ETC Natural Gas (43 lettori)

furia3

Guest
dai Furia adesso fanno ADC le Unidebito e cosi porti il tuo pmc a livelli da sogno

stavo cercando in giro se contano delle balle sulle temperature ma invece fa caldo veramente.......inizieranno a scendere a Natale...
eh ho comprato il secondo cip e poi quello a 067 non è mai entrato,io aspetto nn ho premura,per me è un gioco e tale deve rimanere,potrei cambiare il metodo e comprare una volta al mese ma è più rischioso....

ragazzi ora vado a nanna che domani matina devo svegliarmi presto.
saluto a tutti.

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Unqualified

Gas maledetto!Pagherai!
Comunque il VERO dato che manca per operare in modo razionale è il costo di estrazione medio; c'è poco da fare, senza questo dato tutte le strategie sono al buio.
 

simone rosso

Forumer attivo
E' sferzante la visione di Nouriel Roubini sul 2012 che riportiamo oggi. A detta dell'economista americano cresciuto in Italia l'outook per il prossimo anno è chiaro, anche se non bello. Saranno dunque 12 mesi di "recessione in Europa, crescita anemica negli Stati Uniti e profondo rallentamento in Cina e negli altri più importanti Paesi emergenti". Se infatti l'economia asiatica è particolarmente esposta alle sorti di Pechino, quella dell'America del Sud lo è al calo dei prezzi delle materie prime che dovrebbe registrarsi in sia al rallentamento cinese e delle economie avanzate.

Senza contare che l'intero Continente europeo, sia centrale che dell'Est, sono alle prese con la crisi dell'Eurozona e in Medioriente le turbolenze stanno causando "seri rischi economici e geopolitici che andando ad impattare direttamente sul prezzo del greggio potrebbero indebolire ulteriormente la crescita globale".

La certezza sull'imminente recessione dell'Eurozona non è tuttavia un elemento di per se sufficiente per capire come potrà essere il 2012 del Vecchio Continente: le politiche di austerità, il calo della fiducia ma soprattutto la prosecuzione del credit crunch, del debito sovrano e la debolezza da un punto di vista competitivo sono tutte variabili in grado di deprimere considerevolmente l'intero tessuto economico. "La sua profondità non è tuttavia al momento pronosticabile", sottolinea il Professore Usa che a riguardo non risparmia nemmeno l'America che "affronterà a sua volta notevoli rischi al ribasso in scia alla crisi dell'euro".

Gli Stati Uniti, che già dal 2010 viaggiano a scarto ridotto in termini di crescita, dovranno peraltro fare i conti con il deleveraging in atto nel settore delle famiglie, già colpite da una debole creazione di nuovi posti di lavoro, da redditi stagnanti e dalla persistente pressione al ribasso sui beni immobili e sulla ricchezza finanziaria. In sostanza quello cui si sta assistendo è un aumento della disuguaglianza e allo stallo politico.

"Le sfide riguardano pure il Regno Unito, con l'esposizione all'economia europea che la sta portando a una recessione double dip, e il Giappone, che dopo il terremoto ha registrato un recupero fiacco", incalza Roubini secondo cui nel frattempo "i difetti nel modello di crescita della Cina stanno diventando evidenti".

A riguardo l'economista divenuto famoso per aver previsto la crisi del mercato immobiliare Usa e la recessione 2008 menziona come la caduta dei prezzi degli immobili stia iniziando ad avere una reazione a catena "che avrà un effetto negativo sullo sviluppo, gli investimenti e delle entrate pubbliche".

Non sono soli. Sul versante della politica, gli Stati Uniti, Europa e Giappone, anche, sono stati rinviare le riforme economiche gravi, fiscali e finanziarie che sono necessarie per ripristinare la crescita sostenibile ed equilibrata.

Il punto centrale, e forse più preoccupante, delle visione di Roubini è tuttavia il deleveraging del settore privato e pubblico delle economie avanzate. "E' appena iniziato e i bilanci delle famiglie, delle banche e delle istituzioni finanziarie, oltre a quelli dei governi locali e centrali sono ancora tesi".

A completare il quadro certamente negativo per il prossimo futuro è il giudizio sul mondo politico, indubbiamente colpevole di non aver velocemente risposto alle sfide poste dalla crisi. "I politici sono a corto di opzioni: la svalutazione della moneta è un gioco a somma zero, perché non tutti i Paesi possono svalutare le esportazioni nette e migliorare allo stesso tempo" sostiene l'economista secondo cui a questo punto "l'inflazione diventa un non-problema per le economie avanzate, dove la politica monetaria dovrà piuttosto fare i conti con le sfide poste dal merito creditizio e dai crescenti casi di insolvenza".

Il mix tra scarne alternative del mondo politico, a corto di munizioni concrete, e l'onnipresente spettro del deleveraging in atto porta a una conclusione: ripristinare la crescita robusta sarà abbastanza difficile e rappresenterà la vera sfida della fragile economia globale lungo il 2012. Non resta che allacciare le cinture di sicurezza e tenersi forte.
 

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