Mario Monti sul mercato del lavoro ha le idee chiare, anzi chiarissime.
Ha avuto modo di chiarirlo ieri, ospite del Tg5 e di
Matrix, dove ovviamente ha parlato dei temi caldi di questa stagione politica estremamente difficile.
“I giovani devono abituarsi all’idea che non lo avranno. Che monotonia il posto fisso, è bello cambiare”:
ha scandito di fronte alle telecamere, mostrandosi perfettamente consapevole della portata delle proprie parole.
Ha ammesso, certo, che sul lavoro bisogna “avere condizioni accettabili”, ma sull’ utilità del posto fisso si è mostrato sordo.
”Tutte le cose che stiamo cercando di fare sono operazioni di ricerca della consapevolezza. I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. E poi, diciamolo, che monotonia”:
ha detto Monti nell’intervista concessa di fronte alle telecamere di
Matrix, una frase che ha subito scatenato un vespaio di polemiche, soprattutto sul web, alla viglia dell’incontro tra governo e parti sociali proprio sulle riforme del mercato del lavoro.
Appare quantomeno singolare che sia Mario Monti, classe 1943, e
Presidente della Bocconi in standby ( si è sospeso dalla carica fino a quando sarà presidente del consiglio dei ministri), a indicare cosa sia la cosa migliore per i giovani.
”La finalità principale della riforma è quella di ridurre il terribile apartheid che esiste tra chi per caso o per età è già dentro e chi fa fatica ad entrare”,
ha poi spiegato riguardo alla riforma del mercato del lavoro, un punto centrale sul tavolo politico.
Monti comunque ne ha per tutti, anche l’articolo 18, a suo dire, andrebbe superato.
“Non è un tabù”, ha incalzato il premier, “può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia e il futuro dei giovani in un certo contesto, ma può essere abbastanza accettabile in un altro contesto”.
Secondo il premier sarebbe quindi importante una “riforma degli ammortizzatori che tuteli il singolo lavoratore quando deve cambiare lavoro, senza legare la tutela del lavoratore a un posto di lavoro che diventa obsoleto”.
Ma questo sarebbe da prendere a badilate. Andate a dire 'ste cazzate ad un operaio.
Certo per loro è facile. Da professori,
si spostano da una università all'altra.
Tanto il "lavoro" che fanno è sempre lo stesso.
questo
Credo ci sia una "certa" differenza di concetto di lavoro fra operaio/impiegato e professore. (mi piacerebbe avere anche il loro stipendio rapportato alle ore di "lavoro).