Adesso piano, piano, vi racconto tutto, so che non vedevate l'ora


La prima cosa che vi racconto, è brutta.

Noi eravamo alloggiat* in un maso (l'appartamento, piccolino, era davvero graziosissimo e profumato: tutto in legno di abete, ma ipermoderno, con persino le tapparelle che andavano su e giù con un tasto

Era più bello di casa mia

).
Un maso è un insieme di edifici e campi: non c'è solo la casa, ma anche la stalla, il fienile, i campi. Tutti insieme, compongono un maso tipico sud-tirolese.
In questo maso, si allevavano mucche. Vacche da latte, per la precisione.
Ogni mattina, mi levavo al far del giorno, tra le 6 e le 6.30 e andavo nella stalla che rappresentava, per me, un luogo pieno di contrasti: da un lato l'enorme dolore per la condizione di mucche e vitellini, dall'altro il grande amore per gli animali e la gioia incontenibile di vederli, di stare con loro (e come poi vi dirò, nella stalla non c'erano solo vacche e vitelli


).
C'erano, in quel maso 24 vacche e 7 vitellin*.
Quando noi siamo arrivat*, due di quei piccoli erano nati da meno di una settimana.
Avete mai visto dei vitellin* appena nati?
Sono tenerissimi, umidi, con i peli della testa un po' ricci, hanno zampe sottili, colli esili e orecchie delicate come petali di fiori. Hanno il naso rosa che profuma di latte, occhi dolcissimi e un muggito lieve.
Voi sapete come vanno le cose, con le vacche da latte: le si spremono e le si ingravidano fino al possibile. I vitellini maschi vengono scartati, le vitelline vengono tenute e, benché in questa stalla le mucche mangiassero solo erba e fieno e avessero a disposizione spazio per muoversi dentro e fuori la stalla, la sostanza non cambiava di certo.
I vitellini e le vitelline vengono separati dalla mamma fin dal primo giorno di vita. I piccoli vengono nutriti attraverso un secchio pieno di latte al quale è attaccata una specie di tettarella adatta alla loro bocca. Quando hanno circa 3-4 settimane, i maschi vengono venduti.
C'era un vitellino nero, di una razza che, mi spiegavano, non diventa grassa, dunque l'avrebbero venduto per soli 150 euro. Chissà come sarebbe finito.... L'altro, sempre maschietto e sempre di pochissimi giorni, era di una razza che ingrassa e dunque il suo destino era già segnato.
C'erano 5 vitelline, di cui una di tre mesi, le altre di età compresa tra i 7 giorni e il mese di vita: già tutte con le etichette numerate attaccate alle orecchie
Nella stalla, ogni mattina, c'era il proprietario. Lavava le mucche, attaccava le mungitirici e lavava il pavimento della stalla, l'alloggio delle mucche. Un lavoro duro. Lui non parlava MAI. Era difficile capire se la mia presenza gli desse fastidio o meno, ma non mi importava molto. Mi intimidiva, certo, ma i vitellini e loro musetti, le mucche e la loro pazienza infinita mi attraevano tantissimo. Una volta ho chiesto se potevo aiutare a lavare le bestie e mi ha detto di sì. Ho chiesto se potevo toccare gli animali, stare lì. Ha detto di sì.
L'odore di stalla non mi dispiace e quindi rimanevo, ogni mattina, circa un'ora. Poi lui se ne andava a consegnare il latte al consorzio, e scendeva la moglie che distribuiva il fieno alle mucche e il latte ai piccolini. L'ho aiutata spesso, ma non sempre, perché lei arrivava sul tardi e io (poi vi dirò perché) avevo anche fretta di uscire dalla stalla e non solo perché a lungo andare mi angosciava sempre più.
Durante le ultime mattine, parlando con il Signor Werner che, finalmente, dopo tante ore silenziose passate insieme, aveva deciso di rivolgermi la parola, sono saltati fuori tutti i dettagli relativi all'età dei vitellin* e al loro destino, ma, siccome le mie domande (io speravo che lui fosse buono e che almeno si tenesse i maschietti) erano incalzanti, egli trovava sempre il modo di dirmi che non gradiva più che restassi nella stalla
Comunque, finché c'ero, carezzavo i vitellin*, parlavo con loro, conoscevo ogni mucca e la chiamavo per nome, cercavo le mamme, chiedevo loro come stavano senza i figli e le figlie, dicevo ai vitellin* che erano belli, che sapevo che volevano la mamma e non il secchio con la tettarella, ecc. Cose così. C'era parecchio rumore, non pensavo che Werner mi sentisse. Parlavo sempre piano, sottovoce, ma evidentemente ha capito che ero fortemente avvilita per la sorte delle bestie e che avrei voluto che vivessero in un altro modo...
Non ho fatto nemmeno una foto alle mucche e ai vitell*. Vedere il loro musino e la loro espressione triste, paziente e buona mi mette un'angoscia terrificante.
Ieri sera sono andata a salutarli e, siccome ero sola con loro, mi sono messa a piangere e ho cercato di far finta che non fosse vero, che nessuno avrebbe venduto i maschietti, e che nessuno mai più bevesse latte e mangiasse carne.
Ecco, l'ho detto.
Ricordate il Thread di Argema sul diventare vegan? Io pensavo e continuo a pensare che tutte le immagini di animali squartati siano solo controproducenti, se si vuole cercare di convincere le persone a rinunciare allo sfruttamento animale. Penso però che se tutti quanti vedessero una volta nella loro vita un vitellino di 3 giorni, bello come tutto il creato e indifeso come tutti i neonati e si sentissero brutalmente dire che verrà macellato, dopo 3/4 settimane di vita rinchiuso in una stalla, a nutrirsi (sotto il suo fabbisogno) attraverso un secchio e non una mamma calda, allora sì, qualche sentimento si muoverebbe.
E sono fiera (anche se questo non cambia il mio dolore, né le cose, purtroppo) che quelle bestie tanto belle non fossero lì a morire e/o a essere spremute fino alla morte per me.
(Tutto il resto della vacanza è stato bello, ma questa era una cosa che non potevo non raccontare)