Bassezze reali
dopo Craxi anche lui vuole la sua via... sì.. il foglio di via...
Dice al Giornale il cosiddetto principe di Savoia: «Ora che mi hanno prosciolto, potrebbero dedicarmi una via a Potenza». Magari, suggerisce, «la strada che porta al carcere».
Naturalmente non è vero niente che l’abbiano prosciolto: delle tre inchieste aperte sul suo conto, due sono in corso: quella di Roma per la corruzione ai Monopoli di Stato; e quella di Potenza per associazione a delinquere.
Quella di Como sui traffici del casinò di Campione e l’importazione di prostitute dall’Est è stata archiviata con una decisione davvero singolare: le accuse erano talmente solide che i difensori di Sua Bassezza avevano rinunciato a ricorrere al Riesame contro il suo arresto, mentre i ricorsi dei coimputati per gli stessi fatti erano stati respinti dal Riesame e dalla Cassazione. A quel punto, sui gravi indizi di colpevolezza (peraltro confermati da un’ordinanza del Gip di Como), si era formato un «giudicato cautelare», che è il sogno di tutti i pm perché è un ottimo viatico in vista del rinvio a giudizio.
Tantopiù che
Vittorio Emanuele aveva confessato sia di aver corrotto i doganieri per non pagare le tasse sui beni che portava in Italia dalla Svizzera, sia di avere un debole per le «ragazze» importate dall’Est. Ciononostante, pm e giudici di Como hanno generosamente archiviato tutto proprio mentre la Cassazione convalidava le accuse.
Ma, a memoria d’uomo, non si ricorda una polemica contro un magistrato eccessivamente indulgente (con i potenti, si capisce). Infatti gl’ispettori ministeriali, anziché dare un’occhiata a Como, seguitano a fare la spola tra Roma e Potenza, senza peraltro cavarne un ragno dal buco.
L’altro giorno, sempre sul Giornale, l’ispettore aggiunto Filippo Facci massacrava il pm Woodcock perché alcune sue foto giovanili e familiari sono finite sui rotocalchi. L’ha dipinto come un vanesio che distribuisce il suo album di famiglia e s’intristisce se la gente non lo riconosce per strada. Naturalmente è vero l’opposto: quelle foto, ai giornali, le han passate suoi parenti, compagni di scuola, amici d’infanzia (il Giornale ne riporta alcune, scrivendo che in una è «a Capalbio con la moglie»: peccato che non sia a Capalbio e che la donna sia un’ignota passante).
Se Woodcock avesse rilasciato una sola intervista, lo maciullerebbero perché i magistrati non devono dare interviste (chissà perché, poi). Lui non ne dà, ma l’ispettore aggiunto trova lo stesso il modo di massacrarlo: «Non è vero che Woodcock non parli: basta non riportare i virgolettati». Capito, il mascalzone?
Si permette perfino di parlare. Ma i giornalisti inspiegabilmente non scrivono quel che dice. Perché?
Si dice che «tanti giornalisti non parlano male di Woodcock perché lui ha in mano cose terribili anche su di loro, tipo intercettazioni, cose sessuali, ecco perché i quotidiani lo lasciano stare». Insomma, siamo di fronte a un volgare ricattatore dalla faccia d’angelo. Uno che spende capitali per intercettare tante brave persone e fa «soffrire» un mucchio di gente, «tritata prima di essere sovente assolta». Ecco: un sadico.
Ora, di cose da dire su Potenza ce ne sarebbero parecchie: per esempio che il capo della squadra mobile, l’avvenente dottoressa Fasano, è moglie del locale deputato della Margherita, il partito che fa il bello e il cattivo tempo in Lucania, visto che ha il sindaco del capoluogo, il presidente della Provincia, il presidente della Regione e il presidente della comunità montana, nonché gran parte delle Asl: un po’ come se Barbara Palombelli fosse il capo della Polizia. Anche il direttore dell’ospedale San Carlo di Potenza, dottor Cannizzaro (Margherita), sorpreso anni fa in compagnia di malavitosi, è marito della pm indagata Felicia Genovese, che tentò di far archiviare un’inchiesta su alcuni politici, i quali poi nominarono il consorte direttore dell’ospedale.
Ma,
su queste vicenduole da niente, gl’ispettori aggiunti sorvolano. Meglio prendersela con Woodcock o intervistare in ginocchio Sua Bassezza Reale che, tra una «puchiacca» e l’altra (così chiamava, in dolce stilnovo sabaudo, le ragazze procurate dai suoi aiutanti di campo), lacrima per «il dolore che hanno dovuto patire la mia famiglia, mia moglie e i tanti italiani che amano Casa Savoia». È anche per loro che chiede, a titolo risarcitorio, «una strada a Potenza».
Marco Travaglio
da l'Unità del 14 aprile 2007