Nuovo crollo a Wall Street, male anche Tokyo

sharnin

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Nuovo crollo a Wall Street, male anche Tokyo

MILANO - Wall Street ha chiuso ieri la prima seduta della settimana con un forte ribasso degli indici: Dow Jones a -1,77% (ai minimi da tre mesi), Nasdaq -2,24% e S&P 500 a -1,78%. La giornata negativa della borsa americana deriva in particolare dal rally del petrolio, che al Nymex di New York è arrivato vicino ai 74 dollari al barile sulla scia della crisi nucleare tra Usa e Iran. A peggiorare l'umore degli investitori è anche la minaccia dell'inflazione. Ieri sera, al convegno dell'American Bankers Association, il numero uno della Fed, Ben Bernanke, ha spiegato che il rialzo dell'inflazione 'core' non è "uno sviluppo positivo" perchè si trova a ridosso della soglia massima di tolleranza.

Bernanke ha annunciato che la Fed "resterà vigile" sugli effetti di petrolio e materie prime, soprattutto quando "l'economia Usa è in una fase di transizione", con "le spese al consumo" in rallentamento così come "il mercato immobiliare". In giornata è poi giunto il dato negativo dell'Ism servizi a maggio, sceso a 60,1 da 63.

Seduta di forti ribassi anche per la Borsa di Tokyo: il Nikkei, l'indice dei 225 titoli guida, ha terminato le contrattazioni in ribasso dell'1,81% a 15.384,86 punti. Il Topix ha chiuso a -1,73% a 1.567,30 punti. La perdita di Tokyo sconta le dichiarazioni, ieri sera, del presidente della Fed Ben Bernanke e la chiusura negativa di Wall Street.

Sulle contrattazioni ha pesato anche l'arresto per insider trading del gestore di fondi più noto del giappone, Yoshiaki Murakami. Murakami, famoso per le sue battaglie a favore della trasparenza delle transazioni, ha ammesso l'insider trading nell'acquisto di azioni della Nippon Broadcasting da parte di Takafumi Horie, già a capo del gruppo Livedoor. Horie a sua volta è stato al centro di uno scandalo che ha portato alla cancellazione del titolo dal listino di Tokyo.

Un'ondata di vendite ha investito anche i listini borsistici latino-americani, in linea con il calo registrato a New York e con una sola eccezione: il mercato peruviano (+0,65%) che ha festeggiato a suo modo l'elezione del nuovo presidente Alan Garcia, visto dagli investitori come uomo più vicino ai mercati. Sulle altre piazze, invece, l'indice benchmark del Brasile, Ibovespa ha perso il 3,2% a 36.740 Punti. Sul mercato messicano l'indice Ipc ha perso il 2,4%, mentre in Argentina il calo è stato del 2,5%. Infine sul mercato cileno l'indice Ipsa ha perso lo 0,7% a 2.164.

06/06/2006 - 08:29

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Il dollaro in leggero recupero sull'euro non risolleva l'umore di Luxottica

06/06/2006 12.35



Il dollaro in leggero recupero sull'euro non risolleva l'umore di Luxottica (-1,6% a 20,23 euro dopo il -1,67% della vigilia) e degli altri titoli più esposti al rischio cambio. Questa mattina, infatti, la moneta unica europea quota a 1,2865 dollari, sotto la media di 1,29 dollari della mattinata, e dopo aver toccato un massimo a 1,293. Non scemano però le preoccupazioni per l'evoluzione del cambio euro/dollaro che negli ultimi tre mesi è passato da 1,18 a quasi 1,3 dopo diversi mesi di andamento piatto.

Alla luce di dati macro americani inferiori alle aspettative diventa sempre più probabile il ritorno ai livelli minimi toccati a inizio 2005, quando l'euro veniva scambiato a oltre 1,35 dollari. L'andamento valutario non ha un impatto particolarmente significativo sul mercato azionario italiano, essendo poche le società che operano a livello globale o che sono presenti negli Stati Uniti o aree legate al dollaro.

I settori finanziari, le utilities il settore media e le telecom sono attivi unicamente in Italia e non sono impattati da concorrenza internazionale. Al contrario i settori oil, consumer e industrial sono particolarmente impattati o direttamente (per presenza nei mercati globali come nel caso del petrolio o per attività in Usa come nel caso di alcuni consumkers) o indirettamente (per concorrenza da società che hanno base costi in dollari come nel caso delle società industrials).

Tra le blue chip dei settori industriale e consumer le più impattate, si legge in un'analisi di Intermonte, sono STM (dove un indebolimento del 10% del dollaro rispetto all'euro determina un impatto sull'utile di oltre il 30%), oggi l'azione è in calo dell'1,63% a 12,48 euro, Luxottica, Buzzi Unicem (-2,08% a 17,91 euro), Lottomatica (-2,07% a 29,3 euro) e Autogrill (-1,47% a 12,01 euro) per la loro forte presenza negli Stati Uniti.

Mentre l'impatto per Bulgari (-1,37% a 8,78 euro) e Campari (+0,01% a 7,5 euro) è più ridotto e per Tod's (-1,22%), Geox (-2,26%), Benetton (-1,06%) e Recordati (-0,9%) l'impatto è poco significativo. Anche il settore oil è fortemente influenzato dall'andamento valutario essendo l'unico settore globale dove la valuta di riferimento a livello di ricavi è il dollaro e dove la base costi è in prevalenza denominata in euro.

Per le società del settore una variazione negativa del 10% del dollaro ha un impatto sugli utili stimabile intorno al 10-20% per Eni (-1,14%), Erg (-2,7%), Saipem (-2,93%) e Socotherm (-1,88%), mentre è inferiore per Tenaris (-3,3%), per la limitata base costi in euro. Al contrario , un dollaro debole favorisce società come Pirelli (+0,73%), Mediaset (-1,12%) e Fiat (-2,35%) dove la percentuale di costi denominati in dollari è nettamente superiore alla percentuale di ricavi esposti in area dollaro.

"Le nostre stime già scontano un cambio euro/dollaro a 1,27 e pertanto ulteriori revisioni al ribasso sono al momento limitate", continuano a Intermonte. "Tuttavia è da evidenziare l'andamento della valuta su base annua in quanto dopo diversi trimestri di easy comparison: a partire dal terzo trimestre 2006 ci aspettiamo un trimestre difficile per le società più esposte all'andamento valutario con il dollaro più debole rispetto all'anno precedente", aggiungono alla sim concludendo: "il newsflow su questi settori è atteso in leggero peggioramento e confermiamo quindi il nostro giudizio cauto in particolare sui titoli consumer luxury".
 

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