Obbligazioni bancarie Obbligazioni Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca

Avv. Pistilli buongiorno ,
vorrei chiederLe se vi sono eventuali sviluppi pratici circa la Sua ipotesi di richiesta risarcitoria verso l' intermediario alla luce della Cassazione 23/9/2016 da lei richiamata e del regolamento comunitario . Ha avviato qualche causa ( anche collettiva ) su queste basi ? Che svolgimento ( anche transattivo ) sta avendo ?
Grazie della Sua risposta .
Chiedo gentilmente ai forumisti di contatattare in PVT gli Avv. per trasparenza ed alla tenuta dello spazio a noi concesso.Grazie,buona sera
 
Chiedo gentilmente ai forumisti di contatattare in PVT gli Avv. per trasparenza ed alla tenuta dello spazio a noi concesso.Grazie,buona sera

Chiedo scusa . Premettendo che non sono un suo cliente , pensavo fosse di interesse generale ( sempre che avesse risposto ) avere qualche aggiornamento su questa strada abbastanza originale . Rispetterò in futuro la richiesta posta così cortesemente .
 
scusate ma x noi obbligazionisti cosa può significare
se possiamo fare causa ed essere risarciti almeno in parte di quello che abbiamo perso
e soprattutto cosa dovremmo chiedere in giudizio x sperare di avere ragione??
 
Avv. Pistilli buongiorno ,
vorrei chiederLe se vi sono eventuali sviluppi pratici circa la Sua ipotesi di richiesta risarcitoria verso l' intermediario alla luce della Cassazione 23/9/2016 da lei richiamata e del regolamento comunitario . Ha avviato qualche causa ( anche collettiva ) su queste basi ? Che svolgimento ( anche transattivo ) sta avendo ?
Grazie della Sua risposta .

Buongiorno, le controversie (tutte individuali) avviate sono ancora agli albori. Il precedente di legittimità del 2016 fa riferimento ad acquisti di bond eseguiti in forza di contratti quadro stipulati prima dell'introduzione del Reg. Consob 16190/07. Cordialità
 
Articolo su il Fatto Quotidiano del 7-2-2018 pag. 17
Nella memoria comune è consolidato il ricordo che Intesa abbia comprato Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al prezzo simbolico di un euro. Avrebbe cioè preso in carico debiti e crediti pressoché in equilibrio, con un’operazione presentata come equa. Da parte di Banca Intesa addirittura come una specie di atto eroico per salvare la Patria. Il giornalismo di regime ha annuito con fare compunto.
Però è davvero così? Marco Gallea, docente di materie economiche al Politecnico di Torino, ha rifatto un po’ di conti e da un suo recente articolo su Lavoce.info emerge che la storia va riscritta in modo diverso.
Per cominciare si scopre che 3,5 miliardi dati a Banca Intesa appaiono come una vera e propria liberalità. Non sono un prestito e neppure un aumento di capitale, di per sé possibile anche senza penalizzare gli azionisti di Intesa, che invece così sono gratificati per gli utili della nuova divisione “ex-banche venete” e per la regalia ricevuta.
Indiscutibilmente la risoluzione delle due banche venete contempla pesanti deroghe al codice civile. A carico delle banche in liquidazione sono stati posti non solo il costo degli esuberi, di regola nelle crisi aziendali sostenuto dallo Stato, e le garanzie che Intesa potrà attivare. Ma anche il suddetto supporto finanziario. Dall’analisi di Gallea appare che il reale motivo per cui gli obbligazionisti subordinati rischiano forte di restare con un pugno di mosche è proprio questo, e non una bassa percentuale di recupero dei crediti deteriorati, cosiddetti non performing loan (npl), rimasti in pancia alla banche in liquidazione coatta amministrativa (Lca). La causa risiede proprio in quei 3,5 miliardi graziosamente elargiti a Banca Intesa, senza nulla in cambio, di fatto sulle spalle degli obbligazionisti subordinati (e, al limite, degli azionisti). Ieri Intesa Sanpaolo ha comunicato i conti del 2017, chiuso con un utile di 7,3 miliardi di euro che comprende proprio i 3,5 miliardi assegnati dal Tesoro in seguito all’acquisizione delle banche venete. Una generosità del Governo a carico di altri. Lo insegnava già il Machiavelli: coi soldi altrui sii liberale.

Beppe Scienza
 
Articolo su il Fatto Quotidiano del 7-2-2018 pag. 17
Nella memoria comune è consolidato il ricordo che Intesa abbia comprato Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca al prezzo simbolico di un euro. Avrebbe cioè preso in carico debiti e crediti pressoché in equilibrio, con un’operazione presentata come equa. Da parte di Banca Intesa addirittura come una specie di atto eroico per salvare la Patria. Il giornalismo di regime ha annuito con fare compunto.
Però è davvero così? Marco Gallea, docente di materie economiche al Politecnico di Torino, ha rifatto un po’ di conti e da un suo recente articolo su Lavoce.info emerge che la storia va riscritta in modo diverso.
Per cominciare si scopre che 3,5 miliardi dati a Banca Intesa appaiono come una vera e propria liberalità. Non sono un prestito e neppure un aumento di capitale, di per sé possibile anche senza penalizzare gli azionisti di Intesa, che invece così sono gratificati per gli utili della nuova divisione “ex-banche venete” e per la regalia ricevuta.
Indiscutibilmente la risoluzione delle due banche venete contempla pesanti deroghe al codice civile. A carico delle banche in liquidazione sono stati posti non solo il costo degli esuberi, di regola nelle crisi aziendali sostenuto dallo Stato, e le garanzie che Intesa potrà attivare. Ma anche il suddetto supporto finanziario. Dall’analisi di Gallea appare che il reale motivo per cui gli obbligazionisti subordinati rischiano forte di restare con un pugno di mosche è proprio questo, e non una bassa percentuale di recupero dei crediti deteriorati, cosiddetti non performing loan (npl), rimasti in pancia alla banche in liquidazione coatta amministrativa (Lca). La causa risiede proprio in quei 3,5 miliardi graziosamente elargiti a Banca Intesa, senza nulla in cambio, di fatto sulle spalle degli obbligazionisti subordinati (e, al limite, degli azionisti). Ieri Intesa Sanpaolo ha comunicato i conti del 2017, chiuso con un utile di 7,3 miliardi di euro che comprende proprio i 3,5 miliardi assegnati dal Tesoro in seguito all’acquisizione delle banche venete. Una generosità del Governo a carico di altri. Lo insegnava già il Machiavelli: coi soldi altrui sii liberale.

Beppe Scienza
non sono 3,5 miliardi perchè avran ben pagato qualcuno per averli, qualche consulenza prezzolata prima e dopo agli amici non si nega in queste occasioni ma anche qualche finanziamento agevoloso in senso lato può essere segno di riconoscenza.
 
BPVI e Veneto Banca, Padoan giunge alle stesse conclusioni di economiaspiegatafacile.it. Ma tu guarda!

http://www.economiaspiegatafacile.it/download/paper/BPVI_Lugano_Rover.pdf

"FASE 5: i cittadini quindi non si ritroveranno in tasca Euro, perché altrimenti lo Stato si dovrebbe indebitare e soprattutto darebbe un aiuto che viene impedito dall’Europa. Riceveranno una moneta complementare, garantita dallo Stato (quindi una moneta cosiddetta fiat, esattamente com’è qualsiasi altra moneta sovrana), che potranno iniziare risparmiare o a spendere subito entro i confini nazionali per fare investimenti, pagare debiti e fare acquisti. FASE 6: i tipi di moneta che prevediamo possano essere consentiti sono tre: A) biglietti di Stato; B) minibot; C) criptovaluta"
 
Ultima modifica:
Processo VB, Severino: "Intesa non deve farsi carico" » VicenzaPiù

Tranciante poi l'invocata ragion di Stato per la quale - questo il ragionamento dell'avv. Severino - gli azionisti e gli obbligazionisti devono rassegnarsi e vanno necessariamente sacrificati.

Paola Severino di Benedetto (Napoli, 22 ottobre 1948) è una politica, avvocato e accademica italiana.

Dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013 è stata Ministra della giustizia del Governo Monti.
Dal 3 ottobre 2016 è rettrice della LUISS di Roma.
 

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