NON HO TEMPO DI ODIARE CHI MI ODIA...

E ci ritroviamo nel 2022... o Anno III della Pandemia La Cui Fine Non Sarà Annunciata In Televisione.

Scrivo queste parole tornato in quella parte del mondo in cui, nonostante omicron,
nessuno si cura di un naso chiuso, di uno starnuto o di un colpo di tosse.

Situazione diametralmente opposta nelle brevi vacanze passate a casa, dove non esisteva altro che COVID.

L'aver passato in TV la star che dice "è come un'influenza",
aver titolato sui giornali "Omicron è un raffreddore"
in Italia ha fatto sì che un naso che cola richiedesse immediato tampone, febbre o non febbre
(con conseguente shortage di test e capacità di testare).

Una psicosi collettiva niente male, e chi ha parlato di isteria ha usato il termine più corretto
(https://www.ilrestodelcarlino.it/.../omicron-virologo...).

Il che francamente sarebbe anche un degno epilogo
per le eccezioni che questa pagina aveva iniziato a sollevare ai suoi inizi, nel 2017,
quando chi la ha fatta nascere non aveva mezza idea di quali fossero i meccanismi dei social (e forse all'epoca è stato un bene).


2022 sarebbe il quinto anno di esistenza della pagina,
e il quinto anno per tante cose è un anno critico,
si tratti di iniziative, movimenti o rapporti lavorativi.

Onestamente non credo di avere qualcosa di nuovo da dire, dopo cinque anni.

E mi rendo conto di aver commesso troppi errori.


Mi ricordo distintamente quando, cinque anni fa, iniziai a parlare di dinamiche non lineari complesse (caos):
uno dei tanti fulminati "scientismo! scientismo!" era venuto fuori con una qualche uscita piuttosto delirante
e invece di ignorarlo e mandarlo al diavolo, rimisi mano alle letture della gioventù , Robert May, Ilya Prigogine .

La risposta di emeriti imbecilli in cattedra fu "le teorie del caos sono il nuovo segno distintivo dei novax",
perché per gli imbecilli in questione, che non sanno (tuttora) da che parte iniziare per scomporre un binomio,
i modelli epidemici sono questione di software.


Ma la famosa immunità di gregge che tanto citavano si deriva da un modello SIR,
e un modello SIR è un sistema di equazioni differenziali non lineari... ops...



Tutto ciò servì a qualcosa?

Oggi ho seri e fondati dubbi, al riguardo,
visto che quello che abbiamo letto e ascoltato quanto a "matematica" della crescita dei casi di COVID,
casi continuamente crescenti, "esponenziali"
e qualcuno che disse pure che arrivare al picco di un outbreak o non arrivarci era irrilevante.

Fu un errore perderci tutto quel tempo.

Come fu un errore aver concesso aperture di credito a molti.

Specialmente due anni di pandemia italiana mi hanno fatto capire che per troppi
gli endorsement a questa pagina erano puramente strumentali,
e che quello che è strumentale oggi non lo sarà più domani, a prescindere dal fatto che sia valido o no.

E' il fantastico mondo dei social, dove tra l'altro continua ad arrivare qua sopra gente
che commenta dicendo "credevo fossi un virologo", "non sarai mica un fisico?"
e altri che continuano a pensare che io sia un medico (!). Fantastico, appunto.


Ed è stato un errore anche aver dato, di quando in quando, del fascista ad alcuni personaggi.

"E' un fascista" non era corretto.

"Sarebbe stato un fascista" sì, di quelli convinti, che gonfiavano il petto nella divisa da federale.

A questo riguardo però non è stato un errore far notare ai critici del suffragio universale
che riprongono idee che furono di Pino Rauti: è un fatto ed è banalmente verificabile.


Detto questo, per quanto il 2021 sia stato un anno denso di avvenimenti,
lo stato di quello che alcuni continuano a chiamare "il dibattito" è comatoso.

Anzi, oggi più che mai se X dice che la madre di antiX era una gran donna
antiX insorge sbraitando che è falso, che sua madre era Taide la pu***na reincarnata. So, what's the point...

Quindi il 2022 di questa pagina inizia senza programmi o dichiarazioni di intenti.

Si andrà avanti come si potrà, come verrà, senza piani precisi o mete prefissate.

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Il Messico sospenderà le esportazioni di petrolio greggio tra due anni

nel tentativo di concentrarsi sull’autosufficienza energetica interna, secondo un articolo di Bloomberg.


La mossa fa parte del piano del presidente Andres Manuel Lopez Obrador
per aumentare la produzione locale di carburante per ridurre la dipendenza dai combustibili importati.

Del resto appare assurdo esportare greggio e importare prodotti finiti,
se si hanno i fondi necessari a investire nella raffinazione.


L’annuncio della graduale eliminazione delle esportazioni
è stato fatto dall’amministratore delegato di Pemex, Octavio Romero,
che ha anche affermato che il Messico ridurrà le esportazioni di petrolio dal 2022 di oltre il 50%, a 435.000 barili al giorno.


Attualmente, secondo i dati degli Stati Uniti,
il Messico è il terzo esportatore di petrolio nelle Americhe, dopo Stati Uniti e Canada.
Amministrazione dell’informazione energetica.

Le principali destinazioni del suo greggio sono i suoi vicini settentrionali
in Nord America e Cina, India e Corea del Sud, così come i paesi europei.

Un taglio delle esportazioni potrebbe spingere alcuni di questi importatori a cercare fornitori alternativi.


La domanda di carburante in Messico è aumentata durante la pandemia,
ma la produzione locale di petrolio non è riuscita a esserne al passo.

Il presidente Lopez Obrador prevede la costruzione di una nuova raffineria
con una capacità di 340.000 barili al giorno per far fronte alla scarsa capacità di raffinazione,
al costo di 12,4 miliardi di dollari, secondo i calcoli dell’inizio di quest’anno, come riportato da Argus.


Il taglio delle esportazioni messicane colpirà duramente l’attività delle raffinerie USA della costa del Golfo,

già molto colpite dalla fine delle importazioni di greggio “Super pesante” dal Venezuela.



Questa scelta inoltre rischia di colpire il mercato petrolifero Nord americano,

portando ad aumenti negli USA,

anche perché, a causa della politica di Biden,

i produttori americani sono ancora restii ad aumentare le proprie produzioni.


Nello stesso tempo molti dubitano che Pemex
possa effettivamente far fronte alle richieste del presidente per un aumento della raffinazione così elevato, a causa della mancanza di capitali.
 
Nucleare che va, nucleare che viene.

A pochi giorni dalla disconnessione della metà delle centrali nucleari tedesche

la Cina inaugura il terzo di una serie nuova di reattori nucleari che vorrebbe, tra l’altro, vendere commercialmente in tutto il mondo.


Una vicenda che spiega molto della previdenza commerciale cinese e della superficialità di quella europea.



Come riportato dai media nazionali
un altro impianto nucleare che utilizza la tecnologia “Hualong One”,
un progetto di reattore di terza generazione sviluppato in Cina,
è stato collegato con successo alla rete elettrica nella provincia del Fujian,
nel sud-est della Cina, proprio il primo giorno del nuovo anno.

Al momento della connessione, l’unità n. 6 della centrale nucleare di Fuqing della China National Nuclear Corp.
ha iniziato a produrre elettricità alle 22:35. di sabato, diventando il secondo reattore Hualong One della Cina
ed il terzo al mondo a raggiungere la connessione alla rete, ha affermato la società.

Tutti i suoi indicatori tecnici hanno soddisfatto gli standard progettati
e l’unità di potenza sta funzionando bene, gettando solide basi per la sua successiva operazione commerciale, ha confermato l’azienda.

Il nuovo reattore è in grado di superare il Gigawatt/h di potenza prodotta.


La tecnologia del reattore è quella di un reattore a fissione con raffreddamento ad acqua pressurizzata, derivato da un reattore francese A310.


EDF ha collaborato a lungo con i cinesi che, ovviamente,

hanno copiato la tecnologia francese che ora viene offerta "come cinese", sui mercati internazionali.


Quindi l’Europa è in crisi

e neanche riesce quasi più a realizzare il nucleare,

la Cina ne eredita la tecnologia,

la migliora e la vende in tutto il mondo.


Nulla può spiegare gli errori dell’approccio della Commissione all’energia come questo fatto.
 
Pochi giorni dopo essere stato cancellato da twitter il dotto Robert Malone,
contestato ricercatore che prese parte alle scoperte relative ai vaccini mRNA,
ma molto critico riguardo il loro attuale impiego contro il covid-19,
si reca nel programma di Joe Rogan, e gli concede un’intervista completa.

Ecco alcuni estratti, al termine dei quali vi offriremo il video completo, che dura ben tre ore!

Iniziamo dalla sua sospensione dai social.

La motivazione per la sua cancellazione da Twitter sarebbe stato il fatto
che avrebbe promosso l'”Esitazione vaccinale”, cioè la diffidenza verso i vaccini.

Malone semplicemente risponde che, senza una discussione
non si può parlare di consenso informato.

Ora la discussione invece è attivamente impedita.

Dr. Malone discusses his suspension from both LinkedIn and Twitter for the crime of promoting "vaccine hesitancy."
He argues that if the risks are not discussed, informed consent is not possible.
"Informed consent is not only not happening, it's being actively blocked." pic.twitter.com/cSWSA5S0bh
— The Vigilant Fox (@VigilantFox) December 31, 2021

Effettivamente se non c’è un “Avvocato del diavolo”,
qualcuno che prenda una posizione di dissenso,
non si può parlare di consenso informato.

Si ha solo una sorta di coretto che è propaganda, non informazione.

La coscienza delle persone che firmano i consensi è quindi tarpata e annullata.


Possiamo chiamare questo modo di fare corretto?


Quindi si parla di un articolo apparso la scorsa estate sulla nota rivista USA The Atlantic,
finanziato da Facebook e da Johnson &Johnson
che attaccava duramente Robert Malone affermando che fosse uno diffusore di disinformazione:

“Tre giorni prima che questa cosa uscisse, il giornalista ha pubblicato in precedenza su questioni “Woke” sul tema dell’istruzione superiore.
È chiaramente al servizio di qualcuno.
E dicono esplicitamente che l’articolo è stato finanziato dalla fondazione Robert Boyd Johnson e dalla Fondazione Zuckerberg-Chan
.

Era totalmente ossessionato.

‘Robert, perché dici queste cose? Devi avere qualche incentivo finanziario.
Ci deve essere qualche ragione per cui stai facendo questo’ – e gli ho detto ripetutamente, ‘perché è la cosa giusta da fare.



Penso di essere l’unico ad essere stato coinvolto profondamente nello sviluppo di questa tecnologia, che non vi ha interessi finanziari.


Per me, il motivo è che ciò che sta accadendo non è giusto.

Sta distruggendo la mia professione.

Sta distruggendo la pratica della medicina in tutto il mondo…

Sono un esperto di vaccini.

Ho passato 30 anni a sviluppare vaccini.

Una enorme quantità di studi per imparare a farlo e quali sono le regole.


E per quanto mi riguarda, sono personalmente offeso nel vedere che la mia disciplina

viene distrutta senza una buona ragione tranne, a quanto pare, incentivi finanziari e – non so – copertura politica?


Dr. Robert Malone provides Joe Rogan the details behind the Atlantic attack article that Facebook and Johnson & Johnson funded.
As a creator of the mRNA tech, why is he speaking out? Dr. Malone responds: “Because it’s the right thing to do”.
Bravo! pic.twitter.com/rCzo5RlPZC
— Mythinformed MKE (@MythinformedMKE) December 31, 2021

Si parla anche della risposta del governo USA al Covid, e il punto di vista di Rogan è durissimo:

Il nostro governo è fuori controllo

E sono senza legge. Ignorano completamente la bioetica.
Ignorano completamente la legge federale.
Hanno infranto tutte le regole che conosco,
che sono stato addestrato per anni e anni e anni a seguire.
Questi obblighi su un vaccino sperimentale sono esplicitamente illegali
.
Sono esplicitamente incoerenti con il codice di Norimberga.
Sono esplicitamente incoerenti con il rapporto Belmont.
Sono assolutamente illegali e non gli interessa
“.
On Joe Rogan, Dr Robert Malone indicts our government’s response to covid
“They are lawless. They completely disregard bio-ethics. They’ve broken all the rules that I know, that I’ve been trained on for years”.
pic.twitter.com/mxG7phVhIJ
— Mythinformed MKE (@MythinformedMKE) January 1, 2022
 
In continuità con quanto stabilito dal decreto Fisco-Lavoro,
la legge di Bilancio 2022 prevede l’estensione (da 60 a 180 giorni)
del termine per il pagamento delle somme dovute risultanti da cartelle di pagamento
notificate nel periodo dal 1° gennaio al 31 marzo 2022.


Analoga estensione è stata già disposta dal D.L. n. 146/2021
relativamente alle cartelle notificate dal 1° settembre al 31 dicembre 2021.



Nel periodo di differimento non possono essere disposte azioni esecutive (pignoramenti)
o cautelari (fermi, ipoteche) e non decorrono interessi di mora.


La disposizione stabilisce che il termine di pagamento delle cartelle notificate nel suddetto periodo è di 180 giorni dalla notifica.


L’art. 25, comma 2, D.P.R. n. 602/1973, dispone che la cartella di pagamento
“contiene l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal ruolo entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione,
con l'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata”.

Questo termine, accogliendo il contenuto delle risoluzioni delle Commissioni finanze di Camera e Senato del 12 ottobre 2021
è stato differito prima dal decreto Fisco-Lavoro (D.L. n. 146/2021) e ora dalla legge di Bilancio 2022.


Riscossione sospesa fino al 31 agosto 2021

Il decreto Sostegni bis (D.L. n. 73/2021) ha fissato al 31 agosto 2021 il termine di sospensione delle attività di riscossione.

In particolare:

- è stato differito al 31 agosto 2021 il termine finale di sospensione per il versamento di tutte le entrate tributarie e non tributarie
derivanti da cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento affidati all’Agente della riscossione,
prevedendo che i pagamenti dovuti, riferiti al periodo dall’8 marzo 2020
(dal 21 febbraio 2020 per i soggetti con residenza, sede legale o sede operativa nei comuni della cosiddetta “zona rossa”, di cui all’allegato 1 del D.P.C.M. 1° marzo 2020)
al 31 agosto 2021, potevano essere effettuati entro il mese successivo alla scadenza del periodo di sospensione e, dunque, entro il 30 settembre 2021;


- sono state sospese fino al 31 agosto 2021 le attività di notifica di nuove cartelle,
degli altri atti di riscossione nonché delle procedure di riscossione, cautelari ed esecutive.

In pratica, quindi, per effetto di tale ultima disposizione,
l’attività di notifica delle nuove cartelle di pagamento è ripresa a partire dal 1° settembre 2021.


Cosa ha previsto il decreto Fisco-Lavoro

Il D.L. n. 146/2021, convertito dalla legge n. 215/2021 (decreto Fisco-Lavoro)
ha previsto una prima estensione dei termini per il versamento delle somme richieste con cartelle di pagamento

notificate nel periodo dal 1° settembre al 31 dicembre 2021,

senza corrispondere gli interessi di mora,

prolungandolo dagli ordinari 60 a 150 giorni (art. 2, comma 1).


La legge di conversione del decreto Fisco-Lavoro
(legge n. 215/2021),
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 301 del 20 dicembre 2021
(e, quindi, in vigore dal successivo 21 dicembre) ha modificato tale termine, portandolo a 180 giorni.


Esempio
I termini di versamento delle somme richieste con una cartella di pagamento notificata il 1° settembre 2021 scadono il 28 febbraio 2022 (180 giorni dalla notifica).
Fino a tale termine non decorreranno gli interessi di mora
e l’Agente della riscossione non potrà dare corso all’attività di recupero del debito iscritto a ruolo
(cfr. Agenzia delle Entrate-Riscossione, FAQ n. 1 al decreto Fisco-Lavoro).


Cosa prevede la legge di Bilancio 2022

La legge di Bilancio 2022 prevede un analogo prolungamento da 60 a 180 giorni

dei termini per il versamento delle somme richieste con cartelle di pagamento notificate nel periodo dal 1° gennaio al 31 marzo 2022.

La norma, in tal modo, interviene senza soluzione di continuità coordinandosi con la precedente normativa.

In sostanza:

- il decreto Sostegni bis ha sospeso la notifica delle nuove cartelle fino al 31 agosto 2021;

- il decreto Fisco-Lavoro e la legge di Bilancio per il 2022 prevedono un maggior periodo (180 giorni)
per il pagamento delle cartelle di pagamento notificate a partire dal 1° settembre 2021.

Per espressa previsione di legge (mediante espresso richiamo),
il differimento vale anche ai fini dell’art. 30 del D.P.R. n. 602/1973
(che prevede l’applicazione degli interessi di mora in caso di mancato pagamento della cartella nel termine stabilito)
e dell’art. 50, comma 1 (secondo il quale il concessionario procede ad espropriazione forzata
quando è inutilmente decorso il termine di sessanta giorni dalla notificazione della cartella di pagamento).

Conseguentemente, nel periodo di differimento non possono essere disposte azioni esecutive (pignoramenti)
o cautelari (fermi, ipoteche), e non decorrono interessi di mora (Agenzia delle Entrate-Riscossione, FAQ n. 1 al decreto Fisco-Lavoro).

Aggio e oneri di riscossione

L’art. 17, D.Lgs. n. 112/1999, come modificato dall’art. 9, comma 1, D.Lgs. n. 159/2015,

a partire dai carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2016,

prevede che gli “oneri di riscossione” (che hanno sostituito l’aggio)

sono dovuti in misura pari al 3% (a carico del debitore)

in caso di pagamento effettuato entro 60 giorni dalla notifica della cartella
(con un ulteriore 3% a carico dell’ente creditore)

e al 6% (tutto a carico del debitore) in caso di pagamento effettuato oltre tale termine.


Gli “oneri di riscossione” si calcolano sull'intero importo dovuto,

quindi, anche sugli interessi di mora

nel solo caso di "riscossione spontanea a mezzo ruolo",

se il pagamento viene effettuato nei termini,

gli oneri dovuti sono fissati in misura pari all'1%).


Oltre agli oneri di riscossione il debitore deve corrispondere anche le “spese di notifica”.


La legge di Bilancio interviene nuovamente sull’art. 17, D.Lgs. n. 112/1999
rimodulando il sistema di remunerazione delle attività svolte dall’Agente della riscossione,
con eliminazione, nella sostanza, degli oneri di riscossione.


Tuttavia, la norma stabilisce che

“per i carichi affidati fino al 31 dicembre 2021 restano fermi,

nella misura e secondo la ripartizione previste dalle disposizioni vigenti

fino alla data di entrata in vigore della presente legge”:


a) l’aggio (per i ruoli emessi fino al 31 dicembre 2015) e

b)gli oneri di riscossione (per i carichi affidati dal 1° gennaio 2016).


Poiché la disposizione in commento richiama, quanto agli effetti del differimento,
soltanto gli articoli 30 e 50, comma 1, D.P.R. n. 602/1973 (e non anche l’art. 17, D.Lgs. n. 112/1999),
vi era il timore che il pagamento oltre 60 giorni delle cartelle notificate dal 1° settembre 2021 al 31 marzo 2022
(ove il carico sia stato affidato all’Agente della Riscossione entro il 31 dicembre 2021)
potesse comportare il versamento degli oneri di riscossione in misura doppia.

Tuttavia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha chiarito, c
on una precisazione apparsa sul sito istituzionale,
che il differimento vale anche ai fini degli oneri di riscossione,
che si applicheranno, quindi, in misura pari al 3%
anche se il pagamento avviene tra il 61° e il 180° giorno.

Il chiarimento fa riferimento alle cartelle notificate dal 1° settembre al 31 dicembre 2021
ma non vi sono motivi per non considerarlo estensibile anche a quelle notificate dal 1° gennaio al 31 marzo 2022
(ove il carico sia stato affidato all’Agente della Riscossione entro il 31 dicembre 2021).


Accertamenti esecutivi e avvisi bonari

Sia la legge di Bilancio sia la disposizione precedente, contenuta nel decreto Fisco-Lavoro,
fanno espresso riferimento (unicamente) alle cartelle di pagamento”,
senza estendere la previsione di legge agli altri atti esecutivi (accertamenti esecutivi ex art. 29 del D.L. n. 78/2010),
come invece avvenuto in altre occasioni (si veda, per esempio, l’art. 68, comma 1, del D.L. n. 18/2020 - Cura Italia).

Analogamente, si osserva che la norma in esame
non considera le comunicazioni di irregolarità (avvisi bonari)
né i piani di rateazione risultanti da accordi con il Fisco
(accertamento con adesione, acquiescenza, conciliazione giudiziale, transazione fiscale).



Impugnazione delle cartelle

La norma di cui si parla fa esclusivo riferimento ai termini di pagamento delle cartelle notificate entro il periodo indicato,
cosicché non sembra che il differimento del termine
possa incidere sui termini per la proposizione dell’eventuale ricorso avverso la cartella (60 giorni dalla notifica).


Data notifica cartellaTermine di pagamentoRiferimenti normativi
Entro il 20 gennaio 202060 giorni dalla notificaart. 25, comma 2, D.P.R. n. 602/1973
Dal 21 gennaio 2020 all’8 marzo 2020 (1)30 settembre 2021art. 68, comma 1, D.L. n. 18/2020
Dal 1° settembre 2021 fino al 31 dicembre 2021180 giorni dalla notificaart. 2, comma 1, D.L. n. 146/2021
Dal 1° gennaio 2022 fino al 31 marzo 2022180 giorni dalla notificaLegge di Bilancio 2022
Dal 1° aprile 202260 giorni dalla notificaart. 25, comma 2, D.P.R. n. 602/1973
(1) A partire dall’8 marzo 020 l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha disposto la sospensione della notifica delle nuove cartelle di pagamento.
 
Nelle città del Nord Italia la peste, intorno al 1500, si ripropone ogni due anni
e dopo la grande epidemia del 1528, mediamente ogni quattro fino al 1550.
Nell'età barocca il contagio passa da una forma semi endemica e strisciante
ad una forma violenta di due episodi distanziati nel tempo (1630 e 1656).
Anche nel 1582 ci fu un evento.........mi sembra di ricordare.....

Il 7 gennaio 2020 sarà il giorno di Natale per le Chiese orientali cattoliche
e le Chiese ortodosse che seguono il calendario giuliano.



Dove si festeggia?

In Medioriente,
ma anche per la Chiesa cattolica greco-ucraina
e per i cristiani ortodossi che vivono in Russia, Bielorussia, Serbia, Croazia, Macedonia e per altri ancora.

Particolare la situazione in Egitto, dove i cattolici del Cairo e di Alessandria, con le rispettive province,
hanno già celebrato la nascita di Gesù il 25 dicembre,
mentre quelli che vivono nell’Alto Egitto festeggiano il 7 gennaio, insieme agli ortodossi.


Perché il 7 gennaio?

Bisogna tener presente che nel 1582 papa Gregorio XIII
decise di modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare,
chiamato in suo onore giuliano.

Per questo motivo i giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582 furono cancellati e quindi il nostro 25 dicembre diventa il 7 gennaio.

Alcuni ortodossi però hanno preferito adattarsi al cambiamento:
in Grecia, ad esempio, il Natale coincide con quello cattolico.



La data del 7 gennaio non è dovuta a una volontà “scismatica” come ancora alcuni ritengono, ma per un mero motivo di calendario.

«La maggior parte delle chiese ortodosse di tutto il mondo utilizzano il calendario giuliano,
creato sotto il regno di Giulio Cesare nel 45 a.C., e non hanno adottato il calendario gregoriano,
proposto dal latino papa Gregorio di Roma nel 1582»,

ha spiegato l’Archimandrita Christopher Calin, decano della cattedrale ortodossa russa.

Il Natale anche gli ortodossi lo festeggiano il 25 dicembre,
solo che nel loro calendario in uso
questa data cade sul “nostro” 7 gennaio
(per cui l’Epifania per loro diventa la Vigilia di Natale, ndr).



Come si festeggia?


Secondo la tradizione, il Natale ortodosso viene preceduto
da un lungo periodo di digiuno e preghiera che dura addirittura quaranta giorni.

Il digiuno non è totale, si può mangiare il pesce il mercoledì ed il venerdì.

A Natale gli ortodossi usano offrire candele e germogli di grano.


Nel giorno della vigilia, invece, il digiuno diventa rigidissimo
e prevede il consumo di cibo "socivo" ovvero grano lesso e frutta.



Il digiuno si conclude generalmente in chiesa con la solenne Messa di Mezzanotte.

Terminata la preghiera i fedeli intonano l’inno di Natale
ed al centro della chiesa viene portata l’icona che rappresenta la festività:

una candela accesa che simboleggia la Stella Cometa.

A quel punto il digiuno è terminato, i fedeli consumano il pane benedetto.


A differenza dalla Chiesa cattolica,
nei paesi ortodossi non esiste il presepe come rappresentazione della nascita di Cristo.



Addobbare l'albero di Natale è invece una tradizione comune.

Le tradizioni variano comunque da Paese a Paese:

in Grecia, invece di Babbo Natale, i bambini ricevono i regali da San Basilio il 1° di gennaio.

In Bulgaria i fedeli bruciano un tronco di legno per tutta la notte della vigilia,
e le scintille simboleggiano la prosperità dell’anno nuovo
ed alla fine del pranzo non sparecchiano il tavolo, per lasciare gli avanzi per i cari defunti.

Durante la cena della vigilia in Russia si consumano il miele e l’aglio,
che simboleggiano la dolcezza e l’amarezza della vita.
 
Il 25 dicembre si è tenuta in Uzbekistan
la cerimonia di inaugurazione dello stabilimento “Uzbekistan GTL” a Shurtan,
nel distretto di Guzar (nel sudovest del paese) della regione di Kashkadarya,
alla presenza del Presidente della Repubblica, Shavkat Mirziyoyev.

L’impianto, che si occupa della trasformazione profonda del gas naturale,
ha ben pochi eguali nel mondo.

Ci sono solo cinque di queste imprese sul pianeta, ma nulla di analogo nella CSI.

L’Italia, insieme a Francia, Corea e Russia,
ha partecipato attivamente alla progettazione e alla realizzazione di questo grande progetto.

Lo stabilimento Uzbekistan GTL è diventato un esempio di ingegneria
che soddisfa le moderne tendenze internazionali nel campo della green economy.
 
E poi ci chiediamo perchè il prezzo del gas metano è aumentato .........


Il 18 dicembre 2021 si è tenuta a Verona
una conferenza sull’escalation della situazione in Donbass
e sull’influenza delle forze occidentali nel crescente confronto contro la Russia.



Stefano Vernole che ha iniziato i lavori della conferenza, nella sua relazione
“Effetto domino su un conflitto congelato”
ha tracciato un’accurata analisi di come il conflitto del Donbass,
nella situazione di tensione attuale,
potrebbe espandersi ben al di fuori dai confini Ucraini:

dal Caucaso, ai Balcani dalla Bielorussia alla Transnistria..

“In tale circostanza, la grande sconfitta sarebbe ovviamente l’Unione Europea.
Se la Russia dovesse dare il via libera al ricongiungimento delle regioni russofone ucraine,
a quel punto le converrebbe aprire il “vaso di Pandora” degli altri “conflitti congelati”:

annessione immediata della Transnistria (dopo aver liberato Odessa e permesso il suo collegamento con il Donbass),

dell’Abkhazia e

dell’Ossezia del Sud.

Non a caso, il Cremlino ha intimato agli USA di non allargare la NATO alla Georgia.


Ma l’effetto domino si estenderebbe presto anche ai Balcani,
dove la Russia può contare sull’alleato serbo al quale è stato strappato il Kosovo e Metohija
n violazione della Risoluzione 1244 delle Nazioni Unite.

Belgrado, a quel punto, potrebbe far tornare a casa i serbi di Bosnia
(dopo aver messo in sicurezza la città di Brcko e il corridoio della Posavina)
i quali da anni aspirano ad un referendum per distaccarsi da Sarajevo
visto il tradimento occidentale degli Accordi di Dayton”.


Il caporedattore Luciano Lago di “Controinformazione”, nella sua relazione “Le linee rosse di Mosca”,
ha evidenziato come la propaganda occidentale degli USA e della NATO
stia tentando di rovesciare la situazione reale
mettendo sotto i riflettori solo l’accumulo di forze militari russe ai confini dell’Ucraina
descritta come “minaccia d’invasione” da parte della Russia.

“In realtà si omette di menzionare che le forze russe si trovano all’interno dei confini della Federazione Russa
mentre dall’altra parte, in Ucraina, come in Polonia e nei Paesi baltici,
sono state trasferite un enorme numero di forze della NATO,
provenienti dalle sponde dell’Atlantico ed in particolare dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Gran Bretagna..
che ora sono posizionate ai confini della Russia con attrezzature, mezzi militari e armi sofisticate”.



Eliseo Bertolasi, nel suo intervento “USA, NATO e Partenariato orientale – l’azione dell’occidente”
ha parlato dell’influenza di USA e NATO sull’Ucraina.

“È sufficiente ricordare il ruolo decisivo degli USA giocato nella rivolta di Euro-Maidan”.

Immaginare il Maidan e il suo risultato – il colpo di stato, che ha portato il cambio di regime a Kiev -
come frutto di semplice autogestione o improvvisazione è totale ingenuità”.

L’Ucraina è diventata il 6° paese ad aver ricevere lo status di “partner con capacità potenziate” dell’Alleanza Atlantica,
ma non è ancora membro a pieno titolo dell’Alleanza.

Se l’Ucraina fosse membro effettivo della NATO in caso di guerra con la Russia
scatterebbe il famoso “articolo 5” dell’Alleanza che costringe ognuno dei paesi membri ad intervenire:

“immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, con l’azione che giudicherà necessaria,
ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”.


Per ciò che concerne il Partenariato Orientale, Bertolasi ha richiamato l’attenzione sul fatto
che l’UE nonostante sia restia a stanziare fondi per le esigenze dei suoi stati membri,
ciò nondimeno trova fondi per i paesi del Partenariato Orientale,
anche per fini astratti come “lo sviluppo della democrazia”.

La pratica degli ultimi anni mostra che, nella migliore delle ipotesi,
questo denaro andrà sprecato, talvolta anche peggio.

L’UE farebbe meglio a concentrarsi maggiormente sui suoi stati membri
per ripristinare le loro economie massacrate dalla pandemia e dalla crisi economica strutturale,
piuttosto che per oscuri scopi per i quali è impossibile valutarne i risultati.



“Dal colpo di stato di piazza Maidan del 2014,
ed il conseguente intervento militare ucraino nel Donbass,
la popolazione civile di questa regione è costretta a vivere una continua situazione di guerra,
in particolare nei villaggi a ridosso della linea di demarcazione fissata dagli accordi di Minsk”
ha affermato Palmarino Zocatelli nel suo intervento “Donbass l’8° anno di emergenza umanitaria”, aggiungendo:

“Nonostante i vari cessate il fuoco concordati,
le armi ucraine non hanno mai cessato di bombardare a cadenza quasi regolare,
le infrastrutture e i villaggi vicini alla linea del fronte, causando ogni volta nuovi danni e nuove vittime”.



Luca Pingitore ha affrontato le tematiche della conferenza dal punto di vista delle “Possibili ripercussioni sulla Transnistria”.

La Repubblica Moldava di “Pridnestrovie” come le due repubbliche di Donetsk e Lugansk
è una repubblica de facto e si trova in una situazione di “conflitto congelato” sin dal 1992.

A differenza però delle altre repubbliche che vivono una condizione simile
quali l’Ossezia del Sud, l’Abkhazia e l’Artsakhha,
vissuta per certi aspetti in un contesto meno conflittuale con le confinanti Moldova ed Ucraina.

Almeno all’apparenza.

Ma attriti, provocazioni ed embarghi non sono ovviamente mancati in tutti questi anni.

Azioni mirate a fiaccare la popolazione che vive “al di là del fiume Dnestr”
e che si sono intensificate con la crisi dell’area scatenata dalla guerra nel Donbass
ed i recenti segnali di escalation volti ad incrinare sempre più i rapporti tra la Russia ed i paesi del blocco NATO.

L’Ucraina partner della NATO

Edoardo Rubini, nella sua relazione “Prospettive del rapporto USA – Russia”
ha tracciato un’ampia analisi del rapporto delle due super potenze
in relazione anche della crescente influenza della Cina.

“I rapporti tra Russia e U.S.A. sono passati da una gestione più sporadica nel secondo Novecento
(quando però ai due presidenti spesso era possibile trovare soluzioni rapide ai problemi),
a interlocuzioni più frequenti, però spesso inconcludenti.
Bisogna chiedersi perché dopo la caduta dell’URSS
e la nascita di una nuova Russia più vicina all’Occidente
e dopo la revisione ideologica della Cina,
che si è aperta al mercato mondiale entrando anche nel WTO,
i rapporti con gli U.S.A. si siano deteriorati al punto che il Pentagono
nel suo rapporto annuale al congresso
ha indicato come priorità militare nazionale il contenimento delle due potenze competitrici sul piano geopolitico.
La ragione di questa contraddizione può risiedere nel fatto che gli USA
non gestiscono la politica estera come una Nazione sovrana,
ma sono condizionati dagli interessi delle oligarchie finanziarie che formano il Deep State”.

“Questo rende impossibile l’avvio di una politica di pace e di distensione internazionale” ha concluso Rubini.
 

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