NON HO TEMPO DI ODIARE CHI MI ODIA...

La variante Omicron rimette in movimento il circo mediatico del terrore,

il quale peraltro non si è mai fermato da due anni a questa parte.



E su questa base,

oggi quasi inesistente sul piano dei numeri reali dei ricoveri ospedalieri,

almeno rispetto alle comuni influenze stagionali,


il ministro della Salute, Roberto Speranza,

annuncia un Natale in allegria e restrizioni, tanto per cambiare.


“Valuteremo con i nostri scienziati la congruità di ulteriori misure”

ha sinistramente annunciato in questi giorni.


Già si parla di mascherine all’aperto e di tamponi obbligatori,

fino a ieri ritenuti inutili per ottenere il diabolico Super Green pass,

anche ai vaccinati per partecipare a eventi pubblici.


D’altro canto, finché il Paese resterà inchiodato alla folle questione dei contagi,

i quali di per sé non vogliono dire nulla,

dal momento che la stragrande maggioranza dei soggetti positivi risultano essere portatori sani del virus,

noi non usciremo mai da questo incubo

causato da un coacervo di inconfessabili interessi che con la salute pubblica non hanno nulla in comune.


Continueremo a girare come mummie con queste pezze malsane sulla faccia

che chiamiamo strumenti di protezione,

quando in realtà esse rappresentano in modo plastico

il simbolo di un asfissiante controllo politico su una società che si presumeva esser libera.


E continueremo a farci sbomballare il cervello da un bombardamento mediatico

che ci ricorda ossessivamente che stiamo attraversando la più grande emergenza sanitaria del mondo

con il 10 per cento delle terapie intensive occupate dai malati di Covid-19

e che, proprio per questo, l’umanità rischia da due anni l’estinzione.



In questo senso, personalmente spero sempre che prima o poi

la gran parte di una popolazione ancora atterrita da questo immondo spettacolo

faccia come il protagonista di “Quinto Potere”, interpretato da uno straordinario Peter Finch,


si alzi, apra la finestra e gridi: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”.
 
Basta terrorismo sulla variante Omicron.

“Non cedere alla paura di fronte ai dati che in queste ore
testimoniano la presenza di una elevata circolazione del virus sul nostro territorio.
Con una prevalenza crescente della variante Omicron”.

È l’appello lanciato da due virologi contro corrente
che rifiutano le interpretazioni frettolose che alimentano paure immotivate.

L’invito compare nella pagina Facebook dal titolo inequivocabile “Pillole di ottimismo” (Pdo).

Amministrata dagli scienziati Guido Silvestri e Chiara Barbieri Ardigò
e che riunisce diversi esperti fra cui medici, virologi, epidemiologi.


“Oggi rispetto ad un anno fa – sottolineano gli esperti – si contano un sesto dei morti.

Un quarto dei ricoveri in terapia intensiva.

Ed Omicron al momento ha una letalità, ossia la proporzione di decessi che si verificano in una popolazione infetta,
di 0.26% in una popolazione di non-vaccinati (le altre varianti in Sudafrica si attestavano tra 2.5% e 4%)”.


Quest’ultimo è un dato importantissimo,
una percentuale significativa che certifica una volta di più la “strada”
che sembra stia per prendere la nuova variante.

Omicron parrebbe avere una letalità molto più bassa, simile a un’influenza.

Insomma, potrebbe adattarsi all’uomo, arrecando molti meno danni.
 
In sede di conversione in legge del decreto "Disposizioni urgenti per l’attuazione del PNRR e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose"
sono stati modificati i beni non espropriabili dall'Agente della Riscossione.


In particolare, l’articolo 50, al comma 1, dispone che

non possano essere espropriati dall’agente della riscossione

i beni assolutamente impignorabili ai sensi del codice di procedura civile,

in luogo del
paniere di beni “essenziali” individuati dal MEF d’intesa con l’Istat.


Con le modifiche in esame si dispone quindi che

l’agente della riscossione non possa espropriare al debitore

i beni assolutamente impignorabili indicati dall’articolo 514 del codice di procedura civile.



Si tratta in particolare delle cose dichiarate impignorabili da speciali disposizioni di legge e, inoltre:
  • le cose sacre e quelle che servono all'esercizio del culto;

  • l'anello nuziale, i vestiti, la biancheria, i letti, i tavoli per la consumazione dei pasti con le relative sedie,
  • gli armadi guardaroba, i cassettoni, il frigorifero, le stufe ed i fornelli di cucina anche se a gas o elettrici,
  • la lavatrice, gli utensili di casa e di cucina unitamente ad un mobile idoneo a contenerli,
  • in quanto indispensabili al debitore ed alle persone della sua famiglia con lui conviventi;

  • sono tuttavia esclusi i mobili, meno i letti, di rilevante valore economico, anche per accertato pregio artistico o di antiquariato;

  • i commestibili e i combustibili necessari per un mese al mantenimento del debitore e delle altre persone indicate nel numero precedente;

  • le armi e gli oggetti che il debitore ha l'obbligo di conservare per l'adempimento di un pubblico servizio;

  • le decorazioni al valore, le lettere, i registri e in genere gli scritti di famiglia, nonché i manoscritti, salvo che formino parte di una collezione;
  • gli animali di affezione o da compagnia tenuti presso la casa del debitore o negli altri luoghi a lui appartenenti, senza fini produttivi, alimentari o commerciali;

  • gli animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli.
 
La legge di bilancio è l’atto più importante della politica economica di un Governo.

Essa dice quali sono le leve che l’Esecutivo intende attivare e quali obiettivi vuole perseguire.

Il provvedimento attualmente in discussione dà una chiara indicazione per il 2022:
praticamente, non c’è voce di spesa che non sia stata confermata e, se del caso, ampliata.


Uno dei casi forse più clamorosi è quello del Superbonus,
che riconosce una aliquota del 110 per cento a favore delle spese sostenute
per migliorare le prestazioni energetiche o antisismiche degli edifici.

L’obiettivo dello strumento non è in discussione: la riduzione dei consumi per il riscaldamento e il raffrescamento degli immobili
è indispensabile per conseguire l’abbattimento delle emissioni di Co2 secondo quanto concordato in sede europea.

È, però, davvero curioso che si sia scelto di farlo con un bonus tanto generoso
che, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, infliggerà all’erario una spesa di oltre 30 miliardi di euro.


Nella sostanza, è come se la collettività dovesse sostenere interamente il costo degli interventi.


Ciò ignora, anzitutto, che essi non solo concorrono a un risultato di interesse generale,
ma soprattutto producono un beneficio privato:

i minori consumi energetici si tradurranno in minori spese per i proprietari degli immobili
e, dunque, in maggiore reddito disponibile (e maggior valore degli stessi).


Ancora più importante, la proroga della misura tal quale

sembra del tutto trascurare l’esperienza maturata durante il suo primo anno di applicazione:

essa ha contribuito a gonfiare i prezzi dei lavori,

alimentando l’inflazione

e lasciando il campo libero a truffe di ogni tipo

(l’Agenzia delle Entrate ha già contestato frodi per un controvalore complessivo attorno al miliardo di euro).



Ma c’è un altro paradosso:

poche settimane fa il Paese si è accapigliato attorno alla bizzarra proposta

di un contributo di solidarietà a carico dei contribuenti con reddito superiore ai 75mila euro,

con l’unico obiettivo di eliminare ogni vantaggio della riforma fiscale.


I nostri Robin Hood non si sono però accorti che la più rilevante manovra fiscale in atto,

quella appunto del bonus, avvantaggia proprio le classi di reddito più elevate.



Non a caso una frazione rilevante dei lavori riguarda villette indipendenti,

mentre gli immobili meno efficienti dal punto di vista energetico sono i condomini nei quartieri a basso reddito.


Il Governo è ancora in tempo per rivedere questa scelta, concentrando le risorse sui condomini,

riducendo l’aliquota ben al di sotto del 100 per cento

e prevedendo eventualmente un aiuto aggiuntivo per le famiglie a basso reddito.



Se non lo fa, dovrebbe almeno avere il coraggio di dichiarare il reale obiettivo dell’intervento,

che non è né l’equità fiscale né l’efficienza energetica.
 
Cos’è successo a “Super-Mario”?

Dov’è finito il suo piglio decisionista?

Si è lasciato sopraffare dai partiti della maggioranza?


Non doveva essere l’argine al populismo finanziario

difendendo l’interesse nazionale dagli assalti alla diligenza statale dei partiti

e della loro tendenza a comprare consensi e voti con le risorse delle giovani e future generazioni?


C’è da porsi queste domande alla notizia della conferma, nella legge di Bilancio,
del Superbonus del 110 per cento a favore delle spese sostenute
per migliorare le prestazioni energetiche o antisismiche degli edifici che,
secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio,
infliggerà all’erario una spesa di oltre 30 miliardi di euro
che andranno ad incrementare ulteriormente il debito pubblico
ormai valutabile a circa il 160 per cento del Prodotto interno lordo.


Si calcola che se il Superbonus fosse esteso a tutte le abitazioni italiane costerebbe 2000 miliardi di euro, raddoppiando il debito pubblico.


Si tratta di una spesa inefficiente che oltretutto favorisce i redditi più alti
provocando aumenti ingiustificati di costi (anche per parcelle sempre più esose di geometri e fiscalisti),
sprechi e truffe ai danni dello Stato e offre occasioni e vantaggi per la malavita organizzata.

E spalanca le porte all’inflazione soprattutto perché autorizza il privato
a spendere denaro pubblico deresponsabilizzando totalmente lo stesso privato.



I benefici vanno – secondo l’Enea – soprattutto a immobili di buon livello (categoria A2)
ed a immobili dei ceti medio-alti (categoria A3),
mentre la terza classe più beneficiata in assoluto è quella dei villini.

Molto meno ai condomini.


È una misura che sta provocando un aumento ingiustificato dei costi.

Basti pensare che fra il 2019 e il 2021 – sempre secondo l’Enea –

il costo dell’isolamento termico di due pareti orizzontali di pari superficie è cresciuto in Italia di due volte e mezzo;

quello di una pompa di calore di quasi tre volte e mezzo, a parità di potenza;

e quello di una caldaia a condensazione di più di nove volte.



Con il precedente Ecobonus lo Stato non pagava tutto,
il privato era chiamato a pagare il 30 per cento dei costi e quindi si attivava per calmierarli.

Risultato è che – secondo l’Enea – con il Superbonus i costi per Kilowattora sono raddoppiati per ottenere lo stesso risultato.


Il Superbonus favorisce inoltre collusioni e frodi.

La Guardia di finanza ha già scoperto fatture false per 800 milioni,
che sono probabilmente solo la punta di un iceberg sommerso.


Lo fa pensare anche il fatto che in Calabria la spesa per il Superbonus
sia dieci volte più alta di quella per l’Ecobonus – stima l’Ufficio parlamentare di bilancio –
quando in Lombardia è appena del 20 per cento superiore.



Il Superbonus si è già rivelato un flop sia dal punto di vista dei costi,
sia da quello dei benefici ambientali, che sembravano giustificarlo, sia dal punto di vista della legalità.

Esso non è in linea con l’interesse nazionale che Mario Draghi fino a qualche tempo fa difendeva.
 
Nessuno che muova un dito di fronte a tutte queste "illegalità".
....e allora me ne fotterò anch'io.....della legalità.



Ormai è chiaro, la strada politica intrapresa è quella dell’emergenza infinita.

Lo stato di emergenza è stato deliberato per la prima volta dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020 dal governo Conte.
Di proroga in proroga si è arrivati fino al 31 dicembre 2021.
La durata dello stato di emergenza nazionale, come previsto dall’articolo 24 del decreto legislativo 1/2008,
non può superare i 12 mesi ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi.

Ma nonostante questo, lo stato d’emergenza è stato prorogato fino al 31 marzo 2022. Incredibile.


Durissime le parole di critica alla questione da parte del Giurista Ugo Mattei a Piazzapulita:

“Molte persone che hanno paura sono state vittimizzate da due anni di battage mediatico devastante,

sulla base di elementi gravi e preoccupanti ma non sufficienti a fare quello che il governo ha fatto:

ovvero prorogare lo stato di emergenza fino alla fine di marzo,

andando oltre perfino il limite di due anni che la legge sulla protezione civile avrebbe consentito.

È di una gravità senza precedenti dal punto di vista giuridico”.



Dal punto di vista filosofico, invece,

è importante sottolineare che libertà e salute non possono essere separate,

in quanto le persone godono del benessere fisico al fine di creare imprese, opere d’arte, musica,

condividere le gioie delle relazioni sociali, sposarsi e procreare, viaggiare e tanto altro.


Ma qualcuno potrebbe obiettare con la solita frase: “Ma c’è la pandemia”.


Vero, il Covid rappresenta certamente un pericolo per la salute,

ma un rischio ancor più grave incombe sulle società moderne,

cioè la perdita definitiva delle libertà individuali,

perché se passa l’idea che si deve vivere solo in “sicurezza”,

anche al costo di non fare più nulla,

rinunciando praticamente a tutto,

a quel punto i cittadini diventano oggetti da controllare,

e gli oggetti non possiedono salute.



Non a caso, lo ripeterò all’infinito, anche se dovessi restare l’unico nella società a difendere la comunione tra libertà e salute,
è proprio l’Oms a rafforzare questa idea con la sua definizione di stato di salute.


Secondo la Costituzione dell’Oms, l’obiettivo dell’Organizzazione è

“il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute”,

definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”

e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”.
 
00:15 YouTube mi ha mandato il premio per il raggiungimento dei 100 mila utenti.


02:10 I contagi di Natale, poi terza dose dopo quattro mesi, poi misure per il Capodanno.


05:28 Oggi ci sarà la cabina di regia per decidere le restrizioni delle festività natalizie.


08:46 Intesa sulla Manovra iper blindata, passa il Superbonus e la riforma Irpef.


13:40 Da leggere Alberto Brambilla sul Messaggero sulla crescita e perdita del nostro Pil.


14:44 Caro bollette, gas abbiamo un problema e Cingolani dice apriamo i nostri pozzi: finalmente!


15:34 Laura Boldrini invita il terrorista palestinese alla Camera, raccontano Libero, Giornale e Tempo.


16:14 Immigrazione, “Strage nel silenzio” titola Avvenire: si muore in mare ma non c’è più Salvini e quindi non importa a nessuno.


17:16 Politicamente corretto, leggete Giulio Meotti sul Foglio sulla follia di questi matti di Disney che tolgono Dumbo, Peter Pan e gli Aristo gatti dalla visione dei bambini perché sarebbero razzisti.


21:38 Quirinale, Meloni e Letta si sarebbero incontrati già quattro volte. Mentre Letizia Moratti dice alla Stampa che il vero candidato per il Colle è Berlusconi.


22:18 I libri dei grillini non vendono…
 
Nel sito Renovatio21.com un articolo del 1° ottobre mi ha incuriosito.

Racconta che c’è stata, in passato,
una vaccinazione obbligatoria che ha provocato una vera e propria rivolta
.

Nel 1904, in un tempo in cui i «media» erano solo i giornali e molti non sapevano neppure leggerli.

A Rio de Janeiro, Brasile, un governo composto in larga parte di massoni, à la française,
aveva deciso, in nome della Scienza, di vaccinare il popolo.

Contro il vaiolo, cosa buona e giusta.

Ma era un obbligo di legge e gli inoculati dovevano certificarlo tramite notaio,
pena non poter lavorare, viaggiare, trovare alloggio, frequentare la scuola e perfino sposarsi. Multe ai trasgressori.


E il 10 novembre la grande capitale brasiliana eresse barricate, attaccò la polizia, distrusse tutto il distruggibile in stile Black Lives Matter.
E continuò fino al 16.
Una settimana di fuoco scontri, morti e feriti. Devastazioni.
In Brasile la si ricorda come a Revolta da Vacina e, presumibilmente, di questi tempi non viene evocata più di tanto.

Il governo dovette far intervenire l’esercito
e perfino la marina militare, le cui navi ebbero ordine di puntare i cannoni sulla città.

Nello stesso giorno in cui fu decretato lo stato d’assedio, però, il vaccino cessò di essere obbligatorio.
E la rivolta rientrò pacificamente.
Bilancio, un migliaio di arresti, trenta morti, centodieci feriti, qualche centinaio di deportati.
Condanne, solo a quelli con precedenti penali.


La rivolta fu proprio spontanea e popolare, anche perché la vaccinazione veniva effettuata in modo coatto:
gli inoculatori, scortati dalla polizia, entravano nelle case e costringevano tutti i presenti, donne comprese, a porgere il braccio nudo.


I rivoltosi si erano costituiti in «Lega contro il vaccino obbligatorio»
e sfilavano inneggiando all’unico giornale che li appoggiasse, o Correio da Manhã,
essendo gli altri tutti filo-governativi (e non solo per ideologia).

Tutto quello che apparteneva o faceva capo in qualche modo al governo veniva attaccato e possibilmente distrutto.

Nessun esponente politico poteva mettere il naso fuori, pena sassaiole.

Anche la Guardia Civil si schierò col popolo, e finì in scontri a fuoco coi soldati.

Questi ultimi rastrellarono le favelas e, per sicurezza, le spianarono.

Quando arrivarono le cannoniere, le famiglie sfollarono fuori città per timore delle cannonate.

Ma non ci fu bisogno di arrivare a tanto.

Il governo, giudiziosamente, ritirò l’obbligo vaccinale e tornò la calma.
 
Ecco qui l'intervento del Prof. Vaia


Dire le cose come stanno, in maniera tranquilla e senza liturgia del terrore.

Si presenta così, in diretta a Quarta Repubblica, il direttore dell’Inmi Spallanzani, Prof. Francesco Vaia.


E mentre alcuni suoi colleghi canticchiano canzoni di Natale in salsa pro vax,

mentre altri immaginano un cenone di Capodanno blindato e gridano all’arrivo di Omicron,

lui cerca di mantenere un certo equilibrio:

attenzione al Covid, sì ai vaccini, ma senza trasformare il tutto in una tifoseria.


Una lunga intervista, quella rilasciata a Nicola Porro, con tanti tanti i punti cruciali:

restare orientati alle riaperture,

basta “catastrofismo” su Omicron

e soprattutto dire la verità sui vaccini che “non possono determinare un calo dei contagi” ma servono solo a “ridurre la letalità”.






Una vera e propria frecciata Vaia la scaglia contro i suoi colleghi canterini.

“Ho sentito anche delle canzoni oggi… – attacca – ma noi dobbiamo stare molto attenti.

Io credo che dobbiamo porre un equilibrio.

Abbiamo bisogno di serenità ed equilibrio.

Dobbiamo convincere le famiglie, portarle dalla parte della scienza.

Non dobbiamo spaventarle”.


Per questo si dichiara contrario sia agli ultras del vaccino che ai negazionisti più spinti.

“Non mi piacciono i fanatici.

Mattarella ha detto di non dare troppo spazio ai no vax, io direi di non darlo proprio alle esagerazioni di entrambi gli schieramenti.


Perché qui siamo di fronte ad un virus

che può avere le caratteristiche della stagionalità, esattamente come l’influenza.


E soprattutto rispetto all’inverno scorso noi siamo in due mondi completamente diversi

sul lato dei contagi, siamo al di sotto della decima parte”.



Nonostante Omicron, e nonostante sia necessario aggiornare il vaccino alla nuova variante.




A proposito della nuova mutazione, Vaia ha le idee chiare:

“Abbiamo avuto otto casi Omicron – dice – E vi do una buona notizia,

di questi otto solo una persona era sintomatica e ad una terapia con i monoclonali si è negativizzata in pochi giorni”.



Perché allora i media continuano a focalizzare l’attenzione sui contagi?

“Per me questa litania quotidiana del bollettino è da eliminarsi – insiste il professore –

Non serve a nulla.

Tiene solo le persone sotto spavento.

Noi dobbiamo osservare le ospedalizzazioni, in particolare quelle con degenza particolare, come le terapie intensive.

In alcune Regioni le ospedalizzazioni sono determinate

sia da un eccessi di protezione della struttura ospedaliera

sia dall’incapacità del territorio di curare a casa il paziente”.



Insomma: la soluzione si chiama

“terapie domiciliari.

Si può guarire a casa con i monoclonali - dice Vaia - senza intasare i nosocomi."



 
Lo stato italiano - o chi per esso - ha autorizzato più di 500 società
a divenire "fornitori" di Energia Elettrica e Gas.

Per la maggior parte, si tratta di società con un capitale sociale limitato,
in moltissimi casi solo il minimo di legge.

Che acquistano energia e gas nella borsa giornaliera - Prezzo P.U.N. -

Pertanto - a fronte delle gravi problematiche odierne -
sorte anche per una incomprensibile presa di posizione della ue,
arrivano a questo punto :

"La straordinaria dinamica dei prezzi delle materie prime verso i massimi storici, ancora in forte
crescita a causa della ripresa delle economie dopo i ribassi dovuti alla pandemia nonché a causa
delle congiunture economiche che stanno affliggendo il mercato dell’energia, sta determinando
gravi difficoltà nelle filiere di approvvigionamento.

Pertanto, al fine di contenere i gravi disagi che potrebbero derivare dalle predette difficoltà di
approvvigionamento dell’energia elettrica, necessari a garantire la continuità dei contratti di
fornitura sottoscritti, Vi comunichiamo che, a far data dal ricevimento della presente comunicazione
la ........... non prenderà in carico alcuna richiesta di inserimento/abbinamento di nuovi Punti di
fornitura mediante subentri, nuove connessioni e switch con voltura; di conseguenza, le richieste di
inserimento/abbinamento di nuovi punti di fornitura che perverranno da questo momento in poi,
saranno rifiutate, sino a diversa futura comunicazione.

È nostra premura monitorare l’andamento del mercato ed aggiornarvi appena ci saranno
nuovamente le condizioni per poter operare in un contesto normale, senza rischi non prevedibili
legati all’approvvigionamento, alla finanza e al credito.

Resto inteso che sarà garantita la continuità del servizio per i soli punti che risultino essere già in
fornitura alla data odierna, purché correttamente coperti con le opportune forme di garanzia.

Contiamo nella vostra comprensione e nel vostro supporto per superare al meglio questa fase.

RingraziandoVi per la collaborazione, porgiamo
Cordiali Saluti "
 

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