Val
Torniamo alla LIRA
C’è un problema non secondario da considerare con la massima attenzione.
Come ha sottolineato Libero, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata
consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling.
Chi è costui?
Iniziamo con il dire che cosa diventerà, ovvero l'alto burocrate più potente d'Europa.
Il motivo è semplice, visto che Regling è il direttore generale del Mes.
Detto in altre parole, è l’uomo che ha – e avrà sempre di più – i pieni poteri nella gestione del Meccanismo europeo di stabilità.
Questo significa che, nel caso in cui il debito pubblico italiano scricchiolasse pericolosamente,
questo freddissimo burocrate tedesco sarebbe pronto a indossare i panni del commissario straordinario dell’Italia.
E un’ipotesi del genere non è neppure tanto remota, considerando che il governo giallorosso,
guidato da un Giuseppe Conte sempre più sotto pressione,
continua a spendere in bonus e misure sostanzialmente inutili quanto gravose sui conti.
Regling è sostanzialmente il direttore generale del Mes.
Quest’ultimo, a sua volta, è più di uno strumento: si tratta di un’organizzazione internazionale, privata,
creata nel 2012 per assegnare risorse ai Paesi dell’Eurozona che si trovano o rischiano di trovarsi in grossi guai finanziari.
Va da sé che il prestito – perché di questo stiamo parlando – non è gratuito e include condizioni super rigorose,
dannose per le nazioni con l’acqua alla gola bisognose di un salvagente.
Regling, economista e tedesco, ha 70 anni e guida il Mes dal primo giorno.
Il suo mandato è stato rinnovato e resterà in carica fino al 2022.
La sua storia è piatta e non presenta particolari stranezze.
Figlio di un falegname poi eletto in parlamento con i socialdemocratici, ama ascoltare Wagner e, in economia, crede fortemente a due pilastri: stabilità e rigore.
Il signor Klaus è sempre rimasto lontano dalle luci dei riflettori, anche se adesso, con l’imminente riforma del Mes,
i suoi poteri saranno talmente enormi che difficilmente riuscirà a nascondersi dietro a un dito.
Tra i suoi superpoteri troviamo:
la possibilità di affiancare la Banca centrale europea nella valutazione della richiesta di sostegno messa sul tavolo da uno Stato
e quella di formulare la proposta per aggiustare la situazione di quel Paese.
Non solo: la riforma introduce pure la “piena indipendenza” del direttore generale e del personale del Mes da ogni potere eletto.
La responsabilità, insomma, sarà da intendere solo “nei confronti del consiglio d’amministrazione”.
La sua nomina, e quella dei successori, da cosa dipende?
Deve essere nominato a maggioranza qualificata dell’80% del capitale del Mes.
Considerando che la maggioranza delle quote spettano a Germania (26,9%) e Francia (20,2%),
Berlino e Parigi avranno la possibilità di mettere un bel veto sul successore di Regling.
Come ha sottolineato Libero, la riforma del Fondo salva-Stati che il Parlamento approverà in giornata
consegnerà, di fatto, l’Italia nelle mani di tale Klaus Regling.
Chi è costui?
Iniziamo con il dire che cosa diventerà, ovvero l'alto burocrate più potente d'Europa.
Il motivo è semplice, visto che Regling è il direttore generale del Mes.
Detto in altre parole, è l’uomo che ha – e avrà sempre di più – i pieni poteri nella gestione del Meccanismo europeo di stabilità.
Questo significa che, nel caso in cui il debito pubblico italiano scricchiolasse pericolosamente,
questo freddissimo burocrate tedesco sarebbe pronto a indossare i panni del commissario straordinario dell’Italia.
E un’ipotesi del genere non è neppure tanto remota, considerando che il governo giallorosso,
guidato da un Giuseppe Conte sempre più sotto pressione,
continua a spendere in bonus e misure sostanzialmente inutili quanto gravose sui conti.
Regling è sostanzialmente il direttore generale del Mes.
Quest’ultimo, a sua volta, è più di uno strumento: si tratta di un’organizzazione internazionale, privata,
creata nel 2012 per assegnare risorse ai Paesi dell’Eurozona che si trovano o rischiano di trovarsi in grossi guai finanziari.
Va da sé che il prestito – perché di questo stiamo parlando – non è gratuito e include condizioni super rigorose,
dannose per le nazioni con l’acqua alla gola bisognose di un salvagente.
Regling, economista e tedesco, ha 70 anni e guida il Mes dal primo giorno.
Il suo mandato è stato rinnovato e resterà in carica fino al 2022.
La sua storia è piatta e non presenta particolari stranezze.
Figlio di un falegname poi eletto in parlamento con i socialdemocratici, ama ascoltare Wagner e, in economia, crede fortemente a due pilastri: stabilità e rigore.
Il signor Klaus è sempre rimasto lontano dalle luci dei riflettori, anche se adesso, con l’imminente riforma del Mes,
i suoi poteri saranno talmente enormi che difficilmente riuscirà a nascondersi dietro a un dito.
Tra i suoi superpoteri troviamo:
la possibilità di affiancare la Banca centrale europea nella valutazione della richiesta di sostegno messa sul tavolo da uno Stato
e quella di formulare la proposta per aggiustare la situazione di quel Paese.
Non solo: la riforma introduce pure la “piena indipendenza” del direttore generale e del personale del Mes da ogni potere eletto.
La responsabilità, insomma, sarà da intendere solo “nei confronti del consiglio d’amministrazione”.
La sua nomina, e quella dei successori, da cosa dipende?
Deve essere nominato a maggioranza qualificata dell’80% del capitale del Mes.
Considerando che la maggioranza delle quote spettano a Germania (26,9%) e Francia (20,2%),
Berlino e Parigi avranno la possibilità di mettere un bel veto sul successore di Regling.