I gruppi classici riferiti a partiti in Senato sono 7: Pd, Forza Italia,  Conservatori e riformisti, Ala (Alleanza liberalpopolare-autonomie)  di Verdini, Ap (Alleanza popolare, ovvero Udc più Ncd) Lega Nord e  Movimento Cinque Stelle. 
Poi c’è Gal (Grandi autonomie e libertà, con 15  membri), il gruppo per le Autonomie (20) e il gruppo Misto (26), più  che altro grandi contenitori che agglomerano anche entità molto diverse  tra di loro. 
Non solo: il difficle nel conteggio comincia quando, per  esempio, all’interno del gruppo – nato magari ora come stampella  dell’esecutivo, ora in appoggio a qualche forza d’opposizione – ci si  divide a sua volta in altre componenti (vedi il caso di Gal composto da  Grande Sud, Popolari per l’Italia, Moderati, Euro-Exit e Movimento  poitico Libertas e Idea): una sorta di scissione dell’atomo in cui si  affacciano componenti a dri poco eterogenee. E così, tra polemiche,  reazioni e ripicche; diaspore, autonomismi, scissioni e nuove  scomposizioni alimentate da faide e successivi accordi, diventa davvero  difficile tenere il conto di questa composita geografia parlamentare,  almeno in un ragionevole spazio di scrittura…