perché abbiamo visto il caos che si è creato su ogni provvedimento e Dpcm.


Quale credibilità può avere un Governo che viva in perenne confusione, allo sbando,
un esecutivo che ha bruciato 100 miliardi, ridotto sul lastrico il Paese, sbagliato conti a ripetizione,
calcoli a profusione, un Governo che ancora non ha preparato né piani e programmi,
né strategia al punto da rischiare sul Recovery e sul Next,
perché sia chiaro l’elenco delle poste che sta girando più che ridicolo è aria fritta,
parole senza senso, piuttosto che un diagramma di investimenti precisi, spiegati, calcolati e conseguenti.


Quale credibilità può avere un Governo che spacchi in due l’Italia,
da una parte l’impiego pubblico al quale non è stato chiesto un solo sacrificio
e dall’altra il settore privato letteralmente massacrato a forza di chiusure e obblighi,

per non citare la vergogna degli aumenti agli statali che addirittura hanno deciso lo sciopero sostenuti dai sindacati,
fosse per noi a pedate nel sedere altroché aumenti in un momento come questo di dramma collettivo
con milioni di posti nel privato che stanno per saltare,
oltretutto parliamo di un apparato statale conosciuto per nullafacenza, furbetti, esuberi, disservizi e burocrazia folle.


Ecco perché diciamo povera Italia costretta al lumicino, perché la verità è che :

si è deciso di metterla in mano a questi incompetenti, incoscienti nel senso letterale,

si è deciso di sottrarla al voto che avrebbe tutt’altro stabilito,

si è deciso di consegnarla alla maggioranza non solo più di sinistra ma più opportunista e sotto colta della storia,


Insomma ricordiamo bene perché siamo ridotti come siamo,

anziché fare finta, girare il volto altrove, o vivere in perenne silenzio come succede da qualche parte.
 
Sbarchi aumentati del 200 per cento, crollo delle nascite, politica dissennata e senza alcuna idea per il futuro.

Lanciamo il grido d’allarme: che ne sarà di noi, delle nostre tradizioni, dei nostri figli, dei nostri sacrifici, della nostra religione?

Siamo stati svenduti, umiliati e calpestati da leggi che ci ghettizzano; ci siamo trasformati nei nuovi poveri nel nostro Paese.


Questo Governo sta compiendo danni irreparabili facendoci fare la parte dei bagnini d’Europa.

Ma ci vogliamo svegliare?

Ci vogliamo difendere?

Vogliamo andare a votare,
vogliamo tornare ad essere una democrazia,
vogliamo smetterla di abrogare i decreti legge firmati da noi stessi.

Giuseppe Conte, ma che fai?
Via col vento è stato un gran libro e poi anche un gran film, ma purtroppo finisce male.


Sergio Mattarella o “Mozzarello” ha i poteri per contenere questo viavai di decreti e cosa fa?
Il semaforo verde, fa passare tutto e noi dentro il frullatore con il Covid in attesa che Domenico Arcuri da solo risolva.


Vaccini, mascherine, la sanità intera, medici, infermieri e tutto il possibile e l’impossibile;
insomma, uno sfacelo e noi a pagare le tasse in attesa delle mitragliate di soldi garantiti dal premier che intanto ci svende col Mes fingendo di salvarci.


Già, dimenticavo, adesso è tempo di feste e sta per arrivare la “befaconte”, la nuova befana che i regali li fa solo a se stessa.

Dimenticavo l’albero, beh, può servire, immaginate a cosa ........ma chi può dirlo, solo Dio lo sa.
 
“Oggi per il Mes si prevedono tre applicazioni:

Salva-Stati,

Salva-banche,

Salva-Covid.

In Italia si è discusso soprattutto su questa terza opzione,
si è auspicata la seconda
e il Governo ha pensato che fosse possibile ignorare la prima.

E questo è stato ed è illogico, perché tutto dipende proprio dal Salva-Stati”.


“Come dicono gli inglesi, fare previsioni, soprattutto se hanno per oggetto il futuro, è difficile.
Il Governo non cade, la legge che lo regge non è quella di gravità, ma quella di inerzia.
Se non cade il Governo, cade ancora più in basso la credibilità dell’Italia,
con un premier che, artefice e vittima di se stesso, volteggia come un acrobata sul suo circo:
vota su di un Trattato ma dice che ne vuole un altro,
niente male per il leader di un Paese (che è stato) fondatore”.



“L’idea di un nuovo Trattato è giusta. È questo che si va a votare che è sbagliato”.


“Si dice che il diavolo sta nei dettagli.

Nel caso del Mes il diavolo o, meglio, il mostro di Frankenstein sta nell’articolato e nell’allegato,

in specie nell’articolo 3 e nell’Allegato III, negli obiettivi e nei criteri che sono assegnati al Mes”.


“Nella primavera del 2008 nel Regno Unito i risparmiatori facevano la coda
agli sportelli della loro banca fiduciaria Northern Rock per ritirare i loro risparmi.
Londra aveva varato un suo salva banche e l’Ue si accingeva a varare una procedura per impedirlo,
dato che l'intervento dello Stato era considerata un'eccezione vietata rispetto al mercato.

Tornato in Eurogruppo Ecofin, rappresentante di un Governo che nel suo programma elettorale scritto in marzo
aveva previsto l’arrivo di una crisi globale, feci notare l’errore:

quella che consideravano una prassi eccezionale da vietare sarebbe diventata una regola necessaria da applicare.

E così fu in autunno quando arrivò la tempesta con Lehman Brothers”.


“Scrissi alla Presidenza europea di turno, a Christine Lagarde, una lettera poi divenuta pubblica
nella quale si facevano notare due dati essenziali.

Primo: nel Trattato Ue non c’era la parola crisi intesa come rottura di sistema, come cambio di paradigma.
Il Trattato era concepito e scritto solo in termini positivi e progressivi ma gli accordi internazionali sono come i matrimoni,
devono reggere nella buona e nella cattiva sorte, che non era prevista ma stava arrivando”.

Oltre a scrivere che per gestire la crisi all’Europa sarebbe servito un Fondo “anzi, ricordo che parlai di più fondi”.


Sul tema nell’Eurogruppo la discussione fu “appassionata.

Allora non era ancora possibile modificare il Trattato, ma un Fondo fu comunque costituito con uno strumento giuridico privatistico extra trattato.

Il fondo fu incorporato più o meno come un hedge fund con sede in Lussemburgo; la sede che c'è ancora”.



“Basta leggere il Trattato. Articolo 3 e Allegato III.

Qui si attribuisce alla struttura del Mes la seguente funzione :

“se necessario per prepararsi internamente a poter svolgere adeguatamente e con tempestività i compiti attribuitigli

il Mes può seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei Paesi membri,

compresa la sostenibilità del debito pubblico, e analizzare le informazioni e i dati pertinenti”.


Non solo:

“Nell’Allegato III si dispone “in ordine ai parametri quantitativi di bilancio”.


Ma questi sono scritti riprendendo i numeri del Trattato di Maastricht:

3 per cento sul deficit,

60 per cento sul debito.


Considerando che si vota dopo che è stato sospeso il Trattato di Maastricht,

è grottesco, ma non casuale, bensì intenzionale, il fatto che quei numeri,

sospesi in generale, siano ripresi e debbano essere votati specificamente al servizio di questa opzione”.



Infine, una nota sulla patrimoniale:

“E di quanto dovrebbe essere?

Di 100 miliardi? Fanno più o meno 5 o 6 punti di debito in meno.

Di duecento miliardi? Fanno 10 punti di debito in meno.

Sui mercati sono numeri irrilevanti, per gli italiani sono numeri devastanti:

salterebbero i “Ratios” su cui si fondano i bilanci delle banche e delle assicurazioni.


Se c’è un modo sicuro per avviare una recessione e impoverire i risparmiatori, è proprio questo.


E poi il patrimonio degli italiani non è fatto solo da liquidità.

Se la patrimoniale colpisce gli immobili, li deprezza sul mercato e li rende invendibili.

Significa che l’imposta patrimoniale verrebbe pagata vendendo porte e finestre di casa.


La patrimoniale ricorda una delle leggi sulla stupidità umana: lo stupido fa male agli altri senza fare bene a sé stesso”.


Con una soluzione:

“Due pilastri: la Banca centrale europea finché c’è, e il risparmio degli italiani, che è ancora pari al 70 per cento del debito pubblico.

Se non si parlasse di patrimoniale e ci fosse un Governo capace di raccogliere la fiducia degli italiani,
potrebbe essere ripetuta l’esperienza del grande prestito nazionale lanciato nel dopoguerra.

Su questo Palmiro Togliatti, Guardasigilli nel governo ebbe a scrivere :

Il prestito darà lavoro agli operai, gli operai ricostruiranno l’Italia”.
 
Alvise Maniero del Movimento 5 Stelle è intervenuto alla Camera per esprimere il suo dissenso
e il suo voto contrario alla Risoluzione sul Mes voluta dal governo.

Con lui, solo altri cinque membri del M5S hanno avuto il coraggio di dire No.

Maniero ha detto:

“Presidente Conte io le devo esprimere supporto, dicendo che voterò contro questa risoluzione che è sbagliata,
perché questa risoluzione sovverte un indirizzo forte, saggio, prudente che per un anno e mezzo questo parlamento le ha garantito
e le ha mantenuto supportandola in trattative complesse che lei ha portato avanti in modo alto rappresentando bene il nostro Paese,
e questa risoluzione per un tragico errore – o per altro – elimina quelle parole e le consegna non la piena fiducia
ma la sconsolante inadeguatezza di un foglio bianco che ha su scritto solo: firmi”.



Continua Maniero nel suo intervento:

“E lei firmerà una riforma che danneggia l’Italia e appesantirà quella spada di Damocle che i Paese frugali
continuano a far pendere sulla testa del nostro Paese così indebitato.
Lei ha combattuto e combatte – anche con dei risultati – contro quell’idea di frugalità priva di solidarietà.
Questa riforma ci indebolirebbe ancora e ci farebbe fare dei passi indietro su quella via”.



Conclude Maniero:

“Infine, in questi giorni ho assistito a partiti di questa maggioranza che, anche attraverso i giornali,
l’hanno minacciata apertamente e hanno minacciato il governo pur di ottenere questa riforma.
Le minacce non accompagnano mai buone decisioni.
Io non indebolirò lei e non voterò mai contro il mio Paese.
Voto contro questa risoluzione”.



La Camera ha approvato con 314 sì, 239 contrari e 9 astenuti, la risoluzione della maggioranza sulla riforma del trattato del Mes.

A favore si sono espressi anche i deputati del Movimento 5 Stelle,
tranne sei pentastellati rimasti fedeli e coerenti con i dettami delle origini:

Pino Cabras, Fabio Berardini, Francesco Forciniti, Andrea Colletti, Alvise Maniero e Maria Lapia.
 
Continuiamo a condividere le numerosissime mail che ci stanno arrivando da tutti coloro i quali sono abbandonati dal governo.

Da Nord a Sud, commercianti, ristoratori, artigiani…

Le difficoltà sono reali e concrete, eppure dai piani alti non vedono, non sentono, non agiscono.


Vergogna!


Massimo e Maria, proprietari del Moma Food, ci scrivono:

“Una sola domanda, chi ci risarcisce il mese di dicembre e parte di gennaio?
Siamo una famiglia con due figli.
Ristoratore con somministrazione aperto SOLO di sera,
ho due mutui, tasse, bollette e affitto.
I 4000€ ridicoli di Novembre sono già finiti per coprire Ottobre e Novembre. Grazie.”




Un ristoratore denuncia:

“Buonasera, ho seguito la trasmissione Diritto e rovescio.
Colgo l’occasione per scrivere e raccontare la mia posizione.
Mi chiamo Alberto Sironi, sono il proprietario del ristorante la Rosa Blu di Rivolta d’ Adda (CR).
Le comunico che al momento non ho ricevuto il ristori. Grazie, vi auguro un felice Natale.”




Schlemmer Manuela, proprietaria della gelateria Desideri di Montecatini Terme, scrive:

“Buonasera Senatore, accolgo il suo appello e le confermo il mancato arrivi del ristoro di novembre. Grazie per l’attenzione”.





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Buffoni sorridenti.


Mary scrive:

“Ho un negozio di abbigliamento a Bollate, vendo da anni solo maglieria esterna da donna,
sono stata in zona rossa quindi ho dovuto chiudere il negozio…
La commercialista mi chiama e mi dice che non mi spetta il ristoro in quanto il mio codice merceologico include l’intimo,
poiché la licenza vecchia in cui si mettevano vari articoli”.




Jessica Moratti:

“Buona sera. Sono un estetista di Mantova, zona rossa, io non ho ricevuto nulla.
Questa è la mia partita Iva ................ Grazie.”



Anche Laura Bevilacqua, estetista, ci ha inviato una mail in cui si legge:

“Buongiorno, sono una piccola imprenditrice, estetista, che lavora nella bassa bergamasca.
Ho chiuso l’attività il 6 novembre perché zona rossa e, fortunatamente, ho potuto riprendere a lavorare il 30 novembre.
Il decreto ristori BIS prevedeva un ristoro del 200% rispetto al fondo perduto di primavera.
Premettendo che comunque non sarà sufficiente a coprire i mancati incassi,
ad oggi 4 dicembre, non ho ancora ricevuto nulla. Come la mettiamo?”



Affiliazioni Sardegna:

“Mai preso un euro dallo stato… 2 societá 6 dipendenti”.



Rossana, scrive:

“Noi vorremmo che fosse creato un codice ateco per la vendita di abiti da sposi e cerimonia
perché ricadiamo in abbigliamento generico e per questo non siamo stati considerati.
La categoria che si occupa dell’abbigliamento risulta da maggio attiva.
Io ho pagato 40.000€ di spese nel 2020 dai miei risparmi con incassi 0.
Adesso non ho più nulla.
Come pago merce, negozio e casa visto che sono sola con una figlia da mantenere?
Nessuno si è mai occupato di noi in 1 anno di stop e senza date di ripartenza per le cerimonie.
Le sono grata. Buonasera.”


Linda Betti, con poche parole comunica:

“Niente ristoro! Pontedera Pisa. Mali snc. Partia iva ................”.



Il giglio Laboratorio Orafo:

“Ciao sono un artigiano di Sassari che ha perso il 90% del fatturato
perché fornivo oggetti della tradizione ai commercianti che non hanno comprato niente.”




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Anche l’attività “Gioielli Vogliotti” di Vogliotti Maurizio assicura:

“No ristori”.


Giuseppino Cossu, Bontà Sarde:

“Buona sera, rappresento un’azienda commerciale che opera in campo agroalimentare
e in dieci mesi abbiamo ricevuto solamente €2.200. Con un calo del fatturato annuo del 35 %.
Prossimi alla chiusura se non arriveranno i Ristori. Cordiali saluti.”



Fabrizio Chiarini:

“Buonasera, ma è normale che i ristori si basino tutti solo sul fatturato di aprile?
Perché non si valuta un trimestre? Piuttosto che un semestre?
Per lo stato italiano sono più ricco dell’anno scorso. Complimenti.”
 

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