NULLA SI CREA. NULLA SI DISTRUGGE. TUTTO SI INCASINA.

Ricordatevi di ringraziare Gualteri e Conte.

OGGI...................ma il risultato della montagna di cartelle lo dobbiamo ai governi precedenti che a parte taglio i,u su 1a casa hanno sempre alzato le tasse col giochino delle detrazioni fruibili da una minoranza, tagliando trasferimenti ai ministeri e sopra tutto ai comuni già gravati dalle norme anti deficit ergo con soldi in cassa bloccati, e questi si sono e si rifanno sui cittadini alzando a loro volta le tasse locali e spargendo marchingegni sanzionatori che con gli aggiornamenti al codice della strada ( in alternativa a metterle in sicurezza devono diminuire la velocità per la gioia degli autovelox.......) e politica green massacrano l'automobilista. ztl dice niente? zone verde? tutto bono pur di fare cassa........... e la gente che vive di stipendio finisce in equitalia.:mad:
vogliamo parlare di un bicchiere di troppo alla guida?................per UN DECENNIO il malcapitato, se va bene, dovrà sottoporsi a vere torture inuffici e serd sborsando oltre 480 eur a rinnovo ( sommate visite analisi bollettini foto)......... un calvario INDEGNO di un paese civile in nome della sicurezza.......strano che negli anni questi uffici si sono moltiplicati e sono sempre stracolmi........... proprio per fare più cassa possibile
 
La ripresa dei contagi di coronavirus ha portato il governo britannico a cambiare ancora le regole sugli assembramenti, a partire da lunedì il numero di persone autorizzate a incontrarsi sarà ridotto da 30 a sei: questa nuova regola si applica sia alle riunioni interne che esterne e a persone di tutte le età. Significa che non si potrà più socializzare in case, parchi, pub e ristoranti in gruppi di più di sei persone.

:mmmm:..........................Calcio (sport)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

È giocato da due squadre composte da 11 giocatori.

quindi?
dove girano soldoni LORO si può...............mentre Scatterà una multa per chiunque venga sorpreso in gruppi più grandi di sei. Per la prima violazione la multa sarà di 100 sterline, e la cifra raddoppierà ad ogni ingrazione, fino al valore di 3.200 sterline. Il limite riguarderà anche i pub e i ristoranti, dove le persone non potranno incontrarsi in gruppi superiori a sei e chiunque infrangerà le regole verrà punito.


MA COME FANNO TEST PER GIOCATORI E POSSONO STARE INSIEME ALLORA PERCHE' NON LI FANNO A TUTTI INVECE CHE AMMAZZARE ECONOMIA?
 
il primo politico che fonda Ptct.........partito test covid per tutti.................vince ogni tornata

ovviamente in italia con miriade di irregolari emeriti sconosciuti serve prima un censimento VERO....e RIMPATRI CERTI,,,,quelli in quarantena sui traghetti......non servono due accompagnatori cadauno........inziassero da quelli visto sono già a bordo a spese nostre
 
Per fortuna che questi sono quelli "contro l'odio"..........bella roba.

"Dal momento che una certa politica insegue il consenso, vive di questo e per questo, abusando di un linguaggio verbale e non verbale violento
- ha sentenziato in una intervista all'AdnKronos - davanti alla provocazione continua, non è inverosimile né improbabile,
imbattersi in comportamenti di risposta violenti".

"'In fondo hanno solo ucciso un extracomunitario'. Ecco cosa accade quando i due leader di destra seminano odio e incitano alla violenza contro gli emigrati"

Intanto la Jebreal continua a twittare su razzismo e fascismo, cogliendo l'occasione per esprimere solidarietà a Paolo Berizzi
perché sta “sempre dalla parte dei giornalisti coraggiosi e rigorosi minacciati e sotto scorta,
che rischiano la vita per defendere la democrazia e la Costituzione antifascista e antirazzista”.

Ed è convinta che il razzismo, l'incitamento all'odio e la violenza di matrice fascista rappresentino un'emergenza sociale prioritaria in Italia:
"Quanti devono morire prima che la politica affronti questa pandemia assassina?".

Risposta :

"Credo che l’odio che si sta sputando contro di noi cominci a essere pericoloso,
come quello che abbiamo visto accadere ieri a Salvini, potrebbe accadere a ciascuno di noi".

"Adesso pretendo che Rula Jebreal, se è giornalista, tiri fuori una dichiarazione nella quale io incito alla violenza
nei confronti degli extracomunitari, la trascino in tribunale a darmi questa risposta"
 
Giusto per ricordare CHI E' questo giornalaio.

Paolo Berizzi ha innescato una polemica non indifferente per la sua infelice uscita sul nubifragio di Verona
e per le sue scuse che in realtà non erano affatto tali, piuttosto ribadivano il concetto con toni diversi.

L’inviato di Repubblica è sotto scorta dopo le minacce ricevute, ma ciò non toglie che stavolta è nel torto.

Al punto che Twitter ha deciso di rimuovere il suo post che ha ricevuto numerose segnalazioni:
non vi è però la certezza, perché c’è chi sostiene che sia stato il diretto interessato a cancellarlo.

Ma ciò non cambia la sostanza delle cose:

“Sono vicino a Verona e ai veronesi per il nubifragio che ha messo in ginocchio la città - aveva scritto Berizzi -
i loro concittadini nazifascisti e razzisti che da anni fomentano odio contro i più deboli e augurano disgrazie a stranieri,
negri, gay, ebrei, terroni, riflettano sul significato di karma”.

Poi ha corretto il tiro con quelle che dovrebbero essere delle scuse:

“Sono sicuro che la maggioranza dei veronesi, a differenza di una minoranza di odiatori seriali ben noti in città,
abbia capito il senso del mio messaggio. Ribadisco la mia piena, totale e incondizionata solidarietà a tutti i cittadini di Verona colpiti dal nubifragio ieri”.
 
In cinque anni, sostengono, lo Stato risparmierà 500 milioni di euro, e questo è quanto basta per tagliare le poltrone.


Il dato, per prima cosa, è falso.


Il risparmio non supererebbe, in cinque anni, 280 milioni, ossia 56 milioni ogni anno.


Lo certifica l’Osservatorio Nazionale sui conti pubblici ed è facilmente verificabile dai bilanci di Camera e Senato.



La cifra che potrebbe essere davvero risparmiata, dunque, è lo 0,007 per cento della spesa pubblica, che, al netto degli interessi, supera 770 miliardi.


Per ogni cittadino, il contenimento sarebbe di 0,95 centesimi l’anno, giusto na’ tazzulella e cafè.

Rispetto, poi, alle spese complessive di Camera e Senato, il contenimento non raggiungerebbe neppure il 4 per cento.


Allora, a petto di un così modesto risparmio, è credibile che in esso stia la reale ragione della riforma?


E poi, si può considerare seria una proposta che baratta la rappresentatività democratica con un pugno di euro?



Le risposte non possono che essere negative, senza “se” e senza “ma”.


Il contenimento dei costi è argomento strumentalmente utilizzato per finalità propagandistiche,
al solo scopo di estorcere consenso basato su rappresentazioni fasulle della realtà e della reale volontà.

Chi fa politica in questo modo crea continuamente trompe-l’œil concettuali e linguistici,

sui quali prova a convogliare lo sguardo degli elettori, facendo loro credere che ciò che osservano sia reale o il vero problema,

quando invece è solo un gioco ingannatorio di prospettiva.


Chi fa politica in questo modo è un “imbottitore di cervelli”, come scriveva Antonio Gramsci,
perché riproduce scientemente una realtà falsificata al solo fine di convincere l’osservatore
che ciò che vede sia il vero cuore della questione, non un artifizio, come invece è.


È una tecnica antica, ma sempre risorgente e ampiamente studiata.



Vi è di più.


Con la stessa tecnica si instilla negli elettori la convinzione che i costi della democrazia siano tutti inutili,
perché destinati al mantenimento della “casta”, di un manipolo di nullafacenti spesati dai contribuenti.


Questa narrazione è potentissima sul piano propagandistico, è quasi ipnotica tanto è pervasiva,
ma in realtà è la più rovinosa favola degli ultimi decenni.


Lo è, anzitutto, perché confonde i piani di ragionamento, equiparando i costi della politica ai costi della democrazia.


E lo è perché vuol far credere che il sistema possa funzionare a costo zero o quasi zero,
e che a questo risultato si arriverà un giorno con la “rete” e la democrazia diretta.


Intanto mettiamoci in cammino, è il messaggio subliminale ulteriore lanciato dall’etere e da internet.


Proviamo a usare il ragionamento, anziché gli slogan.

La democrazia rappresentativa ha indubbiamente costi elevati, assai più elevati di qualsiasi altro sistema, specialmente di quelli dittatoriali.


Ma, come ripeteva Sandro Pertini, “è meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature”.


Intendiamoci, il fatto che la democrazia costi molto di per sé, non legittima privilegi o sprechi.


Lo sperpero del denaro pubblico è sempre ingiustificato e dunque lo è anche quello collegato alla funzione rappresentativa.


È proprio per questo, allora, che si sarebbe dovuto intervenire su di essi, ridurre le indennità dei parlamentari o gli altri costi di contorno
.


Facendo bene di conto, infatti, i risparmi sarebbero stati simili a quelli che produrrà la riforma.


Siccome è difficile credere che i suoi ideatori non conoscano le quattro operazioni aritmetiche,

è da ritenere che la loro reale strategia sia quella non di fare economia, ma di iniziare, col taglio, a destrutturare proprio la rappresentatività.


Se si approfondisce maggiormente l’argomento rappresentanza parlamentare,

non si può non tirare in ballo l’attuale legge elettorale che non consente di fatto ai cittadini italiani di scegliere il proprio rappresentante

a causa delle liste bloccate, dove sono i leader dei vari partiti a scegliere i parlamentari da inserirvi.

In buona sostanza se la si definisce “rappresentanza relativa” non si commette alcun errore.


QUESTO SAREBBE INVECE IL CAMBIAMENTO DA ATTUARE .

ACCOMPAGNATO DAL VINCOLO DI MANDATO.


Il “no” è la sola arma a nostra disposizione per provare a rovesciare questo disegno rovinoso per l’Italia.



Ed è il solo strumento in grado di liquidare chi è disposto a barattare la democrazia con una manciata di spiccioli.


Questo è il cuore pulsante del “no”! Questo è il suo reale significato!
 
Un dossier apparso in rete e poi prontamente rimosso.

Non in maniera abbastanza rapida, però, da impedire a diverse testate di accorgersene.

Tra queste anche il britannico Guardian, che nel frattempo aveva pubblicato, proprio sulla base di quei dati, un articolo dal titolo

“Il piano pandemico italiano è vecchio e inadeguato”.


Alla base, 65 pagine compilate durante il lockdown dal generale dell’esercito in pensione Pier Paolo Lunelli.

Una serie di passaggi che erano stati poi rimossi, mentre il Paese affrontava ancora la durissima sfida Covid-19.

Nel rapporto scritto dal generale si parlava di come 10.000 degli oltre 35.000 decessi in Italia
sarebbero potuti essere evitati se solo ci fossero stati protocolli anti-pandemici all’altezza della situazione.

Un altro dossier, invece, era finito il 13 maggio scorso sul sito dell’Oms, l’Organizzazione mondiale per la Sanità.

Oggetto del documento era la risposta italiana alla pandemia e all’interno venivano messi in luce errori commessi eppure prevedibili.

Un elemento che però resta sul sito dell’Oms per meno di 24 ore.


Poi, come notato dallo stesso Guardian, “sparisce”.


A riportare il testo sotto la lente d’ingrandimento è ora Luca Fusco, presidente del Comitato “Noi denunceremo” che assiste le famiglie delle vittime del Covid-19.

“L’Italia era impreparata a un’epidemia quando arrivarono i primi notiziari dalla Cina.
Ora abbiamo il documento. Il nostro team ha analizzato tutta la documentazione e le responsabilità emergeranno in maniera chiara e incontrovertibile
a partire dal fatto che un membro del Cts ha dichiarato in un’intervista a Repubblica che non esisteva alcun piano pandemico alla data del 31 gennaio 2020”.

“Non aggiornavano quel piano dal 2006. Stando al suo resoconto, l’Oms ha deciso di oscurare quel report
perché «emergevano troppo chiaramente i punti dove il sistema e il Governo hanno fallito.
Vogliamo sapere perché non ci siamo preparati. Non vogliamo soldi, è una questione tutt’altro che pecuniaria. Ma etica”.
 
Nel secondo trimestre del 2020, mezzo milione di occupati in meno.

L’Istat fornisce i numeri sull’andamento occupazionale e sul mercato del lavoro.

E c’è da mettersi le mani nei capelli, pensando soprattutto al futuro.

Perché a pagare il prezzo più alto sono proprio i giovani.


Il tasso di disoccupazione si attesta infatti all’8,3%, e i disoccupati sono saliti a 2.057.000.

Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono aumentati di 5,5 punti percentuali rispetto al primo trimestre

e di 10 punti rispetto al trimestre precedente raggiungendo quota 14.183.000 unità.




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A perdere il lavoro non solo sono stati soprattutto i dipendenti con contratto non superiore a 6 mesi (428 mila nel secondo trimestre),

ma i giovani, tant’è che il tasso di occupazione della fascia 15-34 anni è crollato al 39,1%.

Per dare un’idea: nel 2008 era oltre il 50%.

Inoltre non ci sono state nuove assunzioni a tempo determinato, di stagionali.

Gli occupati si riducono così di 470.000 unità rispetto al primo trimestre e di 841.000 unità rispetto al secondo trimestre 2019.

La riduzione è dovuta soprattutto al calo dei lavoratori a termine e degli indipendenti, visto anche il blocco dei licenziamenti imposto dal governo.


Rispetto al secondo trimestre 2019 i dipendenti a termine sono diminuiti di 677.000 unità (-21,6%)
mentre gli indipendenti hanno perso 219.000 unità (-4,1%) a fronte di un -3,6% dell’occupazione complessiva.

Il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni scende al 57,6%.

Dati davvero allarmanti, soprattutto se letti anche in relazione a come e dove c’è stato il calo degli occupati e delle ore di lavoro.

Aumentano infatti i divari non solo per fasce di età, ma anche per sesso, area geografica e tipo di attività.

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Il calo del tasso di disoccupazione è ancora maggiore nel Mezzogiorno (-3,2 punti) e nel Centro (-3,0 punti) in confronto al Nord (-0,8 punti)
e si associa all’aumento più intenso del tasso di inattività nelle regioni meridionali e centrali (+4,4 e +4,0 punti, rispettivamente) rispetto al Nord (+2,7 punti).

Ecco come il governo Conte pensa al futuro.
 
A casa...subito.


Non era difficile da aspettarselo,

Promettopoli scherza con il fuoco.

Secondo gli ultimi dati rilevati da Termometro Politico, scende significativamente la fiducia verso il premier Giuseppe Conte.

Nei mesi scorsi, stando ai dati forniti da alcuni istituti di statistica, il premier era arrivato al 70% di gradimento, adesso la discesa libera lo arresta al 41,4%.




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Un duro colpo dopo “l’ascesa costante” che aveva interessato la figura politica dell’”avvocato del popolo”.

In pochi mesi il consenso sembra essersi polverizzato.

Il modus operandi adottato dal governo all’interno dei contesti delle recenti vicende, sia a livello nazionale che internazionale, ha fatto ribollire i giudizi.

A partire dalle continue e vuote comunicazioni che più per la portata delle manovre, sembravano esclusivamente finalizzate all’autocelebrazione.


Impossibile dimenticare la scena in cui Conte, guardando verso la telecamera e rivolto all’Italia intera aveva dichiarato:

“Diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, che siano piccole medie e grandi. È una potenza di fuoco.
Io non ricordo effettivamente un intervento così poderoso nella storia della nostra Repubblica a favore delle imprese”.


E poi la patetica richiesta alle Banche di compiere l’atto d’amore,
perchè la potenza di fuoco di cui aveva parlato non era affatto "infiammabile" come invece aveva fatto credere.


Promesse su promesse che non sono state mantenute e che invece di “non lasciare indietro nessuno”, hanno lasciato indietro

tutti coloro i quali si ritrovano senza lavoro,

tutti coloro che non sanno come mandare avanti la propria attività

e che si sentono addosso la responsabilità verso i propri dipendenti, verso la propria famiglia,

coloro che fanno parte della schiera dei nuovi poveri che sono costretti a rivolgersi ai banchi alimentari.


Promettopoli non ha avuto il coraggio di guardare in faccia la dura realtà in cui versa l’Italia…


E adesso i risultati si vedono anche nei sondaggi.
 
Ma quanti sono esattamente i disoccupati in Italia?

Più di due milioni, esattamente 2.057.000.


E come se non bastasse si è verificato un incremento di inattivi tra i 15 e i 64 anni del 5,5%
rispetto al primo trimestre 2020 e addirittura del 10% rispetto al trimestre precedente.

Purtroppo però non è tutto.

Stando infatti a un sondaggio di Confesercenti e Swg, a causa delle diminuzioni di fatturato legate alla crisi economica e al lockdwon,


nel 2020 sono già fallite 90mila aziende tra alberghi, negozi, bar e ristoranti.


Mentre sono 600mila quelle a rischio fallimento se la situazione non dovesse migliorare.


Secondo il sondaggio in questione, le aziende che taglieranno posti di lavoro,
sia a tempo determinato che a tempo indeterminato, sono 500mila.
 

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