ETC Natural Gas

Un metodo altamente inquinante
Un terremoto energetico chiamato shale gas
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Gli ambientalisti francesi sul piede di guerra per la nuova fonte energetica fossile che le compagnie petrolifere vogliono estrarre anche dai giacimenti europei dopo il grande boom estrattivo degli Usa. Ma in Europa la situazione è diversa


Stefania Petraccone


Nel settore energetico si sta diffondendo un nuovo modo di produrre energia, ma al largo pubblico non è ancora stata resa nota la portata della situazione, tranne che nel solo settore energetico professionale.
Si tratta dello «shale gas», il gas delle argille scistose, gas (in prevalenza metano) che si trova compresso nelle rocce sedimentarie argillose (scisti bituminosi) ad almeno un chilometro di profondità, che si sono stratificate in milioni di anni in aree dove un tempo c'erano bacini marini o lacustri.

Viene considerato un gas non convenzionale proprio perché intrappolato in rocce profonde e poco permeabili. «Non convenzionali» proprio perché le rocce devono essere frantumate per poter estrarre il gas.
Le grandi aziende mondiali del settore stanno già investendo in questa nuova risorsa energetica perché a oggi la considerano come il «nuovo prodotto» che rivoluzionerà il settore energetico («nuovo» nel metodo di estrazione, ma come prodotto è noto da sempre...).

Anche l'Eni e le altre compagnie energetiche italiane stanno già investendo nei giacimenti scistosi della Polonia. L'Eni ha acquistato già tre licenze di estrazione da un'azienda polacca, la Minsk Energy Resources, per operare già nel 2011 in un'area del bacino baltico estesa per ben 2mila km2, e ha investito anche nei giacimenti americani per acquisire le competenze necessarie da sfruttare in futuro.

In questi giorni da alcuni siti francesi si è appreso che la Francia ha dato l'autorizzazione all'azienda texana Schuepbach Energy di esplorare più di 4mila m2 in un'area situata nell'altopiano calcareo del Larzac, in Dordogna nella regione dell'Aquitania nel sud della Francia. Si pensa che questo sia uno dei giacimenti di shale gas più grandi in Europa.
La Francia, che mira ad una indipendenza energetica, vede di buon grado queste trivellazioni esplorative, e conseguentemente gli ambientalisti francesi sono già sul piede di guerra, dato che la suddetta zona è particolarmente importante per il paesaggio selvaggio ricco di boschi, per le pregiate falde acquifere e per l'allevamento delle pecore il cui latte viene utilizzato per la produzione di uno dei formaggi più famosi di Francia, il Roquefort. Uno degli ambientalisti promotori di questa protesta, Josè Bovè, annuncia «i texani dovranno passare sui nostri corpi prima di trivellare nel Larzac».


Lo shale gas

Lo shale gas è stato definito dal Wall Street Journal come l'oro nero del futuro. E lo è già per la realtà energetica degli Stati Uniti, che ha trovato in questo gas un ottimo aiuto per superare la crisi economica, quando nel 2008 alla borsa del gas americana le quotazioni del gas metano salirono di ben quattro volte rispetto al 2000.
Questo tipo di gas era già noto agli americani dal 1821 ma poco sfruttato proprio per la mancanza di un metodo efficace ed economico di estrazione. Solo piccole imprese si erano cimentate nell'estrazione utilizzando pozzi verticali, ma essendosi rivelati molto dispendiosi vennero dissuasi dal rendere questo idrocarburo una delle fonti principali di energia. Ma negli ultimi anni gli studi per migliorare le tecnologie di estrazione hanno portato all'attuale metodo dell'hydraulic fracturing, a oggi unico metodo utilizzato per portare in superficie questo gas.

In generale, gli idrocarburi si generano nelle rocce argillose ricche di elementi organici, e poi, quando e se la situazione geologica lo consente, migrano lentamente verso rocce sabbiose o calcaree, da dove vengono poi estratti con le tecniche convenzionali. Invece, lo shale gas è quel gas che per ragioni geologiche è ancora rimasto imprigionato nella cosiddetta «roccia sorgente» argillosa, e nel corso dei milioni di anni non è ancora «migrato» nella roccia giacimento. Quindi con questa nuova tecnica, si va ad estrarre il gas prima che migri verso rocce più permeabili, cioè non si aspettano i milioni di anni necessari alla natura per effettuare questo processo.


L'estrazione

Il metodo di estrazione, definito anche «fracking» consiste nel pompare ad altissima pressione acqua e additivi chimici con la sabbia o materiali simili, per poter fratturare la roccia, liberarne il gas e permettere la risalita del gas in superficie.
L'acqua è il fluido che viene immesso con grande forza nel pozzo creando la frattura della roccia, che si riempie di sabbia che va a sostituirsi in parte al gas, e gli additivi chimici vanno invece a modificare la viscosità dei fluidi del giacimento.
Quindi l'estrazione avviene in due fasi: prima viene perforato un pozzo verticale fino a trovare lo strato giusto e poi si perfora in orizzontale lungo lo strato; poi per rompere la roccia e poter estrarre il gas si applica il metodo dell'hydraulic fracturing.

Oggi gli Usa, grazie a questo metodo, sono i maggiori produttori al mondo di questa fonte di energia e secondo l'Eia (Energy Information Administration, l'agenzia americana dell'energia) gli Stati Uniti ne possiedono ben 132 miliardi di m3 nel sottosuolo di 48 Stati americani anche se quattro sono i giacimenti più grossi (il Barnett in Texas, l'Haynesville in Luosiana-Texas, il Fayetteville in Arkansas e il Macellus principalmente in Pennsylvania), e al 2010 sono stati censiti già 6.200 pozzi, con un utilizzo del 15% del gas presente sul territorio. L'Eia stima che nel 2035 il 45% del fabbisogno degli Usa verrà soddisfatto da questo gas. In Europa invece si stimano circa 15,5 miliardi di m3 di riserve di shale gas, la Cina ne stima 100 miliardi, l'Oceania 74 miliardi, in Medio Oriente e Nord Africa 72.


L'impatto ambientale

Ora però ci si inizia a chiedere quale impatto ambientale possa avere questo tipo di estrazione, che per anni era stato scartato proprio perché impossibile da estrarre con le tecniche conosciute. Infatti il governatore di New York, David Paterson, ha da poco imposto una moratoria di sei mesi sulle esplorazioni per consentire le opportune verifiche sullo stato delle falde acquifere, che si pensa che subiscano gravi danni in seguito al fracking.
Anche un gruppo di ricercatori della Cornell University, dopo una ricerca, hanno affermato che durante le operazioni di estrazione ci sono fughe del gas metano, un gas serra 72 volte più potente dell'anidride carbonica e quindi peggiore delle emissioni create dal consumo di petrolio o carbone.

Oltre a compromettere la stabilità dell'assetto idrogeologico che, appunto, porterebbe ad un inquinamento delle falde acquifere, e ad una provata perdita di metano durante le operazioni di estrazione, un altro problema evidente è la consistente quantità di acqua, circa 2000 m3, utilizzata ad ogni fracking (e a volte sono necessari più operazioni di questo tipo!), che risale successivamente in superficie col gas inquinata dagli additivi chimici utilizzati, contaminando così suoli e falde. Ad ogni fine estrazione sarebbe d'obbligo bonificare il sito.
Anche l'Epa (l'Agenzia per la sicurezza ambientale americana) ha affermato che questa tecnica di estrazione può inquinare le falde acquifere, e per questo ha messo sotto controllo le attività della Exxon Mobil.
 
solo un blocco alle trivellazioni dovuto al riconoscimento della pericolosità dell'inquinamento potrebbe risollevare il gas naturale prodotto dai pozzi di trivellazione normale, si rischia di rimanere con il classico cerino bruciato in mano con questo lev ngas.
 
Scusate qualcuno ha gli strumenti per verificarmi a quanto ammonterebbe oggi un capitale così gestito:

- A partire da quando è stato quotato, 100 Euro di SNGA ogni mese, al 1 del mese. -
 
NEW YORK (Dow Jones)--Natural gas futures traded near steady Friday as market participants weighed a slightly cooler weather outlook with the coming end to winter's high gas-heating demand period.
Natural gas for March delivery recently traded 0.8 cent, or 0.2% lower, at $3.860 a million British thermal units on the New York Mercantile Exchange. Futures Thursday settled at their lowest levels since mid-November as traders looked past a larger-than-average weekly decline in stockpiles and focused on the coming end to winter's peak gas-heating demand period.
Colder-than-normal temperatures should cover much of the northern tier of the country beginning next week and lasting through the beginning of March, meteorologists with private forecaster WSI Corp. said. Warmer-than-normal weather is expected during the period in the Southeast.
Futures showed little direction early Friday, as the market "looks to hold and consolidate between yesterday's new 3-month low and $4," analysts with Tradition Energy said in a note to clients. "The market continues its attempt to balance the remaining heating needs of this winter against the fast approaching start of this year's spring shoulder season," the analysts wrote.
Gas prices have come under pressure in recent weeks from the view that the mild weather forecast for the end of February would hit gas-heating needs and could signal the end of winter's high heating demand period.
Frigid temperatures in December and January kept prices above $4/MMBtu despite the widely held view that strong production will outpace demand growth in 2011.
On Thursday, gas prices plunged to a three-month low after the Energy Information Administration reported that U.S. gas stockpiles fell by 233 billion cubic feet last week. The draw was inline with the 234 bcf decline predicted in a Dow Jones Newswires survey.
As of Feb. 11, U.S. inventories stood at 1.911 trillion cubic feet, 6.3% below the five-year average, and 6.9% lower than the same time last year. That is a sharp reversal from the start of winter, when supplies bloated to nearly record levels nearly 10% above the five-year average.
 

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