NULLA SI CREA. NULLA SI DISTRUGGE. TUTTO SI INCASINA.

Torniamo ai banchi a rotelle, altro che balle.

Nessun TG ha ancora mostrato le immagini dei banchi. Aspettiamo oggi.

Dalla D'Urso si sono viste le immagine dell'apertura del cartone, ma nulla di più.

Alla povera non ha fatto domande.

2 calcoli li rifaccio, a beneficio di quelli del sì per il taglio dei parlamentari,per il contenimento dei costi.

Abbiamo delle certezze :

- Un sono ordine di 180.000 banchi - ce ne saranno altri per arrivare al totale di 2.600.000 banchi - ???

- SE per 5000 pezzi offrono un prezzo di Euro 36,70 cad., lascio a Voi immaginare a che prezzo si potrebbe

arrivare per un ordine di 280.000 banchi.

30 euro ?? 25 euro ?? conoscendo i cinesi, anche molto molto meno.

- Prezzo pagato dal governo Euro 247,78 cad.



A casa mia - e restiamo sul primo prezzo - 247,78 - 36,70 = Euro 210,98

Euro 210,98 x 180.000 = Euro 37.976.400


Signori. Il risparmio di un anno di quei parlamentari che si vogliono tagliare.

1 anno su 280.000 banchi........ne abbiamo 2.600.000 di banchi............
 
Ho aperto i 3d nuovo ;)

il fine quale è quello di disorientare il lettore..........................?
come i siti dei quotidiani che quando vedono che i commenti vanno contro DIRETTIVE della testata sparano articoli a coprire pagine, tanto la gente ha memoria corta e scorrere pagine è fatica............:rolleyes:

proseguo qua, per titolo azzeccato, poi non vorrei dimenticare motivi votare SI al taglio torta......... :band:

Pensioni, più flessibilità: sul tavolo
l’uscita con 41 anni di contributi


perfetto,,,,per LORO, gli statali:mad:
chi nel privato accumula 41 anni di contributi?

 
Sì Dany, avevo visto, ma non voglio "sporcare" con queste stronzate il 3d che è molto bello.
Quando avrete finito con le Vs. esperienze, ci torno. Ma ora è proprio bello così. Complimenti.
 
il fine quale è quello di disorientare il lettore..........................?
come i siti dei quotidiani che quando vedono che i commenti vanno contro DIRETTIVE della testata sparano articoli a coprire pagine, tanto la gente ha memoria corta e scorrere pagine è fatica............:rolleyes:

proseguo qua, per titolo azzeccato, poi non vorrei dimenticare motivi votare SI al taglio torta......... :band:

Pensioni, più flessibilità: sul tavolo
l’uscita con 41 anni di contributi


perfetto,,,,per LORO, gli statali:mad:
chi nel privato accumula 41 anni di contributi?

non c'è nessun fine... lo faccio da 10 anni ... diciamo che è una tradizione. Ogni settimana (salvo imprevisti) apro un nuovo 3d
 
Dementi al potere.

Chissà se Lorenzo Don Milani si starà rivoltando nella tomba, o invece starà ridendo sotto i baffi che non aveva,
a sapere che una scuola che porta il suo nome in quel di Latina ha emanato in materia di Covid e dintorni
– peraltro in accordo con famiglie e allievi che subiranno queste imposizioni – un regolamento scolastico che andrebbe bene per i figli delle guardie rosse di Mao.


Il metodo “alla cinese”, tanto caro ai grillini, è sempre lo stesso:


si colpevolizza il cittadino per una pandemia che in realtà nessun governo mondiale ha sinora potuto fronteggiare in maniera convincente.
Non sono io governo che ti devo aiutare economicamente e fornirti un sistema sanitario all’altezza ma sei tu – suddito – che devi tenere “comportamenti responsabili”.

Tra cui evitare di divertirsi il sabato sera, allo stadio, al cinema o al teatro.

Condannati a tempo indeterminato a una vita noiosa se non di m...

Per farla breve, oltre al regolamento in questione, di cui di seguito potrete leggere alcune perle,
i genitori dei tantissimi allievi di ogni grado e ordine della scuola intitolata al priore di Barbiana
che inventò il sessantotto dei cattocomunisti nelle aule di studio, si sono visti recapitare anche messaggi audio WhatsApp,
nella “chat di istituto”, con le istruzioni su come insegnare ai propri figli a consumare la merenda dopo la fine della seconda ora.



Fermi, immobili al proprio monobanco masticando sotto la mascherina che si può alzare solo tra un boccone e l’altro.

Ed ecco le promesse perle del regolamento che parlano da sole senza bisogno di ulteriori commenti:

Le famiglie effettuano il controllo della temperatura corporea degli alunni a casa ogni giorno prima di recarsi a scuola
così come previsto dal Rapporto Covid-19 dell’Istituto superiore di sanità n. 58/2020;

I genitori non devono assolutamente mandare a scuola i figli che abbiano febbre oltre i 37,5 gradi centigradi
o altri sintomi (ad esempio: tosse, cefalea, sintomi gastrointestinali, mal di gola, difficoltà respiratorie, dolori muscolari,
congestione nasale, brividi, perdita o diminuzione dell’olfatto o del gusto, diarrea),

oppure che negli ultimi 14 giorni siano entrati in contatto con malati di Covid o con persone in isolamento precauzionale;

l’accesso alla segreteria sarà garantito, previo appuntamento;

nel caso in cui l’accesso del genitore comporti ingresso nei locali di segreteria gli stessi avranno cura di registrarsi su apposito registro;

non è ammesso l’ingresso a scuola dei genitori, a meno che non siano stati contattati dalla scuola o per gravi motivi.

In caso di dimenticanza di materiale scolastico o altri effetti personali i genitori sono pregati di non recarsi a scuola: i bambini e i ragazzi possono farne a meno;

nella scuola secondaria durante l’intervallo gli alunni rimarranno nelle proprie aule e potranno consumare la merenda, rigorosamente personale.

Non è ammesso alcuno scambio di cibi o bevande;

durante gli intervalli, gli alunni potranno recarsi al bagno.

Anche durante gli intervalli si provvederà al ricambio d’aria.

L’orario degli intervalli è scaglionato, in base alla disposizione delle classi (primaria-secondaria);

ad ogni ora sarà garantito il ricambio continuo d’aria;

le bottigliette d’acqua e le borracce degli alunni devono essere identificabili con nome e cognome, e non scambiate tra alunni.




Non sfuggono a questa atmosfera da lager democratico e politically correct – roba da film di fantascienza di serie B – neanche i genitori:

“I genitori devono impegnarsi a rispettare rigorosamente gli orari indicati per l’entrata e l’uscita, che possono variare da classe a classe;

dopo aver accompagnato o ripreso i figli, i genitori devono evitare di trattenersi nei pressi degli edifici scolastici (marciapiedi, parcheggi, piazzali);

le singole scuole dispongono di termometri a infrarossi.

In qualsiasi momento, il personale potrà farne uso per verificare situazioni dubbie.

Potranno essere effettuate misurazioni a campione all’ingresso;

qualora un alunno si senta male a scuola rivelando i sintomi sopraddetti, sarà immediatamente isolato,
secondo le indicazioni del protocollo di sicurezza emanate dal ministero e dal Comitato tecnico scientifico.

La famiglia sarà immediatamente avvisata ed è tenuta al prelievo del minore nel più breve tempo possibile.

A tale scopo, è indispensabile garantire la costante reperibilità di un familiare o di un delegato, durante l’orario scolastico”.




Che aggiungere ancora?

Woody Allen, preso di peso e citato da uno dei suoi film più divertenti, avrebbe detto:

“Signori, vi presunto la scuola che frequentano i miei figli in Italia”.


P.S. - Nei prossimi giorni di articoli come questo ne leggerete inevitabilmente uno o più al giorno.
“Ce n’est pas qu’un début”, come dicevano proprio i sessantottini. Ma è pur vero che il primo non si scorda mai, di solito.
 
NO NO NO NO

Mentre Giuseppe Conte ha deciso di rattristarci la domenica con l’immancabile diretta tivù in posa piaciona poggiato sulla scrivania in stile Dallas,
per annunciare la riapertura della scuola sulla quale il governo ha combinato un guaio, la campagna per Regionali e referendum si avvia alla fine.

Ebbene mentre sorvoliamo sulle sciocchezze politiche, di Luigi Di Maio a favore di una approvazione referendaria
che se avvenisse offenderebbe la memoria dei costituenti e del concetto di democrazia,


su quelle di Matteo Salvini non sorvoliamo affatto.

Il leader della Lega infatti va dicendo in giro che voterà Sì per coerenza, come se questa fosse in assoluto una virtù,
quando in realtà spesso, la virtù è rappresentata proprio dal contrario.

Tanto è vero che se sbagliare è umano perseverare è diabolico, nel senso che

la comprensione di un errore è una manifestazione di umiltà e intelligenza assieme,

mentre l’insistenza sullo sbaglio più che della coerenza è un sintomo di incoscienza e di arroganza
.


Salvini dovrebbe andarci cauto sulla coerenza.


Coll’approvazione del referendum molte regioni si ritroverebbero sottorappresentate rispetto ad altre,
perché la diminuzione dei parlamentari porterebbe a questo, per non dire che un parlamento nazionale molto ristretto vedrebbe concentrati i suoi poteri,
dunque un aumento del potere centrale che è l’esatto opposto del principio federale.

Da ultimo il referendum per come è fatto non modifica per niente il bicameralismo perfetto contro il quale la Lega si è battuta sin dai tempi di Bossi,
al punto da costituire il simulacro padano, se di coerenza Salvini volesse parlare dovrebbe ritornare sui suoi passi ed invocare il No.

La realtà è che Salvini così come la Meloni, hanno votato a favore della legge sulla riduzione dei parlamentari che ha condotto al referendum,
solo per inseguire la foga dissennata della gente verso la politica.

Questa legge infatti fu approvata solo per darla in pasto alla gente imbestialita da una classe politica ignorante, arrogante, sotto colta, ipocrita e incapace,
che però aveva scelto, perché non dimentichiamo che il 33 percento ai grillini l’hanno votato gli italiani, come hanno votato il resto.


La diminuzione dei parlamentari nasce solo ed esclusivamente per tranquillizzare un popolo furibondo,
che però nel 2018 avrebbe potuto votare meglio, tutto il resto è una bugia.


Ecco perché noi sosteniamo a spada tratta il No,

perché è l’unico modo per resettare una quantità di ipocrisie,

opportunismi, interessi elettorali, falsità costituzionali,

che sono nate intorno alla legge sulla riduzione dei parlamentari

e che rischiano di compromettere la stabilità democratica.


Votare No significa riportare tutto a zero per consentire una riscrittura seria, utile, moderna della carta,
che vada dalla forma di Stato a quella di Governo, dal bicameralismo perfetto al numero dei rappresentanti,
dai pesi e contrappesi al ruolo e allo status delle regioni, una riforma che includa la giustizia, il fisco, il lavoro,
il welfare e la firma dei trattati internazionali.


Solo col No se ne può uscire fuori, ci si può salvare dal pataracchio vergognoso che è stato fatto con la legge sulla riduzione dei seggi,

solo col No si può ripartire sul pulito della carta originale per riformarla adeguatamente attraverso una costituente anziché col grimaldello dell’articolo 138.


Sbagliare è umano perseverare è diabolico e la coerenza cari amici troppo spesso confligge con l’intelligenza,
tanto è vero che Plauto scriveva: Intelligenti pauca. E ..........


a buon intenditor poche parole.
 
Ci prendono per i fondelli.

Il Pd aveva subordinato il suo Sì al referendum sul “taglio dei parlamentari” all’approvazione di una legge elettorale
che correggesse la minore rappresentanza popolare in Parlamento, ma la commissione Affari costituzionali alla Camera
ha adottato giovedì il testo base di questa nuova legge elettorale, il Germanicum,
che passerà all’esame dell’aula di Montecitorio a partire dal 27 settembre, cioè dopo il referendum.

Nessun correttivo, come aveva richiesto Zingaretti, una pessima legge che non fa altro che aggravare l’eventuale riduzione del numero dei parlamentari.


Il Germanicum introduce un sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento su base nazionale al 5%,
con diritto di tribuna per quelle liste che – pur non raggiungendo la soglia a livello nazionale – ottenessero il 5% in almeno tre circoscrizioni,
in due regioni alla Camera o in una circoscrizione al Senato.


Il tutto senza preferenze, vale a dire con il sistema dei listini bloccati.


È il vecchio vizio di voler controllare gli “eletti” nominandoli prima del voto nonostante le ripetute bocciature da parte della Corte costituzionale di Porcellum e Italicum.

Si obbietterà che l’Aula potrà ancora inserire le preferenze, come del resto ha chiesto il M5S, ma non accadrà.

È troppo ghiotta l’occasione per i partiti di maggioranza di poter nominare i loro futuri parlamentari per controllarli meglio.

Tutti felici e contenti, tranne gli elettori.






Meno parlamentari e pure nominati, la fine della democrazia rappresentativa.


Un sistema oligarchico retto esclusivamente dai capi-partito e senza alcun controllo da parte degli elettori,

che si limiteranno nelle urne a ratificare le candidature decise a tavolino dalle segreterie dei partiti.




Carta tradita Eppure la Costituzione prevede che i parlamentari siano eletti direttamente dai cittadini,
e che il voto sia una libera scelta e non una mera ratifica.


Così il voto democratico si trasforma nel voto sulla piattaforma Rousseau, che si limita a ratificare le decisioni già prese dai vertici del nuovo partito pentastellato.


La riduzione del numero dei parlamentari crea gravi problemi di rappresentatività soprattutto al Senato, con intere zone sotto-rappresentate.


La soglia di sbarramento al 5% su base nazionale, accompagnata dalla riduzione del numero dei senatori da 315 a 200
e da una legge elettorale che prevede i listini bloccati, renderà l’Aula di Palazzo Madama un posto accessibile solo alle liste più votate
– con sacrificio delle minoranze – e con senatori nominati dai capi-partito. Altro che “uno vale uno”!


Il vero sconfitto di questa partita è però il Pd,
che per ben tre volte aveva votato contro “il taglio”
per poi accettarlo in nome di un patto di potere che ha consentito ai Dem di andare al governo da sconfitti nelle urne.

Lo scalpo della Costituzione in cambio del governo.

Dopo il referendum, quando la legge elettorale approderà a Montecitorio, ItaliaViva e LeU – che in commissione non l’hanno approvata – faranno saltare il tavolo.

Renzi non vuole la soglia di sbarramento al 5% ed è più propenso per un sistema maggioritario,
mentre LeU vorrebbe abbassare la soglia dal 5 al 4 percento.

A quel punto Zingaretti si troverà nel partito in grosse difficoltà con una riforma costituzionale che non voleva e senza la legge elettorale che voleva.


E sarebbe ancora peggio se passasse il No,

perché la sconfitta del M5s sarebbe anche una sua sconfitta,

visto che sono al governo insieme e insieme ora sostengono il taglio.


MANDIAMOLI A CASA. VOTA NO
 
C’è aria di rimpasto al governo.

Almeno stando a quanto filtra da articoli di giornali, voci e dichiarazioni che arrivano dal Palazzo.

In realtà, più che di un vero rimpasto, la maggioranza guidata da Giuseppe Conte pare pensi ad un ‘rimpastino’.

Il voto di domenica, tra regionali e referendum, si prospetta incerto
.

Pd e M5S temono sconfitte (forse pesanti) e così stanno mettendo a punto un piano B per cercare di reggere fino all’elezione del presidente della Repubblica.

Ma la strada è impervia.

Il nervosismo sale e gli scenari possibili sono tanti.

Una delle leve di questa situazione è anche il Recovery fund.

Quando e se arriveranno, i soldi saranno tanti e fanno gola a molti.


Al momento, per sopravvivere alla tempesta delle regionali, dicono i bene informati,
l’idea sarebbe quella di sostituire qualche casella nei Ministeri più controversi.

La prima a fare le valigie, sempre secondo indiscrezioni, potrebbe essere la Azzolina.

La riapertura delle scuole, infatti, è stata al centro delle polemiche per mesi e il lavoro del Ministro non ha soddisfatto.


A seguire anche Paola De Micheli, ministro per le Infrastrutture e Trasporti, perderebbe la poltrona per colpa della vicenda Autostrade.


Ultima, non per importanza, Luciana Lamorgese.
La gestione dell’hotspot di Lampedusa e il flusso di migranti che non si ferma, mettono a rischio il ministro degli Interni.


Al suo posto potrebbe arrivare addirittura Zingaetti.

Sì, proprio il segretario del Pd
che all’interno del partito pare non riscuota grandi simpatie a causa del sì (sofferto e controverso)
espresso per il referendum sul taglio dei parlamentari, ma anche per la presunta sudditanza al M5S.

I mal di pancia tra i democratici aumentano.

E quindi, un cambio alla segreteria sarebbe ben visto.

Occupare il posto di Ministro, però, vorrebbe dire lasciare la presidenza della Regione Lazio.

E qui si apre un altro fronte di non facile gestione.

Dal canto suo Italia Viva di Matteo Renzi avrebbe già messo sul tavolo il nome di un Ministro: Maria Elena Boschi al posto di Lucia Azzolina.


In ogni caso, l’ipotesi di un ‘rimpastino’ (perché al momento il nome di Conte non sarebbe in discussione, forse),
è stata lanciata ieri anche da Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, in un’intervista a Radio 24 durante la quale ha dichiarato:

“Con chi lo deciderà Conte ma che si tratti di disporre la squadra in assetto diverso è un’esigenza che deriva da questa fase”.


Insomma, la situazione è caotica.

Le innumerevoli indiscrezioni che filtrano dal Palazzo in queste ore, rischiano di essere smentite a breve.

Ma potrebbero avere anche il compito di lanciare messaggi tra alleati e al Presidente della Repubblica al quale, qualcuno,
già chiede di prepararsi a sciogliere le Camere in caso di vittoria schiacciate del centrodestra alla regionali.


Tutto però, è bene ricordarlo, è in divenire.
 

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