noi del sud

Noterà lo scrittore russo Fëdor Michajlovic’ Dostoevskij (1821-1881) che «[...] per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, [...] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!» [2].

 
fossi meridionale mi dissocerei dall'idea di un sud da cartolina, con le foto dei paesaggi e l'idea della gente buona e accogliente.
Immagino che al sud ci sia gente buona e accogliente e gente cattiva e stronza, come in ogni parte del mondo.
Immagino che al sud ci siano parassiti e gente che lavora, come in tutto il mondo.
Persino sull'Isola.
Con la complicazione che chi lavora spesso lì lo fa in condizioni difficilissime, visto che la legalità è difficile.
E il mantenimento della legalità dovrebbe spettare allo Stato.
A parte nei film di Charles Bronson, che però sono e restano film.

Poi, personalmente, appena sento un accento napoletano in tv, io cambio canale, sin dai tempi in cui trasmettevano le commedie di Edoardo in bn.
Mio padre le guardava e io andavo nell'altra stanza.
Nulla contro i napoletani e contro Edoardo, un genio, ma hanno un accento inascoltabile.
Per me.
 
fossi meridionale mi dissocerei dall'idea di un sud da cartolina, con le foto dei paesaggi e l'idea della gente buona e accogliente.
Immagino che al sud ci sia gente buona e accogliente e gente cattiva e stronza, come in ogni parte del mondo.
Immagino che al sud ci siano parassiti e gente che lavora, come in tutto il mondo.
Persino sull'Isola.
Con la complicazione che chi lavora spesso lì lo fa in condizioni difficilissime, visto che la legalità è difficile.
E il mantenimento della legalità dovrebbe spettare allo Stato.
A parte nei film di Charles Bronson, che però sono e restano film.

Poi, personalmente, appena sento un accento napoletano in tv, io cambio canale, sin dai tempi in cui trasmettevano le commedie di Edoardo in bn.
Mio padre le guardava e io andavo nell'altra stanza.
Nulla contro i napoletani e contro Edoardo, un genio, ma hanno un accento inascoltabile.
Per me.
Il mondo non è propriamente tutto uguale, per ogni luogo.
 
A me è bastata una settimana a San Vito lo Capo per decidere di non mettere mai più piede al sud.
Cosa ben diversa la Sardegna...li ci voglio andare a vivere.
come se io leggendo i tuoi post concludessi che a Pordenone (se non sbaglio sei di Pordenone, viceversa la città di dove sei) tutti vivono con rdc, facendosi mantenere dalla morosa e aspettando l'eredità.
 
Il mondo non è propriamente tutto uguale, per ogni luogo.
verissimo
chirurgomilano.JPG
 

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