Se nei confronti delle promesse elettorali di Monti, Bersani e Berlusconi prendo atto che si tratta
di una strategia di commercializzazione del messaggio finalizzata sia alla monopolizzazione dello spazio mediatico,
in particolare televisivo, sia a far passare in secondo piano i problemi reali dell'Italia che si sta trasformando da Stato ricco in popolazione povera, v
iceversa confesso che da italiano mi vergogno che il nostro Paese possa essere rappresentato da Beppe Grillo e mi amareggia,
al di là della preoccupazione, che ci siano tanti (speriamo di no!) italiani che si affidano a un demagogo colmo di rabbia e odio che non fa altro che urlare, inveire, ingiuriare, minacciare e, sostanzialmente, prometterci che distruggerà l'insieme della cultura e della classe politica, economica e sociale,
senza però offrire la costruzione di un'alternativa che corrisponda realisticamente a un nuovo modello di Stato, di sviluppo e di società.
Sin dalla scelta infelice ma emblematica del nome con cui è stata ribattezzata la sua campagna elettorale,
Tsunami Tour, trattandosi di uno dei più micidiali disastri naturali (il maremoto dell'Oceano Indiano che nel dicembre del 2004
ha causato centinaia di migliaia di morti), Grillo conferma la sua vera natura di fenomeno essenzialmente distruttivo
in un contesto dove la parte propositiva del suo programma è una serie di sparate mediatiche come, ad esempio,
il referendum sull'euro, che è semplicemente anticostituzionale perché in Italia non è ammissibile il referendum né sulla materia finanziaria né su un trattato internazionale.
A parte l'ipocrisia e l'inganno dei suoi elettori avendo Grillo chiarito che lui non è affatto contrario all'euro.