NON HO TEMPO DI ODIARE CHI MI ODIA...

Capisco che ormai ci troviamo in un periodo nel quale il "neurone rimasto"
ha difficoltà di connessione, ma non si può andare in montagna - da soli -
in inverno.........e chi pensava che con il cellulare spento non ti possono localizzare
ecco la risposta.



Nonostante le condizioni avverse con vento forte e neve,
le operazioni di ricerca del 21enne disperso sul monte Legnone sono proseguite senza interruzione tutta la notte
ed andranno avanti per il resto della giornata.

Personale dei vigili del fuoco e del soccorso alpino stanno perlustrando tutta la zona,
fino ad un altitudine di 2500 metri, cercando tracce del giovane che, residente a Saronno,
nella giornata di lunedì aveva comunicato l'intenzione di fare un'escursione,
restando a pernottare fuori per poi fare rientro a casa martedì 4 gennaio.

Evento questo che non si è verificato e che ha portato i famigliari a chiedere aiuto.
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Il Soccorso alpino (XIX Delegazione Lariana, Stazione di Valsassina - Valvarrone, con una ventina di tecnici),
il Sagf - Soccorso alpino Guardia di finanza di Sondrio e i Vigili del fuoco con il coordinamento dei carabinieri
stanno battendo la zona utilizzando anche speciali droni dotati di un dispositivo di individuare un cellulare pur in assenza di campo.
 
E c'è ancora chi ha qualcosa d'altro di spento ....
e - chissà come mai - è un imbonitore mediatico.

"Un non riuscitissimo film di Marco Risi, si intitola “L’ultimo Capodanno”,
perfetto per simboleggiare i giorni che ci attendono con l’attraversamento del ponticello che dal 2021 porta al 2022.
Perché quello passato sarà comunque un ultimo capodanno.
Se le cose andranno come si spera, il prossimo tornerà a essere "normale"
con le feste in piazza, i fuochi d’artificio e i veglioni nei locali con i cotillones. "
 
....azz


Il 2022 si apre con un richiamo monstre di autoveicoli da parte di uno dei maggiori costruttori europei,
cioè Mercedes, che coinvolge, o meglio coinvolgerà,
ben 800 mila autoveicoli
prodotti dal 2017 all’ottobre 2021.

Un richiamo quindi di auto recenti e di gran valore.

Il problema è stato rintracciato a una possibile perdita in una pompa del refrigerante,
ma è particolarmente grave perchè può, in alcuni casi, portare anche all’autocombustione dell’auto.

Cioè l’autovettura può prendere fuoco da sola, un’evenienza sicuramente non piacevole, oltre che un possibile danno molto elevato.

Il problema è che il richiamo non può partire istantaneamente, per mancanza dei pezzi di ricambio,
ma i proprietari inizieranno a essere chiamati in officina a partire dalla seconda metà di gennaio.


Fino a quel momento i veicoli interessati

“devono essere guidati in particolare con attenzione e utilizzo tenuto al minimo possibile”,

secondo la lettera che la casa automobilistica ha inviato ai propri clienti.


I veicoli interessati comprendono
Mercedes ‘GLE / GLS,
CLASSE C MERCEDES’ CLASSE,
CLASSE S,
CLASSE E-CLASSE /
Automobili convertibili, GLC, CLS e G-Class

Prodotto tra gennaio 2017 e ottobre 2021.

Parliamo quindi dei modelli più costosi e performanti.

Chissà che gioia per i proprietari che dovrebbero utilizzarle “Al minimo possibile”, cioè praticamente lasciarle in garage…


Insomma un bel problema per la prestigiosa casa automobilistica tedesca
che, fra l’altro sta per affrontare una scissione che separerà il marchio Daimler veicoli pesanti e commerciali
dal marchio Mercedes, che rimarrà riservato esclusivamente alle auto.
 
Lo sto consigliando da tempo.
Comprate - sinchè ce ne saranno - una bella stufa a legna
e mettetela in cantina o nel box......servirà......vedrete che Vi servirà.
Noi stiamo qui a caricarci di inutili vessazioni economiche per diminuire
quel 4% di CO2 che globalmente mandiamo in atmosfera, mentre "gli altri" se ne fottono
ed aumentano la produzione e l'utillizzo del carbone.
Bei cojoni che siamo.


I prezzi del carbone sono aumentati e saliranno ancora
poiché l’Indonesia ha imposto un divieto temporaneo alle esportazioni di carbone
per il timore che non sarà in grado di soddisfare la domanda interna.


Reuters ha riferito che il presidente Joko Widodo aveva anche minacciato i minatori di revoca della licenza commerciale
se non fossero riusciti a fornire abbastanza carbone per il consumo interno.

L’Indonesia è il più grande esportatore mondiale di carbone termico
e si teme che il divieto possa interrompere l’offerta globale.


Secondo Bloomberg, l’Indonesia dovrebbe esportare 482 milioni di tonnellate di carbone,
molto più avanti del secondo esportatore mondiale, l’Australia, con 204 milioni di tonnellate.


“Perdere il 40% del mercato marittimo durante la notte,
nel bel mezzo del picco della domanda invernale,
potrebbe prepararci per un altro picco del prezzo del carbone”


hanno scritto gli analisti delle materie prime di Morgan Stanley in una nota citata da Bloomberg.


Il carbone aveva visto già un sostanzioso rialzo nei prezzi lungo il 2021, anche in Europa.

Però la causa dell’incremento era da identificare soprattutto nella Cina e nella sua domanda di energia.

Però l’Indonesia si è trovata con un livello di riserve inferiore al normale, da cui il blocco temporaneo all’export.

Con il grafico successivo potete capire che peso ha l’arcipelago nella produzione mondiale di carbone:

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L’Indonesia dispone già di un meccanismo di protezione per garantire l’approvvigionamento interno.

Si chiama Domestic Market Obligation policy che prevede che i minatori di carbone attivi nel paese
debbano fornire il 25% della loro produzione all’utility statale Perusahaan Listrik Negara,
ad un prezzo fisso massimo di $ 70 per tonnellata.

Per fare un confronto, il carbone di riferimento di Newcastle (Australia) viene scambiato a oltre $ 150 per tonnellata.


“La mossa potrebbe potenzialmente avere effetti a catena in Cina e India,
che sono le destinazioni abituali del carbone indonesiano”,
ha affermato Warren Patterson, capo della strategia sulle materie prime di ING.


La Cina ha aumentato la produzione interna negli ultimi mesi prima dell’inverno.

I minatori di carbone cinesi dovrebbero beneficiare di questa chiusura indonesiana per alzare i prezzi,
ma il vantaggio dipenderà dalla durata della chiusura dell’export che, comunque, ci si attende sia breve.


Comunque nei prossimi giorni si vedrà da un lato un aumento dei prezzi del carbone, già in atto in Cina

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Dall’altro anche Pechino potrebbe trovarsi in crisi energetica,
soprattutto perché adesso nel nord del paese le temperature vanno potentemente sotto zero
e la domanda di energia è ad alti livelli.
 
Namo bene.
Quando il Mossad faceva saltare per aria laboratori europei...




Il lato positivo di questa faccenda storica, ma torbida, è che viene pubblicata da Jerusalem Post.

Il Mossad è sospettato di aver fatto esplodere bombe
e di aver minacciato società tedesche e svizzere negli anni ’80
per il loro impegno a favore dell’iniziale sforzo nucleare della Repubblica Islamica del Pakistan,
all’epoca acerrima nemica dello stato di Israele.


Il noto quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung (NZZ) ha pubblicato sabato:

Il sospetto era che dietro gli attacchi e le minacce ci fosse il Mossad.
Per Israele, la prospettiva che il Pakistan, per la prima volta,
potesse diventare uno Stato islamico con una bomba atomica rappresentava una minaccia esistenziale
“.

Il documento riportava che il Pakistan e la Repubblica islamica dell’Iran
avevano lavorato a stretto contatto negli anni ’80 alla costruzione di dispositivi per armi nucleari.

All’epoca l’intenso lavoro di aziende tedesche e svizzere nell’aiutare il programma nucleare iraniano “è stato relativamente ben studiato”.


Ora “Nuovi documenti precedentemente sconosciuti provenienti dagli archivi di Berna e Washington chiariscono questo quadro“.

Il giornale citava lo storico svizzero Adrian Hänni che ha affermato che il Mossad
è stato probabilmente coinvolto negli attentati dinamitardi contro aziende svizzere e tedesche,
aggiungendo, tuttavia, che non c’era alcuna “pistola fumante” per dimostrare che il Mossad ha effettuato gli attacchi.

L’Organizzazione per la non proliferazione delle armi nucleari nell’Asia meridionale,
un’entità precedentemente sconosciuta, rivendicò all’epoca questi attentati.

La NZZ riferisce sul ruolo del defunto scienziato nucleare pakistano, Abdul Qadeer Khan,
il padre del programma di armi atomiche del Pakistan, che ha attraversato l’Europa negli anni ’80
per assicurarsi tecnologia e progetti da istituzioni e aziende occidentali per un dispositivo di armi nucleari.

Il giornale scrive che Khan incontrò in un hotel di Zurigo una delegazione dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica nel 1987.

La delegazione iraniana era guidata dall’ingegnere Masud Naraghi, capo della commissione per l’energia nucleare iraniana.

Due ingegneri tedeschi, Gotthard Lerch e Heinz Mebus, insieme a Naraghi,
che aveva conseguito il dottorato di ricerca negli Stati Uniti, incontrarono il gruppo di Khan in Svizzera.

Ulteriori incontri si sono svolti a Dubai negli Emirati Arabi Uniti.

Con i rapidi sforzi del Pakistan per avviare il suo programma di armi nucleari,
il governo degli Stati Uniti ha cercato, senza successo, di convincere i governi tedesco e svizzero
a dissuadere le società nei loro paesi che stavano aiutando il Pakistan.

Sospetti agenti del Mossad avrebbero agito in Svizzera e in Germania contro le società e gli ingegneri coinvolti nell’aiuto al Pakistan.


L’approccio pilatesco dei governi tedesco e svizzero irritò notevolmente i governi israeliano e americano.
Appare evidente che, a quel punto, venne dato un via libera a un intervento più deciso.

Lo NZZ afferma “Gli attacchi dinamitardi sono stati accompagnati da diverse telefonate
in cui stranieri minacciavano altre società di consegna in inglese o in un tedesco stentato.
A volte il chiamante ordinava di registrare le minacce.
L’attacco che abbiamo lanciato contro la società Wälischmiller potrebbe capitare anche a te”:

così è stato intimidito l’ufficio amministrativo di Leybold-Heraeus.

Siegfried Schertler, all’epoca titolare della partita IVA, e il suo capo venditore Tinner
furono chiamati più volte sulle loro linee private.

Schertler ha anche riferito alla polizia federale svizzera di essere stato contattato dai servizi segreti israeliani.

Questo emerge dai fascicoli dell’inchiesta, che la NZZ ha potuto visionare per la prima volta
».


Il programma pakistano comunque andò avanti
e portò alla presunta realizzazione di armamento nucleare che, comunque,
è diretto maggiormente contro l’India che contro Israele.
 
Una dichiarazione congiunta di Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti
sull’inaccettabilità dell’uso di armi nucleari è una pietra miliare importante,
che arriva in una situazione di sicurezza internazionale estremamente tesa.

Queste parole vengono da Mosca, in un momento di grande tensione mondiale.


Il comunicato è stato rilasciato lunedì dal gruppo di paesi dotati di armi nucleari, con i firmatari che convengono nel

affermare che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta“.


Hanno anche sottolineato che gli armamenti nucleari

dovrebbero servire a scopi difensivi, scoraggiare l’aggressione e prevenire la guerra

piuttosto che essere usati per iniziare un tale conflitto.


I cinque firmatari hanno confermato che continueranno a rispettare i loro

accordi e impegni bilaterali e multilaterali di non proliferazione, disarmo e controllo degli armamenti

ed hanno affermato che nessuna delle loro armi nucleari è mirata l’una contro l’altra o contro qualsiasi altro stato.


La dichiarazione è stata elogiata dal ministero degli Esteri russo,
che ha affermato che si tratta di uno sviluppo importante per la sicurezza internazionale.

La Russia crede fermamente che non ci possano essere vincitori in una guerra nucleare, e non dovrebbe mai essere scatenata.
Abbiamo costantemente promosso l’idea di confermare questo principio da parte di tutte le cinque nazioni nucleari
“,
ha affermato in una nota la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova.

Mosca è stata il principale motore della dichiarazione, ha rivelato Zakharova,
aggiungendo che originariamente era stata progettata per essere svelata durante la decima conferenza sulla non proliferazione.

L’incontro doveva iniziare martedì a New York, ma è stato rinviato a causa della situazione del coronavirus negli Stati Uniti.


La rara dimostrazione di unità mostrata dalle potenze nucleari
è molto importante nel deteriorarsi della situazione della sicurezza internazionale, ha osservato Zakharova,
esprimendo la speranza che la dichiarazione contribuisca alla stabilità globale.


Purtroppo le armi nucleari non sono solo nelle mani di queste cinque nazioni.
 
L’Iran ha annunciato la scorsa settimana i piani per aumentare la produzione di petrolio
dal suo giacimento petrolifero supergigante di South Azadegan ad almeno 320.000 barili al giorno (bpd)
entro la metà del 2023, dagli attuali 140.000 bpd.

Questa produzione dal sud Azadegan e gli aumenti collegati nel nord Azadegan
ed in altri importanti giacimenti che costituiscono il gruppo di giacimenti ricchi di petrolio nella regione del Karoun occidentale,
consentiranno all’Iran di raggiungere il suo obiettivo di lunga data di 1 milione di barili al giorno da questa regione specifica
entro il prossimo anno o poco più, secondo i recenti commenti dell’amministratore delegato della National Iranian Oil Company (NIOC), Mohsen Khojastehmehr.


Ovviamente il principale cliente di Teheran non è estraneo alla mossa:

il ministro dell’energia ha incontrato di recente rappresentanti di alto livello della China National Petroleum Corporation (CNPC)
per discutere lo stato di sviluppo dei giacimenti di West Karoun in generale e dei campi di Azadegan sud e nord in particolare.

Queste aree sono parte dell’accordo venticinquennale di fornitura fra Iran e Cina,
secondo il quale la Pechino si impegna ad acquistare tutto il petrolio e i prodotti derivati
con uno sconto minimo del 12% sui prezzi internazionali più un altro 6-8% a compensazione del rischio di investimento.


Dando una bella lezione all’Europa.

Pechino si è così assicurata una fornitura stabile con uno sconto medio di 10,95 dollari al barile,
a cui aggiungere poi tutti i costi assicurativi e di trasporti, dato che l’Iran garantisce con un servizio CIF gli stessi identici prezzi del FOB.

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La Cina in realtà non ha investito tutto quello che avrebbe potuto in Iran:
ad esempio lo sviluppo del grande giacimento del Sud Azadegan,
essenziale negli obiettivi di produzione iraniani, è stato fortemente rallentato
e la CNPC, la società di stato petrolifera cinese (quello che era per l’Italia l’ENI)
non si è impegnata direttamente, ma ha inviato delle controllate ad agire sotto contratti limitati.


Tutto questo per non irritare ulteriormente gli Stati Uniti,
ancora avversari del governo iraniano sino a una conclusione degli accordi del JPCOA, l’accordo di pace sul nucleare.


La cosa divertente è che questi giacimenti, ora in mano al governo cinese,
avrebbero dovuto originariamente essere sviluppati dalla francese Total prima della conversione verde.



Se parte anche il giacimento di Sud Azadegan, insieme agli altri investimenti collegati,

la produzione d’idrocarburi iraniani aumenterebbe dagli attuali 3,9 – 4 milioni di barili al giorno

di altri 1,3 – 1,7 milioni di barili al giorno.

questo incremento, senza un forte aumento della domanda,

potrebbe portare a una riduzione del prezzo individuabile fra il 5% 10% nel 2022.


Ad avvantaggiarsi sarebbe soprattutto la Cina.
 
Comprate. Comprate le auto elettriche.
Poi le lascerete nel box.
Io mi tengo la mia Alfetta dell'83 che potrà
sempre circolare perchè iscritta al Registro Storico.


L’inverno 2021 per il Texas ha significato blackout e dolore, e rischia di ripetersi quest’anno.

Nel febbraio 2021, lo stato del Texas ha subito una grave crisi energetica,
legata a tre forti tempeste invernali che colpirono gli USA il 10-11 febbraio, il 13-17,e il 15-20 febbraio.

Le tempeste causarono un’enorme interruzione della produzione di elettricità nello stato del Texas,
portando a carenza di acqua, cibo e calore.

Più di 4,5 milioni di case e aziende rimasero senza elettricità, alcune per diversi giorni.

Almeno 210 persone morirono per cause direttamente o indirettamente legate al blackout.



Ora la situazione non è proprio tranquilla nello stato della “Stella solitaria”.

Infatti la produzione di gas naturale, essenziale per far fronte a crisi energetiche emergenziali
se le fonti ecologiche, il vento, venissero a mancare, è stagnante.

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C’è anche il problema dell’export:
una parte consistente del gas naturale liquido che sta arrivando in Europa proviene proprio da quelle aree,
dove si sta traendo vantaggio dei prezzi elevati nel vecchio Continente.

Il differenziale ha fatto aumentare la produzione da permiano,
il che è positivo per il Texas, ma, dato che poi questo gas se ne va per nave, non più di tanto.

Intanto si va verso il freddo, sia in Texas

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Sia nel resto degli USA

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Quindi il Texas sta per affrontare un forte aumento della domanda di energia, a fronte di un aumento anche negli altri stati.

Un calo nelle forniture di gas arriva subito dopo che l’Electric Reliability Council (ERCOT) del Texas
ha dichiarato che la rete elettrica è “adattata all’inverno e pronta fornire energia“.


Però questa affermazione era simile ad altre fatte lo scorso anno.

Una serie di tempeste di neve, come quelle avvenute nel 2021,
seguite magari da un calo nella produzione dell’eolico,
potrebbe portare ancora a una crisi seguita da Blackout,
proprio per il calo nella produzione del gas naturale.
 

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