MI SONO SEMPRE CHIESTA: MA CHI VA IN GIRO A COSTRUIRE QUADRATI SULL'IPOTENUSA?

Qui il problema è serio ed ambivalente.
Una infrastruttura crea sempre lavoro e quindi PIL. E' da fare.
Dall'altro lato, farne arrivare 2 nello stesso luogo......che è anche un luogo turistico...non è il massimo.
Pensiamo invece a portarlo un po' più in sù....non dite ?

Dopo la contestata approvazione del gasdotto Tap, il Movimento 5 Stelle
dà l’impressione di non potersi permettere un altro gasdotto che provochi
ulteriori distacco fra il partito e il suo elettorato, specialmente al Sud.

Il Meridione rappresenta un bacino elettorale di fondamentale importanza per il partito di governo.
Ma dopo l’approvazione del gasdotto che arriva a Melendugno, qualcosa è cambiato.
E per questo i pentastellati hanno deciso di intraprendere due strade:

il blocco delle cosiddette trivelle e l’opposizione alla Tav.

Ma adesso sembra essere arrivata un’altra mossa: il blocco del progetto EastMed.
Almeno fino alle elezioni europee.

E anche in questo caso, il governo giallo-verde sembra essere diviso nelle due anime che lo compongono: Movimento 5 Stelle e Lega.

Il Carroccio, con Matteo Salvini durante la sua visita in Israele, ha già affermato
di voler proseguire nel progetto che collegherà il gas del Mediterraneo orientale con l’Italia.


Il ministro dell’Interno, durante il tour nello Stato ebraico, ha detto:
“Credo in questo progetto e invito le aziende italiane a partecipare. Non c’è alcun impatto di tipo ambientale.
Avere maggiori forniture di gas aiuta a ridurre il costo della bolletta per gli italiani”.

Ma quest’idea comincia a non piacere a molti segmenti pentastellati,
consapevoli del fatto che l’approvazione di una seconda pipeline
rischierebbe di minare nel profondo la fiducia dell’elettorato.
Soprattutto se fatto a Otranto, a pochi chilometri dal punto di approdo del Tap.

Tanto che, come scrive La Stampa, da parte del Carroccio dichiarano;
“Noi siamo assolutamente favorevoli. A quanto ne sappiamo, non ci sono ostacoli al progetto”.

Mentre da parte del Movimento, le cose sono diverse:
“Non firmeremo l’accordo intergovernativo a fine marzo con Cipro, Grecia e Israele.
La decisione è in capo a Di Maio. Non è conveniente, per noi, lanciarci in un’altra avventura del gas come EastMed”.

Ma questa decisione rischia di colpire e non poco non solo gli interessi europei, ma anche italiani,
andando in particolare a interessare i rapporti fra Roma e Washington, che sul gas israeliano
ha puntano forte per confermare quella diversificazione delle rotte dell’oro blu in Europa.
Che per gli Stati Uniti è essenziale al fine di sganciare l’Europa dalla dipendenza con la Russia.

Il progetto, dal valore di circa sei miliardi di euro, vede coinvolti Israele, Cipro, Grecia e Italia, e con i finanziamenti dell’Unione europea.
Bruxelles non vuole blocchi, ma da parte di Palazzo Chigi sembra esserci molta incertezza,
soprattutto in vista delle elezioni europee, in cui i pentastellati si giocano moltissimo.

E così iniziano a filtrare le prime perplessità da parte dei partner europei.
“Il governo italiano non ci ha fornito motivazioni concrete” ha detto a La Stampa
un diplomatico che lavora per uno degli Stati coinvolti.
“La nostra impressione è che ci siano ragioni elettorali dietro questo stop
e non un ripensamento sul merito. Ma non sappiamo ancora se dopo le elezioni qualcosa si sbloccherà”.

E proprio queste incertezze da parte dell’Italia stanno facendo sì che Atene e Nicosia
stiano pensando con Israele a un accordo a tre definitivo e poi far entrare il nostro Paese (forse) in corsa.
Ma dal momento che i lavori non potrebbero partire facilmente senza Roma,
il progetto rischia di subire un pericoloso stop. E questo blocco rischia di crearci
non pochi problemi sia a livello economico che a livello strategico.

Dagli Stati Uniti è già arrivato un segnale molto netto sul fatto che Palazzo Chigi non possa fermare questo progetto.

Già sulle trivelle, il “no” del Movimento Cinque Stelle ha reso possibili i ricorsi da parte dei giganti del gas contro l’Italia.

Ora, l’idea che sia bloccato addirittura un gasdotto strategico è un problema molto più serio.
Anche perché gli Stati Uniti vogliono trasformare l’Italia in un hub energetico per l’Europa mediterranea.
E questo ci aiuterebbe sia come assist all’amministrazione Trump sia come volano per lo sviluppo.

Per Roma il problema è molto serio.
Perché se l’Italia decide di fermare il progetto, qualcuno è già proto a prendere il nostro posto.
Si parla già di Paesi balcanici per far arrivare il gas del Levante in Europa,
e così l’Italia perderebbe un progetto essenziale per sfidare anche la Germania come Paese hub del gas del Vecchio continente.


E proprio per questo motivo, al ministero dello Sviluppo economico Di Maio,
che sa che East-ed non è solo un problema elettorale, stanno iniziando a pensare a qualcosa di diverso.
Si parla ad esempio di sfruttare proprio il famigerato Tap per raddoppiarlo e farci passare il gas israeliano,
in modo da non costruire un altro punto di approdo in Puglia.

Ma anche la Russia vuole sfruttare il gasdotto pugliese per portare il suo gas in Italia.
E quindi il Tap potrebbe non essere utilizzabile.
 
Bel pacioccone romano .....la faccia del pd.

Non era il primo della classe. E non ha lasciato tracce memorabili della propria carriera scolastica.

Anzi. All'istituto De Amicis, nel quartiere capitolino del Testaccio, il dirigente scolastico
Massimo Quercia accoglie i segugi di Open con una battuta che trasuda sarcasmo:

«Perché il fratello dell'attore ha pure studiato?»

Sembra di stare in un film di Alberto Sordi o, se ci fosse una rima, in un sonetto del Belli.

E invece Nicola Zingaretti ha passato i canonici cinque anni proprio al De Amicis, istituto tecnico, per diventare perito odontotecnico.
Un percorso anonimo, grigio ma cosi grigio da suscitare rigurgiti dietrologici,
come sempre accade nel nostro claustrofobico Paese quando un personaggio guadagna la ribalta.
E allora Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia, accende le polveri:
«Nicola Zingaretti ha la terza media e se ne vergogna un po'.
Infatti in tutte le notine biografiche ai giornali evita di citare il proprio titolo di studio».

Siamo in pieno giallo curriculare, un filone che in Italia ha una straordinaria tradizione:
basta pensare ai master generosamente seminati qua e là dal premier Conte,
al pasticcio combinato dall'ex ministro Valeria Fedeli che aveva cercato in tutti i modi
di rivendere come laurea un più modesto diploma. E poi, naturalmente, scavando un po',
si può risalire fino al thriller dai colori scuri ambientato alla Statale di Milano in anni lontani,
quando Antonio Di Pietro scivolava silenzioso fra i banchi della facoltà di legge,
tanto da alimentare un indimostrato, fantomatico complotto spionistico
secondo cui la sua laurea fu confezionata dalle manine esperte di obliqui 007.
E dunque Mani pulite fu telecomandata da un'occulta regia.

«Si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia, numero di matricola 597468, e sostenne tre esami».
Poi abbandonò i libri, risucchiato dal demone della politica.

Lucci e Zingaretti erano compagni di corso e il conduttore televisivo confessa all'onnipresente Open
di ricordare benissimo l' allora coordinatore della cellula comunista della Sapienza, Nicola Zingaretti.

«Ahi, ahi, ahi, no. Questa è una delle colpe della mia vita». «Me lo ricordo, studiava. Studiava tanto. Era tanto serio».
 
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Due foto di astrofili italiani si sono guadagnate il titolo di ‘Immagine astronomica del giorno’ dalla Nasa per l’1 e il 4 marzo.
Ritraggono la cometa C/2018 Y1 Iwamoto e un allineamento celeste tra la Luna, Venere, Giove e la stella Antares poco sopra l’orizzonte, sul mare siciliano di Siracusa.
A scattarle, rispettivamente, Rolando Ligustri, astrofilo di Latisana, Udine, e il siracusano Dario Giannobile
 
.............quanta verità.

Ecco come Luigi Di Maio ha eliminato la povertà. Ha spostato il paletto.

Povero
, per Di Maio e affini, vuol dire avere la casa di proprietà e una seconda casa che non valga
(probabilmente da valore catastale) più di 30 mila euro.
Nonché un conto in banca che non superi i 6 mila euro (ma se in famiglia ci sono dei disabili si va fino a 20 mila).

E poi, mi raccomando, niente auto o moto nuove e potenti, nessuna nave o barca.

Il Movimento 5 stelle ha davvero portato alla rivoluzione.

I compagni dell’Istat gli hanno preparato il trampolino, per anni, Pd e germinazioni hanno unto lo scivolo.
Ed ecco la povertà, come definita da questa pseudo sinistra che unisce post comunisti,
post cattolici e grillini, alla ricerca del voto facile.
Siamo solo un passo avanti rispetto a quando Matteo Renzi, nuovo Peron, pontificava di giustizia sociale.

Ora la nuova parola d’ordine è inclusione.
O anche “contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale”.

Per me i poveri una volta erano davvero poveri.

Niente casa di proprietà,
meno che mai seconda casa,
un conto in banca o libretto di risparmio tanto esile, che quando morivano non c’erano nemmeno i soldi del funerale.

Meglio oggi, non c’è dubbio.

Ma smettetela con le giaculatorie sulla povertà.

Indimenticabile quell’Andrea Orlando che disse, con Enrico Rossi che gli faceva il controcanto: togliamo lo champagne ai ricchi, diamo i soldi ai poveri.

Saggiamente gli elettori della Spezia hanno negato a Orlando i loro voti.
E le previsioni sono che i toscani faranno fare la stessa fine a Rossi.

L’inverecondo inseguimento della sinistra sulle piste dei grillini, da Bersani e Renzi in giù, è fra le cause della loro rovina.
Ma quelli non se ne accorgono. E i giornalisti della pseudo sinistra da talk show e da salotto,
anch’essi lontani dalla realtà, non suonano la sveglia, anzi si esaltano con la nomina a segretario del Pd
del più comunista (e anche fisicamente e televisivamente il più accettabile) di tutti loro.

Leggendo Valentina Conte su Repubblica mi sono venuti i brividi:
sono, certifica l’Istat, 1,8 milioni di famiglie quelle che vivono in povertà assoluta,
circa 5 milioni di persone, secondo il governo, 1 milione e 248 mila famiglie,
circa 3,5 milioni di poveri assoluti, non in grado di far fronte alle spese essenziali.

Per strada non ne vedo.

Dovrebbe essere che ogni 12 persone che incontro, una dovrebbe essere povera.
In un’ora incrocerò mille persone, dovrei incontrare poco meno di 100 poveri assoluti.
Ammetto la mia cecità sociale, ma di poveri assoluti o quasi ne vedo molto pochi.

Anche i rom che chiedono l’elemosina sotto casa mia sfoggiano luminosi smart-phone,
che valgono un mese di reddito di cittadinanza o una giornata di questua.

Ho voluto provare per credere. Ho fatto il test dell’Istat. Ho inserito questi dati.
Famiglia residente al Sud in area metropolitna con più di 250 mila abitanti. Componenti:

2 adulti sotto i 59 anni;
2 bambini in età fra 0 e 3 anni;
2 bambini fra i 4 e i 10 anni;
2 bambini fra gli 11 e i 17 anni;
2 anziani oltre i 75 anni.

A questa famiglia servono 2,272 euro e spiccioli al mese, secondo l’Istat per sfuggire dal recinto della “povertà assoluta”:

Mi rifiuto di ascoltare il mio amico friulano che mi sibila all’orecchio, con tono sprezzante:
più che del reddito di cittadinanza hanno bisogno di anti concezionali.
I figli possono anche venire da precedenti esperienze sentimentali.
Meno si lavora, più si ha tempo libero da occupare, più i rischi di gravidanze occasionali aumentano.
L’esperienza americana della Grande Società lo testimonia.
Più figli da più mariti e mogli è un privilegio dei molto ricchi e dei molto poveri.

Duemila euro sono tanti. Le potenziali fonti di reddito nella nostra famigliola sono 4:
nessuna pensione? nessun lavoro? quanto di nero? e se gli togli l’affitto e le vacanze (seconda casa consentita da Di Maio).

Mi pare che questa storia del reddito di inclusione o di cittadinanza costituisca un macroscopico caso di voto di scambio.

Avverto: non è che i poveri in Italia non ci siano. Ci sono, anche se non dei numeri propinati da Istat e compagni.

Ma il dubbio che quei poveri veri siano esclusi: non hanno dimora, probabilmente non votano…

C’è poi una domanda che mi tormenta. Come saranno spesi quei soldi?
La beffa sarebbe che i residenti al Nord, molti dei quali di origine meridionale
come i quadri della Lega testimoniano, pagassero le tasse (e i dipendenti e i pensionati le pagano quasi tutti),
per finanziare il mantenimento dei “poveri” del Sud per scoprire che a loro volta
i beneficiari del sussidio acquistano beni prodotti fuori dei confini nazionali
. Allargando così il gap fra il pil italiano e quelli tedesco e francese soprattutto.

In fondo è andata così per decenni, da quando esiste l’Unione Europea.
Al Nord pagavano le tasse, miliardi venivano trasferiti al Sud sotto svariatissime forme, a cominciare dalle pensioni di invalidità.
Con quei soldi i beneficiari compravano non solo pasta di Gragnano o Barilla,
ma anche automobili Renault e Volkswagen, in un rapporto di 1 a 1 rispetto alle auto italiane.
Ma nessun Governo, né di sinistra né, men che mai, di destra, si è mai preoccupato di presentare il conto ai partner europei.

Questo è uno dei tanti paradossi italiani.
Perché meravigliarsi se si può essere poveri essendo proprietari di due case e avere un conto in banca?
 
Proprio una gran signora ......


Tiziana Favero, ex assessore della giunta Pd di Montebelluna, sceglie la propria pagina personale Facebook
per lanciare minacce contro i militanti della Lega, alla faccia di quanti accusano questi ultimi di usare la paura per governare:

"Bene leghisti del c***o, mo’ rischiate pure che vi sparo a vista.

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Ve la siete cercata".

La Favero è una personalità nota nel centrosinistra del Veneto.

“Un post squallido e miserabile. Aspetto che venga rimosso immediatamente
e che le autorità competenti indaghino a fondo. Non ci sono parole, se non la vergogna per questo post.
Nessuno, men che meno una persona che ha già calcato le sedi istituzionali,
dovrebbe mai permettersi di minacciare con certi termini gli avversari politici.
Mi auguro che gli organi competenti approfondiscano da subito la vicenda.
Non si può concorrere alla carica di primo cittadino e poi minacciare di morte chi non la pensa come te”.

Ma l’esponente del Pd non la pensa allo stesso modo e, pur essendo stata costretta
dal clamore a rimuovere il suo post, dimostra comunque di non ritenere di aver commesso niente di così eclatante.
Emerge chiaramente dal messaggio che ha sostituito quello incriminato,
nel quale si nota una poco convinta sterzata:
“Domani mi raccomando non accettate caramelle dagli sconosciuti. Sparategli, è legittima difesa”.

Dopo la pioggia di annunci di querela, la Favero ha quindi sbottato, stizzita dalle critiche ricevute per un post a suo dire non così offensivo.
“Si tratta evidentemente di una battuta goliardica, credo anche di averne scritte di più forti.
Ho scritto sulla mia bacheca personale, non ho più alcun incarico politico
e quindi parlo e mi esprimo a nome mio, il gruppo consigliare non c’entra un bel nulla.
Mi stupisce e non poco questo scandalizzarsi per una battuta ironica seppur forte…
Dopodiché che i leghisti non godano delle mie simpatie è notorio”.

Se l’intento è quello di evitare le annunciate denunce, forse non si tratta del contenuto più appropriato.
 
Tra ebrei ci si intende sempre.......non si volta mai la faccia.

Intervenuto a “Piazza pulita” su La7, Gad Lerner scopre le carte e si dice profondo ammiratore
dell’opera filantropica messa in piedi dal magnate ebreo George Soros.

Nel momento in cui iniziano ad emergere i lati oscuri delle Ong che operano nel Mediterraneo
c’è ancora chi le difende a spada tratta.
“Mi chiamano servo di Soros, vorrei dire viva Soros!”,
ha proclamato il giornalista di origini libanesi.
“Di finanzieri ce ne sono a centinaia, ma lui investe in Ong e in fare integrazione. Diranno che mi paga per dirlo”.

Formigli cerca di arrestare il suo entusiasmo riportando alla mente il grave dissesto economico
che provocò nel 1992 la manovra speculativa del fondatore della “Open society foundation” ai danni della Banca d’Italia.
Una perdita valutaria pari al 30% del valore complessivo della Lira italiana, un danno di circa 48 miliardi di dollari.
Cosa che provocò l’uscita dal sistema monetario europeo (Sme) e che costrinse poi a recuperare 93 miliardi di lire per potervi rientrare,
grazie anche ad un pesante sistema di tassazione che portò fra l’altro all’istituzione della tassa sulla casa (Ici).

“Ha fatto a pezzi l’Italia”, ricorda Formigli, ma non fa presa su un Lerner capace di trovare
comunque uno spunto di difesa in favore di Soros
: “Lo hanno fatto in molti”. Come se un’affermazione del genere potesse cancellare quanto accaduto.

“È un ricco speculatore che, memore delle proprie origini (da bambino scampato ai nazisti e fuggito dall’invasione dei comunisti a Budapest)
ha deciso di investire una parte dei miliardi guadagnati nelle Ong, nel finanziare una bella Università a Budapest,
progetti per l’integrazione dei rom. Questo lo rende il mostro della tecno-finanza di cui tutti parlano.
Sarebbe il fulcro di una tenaglia che stritola e depreda l’Italia, poverina, la grande proletaria
alla quale dovremmo tutti quanti essere leali”.

E anche qui, finalmente, il giornalista rivela le proprie carte e quanto gli stia a cuore il destino del nostro Paese.
 
.....cade la maschera.

I ribelli del Movimento Cinque Stelle guardano già agli scenari di crisi di governo.

Per bloccare la Tav sono pronti a tutto.
Anche a spezzare l'asse con la Lega che li tiene al governo.
E a dare la misura delle tensioni tutte interne ai Cinque Stelle è la grillina ribelle Paola Nugnes
che all'Adnkronos non usa giri di parole:

"È arrivato il momento, tardivo, di far valere il peso della nostra maggioranza e se la Lega insiste
col sì all'alta velocità Torino-Lione a quel punto sarà il Carroccio a prendersi una responsabilità sul governo,
dando al Movimento 5 Stelle la spinta a cercare altre alleanze in Parlamento a partire dal Partito democratico".

Parole pensati quelle della Nugnes che di fatto aprono nuovamente il fronte tutto interno ai Cinque Stelle
che ormai danno vita ad una guerra civile tra "governisti" e "oppositori".

Poi fa i calcoli sulle intenzioni di voto e soprattutto sul risultato del 4 marzo 2018:
"Lo so che il nuovo Pd non si è staccato dalle vecchie scelte.
Ma non le ha neanche portate molto avanti nella XVII legislatura... Sonderei convergenze nuove.
Abbiamo il 33%, loro, la Lega ancora solo il 17%". Infine la stoccata finale al Carroccio:

"Questo governo ci è costato e ancora rischia di costarci troppo caro, in termini di identità e di consensi.
La perdita dei consensi vuol dire che non si sono date le doverose risposte a chi ci ha dato un mandato preciso.
Noi - rimarca Nugnes - i voti li abbiamo presi al Sud e da sinistra, è ora di fare i conti con questo.
Altrimenti, dopo aver costruito rampe di lancio alla destra di Salvini le daremo a breve al centrosinistra del Pd e noi scompariremo".
 
Sempre peggio. Sembra impossibile....eppure accade.

Innalzare una croce può essere causa di arresto.
Accade anche questo in Grecia, e precisamente a Lesbo,
isola ormai nota più per essere diventata la terra di approdo di migliaia di migranti
che per essere una delle culle della civiltà occidentale.

La polizia di Mitilene ha infatti deciso di arrestare 33 persone sospettate di aver costruito una croce di metallo.
L’hanno prima costruita nel cantiere navale dell’isola, utilizzando i vecchi alberi di barche non più utilizzate.
Poi, nottetempo, si sono recati ad Apelli, non lontano dal porto, e vi hanno eretto la croce
conficcandola nella roccia, fissata con semplici bulloni vicino una bandiera greca dipinta.

In poche ore è accaduto di tutto.
Prima alcuni hanno voluto rimuovere il simbolo cristiano.
Poi è arrivata la polizia locale che ha deciso di arrestare il gruppo di persone sospetto
per “occupazione abusiva di suolo pubblico”, in un terreno in cui, nelle vicinanze, vi sono dei resti di epoca classica.

Ma è davvero questo il motivo dietro la decisione delle autorità pubbliche?
Difficile da credere.

Perché la battaglia su una semplice croce da erigere a Lesbo è da tempo una questione politica più che legale.
Sono molti i greci che ritengono che questa decisione possa essere vista come una sfida
nei confronti dei migranti di altre fedi che arrivano nell’isola.
Tanto che uno degli arrestati ha dichiarato:
“Sembra che abbiamo disturbato molte persone, ma l’accusa è ridicola.
Se abbattono la croce, la innalzeremo ancora. Devono capire che questa è la nostra terra,
questa è la nostra religione e questo è il suo simbolo”.

È molto probabile che questo gruppo di persone sia lo stesso che a ottobre ha eretto una croce
colpita dalla furia dei benpensanti, che credono che il simbolo cristiano possa rappresentare
un’offesa nei confronti di chi arriva nell’isola clandestinamente.
La ong locale che si occupa di migranti, “Coesistenza e comunicazione nell’Egeo”
aveva chiesto da subito la rimozione della croce.
Simbolo che poi è stato abbattuto da persone che, casualmente, non sono mai state identificate.


La modalità di distruzione della croce, in quel caso, ha colpito profondamente la popolazione locale.
Come riportato da Greek City Times, un residente locale ha manifestato il suo sdegno dicendo:

“Questo è un atto di odio, chiunque abbia fatto questo ha usato un oggetto pesante per abbatterlo deliberatamente”.

Una furia che evidentemente nulla ha a che vedere con l’occupazione di suolo pubblico paventata dalla polizia locale .
Quella in corso è una vera e propria guerra culturale.
 
Gossip
All'interno dell'isola c'è un parakulato. Questo è il mio pensiero.
Lingua di serpente è tenuto in palmo di mano dalla produzione.
Un lazzarone di prima grandezza, il top dei fannulloni, che non
appena viene inquadrato - e verificate come guarda sempre verso la telecamera
prima di iniziare un discorso - inizia a sparlare e pontificare.
L'ultima volta, per evitare di raccattare la legna, ha persino finto "un pianto di paura"
Se mai leggerai queste righe. BUFFONE
Aveva un problema sull'isola. E qual'è stata la soluzione della produzione ?
Eliminiamo il problema. Povero programma. Poche idee.
Ed i giornalai - per pesare - aggiungono l'aggettivo "aggredire".
Invece nulla da dire sulle offese che ha sputato verso Soleil. Tutto secondo la regola, quelle.

E’ ufficiale, Ghezzal si ritira.

Il televoto tra Ghezzal, Aaron Nielsen e Luca Vismara è stato annullato perché l’ex calciatore si è ritirato.

Negli ultimi giorni, Ghezzal è apparso molto nervoso e ha aggredito verbalmente più volte Luca Vismara.

Inoltre lo ha appellato con un termine ambiguo: “ricchietto” che secondo i social ha un significato ben preciso.
Il concorrente, che aveva stretto una bella amicizia con il judoka Marco Maddaloni,
avrebbe deciso di abbandonare il reality show di Canale 5 per l’insopportabile mancanza della famiglia.

(ma se 2 giorni prima aveva detto : "arrivo in finale e vinco l'isola".)
 
Per chi non l'avesse letto, riporto l'articolo di IO

Il tema delle chiusure domenicali dei negozi è ancora in auge.
C’è chi vorrebbe tenere aperti i negozi e chi si trova d’accordo nel rispettare le chiusure
per far in modo che i lavoratori abbiano la possibilità di passare le feste in famiglia.

Un dato ancora più preoccupante, però, riguarda le chiusure definitive dei negozi
secondo il rapporto “Demografia d’impresa nei centri storici italiani”.

Il dramma dei negozi che chiudono e dei centri storici svuotati
Negli ultimi 10 anni sono stati 63mila i negozi che hanno dovuto chiudere per sempre,
un calo dell’11,1% rispetto al 2008 e che ha riguardato in particolare i centri storici delle città vero fulcro del commercio.

Con le chiusure dei negozi sono invece aumentati il commercio ambulante e le attività di ristorazione e alloggio.

Nelle 120 città analizzate il trend sembra abbastanza omogeneo, anche se dal 2015 il fenomeno sembra aver subito un rallentamento.
In particolare, ad aver subito maggiormente la crisi e quindi la chiusura sono stati alcuni tipi di negozi in particolare
come librerie, negozi di giocattoli, abbigliamento e scarpe mentre al contrario
tecnologia, farmacie e ristorazione hanno subito un andamento inverso.

A preoccupare è soprattutto la situazione dei centri storici che sembrano svuotarsi.
La ragione non va tanto ricercata nella preferenza delle persone ad acquistare nei centri commerciali o direttamente online,
un fenomeno che comunque ha un peso, ma nei canoni di locazione troppo alti
che hanno spinto molti negozianti a dover cercare locali in zone periferiche.

Possibili soluzioni
Secondo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli
“c’è bisogno di un piano nazionale per la rigenerazione urbana, fondato sul riconoscimento del rapporto strettissimo
tra commercio e vivibilità delle nostre città, e di misure dedicate all’innovazione delle piccole superfici di vendita”.

A commentare lo studio anche il Codacons secondo cui è impossibile pensare alle chiusure domenicali con una situazione del genere:
“I dati diffusi oggi da Confcommercio secondo cui 64 mila negozi sono spariti in Italia negli ultimi 10 anni,
dimostrano in tutta la sua evidenza come sia assolutamente folle pensare alle chiusure domenicali dei negozi nel nostro Paese”.

Carlo Rienzi ha voluto anche affrontare il tema degli e-commerce e dei saldi di fine stagione,
considerati ormai inutili visto che gli italiani usano sempre più acquistare online o durante eventi commerciali
come il Black Friday che riscutono sempre più successo
“I numeri della Confcommercio attestano una strage di negozi negli ultimi anni,
situazione di cui ha beneficiato solo l’e-commerce, settore che registra crescite record.
Disporre per legge le chiusure domenicali degli esercizi commerciali equivarrebbe a condannare
all’estinzione i piccoli negozi e le botteghe di quartiere, che non possono reggere
la concorrenza delle multinazionali straniere e dei giganti del commercio online.
Al contrario il Governo deve rilanciare i piccoli esercizi, liberalizzando il settore,
abolendo i saldi di fine stagione e creando occasioni di acquisto analoghe al “Black Friday” che,
come dimostrano gli ultimi dati, incontrano l’apprezzamento dei consumatori”.

Lo studio completo si trova a questo link.
 

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