Probabile causa della risalita del dollaro ...
Exit strategy già in corso
17.12.2009
La Fed non ha modificato il target range dei tassi sui Fed Funds, che quindi resta sempre compreso fra 0% e 0,25%.
Nel comunicato di accompagnamento alla decisione (
leggi) è precisato che i tassi USA resteranno eccezionalmente bassi per un periodo di tempo prolungato.
Infatti, malgrado i vari segnali di ripresa dell’attività economica ed anche di stabilizzazione del mercato del lavoro, non si avvertono particolari pressioni inflazionistiche e la congiuntura resterà debole ancora per un po’ di tempo, per cui non viene ravvisata la necessità di modificare il livello corrente dei tassi di riferimento.
La decisione era comunque attesa, eppure negli ultimi giorni l’uscita di alcuni
indicatori economici favorevoli non ha mancato di intensificare il dibattito sul quando la Banca Centrale USA avrebbe deciso di ritirare il proprio, considerevole sostegno alla congiuntura economica.
In proposito - è vero - il pensiero va subito al livello dei tassi, ma in realtà,
a ben vedere, l’exit strategy da parte della Fed è già iniziata, ed anche da un po’ di tempo. Per rendersene conto, basta osservare il grafico seguente.
E’ del tutto evidente che la Fed sta già riducendo progressivamente alcune delle misure straordinarie che aveva adottato sul finire del 2008 per inondare il sistema di liquidità ed evitare il peggio.
In particolare i
prestiti bancari d’emergenza a breve termine dalla c.d. discount-window della Fed sono scesi da U$ 100 miliardi dello scorso anno a U$ 19 miliardi d’inizio di dicembre, mentre gli acquisti da parte della Banca Centrale USA di prestiti nel mercato delle commercial papers da un picco di U$ 350 miliardi dello scorso gennaio sono passati agli attuali U$ 15 miliardi. Infine, i prestiti alle istituzioni finanziarie ottenuti attraverso le altre
Banche Centrali (liquidity swap) sono scesi da più di U$ 500 miliardi a U$ 17 miliardi.
Dunque
le possibili mosse della Fed non sono solo ad una dimensione (tassi su, giù o fermi), come molti sembrano ritenere, altrimenti si rischierebbe davvero di attendere invano a lungo, forse per larga parte del 2010.
Le dimensioni, invece, sono diverse, tant’è che
la strada verso la normalizzazione della politica monetaria USA può considerarsi già intrapresa.